MAESTRINI, Dario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAESTRINI, Dario

Italo Farnetani

Primo dei tre figli di Geremia, proprietario di una cava di ghiaia, e di Ester Monni, nacque a Colle Umberto I, presso Perugia, il 3 marzo 1886. Superati gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Perugia e negli anni del corso cominciò a frequentare come allievo interno l'istituto di fisiologia diretto da D. Axenfeld, di cui in seguito divenne assistente. Conseguita la laurea nel 1912, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Pisa, dove si laureò a pieni voti e con lode il 17 luglio 1914. Nel frattempo, dopo la morte di Axenfeld, dal 1 maggio 1913 era divenuto assistente ordinario della cattedra di fisiologia dell'Università di Genova diretta da V. Grandis: ricoprì tale ruolo fino al 15 ott. 1915 e il 14 nov. 1916 conseguì la libera docenza in fisiologia. Chiamato a servire nell'Esercito come ufficiale medico durante il conflitto mondiale, dal 13 apr. 1916 diresse ospedali militari dislocati in prima linea lungo l'Isonzo e il Piave. Nell'aprile 1919 fu chiamato a esercitare le funzioni di aiuto presso l'istituto di fisiologia umana dell'Università di Roma diretto da S. Baglioni, dove rimase fino al 1924.

In quegli anni il M. svolse un'intensa attività di ricerca, dedicandosi in modo particolare allo studio del cuore. Nella sua indagine sulla costituzione e la fisiologia del cuore, avviata quando era ancora studente, mise in evidenza alcune analogie di ordine chimico e funzionale tra fibrocellule muscolari del ventricolo cardiaco e muscoli scheletrici flessori, nonché la minore quantità di fibre contrattili e quella più abbondante di tessuto elastico e fibrillare presenti nella parete dell'atrio, causa della tendenza di questa sezione del cuore a dilatarsi più che a ipertrofizzarsi (Il cuore considerato dal punto di vista chimico e funzionale come un sistema di muscoli antagonisti, in Annali della facoltà di medicina. Organo ufficiale dell'Acc. medica di Perugia, s. 4, I [1911], pp. 95-113; Su alcune particolarità strutturali dei varii segmenti cardiaci, in Pathologica, VII [1915], pp. 238-243; Sulla composizione chimica dei varii segmenti cardiaci, ibid., pp. 269-276); quindi, inserendosi in una questione scientifica molto dibattuta con esperimenti sul cuore di chiocciola e con una serie di 19 osservazioni sul cuore di rana, condotte dal 13 nov. 1914 al 2 marzo 1915, poté dimostrare il rapporto diretto tra il volume di sangue contenuto nelle cavità cardiache e l'energia contrattile del cuore e conseguentemente come, entro certi limiti, l'allungamento delle fibre cardiache, causa della dilatazione del cuore, corrisponda a una maggiore energia contrattile (Sulla genesi dell'automatismo cardiaco, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, XX [1915], pp. 467-480; L'influenza del peso sulla corrente d'azione del cuore di rana, ibid., pp. 506-513; Sugli effetti consecutivi all'applicazione della cocaina e dell'anodo sul seno cardiaco della chiocciola, ibid., pp. 567-573). Egli poteva così formulare la sua "nuova legge del cuore: lunghezza-contrattilità", contestando con valide argomentazioni la concezione di quanti identificavano nella dilatazione del cuore sempre e soltanto un evento patologico (Sulla così detta "legge del cuore", in Bull. della R. Acc. medica di Roma, IL [1922-23], pp. 185-188; Sulla così detta "legge del cuore", in Arch. di fisiologia, XXI [1923], pp. 427-451; La legge del "lavoro del cuore" dimostrata mediante uno speciale preparato cardiaco (preparato cardio-vascolare) ed un nuovo apparecchio, atto al suo funzionamento, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, XXXVI [1923], pp. 33-36, 49-55, 65-75, 81-87, 97-105, 113-120; La loi du "travail du coeur", in Archives italiennes de biologie, LXXIII [1924], pp. 210-222). Ricevette lusinghieri apprezzamenti da fisiologi e clinici italiani e stranieri, tra i quali N. Pende, C. Frugoni, C.H. Richet, J. Demoor; alle stesse conclusioni giunse tre anni più tardi E.H. Starling (che tuttavia in una lettera del 9 maggio 1923 riconobbe la priorità dell'enunciazione del M.), pubblicando a Londra, nel 1918, The law of the heart: per l'autorità di cui Starling godeva nella comunità scientifica internazionale, si parlò subito di "legge di Starling" e solo in Italia fu definita "legge di Maestrini-Starling". Presso l'istituto di fisiologia di Baglioni il M. condusse alcune ricerche di biochimica (Contributo alla conoscenza degli enzimi, I, Amilasi dell'orzo germogliato, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, XXVIII [1919], 2, pp. 393 s.; II, La proteasi e la lipasi dell'orzo germogliato, ibid., pp. 456-458; III, L'invertasi ed altri fermenti dell'orzo germogliato, ibid., pp. 509-511; L'azione di alcune sostanze alimentari sull'attività della ptialina in ambiente acido, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XLVII [1920-21], pp. 278-310; Sulla ricomparsa del potere amilolitico della saliva umana dopo ebollizione, ibid., XLVIII [1921-22], pp. 216-227; Contributo alla conoscenza degli enzimi nell'urina umana normale e patologica con speciale riguardo al diabete ed al morbo di Addison, in Arch. di fisiologia, XXI [1923], pp. 69-98) e nel 1923 pubblicò a Roma la monografia Cardiografia ed elettrocardiografia: angiografia.

