CRISTIANO IV re di Danimarca e di Norvegia

Enciclopedia Italiana (1931)

CRISTIANO IV re di Danimarca e di Norvegia

Rosario Russo

Nato nel 1577, succedette a suo padre, Federico II, nel 1588. La reggenza fu affidata a quattro senatori. Assunta poi nel 1596 la direzione del governo mirò a conquistare al suo paese una grande influenza tra i principi protestanti dell'Impero; ma gli si prospettò prima nella sua urgenza la questione baltica. Più che la speranza di ricongiungere la Svezia alla Norvegia e alla Danimarca, lo spingeva a una guerra contro Carlo IX di Svezia la situazione generale degli stati baltici, preoccupati di disputarsi il dominio del Baltico, dopo il crollo della potenza anseatica. Sparsasi, nel 1599, la voce di un'intesa tra l'impero moscovita e il regno di Svezia, C. comparve con una flotta di dodici vascelli sulle coste russe del Mar Bianco. Poi ruppe con la Svezia e occupò Kalmar e l'isola di Öland. Tuttavia nella pace del 1613, non poté mantenere Kalmar, e dovette contentarsi di un'indennità di guerra di un milione di talleri.

Ma la base per l'ingrandimento del suo popolo gli pareva la Germania. Già nel 1619, aveva procurato a suo figlio Federico la coadiutoria nel vescovado di Verden, e, nel 1621, quella dell'arcivescovado di Brema. Le aspirazioni di C. incontravano però opposizione non solo nel campo cattolico, ma anche tra i protestanti, i quali temevano che il loro commercio fosse a discrezione dei Danesi. Allo scoppio della guerra dei trent'anni, C. rimase a lungo in attesa degli avvenimenti. I Tedeschi diffidavano sempre di lui. Nella dieta di Praga del luglio 1619, la sua candidatura al trono di Boemia cadde, perché gli si faceva colpa di avere istinti dispotici. D'altra parte, l'imperatore chiedeva la sua amicizia e la neutralità, se non l'aiuto, della Danimarca. E poiché l'amicizia dell'imperatore era utile a C. per la politica di pacifica penetrazione nel nord della Germania, così, anche dopo la battaglia della Montagna Bianca, egli non fece nessun passo precipitoso. Nella dieta del circolo della Bassa Sassonia a Segelberg (10 marzo 1621) consigliò, anzi, l'elettore palatino Federico V d'implorare il perdono dall'imperatore. Dopo aver concluso l'alleanza con l'Inghilterra (19 aprile 1621) e con l'Olanda (14 maggio 1621), C. rimproverò però l'imperatore d'essersi arrogato il diritto di condannare solo e senza processo il palatino e gli chiese la revoca del bando dall'Impero e il licenziamento delle truppe. Ma l'imperatore fu irremovibile.

I progressi delle armi austro-bavaresi minacciavano di distruggere l'espansione danese. C. si fece promotore della pace tra protestanti e Casa d'Austria, sempre avendo di mira l'annessione di vescovado prossimi al suo territorio e la conquista della foce dell'Elba e del Weser. Ma la Francia inaspriva il contrasto fra C. e l'imperatore, procurando di fare entrare nell'alleanza con l'Inghilterra anche l'Olanda, la Svezia e la Danimarca. Il Danese, sempre più legato alla causa dei protestanti, divenne loro capo. L'elettore di Brandeburgo si alleò con lui; Mansfeld si apprestava a congiungersi, attraverso l'Olanda, con le forze danesi; le città anseatiche diventarono piazze di arruolamento di mercenarî e di requisizioni di viveri e munizioni. Nella dieta di Brunswick (maggio 1625) prevalse per uno stratagemma di C., il partito della guerra.

