DANZICA

Enciclopedia Italiana (1931)

DANZICA (ricordata per la prima volta con sicurezza nel 997 col nome di Gidanisk, Gidania, donde l'attuale nome polacco Gdańsk reso dai Tedeschi con Danzig; A. T., 51-52)

Elio MIGLIORINI
Pino FORTINI
Fritz BAUMGART
Gino LUZZATTO
Anna Maria RATTI
Francesco TOMMASINI

Città libera (Freie Stadt) sotto la protezione della Società delle Nazioni capitale di un piccolo stato con una superficie di 1892,9 kmq. e una popolazione (1929) di 407.517 ab. (v. sotto), confinante con la Polonia e con la Prussia orientale. Danzica è ora il massimo porto di esportazione e d'importazione della Polonia.

La città è posta su un ramo morto della Vistola (canalizzato), a 5 km. dal mare, presso l'estremità meridionale d'un ampio golfo del Baltico (Danziger Bucht; il Sinus Venedicus di Tolomeo, dal nome dei Vendi), che ha forma di semicerchio (diametro ideale 100 km. da Rixhöft a Brüsterort; lunghezza della costa km. 270); la profondità massima è di 111 m., presso il limite più settentrionale, e la salinità in superficie è soltanto del 7,2 per mille. A differenza del Mare del Nord il Baltico va soggetto soltanto a scarse oscillazioni. Il golfo è inoltre protetto dai venti di nord-ovest dalla lunga penisola di Hel (Putziger Nehrung). Il clima di Danzica (58° 21′ N. e 18° 39′ E.; m. 4-10 sul m.) è notevolmente influenzato dalla presenza del Baltico, che è a sua volta in comunicazione con l'Atlantico. La media temperatura annua è di 7°,9; mese più caldo è il luglio con 18°,1; mese più freddo il gennaio con -1°; le precipitazioni si aggirano in media sui 550 mm., con prevalenza nei mesi di luglio e agosto. La Vistola gela soltanto di rado (in media per 3 giorni all'anno).

Fra Mottlau e Vistola, presso il luogo dove le ultime colline di Pomerania si avvicinano maggiormente al mare, in zona paludosa (il Frisches Haff, respinto poi verso est dal delta del Nogat, si estendeva allora molto di più verso la Vistola), già intorno al 1000 è ricordato un insediamento slavo, che più tardi divenne residenza dei duchi di Pomerania (Hakelwerk, nei pressi dell'odierna Burgstrasse). Del resto la regione era già abitata in epoca neolitica. La colonizzazione tedesca portò alla fondazione di chiese e conventi e all'insediamento di commercianti. Intorno al 1200 già esisteva un piccolo centro presso la chiesa di Santa Caterina, sulla sinistra del Mottlau, a NO. della parte centrale dell'odierna città. In quel tempo fu alacremente dato inizio alla bonifica dei luoghi. Entrata Danzica a far parte dell'Ordine teutonico (1309) essa si allargò regolarmente verso sud (1345-80: Neustadt; Rechtstadt, Vorstadt) occupando anche l'isola tra i due rami del Mottlau (Speicherinsel) e più tardi (sec. XVI XVII) anche la riva destra (Niederstadt). Dal 1350 si estese verso nord, in direzione della Vistola e in concorrenza con l'organizzazione economica cittadina, un altro quartiere (Jungstadt), sottoposto all'Ordine, che però fu distrutto nel 1454. Così già prima della fine del secolo XV Danzica costituiva un'estesa città: i 16 mila abitanti circa che contava nel 1400, divennero 40 mila nel 1577 e 50 mila nel 1600. Ai primi del sec. XVII essa fu cinta da mura e cominciò ad avere grande importanza militare; centro della città divenne da allora il Langer Markt. Lo sviluppo recente, seguito all'unione con la Germania, e quello recentissimo in rapporto con il rifiorire del traffico, è notevole soprattutto in direzione del mare; a partire dal 1895 sono state in parte abbattute le fortificazioni, trasformate in giardini, passeggiate e campi sportivi. Dato lo sviluppo di molti sobborghi e quartieri settentrionali (Langfuhr, Oliva, Neufahrwasser), la città gravita ora verso nord; a est e a sud invece campi e prati sono a immediato contatto delle ultime case.