Nonostante la sua brillante attività scientifica e gli importanti lavori pubblicati il M. non riuscì a vincere i concorsi per le cattedre di fisiologia delle Università di Messina e di Ferrara: lasciò allora il mondo accademico per avviarsi alla carriera ospedaliera. Superati i relativi concorsi, nel 1924 fu per brevi periodi primario medico e direttore sanitario degli ospedali di Montalfaro, presso Ascoli Piceno, e di Chioggia, dove diresse anche il dispensario antitubercolare; nello stesso periodo fece anche parte del Consiglio direttivo del Consorzio provinciale antitubercolare di Venezia. Il 2 febbr. 1925 divenne primario medico e direttore sanitario dell'ospedale civile S. Antonio di Teramo, allora gestito dalla Congrega di carità, che riorganizzò in modo radicale: istituì un reparto per i malati di tubercolosi, realizzando un ambulatorio che sarebbe divenuto il dispensario antitubercolare, rese autonomo il laboratorio di analisi, inaugurò un nuovo reparto di medicina e, in collaborazione con il collega chirurgo, adeguò ai moderni indirizzi i sistemi terapeutici. Nel frattempo conseguiva due altre libere docenze, in tisiologia il 27 dic. 1930 e in patologia speciale medica il 24 sett. 1932.

Passato alle dipendenze dell'Istituto nazionale fascista della previdenza sociale (INFPS) il 1 genn. 1935, diresse l'ospedale sanatoriale di Gorizia fino al successivo 31 luglio, per assumere, dal 1 agosto, la direzione dell'ospedale sanatoriale Garbasso di Arezzo, che era stato inaugurato il 26 marzo 1933 e disponeva di 265 posti letto.

