CRUSTUMERIUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

CRUSTUMERIUM (Crustumeria, Crustumium)

S. Quilici Gigli

Antica città del Lazio, situata a Ν di Roma, lungo il corso del Tevere.

Secondo la tradizione, è di origini antichissime: una fondazione sicula è riferita da Servio (Aen., VII, 631) sulla base di Cassio Hemina; anche Virgilio (Aen., VII, 631) la ritiene di remotissima origine, annoverandola tra le cinque grandi città del Lazio che avrebbero preso le armi contro Enea. Quale colonia di Alba è ricordata da Diodoro (VII, 5, 9), Dionigi di Alicarnasso (XII, 36, 2; 53, 4) e nell'Ozio gentis Romanae (XVI, 6-9).

In lotta con Roma in seguito al ratto delle Sabine già al tempo di Romolo, sarebbe stata presa da quest'ultimo che avrebbe portato gli abitanti a Roma, inviandovi una colonia romana (Liv., I, 9-11; Dion. Hal., II, 32, 2 e 36, 1-2; IV, 55, 2; Plut., Rom., 18, 1). Rapporti tra C. e Roma in età romulea sono ancora accennati da Dionigi di Alicarnasso (II, 53, 2): durante una carestia gli abitanti di C. avrebbero inviato nella città barche cariche di viveri che sarebbero state intercettate e saccheggiate dai Fidenati.

Fu di nuovo indipendente sotto Tarquinio Prisco, ma da tale re venne successivamente riconquistata ricevendo una forte accessione di coloni romani (Dion. Hal., III, 49, 4-6; Liv., I, 38, 3-4). Assoggettata ancora una volta nel primo anno della repubblica (Liv., II,19, 2), la città in seguito è ricordata solo occasionalmente fino alla metà del V sec. a.C. (Liv., II, 64, 2-3; III, 42, 3-4; Dion. Hal., VI, 34, 4; X, 26, 1; XI, 23, 4), oltre il: quale non è più nominata, neppure in occasione della battaglia dell'Allia, che secondo Livio si svolse nel suo territorio, all'XI miglio della Via Salaria, punto in cui questo fiume scende dai Crustumini montes, come viene esplicitamente indicato (Liv., V, 37, 7). Cenni al suo territorio appaiono tuttavia relativamente al 177 a.C. per prodigi avvenutivi (Liv., XLI, 9, 45 e 13, 1) e in tarda età repubblicana per la fertilità e la cura nella sistemazione dei suoli (Cic., Flacc., XXIX, 71; Varrò, Lingua lat., I, 14, 3 e 15); almeno dall'età tardorepubblicana e poi in età imperiale dovevano essere celebri le pere che vi si producevano, di cui una varietà era detta proprio Crustumina (Verg., Georg., II, 87-88; Cels., II, 24, 2; Colum., V, 10, 18; Plin., Nat. hist., XXIII, 115; Macr., Sat., III, 19, 6); anche un tipo di olive prendeva nome di Crustumia (Isid., Orig., XVII, 7, 67).

Sulla scorta delle fonti antiche, che la ricordano a N di Fidenae (Liv., III, 42, 3-4), non lontana dal Tevere che separava il suo territorio da quello veiente (Plin., Nat. hist., III, 53-54), il sito della città è stato individuato nel 1976 sulla collina della Marcigliana Vecchia, all'altezza del km 17 della Via Salaria. Sorgeva su un rilievo alto c.a 80 m sulla piana del Tevere, protetto da ripide scarpate. Le fortificazioni sono riconoscibili nel grande sbarramento costituito, sulla dorsale della collina, dal terrapieno e dal fossato che difendevano l'abitato interrompendo la continuità dei rilievi verso E e SE. L'opera, lunga 900 m, presenta ancora tra il fondo della fossa e la sommità del terrapieno un dislivello di 12-13 m; resti di mura in blocchi d'opera quadrata di cappellaccio sono stati notati sul lato occidentale del poggio più avanzato sul Tevere.

La superficie dell'area urbana è valutabile in c.a 43 ha: la sua occupazione, in base al materiale fittile di superficie, è riferibile forse già all'Età del Bronzo Finale, con sicurezza a un periodo che va dalla prima Età del Ferro al V sec. a.C. Sulle alture contigue sono presenti insediamenti minori e le necropoli, con tombe a fossa, a fossa con loculo parietale, a camera e due grandi tumuli.

Scavi intrapresi nel 1987 nella necropoli hanno posto in luce nelle località Monte del Bufalo e Sasso Bianco tombe dell'VIII e del VII sec. a.C.; la maggior parte di esse risulta inquadrabile nella prima metà del VII sec. a.C.: sono in genere tombe a fossa con loculo sepolcrale, con una tipologia che le lega più a Veio e all'agro falisco che al Latium Vetus. Precocemente diffuse appaiono le tombe a camera, che sembrano affermarsi già intorno alla metà del VII sec. a.C.

Sono riconoscibili, o direttamente sul terreno o dalle fotografie aeree, le tracce delle principali vie che ponevano C. in comunicazione con Nomentum, la zona di Ficulea e Fidenae. La presenza di materiale fittile, riferibile a epoca orientalizzante e arcaica, su una piccola balza prospiciente il Tevere, a valle della città, vi fa supporre una posizione sorta in funzione del fiume e della Via Salaria.

In effetti C. dovette la sua fortuna, oltre che al rigoglio agricolo del territorio, al controllo che poteva esercitare non solo sulla via d'acqua del Tevere e sulla Via Salaria, ma, in accordo con Veio, su una via trasversale che poneva in comunicazione quella città con il territorio etrusco e falisco, con Gabi e Palestrina, e quindi con la Campania, in alternativa alla via passante più a meridione per Fidenae.

La documentazione archeologica mostra la città nel IV e nel III sec. a.C. in gran parte abbandonata, con una forte flessione anche nel popolamento del suo territorio: un tracollo da porre in relazione alla forte attrazione esercitata dalla vicina città di Roma e alla interruzione dei traffici trasversali al Tevere, ormai assorbiti da quella città.

Bibl.: L. Quilici, S. Quilici Gigli, Crustumerium, Roma 1980, con bibl.; F. di Gennaro, Primi risultati degli scavi nella necropoli di Crustumerium: tre complessi funerari della fase IV A, in Archeologia Laziale IX (QuadAEI, 16), Roma 1988, pp. 113-123.

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