Gli abitanti erano 54.403 nel 1825 su un territorio comunale di 14,68 kmq.; salirono a 67.981 nel 1860,108.551 nel 1880,139.530 nel 1900 e 170.968 nel 1910 (superficie 32,60); nell'aprile 1914 vennero aggregati 8 comuni e nel 1920 la popolazione salì a 194.114 abitanti su un territorio di 64,26 chilometri quadrati. Segue il censimento del 1924 che ha contato a Danzica 220.385 persone e quello del 1929 che ne ha contate 235.237; gran parte dell'aumento intervenuto fra questi due censimenti deriva dall'aggregazione di Oliva (i luglio 1926) che ha fatto aumentare la superficie della città a 79,5 kmq. Secondo l'ultimo censimento le abitazioni erano 56.784 (una per ogni 4,1 ab.), i fabbricati 11.399. Molto notevole è nulla città, come del resto anche nello stato, la sproporzione che si nota tra la popolazione maschile e quella femminile (gli uomini erano nel 1929 109.085, e le donne 126.152).

La grande importanza commerciale di Danzica è dovuta al suo porto fluviale sulla Vistola, il quale serve un retroterra vastissimo (Polonia, Prussia Occidentale e Orientale, Russia occidentale, Cecoslovacchia). Questo è prevalentemente formato da regioni agricole (a differenza di quanto avviene per Stettino, che ha alle spalle Berlino e la Slesia ed è posto in condizioni migliori rispetto al traffico con la penisola scandinava); a mano a mano che la loro densità è andata crescendo è aumentata l'importanza del porto, che di recente ha tratto vantaggio dall'unione doganale con la Polonia. La Vistola era un tempo costretta, dai pressi di Einlage, a un lungo gomito verso ovest per trovare un luogo dove superare le barriere di dune, e giungeva allora fino alle porte di Danzica; nel 1840, durante una piena, i ghiacci hanno spinto le acque fuori dal letto, 12 km. a monte dalla foce, in modo che il fiume ha potuto gettarsi direttamente in mare senza bisogno di continuare verso ovest; il tronco morto (detto Vistola morta) fu canalizzato e sbarrato con una chiusa in modo che la città fu protetta dalle piene e dall'insabbiamento. Dal 1890 al 1895 fu scavato al fiume un letto artificiale 18 km. a monte di quello apertosi naturalmente.

Il porto di Danzica ha una superficie acquea di 211 ettari; 18 km. di banchine (metà soltanto delle quali in muratura) adibite a operazioni commerciali (più 2 km. non destinati all'accosto delle navi); mq. 2 milioni circa di depositi scoperti; vi sono inoltre magazzini e hangar di proprietà dell'amministrazione portuale per 210.000 mq.; depositi di cereali di proprietà privata con 160.000 tonn. di capienza; serbatoi, pure privati, di olî minerali e melassa, con una capienza di 100.000 tonn.; i binarî, nel territorio del porto, sono lunghi 330 km.; vi sono 85 gru fra le quali predominano le elettriche; i fondali sono da 9 a 10 m. Notevole fra i varî bacini il nuovo Alassengutbecken, per le merci alla rinfusa, dotato di 3 elevatori per il carbone della potenzialità oraria di 400.500 tonn.; due elevatori per il minerale alla rinfusa della portata di 15 tonn. ciascuno; uno, di 10 tonn., per i fosfati; la potenzialità annuale di questo arredamento è di 2,5 milioni di tonn. di carbone; di 1 milione di tonn. di minerali e fosfato. Nel porto vi è una zona franca (superficie acquea: 7 ettari; terreni: 15.157 ettari) la quale, però, per i suoi regolamenti, ha in pratica una funzione non molto dissimile da quella dei magazzini generali. Cosicché non si può dire che la zona predetta abbia molto influito sullo sviluppo del traffico internazionale a Danzica.