La sua attività ospedaliera fu caratterizzata da un costante impegno clinico e scientifico soprattutto nei settori della cardiologia e della tisiologia, ai quali dedicò ancora numerose pubblicazioni. In particolare studiò con attenzione pazienti portatori di cardiopatia mitralica scompensata e pazienti sofferenti di pericardite costrittiva, mettendo in evidenza al letto del malato la validità della "legge del cuore" secondo la quale l'organo malato risponde alla distensione con l'aumento dell'energia contrattile finché le sue fibre rimangono efficienti (La "legge del cuore" in clinica, in Cuore e circolazione, IX [1925], pp. 506-513; La legge del cuore in clinica, in Atti del XLVI Congresso della Società italiana di medicina interna. Volume comunicazioni, Roma 1942, pp. 62-70; Lezione di cardiologia all'istituto di patologia medica dell'Università di Roma (20 maggio 1949), in Policlinico, sez. pratica, LVIII [1951], pp. 939-945); pubblicò importanti lavori sulla patologia cardiaca e circolatoria (tra i quali la monografia Il cuore del tubercoloso: studio morfologico, clinico ed anatomopatologico [Roma 1930], e gli articoli: Ancora sulle cosiddette "contrazioni insufficienti del cuore in scompenso", in Policlinico, sez. pratica, LVIII [1951], pp. 257-266; Sulla importanza dell'alterato ricambio organico (fatica), della struttura e dello stato colloidale della fibra, per la genesi delle cosiddette contrazioni "piccole, insufficienti del cuore in scompenso", ibid., pp. 935-945); individuò nella dolorabilità nella zona della fossetta sopraclavicolare minore un nuovo segno clinico indicante la compromissione tubercolare dell'apice del polmone (Su un nuovo segno della tubercolosi polmonare incipiente e sulla sua interpretazione patogenetica, ibid., XXXII [1925], pp. 1593-1598; Ancora sulla "dolorabilità della fossetta sopra-clavicolare minore" come segno precoce d'apicite iniziale e sul "segno sternoclaveare", in Bull. e atti della R. Acc. medica di Roma, LIII [1927], pp. 77-81), descrisse lo studio clinico e radiologico di interessanti casi di tubercolosi polmonare (Stasi polmonare e tubercolosi, in Rinascenza medica, XIII [1936], pp. 187-191) e introdusse nella terapia della peritonite tubercolare essudativa il nuovo metodo dell'ossipneumoperitoneo (Intorno ad un nuovo metodo di cura della peritonite tubercolare essudativa (pneumoperitoneo), in La Riforma medica, XLI [1925], pp. 827 s.; Sull'azione dell'ossigeno nella peritonite tubercolare essudativa, ibid., XLII [1926], pp. 892-894; Su alcuni fattori di guarigione della peritonite tubercolare essudativa in seguito all'insufflazione di ossigeno, in Bull. e atti della R. Acc. medica di Roma, LIII [1927], pp. 82-86).

Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel marzo 1951, continuò a esercitare privatamente la cardiologia ad Arezzo e fino all'età di 80 anni prestò la propria opera di consulente medico presso l'ospedale di terza categoria Vittorio Emanuele III di Bibbiena.

In varie pubblicazioni tornò ancora sulla legge del cuore sia per riaffermarne la validità, sia per studiarne nuove applicazioni, sempre comunque rivendicandone la priorità dell'enunciazione: La legge del cuore in biologia e in clinica, in Minerva medica, XLII (1951), pp. 857-864; La legge del cuore dalla sua scoperta a oggi, ibid., IL (1958), pp. 28-36; Variazioni di volume e di dinamica cardiaca in clinica esaminate alla luce della "legge del cuore", in Minerva cardioangiologica, VI (1958), pp. 657-667; S. Baglioni e la legge del cuore, in Policlinico, sez. pratica, LXVI (1959), pp. 224-230. Nel 1963, considerando eccessiva la distanza delle prime due derivazioni dell'elettrocardiogramma dal cuore destro, introdusse nella pratica elettrocardiografica una serie di nuove derivazioni più idonee a rilevarne la funzione, che chiamò "elettrocardiogramma destro" (Basi scientifiche ed applicazioni cliniche di un "nuovo E.C.G. destro" (V31, VE, VE1, VE2), in Policlinico, sez. medica, LXX [1963], pp. 96-112), suscitando tra i clinici notevole interesse e vivaci discussioni. Tracciò un bilancio della propria attività scientifica nel volume Nuove vedute e nuove realtà di cardiologia 1911-1967 (Roma 1967, con prefaz. di C. Frugoni), ed espose un'estrema difesa della sua opera e una sorta di testamento spirituale nell'articolo La legge del cuore, in Policlinico, sez. pratica, LXXXI (1974), pp. 173-184. Negli ultimi mesi della sua vita ebbe la tardiva soddisfazione di veder riconosciuta solennemente la priorità della sua scoperta in due note apparse su un'autorevole rivista britannica che proponevano la definitiva denominazione di "legge di Maestrini-Starling": F. Pezza, The law of the heart, in The Lancet, 1974, n. 2, p. 1272; Anyone read the Lancet?, ibid., p. 1506.

