Cucurbitacee

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Cucurbitacee

Laura Costanzo

La famiglia delle zucche, zucchine, meloni, cocomeri

Le Cucurbitacee sono piante erbacee ampiamente coltivate negli orti per i loro frutti commestibili, simili a bacche, che i botanici chiamano peponidi, dalla forma allungata, ovoidale o sferica. Nei campi vive però anche il cocomero asinino, detto 'sputaveleno' per i suoi frutti non commestibili

Tra le verdure più comuni

Forse non li abbiamo mai visti in un orto ma sicuramente conosciamo l'aspetto e il sapore più o meno dolce dei loro frutti molto comuni sulle tavole: zucche, zucchine, cetrioli, meloni e cocomeri.

Le Cucurbitacee formano una famiglia di piante ampiamente coltivate per i loro frutti, anche detti peponidi, caratteristici perché simili a bacche dalla forma allungata, ovoidale o pressoché sferica. La loro buccia, più o meno dura, protegge una polpa carnosa ricca di semi appiattiti. Le Cucurbitacee sono per lo più piante erbacee rampicanti o striscianti poiché i loro fusti, cavi, non le sorreggono in modo efficace. Per questo motivo, spesso, sviluppano particolari strutture di ancoraggio: i viticci, filamenti verdi simili a corde che si attorcigliano a spirale appena in contatto con un sostegno. Alcune piante sono monoiche perché portano due tipi di fiori: quelli maschili e quelli femminili; altre, invece, sono dioiche perché portano i fiori maschili e quelli femminili su due piante diverse.

Una passeggiata nell'orto

Una breve passeggiata in un orto ci consentirà di individuare e ricordare alcune Cucurbitacee. Cominciamo a osservare la zucca, che i botanici chiamano Cucurbita pepo, una pianta originaria dell'America, introdotta in Europa intorno al 16° secolo. Ha i fusti striscianti ruvidi, perché provvisti di peli, e foglie particolarmente grandi. Porta due tipi di fiori, quelli maschili e quelli femminili, entrambi di colore giallo arancio. I frutti, con forma e colore variabili a seconda delle numerosissime varietà selezionate dall'uomo, hanno una polpa più o meno gialla con semi appiattiti. Fiori, frutti e semi sono commestibili.

Nell'orto è facile rinvenire la pianta che produce i cetrioli, anche detta Cucumis sativus, originaria dell'Asia ma ampiamente coltivata in Europa dai tempi antichi. I frutti che produce, di forma allungata, sono familiari perché si raccolgono e si mangiano verdi e immaturi, prima che diventino gialli, tagliati a fettine e conditi come insalata.

La passeggiata nell'orto può continuare con l'osservazione di Cucumis melo, facile da riconoscere soprattutto se porta attaccati i suoi frutti sferici dall'odore gradevole, comunemente nota con il nome di melone. Anche se alcuni studiosi ritengono che provenga dall'Asia mentre altri dall'Africa, sicuramente essa è una pianta coltivata fin dai tempi più antichi in Egitto. I suoi frutti hanno la superficie liscia o reticolata, cioè provvista di piccoli rilievi che disegnano una rete. La parte centrale della polpa è di colore bianco o arancio, è cava e contiene numerosi semi appiattiti.

La passeggiata può terminare con il cocomero, anche detto anguria (Citrullus vulgaris o Cucumis citrullus), originario dell'Africa tropicale, con frutti sferici dalla buccia verde o chiazzata. La sua polpa zuccherina a maturità è rossa e contiene molti semi neri e appiattiti.

Una Cucurbitacea dai frutti esplosivi

fig.

Se passeggiamo, invece, in un campo incolto dal terreno sabbioso di una regione mediterranea potremmo incontrare il cocomero asinino, una pianta erbacea dai fusti striscianti più o meno simile a quelle coltivate negli orti. Ma attenzione: nonostante sia simile a quella che produce frutti commestibili, questa pianta è chiamata anche sputaveleno per i suoi frutti caratteristici simili a piccoli cetrioli. Se la incontriamo dobbiamo avere cura degli occhi ed evitare di toccare i frutti carnosi perché questi, oltre a non essere mangiabili, esplodono bruscamente appena maturi. L'esplosione, generata da un progressivo aumento della pressione interna, provoca un brusco distacco del frutto che aprendosi schizza all'esterno, con violenza, un liquido irritante contenente i semi (v. fig.). In questo modo la pianta diffonde efficacemente i semi, così da garantire lo sviluppo di nuove piantine lontano dalla pianta madre.

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