Pennac, Daniel

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Pennac, Daniel

Anna Maria Scaiola

Fabbricante di bizzarri intrecci

Dopo aver vissuto in Africa e in Asia, il francese Daniel Pennac ha pubblicato dal 1985 al 1995 una serie di romanzi di straordinario successo che hanno per protagonisti Benjamin Malaussène, la sua squinternata famiglia e il quartiere popolare di Belleville, alla periferia di Parigi, dove si muove una folla pittoresca di immigrati e opera una comunità di artisti

Cani e carabine

Professore in un liceo parigino, Daniel Pennac (nato a Casablanca nel 1944) incentra i suoi primi romanzi per ragazzi sul rapporto tra bambini e animali: L’occhio del lupo (1984) racconta la comunicazione attraverso lo sguardo tra un piccolo africano e un lupo guercio chiuso in uno zoo, Abbaiare stanca illustra l’amicizia tra una bambina e un cane che la ‘educa’ a essere una buona padrona, affermando come prima regola: «Quando si sceglie di vivere con un cane, è per sempre. Non lo si abbandona. Mai».

Anche Benjamin Malaussène è padrone affettuoso di un cane epilettico: personaggio dal cuore sensibilissimo, capace di grandi amicizie e affetti, alleva responsabilmente i suoi innumerevoli fratelli (Il paradiso degli orchi, 1988). Benché innocente Benjamin è puntualmente sospettato di misfatti non commessi. Come professione svolge, infatti, quella di capro espiatorio, una persona su cui la società, le istituzioni o i singoli individui scaricano le proprie colpe.

Nel romanzo La fata carabina (1989), vecchie signore tremolanti sono uccise ma altre buffe anziane all’improvviso impugnano a loro volta la pistola e sparano. Perché i vecchietti di Belleville sono euforici? E il misterioso assassino? La polizia indaga e il principale indiziato è appunto Benjamin. Nel Signor Malaussène (1995) il protagonista viene accusato di ben ventuno omicidi, messo in prigione e processato.

Il lettore e i suoi diritti

Pennac, in un suo saggio intitolato Come un romanzo (1995), stila il decalogo dei diritti del lettore. In particolare, per Pennac, un lettore deve essere libero: 1) di non leggere; 2) di saltare le pagine; 3) di non finire un libro; 4) di rileggere; 5) di leggere qualsiasi cosa; 6) di appassionarsi e identificarsi; 7) di leggere ovunque; 8) di spizzicare qua e là; 9) di leggere a voce alta; 10) di tacere.

L’autore pensa a un adolescente (adolescenza e pubertà) annoiatissimo, chiuso nella sua stanza di fronte a un libro di cinquecento pagine – un mattone, un oggetto contundente – che, scoraggiato, non legge.

Quello che Pennac vuole dire è che se la lettura non è più imposizione e obbligo, ma diventa una scelta fatta per proprio conto, allora può riservare la sorpresa di un piacere inaspettato.

I signori bambini

In un altro romanzo (Signori bambini, 1997) un professore pedante e triste, che da trent’anni in classe ripete urlando «immaginazione non significa menzogna», sorprende tre allievi di quasi tredici anni con un disegno satirico contro di lui. Li punisce assegnando un tema: «Una mattina ti svegli e ti accorgi che, durante la notte, sei stato trasformato in adulto. In preda al panico, ti precipiti in camera dei tuoi genitori. Loro sono stati trasformati in bambini. Racconta il seguito».

Lo scambio dei ruoli si concretizza in sorprendente realtà: i genitori rimpiccioliscono, i ragazzi diventano grandi e persino il professore si restringe.

La vicenda è narrata dal padre morto dello studente Igor; forse è stato lui a combinare tutto per restituire un po’ di felicità al figlio orfano, o forse Igor ha immaginato l’incredibile trasformazione e i colloqui con il fantasma paterno in pigiama a righe.

La storia ha comunque una sua verità, in base al motto del professore pedante «immaginazione non significa menzogna», e persino quest’ultimo, tornato piccolo per qualche giorno, recupera allegria e simpatia.

Storie dentro storie

In Ecco la storia (2003) sono molte le storie che si sovrappongono. Il dittatore di un paese dell’America Meridionale assolda un sosia per evitare rischi, viaggiare in Europa e sfuggire – ma invano – al suo destino, che è quello di essere massacrato da una folla di contadini affamati. Il sosia, stanco di recitare e volendo essere autenticamente sé stesso, a sua volta ingaggia un sosia, che poi si fa sostituire da un altro sosia, e così via in un vortice di avventure nelle avventure.

Raccontando questa storia Pennac spiega il suo modo di scrivere i romanzi: come fabbrica un intreccio, come nasce l’idea, come sceglie e caratterizza i personaggi, come elabora l’azione. Nello stesso tempo, il romanzo diverte, fa riflettere sul potere politico che copre oscuri interessi economici, e svela i suoi complessi meccanismi di composizione.

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