Il M. fece parte dell'Accademia medica di Roma e dell'Accademia delle scienze di Roma, della quale fu presidente della sezione scienze. Consulente tecnico dell'Istituto nazionale delle invenzioni, fu insignito di varie decorazioni: la medaglia d'oro della Croce rossa italiana per l'attività svolta come ufficiale medico nella prima guerra mondiale, la medaglia d'oro al merito 1970 dell'Accademia delle scienze di Roma, la medaglia d'oro di operosità scientifica dell'Ordine dei medici di Arezzo, la medaglia d'oro del governatore della Banca d'Italia per l'ultraventennale servizio prestato in qualità di consigliere delegato esemplare, la medaglia d'argento "Forlanini" dell'Associazione contro la tubercolosi.

Sempre schierato su posizioni contrarie al regime fascista, nel 1943 entrò nel Comitato di liberazione nazionale (CLN) e fece parte della brigata "Pio Borri". Assessore all'Igiene e alla Sanità del Comune di Arezzo nella prima giunta costituita dopo la liberazione in rappresentanza del Partito d'azione, nel 1948 fu insignito del titolo di "patriota".

Il M. morì ad Arezzo il 28 ott. 1975.

Aveva sposato Giuseppina Bauzon di Romans di Isonzo, dalla quale ebbe la figlia Anna Maria, morta all'età di 21 anni.

Fonti e Bibl.: Notizie fornite dai familiari. Archivio personale; P. Spadolini, Trattato di fisiologia, I-II, Torino 1946, p. 833; C. Frugoni, Prefazione, in D. Maestrini, Nuove vedute, cit., pp. 1-3; G. Sacino, La "legge del cuore di Maestrini - Starling", in Medicina nei secoli, IV (1967), pp. 46-66; M. Giamperi, Vantaggi e limiti delle derivazioni destre di M. in cardiologia pratica, in Cardiologia pratica, XVII (1967), suppl. 1, pp. 125-145; A. Curina, D. M.: una vita dedicata alla scienza medica, in La Nazione - Cronaca di Arezzo, 3 marzo 1973, p. 6; I. Farnetani, Un mistero nel cuore, in Corriere medico, 28-29 sett. 1989, p. 13; Id., 75 anniversario della scoperta della "legge del cuore" di D. M., in Corcianonotizie, II (1991), aprile, p. 4; Farnetani ricorda M., medico del cuore, in La Nazione - Cronaca di Arezzo, 27 ott. 2000, p. 11; M. Pandolfi - I. Farnetani, "Fuori dalla legge!", in Cuore e salute, XIV (2001), pp. 55-58; M. Mazzoni, Storia sociale e sanitaria della tubercolosi a Teramo, in Notizie della Delfico, XV (2001), pp. 25-28; I. Farnetani, D. M., mancato premio Nobel, in Notizie di storia, III (2001), pp. 7-9; Id., M. OK, ospedale KO, ibid., IV (2002), p. 42; I. Farnetani - F. Farnetani, È ad Arezzo il giallo della "legge di Maestrini - Starling", in Cesalpino, I (2002), pp. 57-62; S. Fardelli, Ha scritto la legge del cuore, in Corriere dell'Umbria, 23 apr. 2003, p. 22; I. Farnetani, L'ospedale Garbasso: un centro di eccellenza nazionale, in 1928-1970. Fotogrammi di storia di Arezzo e della sua gente, a cura di A. Neri, Arezzo 2005, p. [30]; Panorama biografico degli italiani di oggi, a cura di G. Vaccaro, II, Roma 1956, p. 901; Enc. delle scienze e delle tecniche, f. 36, Firenze 1964, p. 23; Grande Diz. enciclopedico UTET, XI, Torino 1969, p. 671.

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