Nel decennio 1871-80 lo scambio delle merci era ancora modesto, aggirandosi sulle 820 mila tonnellate, distribuite in parti uguali tra le importazioni e le esportazioni. Nel 1913 lo scambio appariva raddoppiato, essendo salito a 900 mila tonnellate per le importazioni (carbone inglese, ferro della Ruhr, petrolio, sale, macchine) e a 873 mila per le esportazioni (grano russo, zucchero, legname, verso la Scandinavia e l'Inghilterra). Il porto non aveva allora assunto valore internazionale, anche perché il retroterra prussiano era limitato e la Russia appoggiava di preferenza le esportazioni sui porti delle Provincie Baltiche e su Königsberg. Dopo la guerra mondiale il traffico è di molto aumentato per essere Danzica diventata lo sbocco marittimo principale della Polonia, e dopo alcune oscillazioni le importazioni e le esportazioni, che prima della guerra si equivalevano come peso, sono andate stabilizzandosi nel rapporto 1:4. Danzica è ora il terzo porto del Baltico (dopo Copenaghen e Stoccolma) e per scambio di merci è superata, tra i porti tedeschi, soltanto da Amburgo. Il traffico di questi ultimi anni è stato il seguente:

Come valore si hanno squilibrî meno notevoli. Gli scambî maggiori si hanno, per quanto riguarda l'importazione, con la Germania (115 milioni di gulden, 1929), Inghilterra (103), Stati Uniti (73), Danimarca (29), Olanda (27), Svezia (19), Francia (17), per quanto riguarda le esportazioni con l'Inghilterra (108), Germania (50,7), Danimarca (38,6), Svezia (34,7), Belgio (34), Olanda (32). Le importazioni maggiori riguardano metalli e merci metalliche (1929:1.105 mila tonn.), pesce salato (107 mila), concimi e prodotti chimici (300 mila), quindi coloniali, tabacco e altro. Fra le esportazioni ha di gran lunga la prevalenza il carbone (5321 mila tonn.), quindi il legno (583 mila) e lo zucchero (211 mila), i cereali (250 mila) le sementi e il bestiame.

Come numero di navi nel 1929 (e così nei due anni precedenti) ne sono entrate e uscite intorno a 6000; per tonnellaggio è al primo posto la bandiera tedesca (23,4), quindi la norvegese (18,5), danese (18,3), inglese (6,9), svedese (6,3), polacca (5,8); prima della guerra mondiale competeva il 53,5 del traffico alla bandiera tedesca, seguita dalla svedese (11,2), dall'inglese (8,4), dalla danese (6).

Danzica possiede 75 navi con 148.372 tonn. di stazza. Scarso è il traffico dei passeggeri (importante solo con Swinemünde e col vicino Pillau); notevole invece il transito di emigranti, soprattutto polacchi (in media 25-30 mila all'anno). Lo sviluppo su territorio polacco del nuovo porto di Gdynia (50 mila ab.), che dista da Danzica solo 15 km. in direzione NO. non ha per ora danneggiato molto, per quanto riguarda il movimento delle merci, quest'ultima città. Si nota però sempre più la dannosa tendenza di far passare per Danzica le merci più pesanti e ingombranti, mentre i cereali e gli altri prodotti di maggior valore sono diretti di preferenza verso Gdynia. La concorrenza di Gdynia è agevolata dal fatto che questo è un porto meno caro (basse tariffe ferroviarie, salarî minori); il suo sviluppo, data la sua posizione tra due colline, non potrà tuttavia essere illimitato e non è improbabile che le correnti possano produrre un insabbiamento: sicché è prevedibile, dato anche il promettente sviluppo dell'economia polacca, che i due porti potranno coesistere. La rete ferroviaria che legava direttamente Danzica a Berlino e alle città della Prussia Occidentale e Orientale, si presta meno bene ai rapporti con Varsavia e con gli altri centri della Polonia che prima dipendevano dalla Russia. Danzica ha tuttavia il vantaggio d'essere presso il delta della Vistola, in modo da poter usare anche la via fluviale. Con Varsavia, come del resto con Poznań, Berlino, Stettino e Königsberg, Danzica è ora congiunta con un servizio aereo.

