CURETI

Enciclopedia Italiana (1931)

CURETI (Κουρῆτες, curetes)

Giulio Giannelli

Divinità minori dell'antica religione greca; costituivano il seguito di Rea (v.), come i Satiri e i Sileni quello di Dioniso, i Telchini di Posidone. Distinti certamente in origine gli uni dagli altri, sia nelle loro caratteristiche sia nei miti locali, finirono poi per confondersi tutti fra loro: i Cureti specialmente coi Coribanti e coi Dattili, in seguito all'identificazione di Rea con Cibele, e anche coi Cabiri.

Il mito dei Cureti è certamente di origine cretese ed è connesso alla saga di Rea e dell'infanzia di Zeus, che essi avrebbero protetto dalla ferocia del padre Crono col frastuono delle loro danze e che poi avrebbero servito come sacerdoti. Questa connessione non risulta peraltro molto antica: Omero conosce Creta come il luogo d'origine di danze simili a quelle che si dissero poi inventate dai Cureti (Iliade, XVI, 617; XVIII, 591); la Teogonia esiodea conosce la saga della nascita e dell'infanzia dello Zeus cretese, ma non fa menzione dei Cureti (v. 477 segg.). Soltanto nella poesia genealogica pseudoesiodea cominciano a comparire i Cureti; la loro partecipazione alla protezione di Zeus fanciullo è nota a Euripide (Bacch., v. 120 segg.), ma è descritta per la prima volta da Callimaco (Hymn., I, 52 segg.).

Nelle leggende popolari cretesi, i Cureti erano riguardati come autoctoni e come genî tutelari dell'isola ovvero si dicevano discendenti dai Dattili Idei oppure nati dalle lacrime di Zeus. S'immaginavano in numero di due, quando s'identificano coi Dioscuri o coi Cabiri di Samotracia; oppure, come discendenti dei Dattili e nella mistica orfico-pitagorica, in numero di nove; ad essi si attribuivano doti profetiche e l'invenzione della danza con le armi (ἐνόπλιος ὄρχησις); benevoli all'uomo, essi avevano per primi praticato e insegnato la caccia e la pastorizia, e per primi avevano costruito armi e strumenti di bronzo e di ferro.

Da Creta i Cureti e i loro miti migrarono nelle altre regioni della Grecia; li troviamo specialmente là dove prese piede il culto dello Zeus cretese e la saga della sua nascita; come in Messenia, in Arcadia e ad Olimpia, dove furono identificati coi Dattili Idei, e poi anche in tutte quelle regioni dell'Asia dove fioriva la religione della Gran Madre (v. cibele) e dove essi si confusero coi Coribanti. Un primo indizio di questo processo d'identificazione si trova nell'antico poemetto Phoronis, dove i C. son detti Frigi e suonatori di flauto; e in Creta stessa, come si rileva dalle iscrizioni, i Coribanti s'identificarono, in progresso di tempo, coi Cureti, e si sostituirono ad essi. I poeti e i mitografi romani ravvicinarono spesso i Cureti ai Lari e li identificarono con loro.

Nel culto, i Cureti erano ricordati soprattutto con la riproduzione della loro danza armata, che si ripeteva là dove era penetrato il rito cretese di Zeus e di Rea; al nome originario cretese di questa danza, πρύλις (Callimaco, Hymn. in Iov., 52; in Dianam, 240), corrispondeva quello ordinario greco di πυρρίχη: carattere essenziale di essa era il battere insieme ritmico delle armi e, quanto al significato originario di essa, colgono probabilmente nel segno quei moderni (Preller) che le ascrivono fine apotropaico; tanto è vero che i Cureti furono spesso riguardati come numi tutelari contro le malattie (ϑεοὶ, ἀλεξίκακοι, ἰατροί). Più tardi, col ravvicinarsi e il compenetrarsi dei riti cretesi con quelli frenetici della Cibele frigia, anche la danza pirrica perdé la sua originaria compostezza.

Rappresentazioni di Cureti mancano totalmente - ed è assai strano - nelle pitture vascolari; a ciò si aggiunga che, nelle rappresentazioni di altra specie che ci rimangono, è molto difficile distinguere se si siano voluti riprodurre i veri e proprî Cureti mitici oppure soltanto danzatori (pirrichisti) o altre divinità con essi confuse (come Telchini, Satiri, Dattili, ecc.); tuttavia Pausania (VIII, 37,6) distingue Cureti da Coribanti nella descrizione del santuario di Despoina, ad Acacesio (Arcadia).

È da distinguersi dalla figura mitologica dei Cureti un'omonima popolazione dell'Acarnania (secondo altri dell'Etolia, detta poeticamente da loro Curetide, ricordata da Omero (Il., IX, 529 segg.) per aver combattuto contro gli Etoli intorno a Calidone ed essere stata ricacciata da essi nell'Acarnania. Gli antichi, fondandosi essenzialmente sul luogo di Omero, cercarono di precisare origine, patria e stirpe di tale popolazione; ma i moderni hanno elevato forti dubbî sulla sua esistenza storica.

Bibl.: Ch. A. Lobeck, Aglaophamus, Berlino 1829; Preller-Robert, Griechische Mythologie, Berlino 1894, I, p. 653 segg.; O. Imimsch, Kureten und Korybanten, in Roscher, Lexicon für griech. u. röm. Mythologie, II, coll. 1587-1628; Schwenn, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 2202-2209.

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