Il 19 maggio, affidato il governo dei suoi stati a suo figlio, C. era alla testa del suo esercito. Francesi, Olandesi, Inglesi gli dànno aiuti di uomini e di denaro. Sembra facile la vittoria e viene, invece, la disfatta di Lutter (agosto 1626). C. fece ricadere la colpa della sua disfatta su Carlo I d'Inghilterra che aveva ritenuto per sé i sussidî votati dal parlamento. Tuttavia non si perdette d'animo. A Wolfenbüttel, dove si era rifugiato, in poche settimane riorganizzò l'esercito; riunì del denaro per assoldare mercenarî e, nella primavera del 1627, annunziava agli alleati di essere pronto a ricominciare la guerra. Ma il suo esercito della Slesia era distrutto dal Wallenstein (luglio 1627). La guerra fra Inghilterra e Francia gli sottraeva gli aiuti di due alleati, causando la rovina delle sue armi. Vana la proposta di pace. Cominciamno le diserzioni. Il duca di Holstein-Gottorp e Amburgo passarono all'imperatore; dagli stati germanici non c'era da sperare più nulla; gli stessi Danesi si sentivano estranei alla guerra. Schlick avanzò nello Schleswig e nello Jutland. C. si rifugiò nelle isole. Ma alla minaccia di trasferire la corona della Danimarca dagli Oldenburg alla Casa d'Austria, i Danesi sostennero il loro re nella guerra, che assunse così carattere di difesa della nazione. Si assoldarono truppe in Inghilterra, nella Scozia e in Olanda; si minacciò la lega anseatica di costituire un'intesa con Inghilterra, Olanda e Svezia per distruggere il suo commercio, se ascoltava le proposte della Spagna. Con la sua flotta dalle isole C. rovinava il commercio spagnolo nel Baltico. I frequenti sbarchi improvvisi sulla costa del Baltico mettevano gl'imperiali nell'impossibilità di tenere un fronte esteso. Con perseveranza e audacia di marinaio, C. riuscì a stancare gl'imperiali, mentre la situazione interna dell'Impero affrettava la pace. Ma chi lavorò a vantaggio di C. fu la Spagna. La decisione di trasportare dal Baltico nella pianura padana le truppe imperiali per espugnare Mantova e aver partita vinta sui Francesi, fu la causa principale della pace di Lubecca (12 maggio 1629). C. otteneva la restituzione di tutto il suo territorio; soltanto rinunciava per sé e per i figli a tutti i beni ecclesiastici della Bassa Sassonia, fra cui l'arcivescovado di Brema, i vescovadi di Verden, di Minden e di Halberstadt. S'impegnava, poi, a non opporsi al governo dell'imperatore e si staccava da Gustavo Adolfo. Dopo le strepitose vittorie del Tilly e del Wallenstein, C. non poteva sperare condizioni più vantaggiose.

C. rimase a vigilare i movimenti di Gustavo Adolfo e respinse la proposta di unirsi con lui contro l'imperatore. Dopo la battaglia di Lipsia, quando parve che la Svezia fosse per raggiungere il predominio nel Baltico e una posizione preponderante nella Germania, C. incitò il duca di Sassonia a riconciliarsi con l'imperatore. Sempre diffidando di Gustavo Adolfo, voleva essere mediatore di pace tra lo Svedese e l'imperatore. Anche dopo la morte di Gustavo Adolfo, rimase fisso nell'idea della sua mediazione, con la quale sperava di ridurre al minimo gli effetti dell'impresa eroica della nazione rivale. Il rifiuto di Oxenstierna di presentarsi al congresso indetto da C. a Lubecca per la pace generale, era sicuro indizio che ci fosse maggior possibilità di intesa tra C. IV e l'imperatore che tra lui e la Svezia. Prova dei nuovi rapporti fra il Danese e Vienna, la modifica dell'editto di restituzione fatta a favore di C. (30 aprile 1636) e la cessione a suo figlio dell'arcivescovado di Brema. Cessione che esponeva la Danimarca a una guerra con la Svezia, cui apparteneva l'arcivescovado di Brema. Ciò che voleva l'imperatore. Mentre inaspriva il diritto che le navi svedesi pagavano per il passaggio del Sund, C. concluse un'alleanza con la Polonia, a cui aderirono l'imperatore e la Russia (1643). Era la guerra tra la Svezia e la Danimarca.

Torstenson invase allora il Holstein, e il 25 dicembre 1643 occupò Kiel e l'incendiò. Quindi invase lo Jutland, mentre Horn penetrava nella Scania. La guerra finì in modo disastroso per la Danimarca. Col trattato di Brömsebro (13 agosto 1645) C. cedeva definitivamente alla Svezia le provincie di Jemtland e di Herjedale, le isole di Gothland e di Oesel, per trent'anni la provincia di Halland ed esentava le navi svedesi da ogni tributo nel Sund e nei due Belt. Neppure nella pace di Vestfalia furono riconosciuti i sacrifici fatti dalla Danimarca nella guerra dei Trent'anni, nella quale pure C. con il suo intervento aveva evitato lo schiacciamento definitivo dei protestanti e resa possibile la riscossa operata dai Franco-Svedesi. C. mori il 28 febbraio 1648.

Pensoso delle sorti e del progresso del suo paese, C. incontrò spesso difficoltà nell'ordinamento feudale dello stato. Tuttavia industria, commercio, marina e arti ebbero un valido impulso da lui. Copenaghen ebbe un orto botanico, un osservatorio, una biblioteca e molte scuole. Molti collegi furono fondati in altre città. Il paese non era chiuso all'influsso artistico e scientifico del mezzogiorno dell'Europa: Torquato Conti, che entrò con l'esercito imperiale in Danimarca, notava palazzi dallo stile italiano.

Bibl.: v. cristiano iii.

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