Anche l'industria, in parte per l'impulso dato ad essa prima della guerra dal governo tedesco (arsenale: Kaiserliche Wertf, ora International Shipbuilding and Engineering Co.; fabbriche di locomotive), in parte per la favorevole posizione (opifici per pesce in conserva, segherie, distillerie, zuccherifici, mulini) ha avuto un certo sviluppo. In seguito all'unione doganale fra Danzica e la Polonia molte case tedesche hanno impiantato a Danzica delle succursali per lavorare i prodotti in zona franca.

L'istruzione superiore è curata dalla scuola tecnica superiore fondata nel 1904.

Bibl.: W. Geisler, Danzig, ein Siedlungsgeographischer Versuch, Halle 1918 (con bibliografia); E. Keyser, Die Stadt Danzig, Stoccarda e Berlino 1925; P. Sonntag, geologischer Führer durch die Danziger Gegend, Danzica 1910; A. Hirsch, Über die geographische Lage und Entwicklung Danzigs, Königsberg 1912; H. Thomsen, Danzig als Handelshafen, Danzica 1918; Wirtschaftspolitische Stellung und weltwirtschaftliche Bedeutung der Freien Stadt Danzig, Danzica 1923; Entwicklung und Stand der Landwirtschaft im Gebiete der Freien Stadt, Danzica 1924; Beiträge zur Natur- und Landeskunde der Freien Stat Danzig, Danzica 1926; Ville Libre de Dantzig; rapport général du Haut Commissaire, Ginevra 1930; e per la parte statistica: Staatshandbuch der Freien Stadt Danzig, Danzica 1926 (con ampia bibliografia) e Danziger Statist. Taschenbuch, Danzica 1930.

Monumenti. - Danzica ha carattere architettonico omogeneo a cagione del suo tardo, ma rapido sviluppo, che in sostanza coincide col periodo dell'Ordine teutonico e anseatico (sec. XIV). Le costruzioni gotiche a mattoni vi ebbero favore fino al sec. XVI, e, insieme con le numerosissime case dei secoli XVI e XVII che si conservano, dànno alla città la sua fisionomia. Tra le chiese va ricordata la parrocchiale di S. Maria (1343-79), ampliata nel sec. XV, vasta costruzione col corpo centrale, il transetto e il coro a tre navate di uguali dimensioni. Ognuna delle tre navate ha un tetto a due spioventi, particolarità delle chiese di stile gotico tardo a Danzica. Dell'interno, ricco di buoni altari intagliati dei secoli XV e XVI, di pulpiti, statue, ecc., ricordiamo il Giudizio universale di Hans Memling. In contrasto con l'aspetto raccolto di S. Maria, la chiesa di S. Caterina, nella città vecchia, del sec. XV, ha un aspetto pittoresco coi suoi frontoni (secoli XV e XVI) e con le torri. Delle molte altre chiese di Danzica vanno ricordate quella cattolica di S. Nicola (secoli XIV-XV) e quella della Trinità (seconda metà del sec. XV). Tra gli edifici civili primeggia il palazzo municipale (1379-82), di forma rettangolare, con una torre quadrata che fu notevolmente ampliata nel sec. XV, decorato nell'interno con ricchi intagli in legno. Nel 1476-81 fu ricostruita la "Corte d'Artù" (Artushof), che, col palazzo municipale, domina il Langer Markt; il suo ricchissimo arredamento interno è prezioso per la storia dell'arte industriale. Assai bene conservate sono le fortificazioni della città (secoli XV e XVI), trasformate ora in giardini e in parte in abitazioni.

