CRETA et CYRENAICA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CRETA et CYRENAICA

G. C. Susini

(Tale è l'ordine delle due regioni nelle denominazioni ufficiali; nelle iscrizioni, pressoché esclusivamente, Creta et Cyrenae). Provincia dell'Impero romano.

Il fondamento giuridico del dominio romano in Cirenaica sta nel testamento di Tolomeo Apione, il quale, confermando le disposizioni giuridiche già emanate dal padre Fiscone nel 155 a. C., permise ai Romani di impossessarsi, nel 96 a. C., della βασιλικὴ χώρα del regno di Cirene. Alle città furono concesse invece, o mantenute, libere istituzioni di modello ellenico, tradizione mai smentita dalla politica romana nella provincia, almeno sino a quando l'insurrezione giudaica non costrinse Traiano e poi Adriano a una particolare politica cittadina; data dall'età di Adriano, che consacrò speciali cure alle province africane, l'unica effettiva colonia di tutto il territorio, Hadrianopolis (Driana). Altre città, come Cirene (v.) e Teuchira, ebbero l'attributo coloniario, con carattere solamente formale.

La politica di libertà attuata dai Romani verso le città cirenaiche non valse a quietare le rivalità tra esse e la lotta delle fazioni interne. Gli anni 75-74 a. C. vedono la decisione del governo romano di inviare un proprio magistrato, che fu allora scelto tra i più modesti gradi del cursus, la questura, a reggere con vero e proprio regime provinciale la Cirenaica. La riunione in un unico governo con l'isola di Creta fu decisa subito dopo la definitiva conquista di quest'ultima terra, avvenuta, dopo oltre un secolo di spedizioni militari e di legazioni, nel 67 a. C., a seguito della campagna condotta da Q. Metello Cretico, e della pacificazione dell'Egeo e del Mediterraneo orientale dopo 41 termine delle guerre piratiche. L'unità della provincia fu infine restaurata nel 27 a. C. da Augusto, dopo le vicende della fine della repubblica, quando gran parte del territorio cirenaico era stata donata da Antonio a Cleopatra Selene. Dalla sistemazione augustea, la provincia fu retta costantemente da un proconsole di nomina senatoria e di rango pretorio. Come in Cirenaica, dove l'atteggiamento dei Romani è compiutamente documentato dagli editti di Augusto, anche a Creta i Romani attuarono una politica assai liberale nei confronti delle città, che continuarono a reggersi con magistrature proprie e a godere di numerose immunità; un intervento consistente nella struttura civica cretese si ebbe solo con Antonio, che ridusse le prerogative esistenti, e più tardi, nel 36 a. C., con Ottaviano, che concesse il territorio di Cnosso ai cittadini di Capua spossessati dalle assegnazioni ai veterani; questo è l'unico esempio di insediamento coloniario a Creta.

Diversi furono, nelle due regioni, gli effettivi militari, limitati a qualche milizia locale a Creta, più consistenti in Cirenaica, ove si appoggiavano ai fortini romani del limes. I confini della Cirenaica erano posti, a occidente nel mezzo della insenatura della Grande Sirte, presso le arae Philenorum (el-Mugta); a levante, forse sino ad Adriano a E di Derna, successivamente al Catabatmus maior (golfo di Sollum). I confini vennero modificati con la riforma tetrarchica, che vide l'isola di Creta attribuita alla diocesi mesica, e la Cirenaica divisa, col nome di Libya, in superior, comprendendo il territorio della Pentapoli sino a levante di Derna (Rās et-Tin), e inferior o sicca, consistente nella Marmarica ed in gran parte del deserto libico. La capitale della Cirenaica, prima posta a Cirene, fu portata sulla costa, a Tolemaide, per l'incipiente insicurezza del Gebel e dell'interno. Gli scritti di Sinesio sono una eloquente testimonianza del progressivo indebolimento del governo provinciale romano, premuto d'ogni parte dalle tribù libiche. Dopo la felice restaurazione giustinianea, gli Arabi occuparono definitivamente la regione alla metà del sec. VII. Creta restò invece sotto il dominio bizantino.

Tanto a Creta, quanto in Cirenaica i sistemi poleografico e stradale non mutarono molto della loro struttura dal periodo ellenistico, se non per la poderosa opera di rifacimento delle vie e di rinnovamento edilizio delle città, peraltro assai decadute dopo la rivolta giudaica. Le più cospicue trasformazioni geografiche si ebbero in Cirenaica con la sistemazione degli insediamenti militari del limes e con la valorizzazione agricola del territorio, documentata anche dalle grandiose opere idriche. Le attrezzature portuali (specialmente Tolemaide e Apollonia) erano in ottimo stato. Tratti della rete stradale sono riconoscibili specialmente partendo a raggiera da Cirene. Altre città, oltre quelle menzionate, erano sulla costa; Berenice (Bengasi) e Teuchira (Tocra), nell'interno Barca (Barce). Nel deserto, una certa importanza, all'incrocio di traffici carovanieri, ebbero l'oasi di Augila (Gialo) e quella di Ammonium (Siwa), che dal IV sec. venne a far parte della Libya inferior. Capitale di questa provincia fu Paractonium (a levante di Marsa Matruh). Le città cirenaiche erano federate in un koinòn, autonomo rispetto al koinòn delle città cretesi, che si riuniva invece a Gortyna, altra residenza del governatore romano della provincia e capitale dell'isola.

A Creta la piana della Messarà, irrigata dal Lethaeus, fu quindi, come già nell'età ellenistica, il centro geoantropico dell'isola. Delle città antichissime fiorirono nel periodo romano Cnosus, Hierapytna e Lebena. Una via collegava i centri della costa settentrionale, un'altra dall'estremità orientale dell'isola percorreva la Messarà congiungendosi con l'arteria settentrionale attraverso la strozzatura di Hierapytna, e, a occidente, attraverso il passo di Neus Amari tra il monte Ida e il Cedrius (Kedros). La comunicazione longitudinale più importante scendeva da Cnosso a Gortina per il passo di H. Barbàra e raggiungeva gli approdi di Lasaea e di Lebena.

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