DAFNI

Enciclopedia Italiana (1931)

DAFNI (Δάϕνις, Daphnis)

Angelo Taccone

È questo l'eroe dei pastori in Sicilia, e secondo la leggenda l'inventore del canto bucolico del quale divenne poi la figura prediletta. Ecco le linee generali della leggenda di Dafni, quali risultano in massima da Diodoro Siculo. Figlio di Ermete, il dio delle greggi, e d'una ninfa, nasce in una magnifica valle dei monti Erei; la madre lo dà alla luce o lo espone in un boschetto di lauro, donde il nome. Cresciuto, egli diviene un pastore ricco di armenti di buoi, ch'egli pascola nelle più amene regioni della Sicilia. Nelle ore del pascolo egli s'allieta del suono della zampogna, appreso da Pan, del canto e delle canzoni bucoliche, da lui inventate. Bello com'è, egli è amato da esseri umani e divini: Pan, Priapo, le Ninfe, le Muse, Apollo, Artemide lo hanno caro: con Artemide corre i boschi rallegrandola del suo canto. Ma nel fiore degli anni egli viene a morte, e tutti gli esseri animati e la natura tutta lo piangono.

Le differenze tra le varie versioni s'aggirano sulla morte di Dafni. Secondo la versione più antica, risalente, pare, a Stesicoro, Dafni, fatto adulto, ebbe l'amore d'una ninfa (Naide, Echenaide, Lica), che lo acciecò per vendicarsi di un'infedeltà. Per qualche tempo Dafni confortò la sua sventura col canto e col suono, ma poi, in un momento di sconforto, si precipitò da una rupe. Ermete lo portò seco in cielo e i pastori tutti gli anni, nelle vicinanze della rupe ond'egli s'era precipitato, gli offrirono sacrifizî.

Una versione più recente è seguita da Teocrito (Idillî,1,7, e 8). Poiché Dafni si vanta d'essere insensibile all'amore, Afrodite lo colpisce d'un amore irresistibile; piuttosto però che cedervi, Dafni preferisce morire. La morte di Dafni è significata da Teocrito con parole che dai più vengono intese come se il poeta avesse voluto dire che Dafni scese all'onda d'Acheronte; ma probabilmente esse significano che Dafni si sciolse in acqua. Da ciò risulta fuori di dubbio la natura primitiva di Dafni, il quale non è che uno dei tanti numi secondarî della vegetazione.

Bibl.: Stoll, in Roscher, Lex. d. griech. u. röm. Mythol., I, col. 955 segg.; Knaack, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2141 segg. Ma si confronti E. Ciaceri, Culti e miti nella storia dell'ant. Sic., Catania 1911, p. 294 segg.; e soprattutto A. Rostagni, Poeti alessandrini, Torino 1916, cap. 3°.

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