Bibl.: A. Griselbach, Danzig (Stätten der Kultur), Lipsia 1908; C. Gurlitt, Danzig (Historische Städtebilder, III), Berlino 1910; G. Bang, Danzigs Kunst und Kultur im 16. und 17. Jahrh., Francoforte sul M. 1910; A. Lindner, Danzig (Berühmte Kunststätten), Lipsia 1913, e in Monographien dentscher Städte, Lipsia 1913; F. Fischer, Danzig, in Deutschlands Städtebau, Berlino 1924; E. Gall, Die Marienkirche zu Danzig, Burg 1926; G. Dehio, Handb. d. deutschen Kunstdenkm., II, Berlino 1926, pp. 98-114; E. Keyser, Danzigs, Geschichte, 2ª ed., Danzica 1928.

V. tavv. CVII-CX.

Storia. - Il primo ricordo storico della città, che doveva, per la sua posizione alle foci della Vistola, diventare lo sbocco principale del commercio della Polonia nel Baltico, non risale che al 997, quando di essa si parla col nome di Gidania nella storia delle missioni di Adalberto, vescovo di Praga, che in quell'anno vi predicò e diffuse il cristianesimo. La città dové raggiungere presto una certa importanza, se un secolo e mezzo più tardi, in un documento del 1147, essa è designata come capoluogo del ducato di Pomerania. Fortificata nel sec. XII dal duca Sobislao, è esposta per tutto il sec. XIII, in un periodo cioè in cui tutte le regioni baltiche dall'Oder alla Düna non riescono a trovare uno stabile assetto politico, a frequenti mutamenti di dominio, contesa com'è fra il duca di Pomerania, il re di Danimarca, i Prussiani, l'Ordine teutonico, i Brandeburghesi, il re di Polonia, che di volta in volta, sempre per brevi periodi, riescono ad affermare la loro sovranità finché l'Ordine teutonico riesce a eliminare tutti gli altri rivali e a mantenere il dominio sulla città dal 1309 al 1454

In realtà questa incertezza e questi frequenti trapassi del potere sovrano dovettero favorire lo sviluppo dell'autonomia cittadina, che si afferma appunto nel periodo del dominio dell'Ordine teutonico. È questo infatti il periodo del maggiore sviluppo e della maggiore floridezza della città, attestato anche dalle numerose costruzioni, che risalgono appunto alla seconda metà del Trecento. Danzica ha un artigianato specializzato, organizzato in corporazioni e agitato da lotte fra maestri e artigiani; una propria marina mercantile, che esercita una notevole attività in tutto il Baltico; e un'organizzazione militare autonoma, con cui la città può partecipare a numerose guerre in Prussia e in Svezia. Danzica aderisce nel 1361 alla Lega Anseatica, e ne diventa anzi, con Amburgo, Lubecca e Stettino, uno dei centri principali, raggiungendo una coscienza della propria forza e dei proprî diritti, che le permette di tener testa all'Ordine teutonico, e di ribellarglisi apertamente quando esso minaccia la sua autonomia e i suoi commerci: nel 1454 Danzica si proclama libera e distrugge la fortezza che l'Ordine aveva costruito nella città vecchia per dominarla.

In un periodo, però, in cui si andavano costituendo sulle rive del Baltico forti dominî territoriali, la città non può contare sulle sole sue forze, e allora si pone sotto il protettorato del re di Polonia, sotto il quale resterà per più di tre secoli, dal 1454 al 1772, limitandosi a garantire la propria autonomia col privilegio che essa ottiene da re Casimiro IV, col quale è riconosciuta a Danzica la condizione di "città libera" il diritto di nominare i proprî ufficiali, e di esercitare la giurisdizione piena, secondo un proprio statuto, non solo sulla città, ma sopra un distretto abbastanza esteso, il quale comprende più di 40 villaggi; la piena franchigia da ogni dazio e tributo del regno; il diritto di batter moneta, di tenere una propria guarnigione, e di far guerra e pace; di essere rappresentata alla dieta di Polonia e di partecipare all'elezione del re. La sovranità della Polonia sta solo nel diritto del re di avere un proprio rappresentante, il burgravio, nel consiglio cittadino.

L'autonomia o anzi il distacco dal regno si accentuano col rapido accoglimento della Riforma luterana e col riconoscimento, da parte del re, della piena libertà religiosa.

