Crepuscolo degli dei

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(ted. Götterdämmerung) La fine del mondo, nella mitologia nordica, descritta ampiamente nella Völuspá (il "canto [profetico] della veggente"), il carme escatologico dell'Edda norrena. Il tedesco Götterdämmerung è traduzione dell'antico nordico ragnarökkr "oscurità, notte degli dei", sostituitosi a ragnarök "ultimo destino, fine degli dei", che è l'espressione usata nelle parti più antiche dell'Edda.

Dopo la morte di Baldr, secondo la predizione della volva (la veggente), avrà inizio un periodo di caos e di lotte sanguinose cui farà seguito un inverno di tre anni, dopo il quale sorgerà il giorno del ragnarök vero e proprio. Le potenze nemiche degli dei avanzano da tutte le direzioni. Il cielo trema, le rocce si fendono. Odino affronta il lupo Fenrir e ne viene divorato, ma il figlio Vidhar lo vendica uccidendo il lupo; Freyr cade per mano di Surt, il gigante del fuoco; Thor si fa incontro all'orrendo Serpente oceanico e lo uccide, ma cade a sua volta atterrato dalle esalazioni mefitiche del mostro. Allora il Sole si spegnerà, la Terra sprofonderà nel mare, le stelle cadranno giù dal cielo: non si vedrà altro che fuoco e fumo, un gran calore si sprigionerà in alto. Dopo la fine di questo mondo, ne sorgerà un altro dove la coppia umana, Sif e Sifthrasit, sopravvissuta alla catastrofe, darà origine a una nuova stirpe umana, e un'era nuova si svolgerà sotto la sovranità di Baldr risorto.

L'origine di questa visione escatologica è stata ed è tuttora discussa; dato che la concezione di una lotta finale tra le divinità e le potenze loro nemiche non è caratteristica delle religioni pagane dei popoli indoeuropei (prescindendo dall'escatologia mazdea, che però pare una innovazione religiosa dovuta a Zarathustra), gli studiosi hanno voluto rintracciare nel Crepuscolo degli dei l'influenza di religioni e di concezioni straniere, quali la stessa escatologia iranica o l'apocalittica giudaico-cristiana. Lo storico francese delle religioni G. Dumézil (1898-1986) ha tentato invece di restituire il ciclo narrativo che si conclude con il ragnarök, al patrimonio religioso indoeuropeo autentico. Indipendentemente dal problema delle origini della visione eddica, resta comunque ferma la radicale differenza tra questa e i suoi presunti modelli. In questi, il mondo divino non è coinvolto nella catastrofe cosmica, restandone al di fuori e al di sopra; nell'Edda invece il mondo degli dei, centro del cosmo, soccombe al sopraggiungere di realtà antitetiche, che, confinate al limite del cosmo stesso, ne costituiscono in certo modo il complemento negativo, e che quando avranno raggiunto e annientato il centro saranno travolte dalla catastrofe da esse stesse provocata.

Alcuni motivi della saga sono stati liberamente svolti da R. Wagner nel suo Die Götterdämmerung (1869-74; 1a rappr. 1876), quarta parte della tetralogia Der Ring des Nibelungen.

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