CURARE

Enciclopedia Italiana (1931)

CURARE o raro

Erland NORDENSKIOLD
Alberico BENEDICENTI
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Il curare (urari, woorara) è un potente veleno usato per le frecce dagl'Indiani dell'America Meridionale. La preparazione è fatta in segreto, ma si tratta di un estratto acquoso di foglie e corteccia di alcune Strychnos (Strychnos toxifera, Gubleri, Castenaeana, ecc.). Giunge a noi come una massa scura, dentro speciali pentolini o canne di bambù (tubo-curare).

Oggidì è usato nella Guiana, nel Brasile nord-occidentale e nel bacino superiore del Rio delle Amazzoni fino agl'Indiani Huanyam sul Rio Guaporé. Il curare ha soprattutto applicazione nella caccia ed è usato principalmente per le frecce della cerbottana. Secondo Koch-Grünberg, gli uccelli feriti con questo veleno muoiono dopo due minuti, le scimmie e altri piccoli mammiferi entro cinque o dieci minuti, i tapiri, i cervi e i giaguari tra dieci e venti. Il curare viene preparato solo da poche tribù, e messo quindi in commercio. Al tempo della scoperta dell'America l'uso del curare non era diffuso come ora. La sua preparazione, come quella di qualsiasi altro veleno per le frecce, è collegata a varie credenze: per es. è generalmente proibito a una donna durante le mestruazioni avvicinarsi al luogo dove esso si sta preparando.

Bibl.: L. Lewin, Die Pfeilgifte, Lipsia 1923; E. Nordenskiöld, Comparative ethnographical studies, III, Göteborg 1924.

Medicina. - Dal curare sono stati isolati varî alcaloidi (curarina, protocurarina, tubocurarina, ecc.; v. sotto). Sugli enzimi, sui batterî e sugli Invertebrati il curare è poco attivo. I Mammiferi avvelenati con curare presentano, dopo brevissimo tempo, i segni d'una paralisi generale che procede assai rapidamente fino alla morte. La paralisi non colpisce il sistema nervoso centrale, ma solamente le sinapsi neuro-muscolari. Quando la paralisi colpisce i muscoli della respirazione, la cassa toracica non può più espandersi e si stabilisce l'asfissia. Il cuore s'arresta per ultimo. Classiche sono le esperienze sulle rane (C. Bernard, Kolliker). Si tolga a una rana un muscolo (gastrocnemio) munito del suo nervo e s'immerga il tronco nervoso in una soluzione di curare: stimolando il nervo il muscolo si contrae; s'immerga invece il muscolo: stimolando il nervo, il muscolo non si contrae più, ma risponde invece alla sua diretta stimolazione. L'esame microscopico ha dimostrato l'esistenza d'un ponte fra muscolo e nervo (la placca terminale); avvelenato questo ponte lo stimolo nervoso non può più passare dal nervo al muscolo. Dei muscoli respiratorî si paralizzano prima i toracici, poi il diaframma e da ultimo i muscoli addominali. Il curare è velenoso particolarmente quando sia introdotto per via sottocutanea: passando il curare durante l'assorbimento intestinale nel fegato, verrebbe in gran parte distrutto. Non è possibile che il curare abbia applicazioni terapeutiche, dato che la sua azione è troppo pericolosa e incostante.

La curarina è una sostanza in prismi incolori, solubilissimi nell'acqua e nell'alcool, insolubili nei solventi organici, esclusi il cloroformio e l'alcool amilico, otticamente inattiva, di sapore amaro. S'ottiene specialmente dalla Strychnos toxifera e ha la formula chimica C19H24N2O. Ha azione paralizzante molto più intensa del curare. e per la sua tossicità elevatissima non è usata in medicina. Alcaloidi affini alla curarina sono la curina, la protocurarina, la protocurina, che s'ottengono specialmente dalla Strychnos Castelnaena.

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