Ma nel tempo stesso che la città, in maggioranza tedesca e luterana, assicura e consolida la sua autonomia, facendosi forte dei grandi vantaggi economici che essa può offrire a tutto il regno di Polonia per i suoi commerci con l'estero, la sua marina mercantile perde rapidamente la sua antica floridezza di fronte alla minacciosa concorrenza degli Olandesi. È vero che attraverso Danzica, che seguitò ad essere il primo porto per l'esportazione dei cereali delle Provincie Baltiche, uscivano annualmente, ancora nel sec. XVIII, circa 600.000 quintali di grano; ma questa esportazione era fatta, quasi esclusivamente, da navi olandesi e per conto di mercanti olandesi. I Tedeschi non esercitavano più il commercio per proprio conto, ma vi partecipavano soltanto come commissionarî, come agenti o fattori degli Olandesi e degl'Inglesi. Ai mercanti infatti dei Paesi Bassi, a cui vecchi trattati con Danzica assicuravano il trattamento della nazione più favorita, si erano aggiunti dopo la fine del Seicento gl'Inglesi che anzi, secondo i loro rivali, vi avrebbero goduto di particolari vantaggi.

La decadenza di Danzica fu però aggravata da cause politiche: dall'aver dovuto essa trovarsi immischiata nelle guerre di religione, nella guerra dei Trent'anni, e nelle guerre per la successione al trono di Polonia, per cui la città dové subire varî assedî e fu talvolta occupata e sottoposta a gravi tributi.

Dopo la prima spartizione della Polonia, nel 1772, Danzica conservò ancora la sua condizione di città libera, ma nel 1793 essa fu definitivamente annessa alla Prussia, seguitando a far parte di questo regno fino al 1919, tolta la breve parentesi del periodo napoleonico (1807-1814), in cui le era stata nuovamente riconosciuta la vecchia franchigia dopo aver subito un assedio (1806), che fruttò al maresciallo Lefèbvre il titolo di duca di Danzica.

Bibl.: H. Wistulanus, Geschichte der Stadt Danzig, Danzica 1891; P. Simson, Geschichte der Stadt Danzig (in 4 voll.), Danzica 1914-1918; E. Keyser, Danzigs Geschichte, 2ª ed., Danzica 1928; H. Bauer e W. Millack, Danzigs Handel in Vergangenheit und Gegenwart, Danzica 1925.

Lo stato di Danzica.

Lo stato di Danzica è inferiore per superficie (1892,9 kmq.) al Lussemburgo (2586). La densità è di 215 ab. per kmq. Esso confina col mare aperto per 57,7 km., per 121,8 con la Polonia, per 28,2 con la Vistola, per 62,2 col Nogat, per 20,3 col Frisches Haff, per 2,1 col Frische Nehrung. Gran parte del territorio è occupato dal delta della Vistola e del Nogat, con dune nella zona più prossima al mare, terreni paludosi (ted. Werder) nelle zone deltizie che sono in molti luoghi difese da dighe, trovandosi sotto il livello del mare. La parte occidentale (Danziger Höhe) è occupata da colline, in gran parte ricoperte da depositi della glaciazione quaternaria (con laghetti e torbiere), assai boscose; presso il confine polacco esse si elevano fino a 270-280 metri. Alcuni corsi d'acqua piccoli ma impetuosi (Recknitz, Kladau, Radaune) confluiscono nella Vistola, azionando mulini e piccoli impianti per la produzione di energia elettrica.

Il territorio si divide amministrativamente in tre distretti (Danziger Höhe, Danziger Niederung, Grosses Werder) e due città (Danziga e Zoppot, con 30.835 ab. v.). Vi sono in tutto 258 comuni e 14 centri con più di 1000 abitanti. Oltre ai due già ricordati solo Ohra (ab. 13.218) ha una qualche importanza. Lungo la zona costiera, da Zoppot alla foce della Vistola sono alcune frequentate stazioni balneari. Il primo censimento (8 ottobre 1919) ha dato per il territorio una popolazione di 356.740 ab.; il secondo (i febbraio 1923) di 366.730 (aumento annuo del 1,19%, dovuto in gran parte all'incremento della popolazione; nati 23,1 per mille, morti 12,5; incremento annuo 10,6 per mille). Le donne sono il 52,7% della popolazione. La popolazione è per il 96% di parlata tedesca. Nelle colline occidentali vivono alcuni gruppi di Polacchi Cassubi e nella città buon numero di Polacchi e di Russi.

L'utilizzazione agraria del suolo mostra una notevole molteplicità di colture; prevale la coltura dei cereali (129,6 kmq. segale; 123,6 avena; 118,4 frumento; 115,1 orzo), seguono i terreni coltivati a patate (97,4), barbabietole (75,6), piselli (33,9), fagioli (23,1); buona parte del territorio è anche occupata da prati (224,2) e da boschi (165). Il clima mite, oltre allo sviluppo di belle foreste di faggio rosso, permette anche (presso Heiligenbrunn, dove è pure una nota fonte di acqua minerale) che giunga a maturarsi qualche vite. L'allevamento non ha grande importanza, ma è in aumento; il censimento del 2 dicembre 1929 ha contato 33.425 equini, 69.742 bovini, 12.109 capre. L'agricoltura costituisce del resto la professione soltanto del 20,29% delle persone attive; il 34,1% è occupato nell'industria, il 30,9% nel commercio.

Lingua ufficiale dello stato è la tedesca. La bandiera è rossa con due croci bianche disposte verticalmente una sull'altra, sulle quali è una corona gialla. La religione prevalente dello stato è l'evangelica (57,7%) seguita dalla cattolica (36,7%; vi sono inoltre circa 9000 Ebrei, 5600 Mennoniti, 1100 Battisti. Prima della costituzione in città libera il territorio di Danzica apparteneva alle diocesi di Culma e di Ermeland. Nel 1923 esso fu costituito in diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Fino al 1923 la base della circolazione di Danzica fu il marco tedesco, ma il 22 ottobre 1923 la Danziger Centralkasse (provvisoria banca di emissione), emise la nuova unità monetaria, Gulden o fiorino (equivalente a un franco oro e diviso in cento Pfennige), che però entrò in circolazione solo nel dicembre 1924, attraverso la nuova Banca di Danzica. A questa stessa data, in seguito agli accordi presi, anche la lira sterlina (equivalente a 25 gulden) cominciò ad avere libero corso nella città di Danzica. I biglietti in circolazione alla fine del giugno 1929 raggiungevano i 38 milioni di gulden. Il bilancio della città è in pareggio (nel 1929:128.000.000 di gulden di entrata e altrettanti di uscita).

Storia e costituzione. - Alla Conferenza della pace di Parigi il Comitato nazionale polacco aveva chiesto l'incorporazione di Danzica nel nuovo stato polacco da creare, ma il Consiglio supremo, specialmente per opera di Lloyd George, decise di costituirla soltanto in "città libera".

Tale soluzione è stata un'infelice transizione fra gli opposti desiderî di fare, di nuovo, dell'antico porto del Baltico lo sbocco al mare della Polonia e di conservare intatto il carattere tedesco di esso. Non vi ha dubbio, come si è visto, che Danzica è stata fondata da popolazioni slave; che essa ha avuto il suo periodo di splendore e di prosperità, quando, come città libera, è stata unita alla Polonia; che essa è il porto naturale della valle della Vistola; che, dopo la sua annessione alla Prussia, aveva perduto molto della sua importanza commerciale, soprattutto a causa della politica doganale russa. Per contro, bisogna riconoscere che la sua popolazione è ora completamente germanizzata e animata da così vivi sentimenti tedeschi, da esser pronta a sacrificare i suoi stessi interessi materiali.

I rapporti fra la Polonia e Danzica sono stati mal definiti dal trattato di Versailles (28 giugno 1919). La Germania ha ceduto Danzica e il suo territorio alle principali potenze, le quali si sono "impegnate" a farne una città libera sotto la protezione della Società delle nazioni (art. 100 e 102). Il momento, in cui la città libera doveva cominciare ad esistere, non era indicato; si stabiliva però che esso dovesse coincidere con quello dell'entrata in vigore di una speciale convenzione che la Polonia e Danzica dovevano concludere, con l'assistenza delle principali potenze, per regolare i loro rapporti fondamentali (art. 104) e specialmente:1. per stabilire l'unione doganale; 2. per assicurare alla Polonia, senza nessuna restrizione, il libero uso e il servizio dei corsi d'acqua, dei magazzini, dei bacini, delle banchine e di ogni altro impianto della città libera, necessarî per le importazioni e le esportazioni della Polonia; 3. per assicurare alla Polonia il controllo e l'amministrazione della Vistola, di tutta la rete ferrroviaria sul territorio della città libera, nonché il controllo e l'amministrazione delle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche fra la Polonia e il porto di Danzica; 4. per assicurare alla Polonia il diritto di sviluppare e migliorare gl'impianti portuali e i mezzi di comunicazione; 5. per provvedere a che, nella città libera, non si facesse nessuna distinzione a danno dei Polacchi; 6. per far assicurare dal governo polacco la trattazione degli affari esteri della città libera e la protezione all'estero dei cittadini di essa. Era difficile dedurre chiaramente che relazione giuridica dovesse correre fra la Polonia e Danzica: la prima sosteneva di avere l'alta sovranità, la seconda lo contestava. Finalmente il 9 novembre 1920 entrambi conclusero a Parigi una convenzione, la quale riconobbe esplicitamente che la rappresentanza diplomatica della città libera spetta al governo polacco, stabilì l'unione doganale, costituì un "Consiglio del porto e delle vie d'acqua di Danzica". Il 15 novembre successivo, Danzica fu dichiarata città libera. La questione della difesa militare di Danzica fu allora stralciata; ma con la decisione del 22 giugno 1921 il consiglio della Società delle nazioni dichiarò che la Polonia è particolarmente designata per assicurare eventualmente la difesa terrestre e il mantenimento dell'ordine sul territorio della città libera nel caso in cui le forze locali di polizia fossero insuflicienti.

La Società delle nazioni è rappresentata a Danzica da un alto commissario, il quale è incaricato di giudicare in prima istanza su tutte le controversie fra la città libera e la Polonia: contro i suoi deliberati è possibile ricorrere in seconda istanza alla Società delle nazioni. Finora gli alti commissarî sono stati Tower (1920); Strutt (1920); Attolico (1920-21); Haking (1921-23); Mac Donnell (1923-26); van Hamel (1926-29); Gravina (1929 in poi).

La costituzione della città libera, votata dall'Assemblea costituente l'11 agosto 1920, approvata dall'alto commissario l'11 maggio 1922, è stata promulgata il 14 giugno seguente: non può essere modificata che col consenso della Società delle nazioni. Infatti, occorse (9 settembre 1930) l'intervento del Consiglio della Società delle Nazioni per l'approvazione di un progetto di legge già adottato dall'Assemblea popolare della Città libera che apportava alcune modifiche alla costituzione del 1922.

Secondo questo nuovo ordinamento un'Assemblea popolare (Volkstag) composta di 72 membri eletti per quattro anni a suffragio eguale, diretto e segreto dai cittadini di ambo i sessi ha il potere legislativo; essa può essere disciolta, prima della fine della legislatura solamente per mezzo di una decisione dell'Assemblea stessa o di un referendum che può essere indetto anche su domanda del Senato, cui compete il potere esecutivo. Esso si compone di un presidente, di un vicepresidente e di 10 membri eletti dall'Assemblea popolare per una durata indeterminata. Al presidente e a 4 membri che sono retribuiti, spettano le funzioni di governo.

Bibl.: F. Tommasini, La risurrezione della Polonia, Milano 1925; C. Smogorzewski, La Pologne restaurée, Parigi 1927; P. Roth, Die Entstehung des polnischen Staates, Berlino 1926; H.A. Harder, Danzig, Polen und der Völkerbund, Berlino 1928.

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