NICCODEMI, Dario

Enciclopedia Italiana (1934)

NICCODEMI, Dario

Silvio D'Amico

Commediografo, nato a Livorno il 27 gennaio 1874, morto a Roma il 24 settembre 1934. Passò l'infanzia e l'adolescenza a Buenos Aires, dove non ancora ventenne cominciò a scrivere cronache teatrali su giornali argentini, e, poco dopo, due commedie in lingua spagnola, Duda suprema e Por la vida. Nel 1900 l'attrice parigina Réjane, venuta in tournée in quella città, lo condusse come suo segretario a Parigi; dove egli rimase fino alla guerra mondiale traducendo e adattando per l'attrice lavori italiani (La locandiera di Goldoni, La figlia di Jefte di Cavallotti), e scrivendo per lei e per altri interpreti drammi originali in lingua francese: Suzeraine (1908); La flamme (1910); Le refuge (1911); L'aigrette (1912); Les requins (1913). Seguirono altri drammi in italiano: L'ombra (1915, il più lodato); Scampolo (1915, il più rappresentato); La piccina (1915, in collaborazione con Yves Mirande); i drammi "di guerra": La nemica (1916), Il Titano (1916), Prete Pero (1918), La volata (1918); e poi ancora La maestrina (1918); Acidalia (1919, scherzo alla moda dei "grotteschi" del tempo); L'alba, il giorno e la notte (1921, gioco di virtuosismo dialogico fra due soli personaggi in 3 atti, ch'ebbe grande successo); La casa segreta (1924); La Madonna (1927); Il Principe (1929).

Drammaturgo che predilige conflitti secchi e violenti, fra personaggi di quel mondo plutocratico, arido e sensuale che intorno agli anni della guerra mondiale e specie subito dopo molto pubblico vagheggiò con compiacimento a teatro e nel cinematografo, il N. ricorda spesso la maniera del Bernstein e, nei motivi comici, quella del Bracco. In quel periodo, egli fu l'autore italiano forse più rappresentato in Italia e all'estero. Occupò per alcuni anni il seggio di presidente della Società italiana degli autori. Nel 1921 creò e diresse per circa dieci anni una compagnia drammatica che non solo in Italia, ma anche in Spagna, in Egitto, e più volte nell'America latina, fu pregiata come la migliore fra le italiane del tempo per affiatamento ed eleganza. Scrisse anche due romanzi, Il romanzo di Scampolo (Milano, 1917) e La morte in maschera (Milano 1920); due libretti d'opera, uno tratto da Scampolo per la musica del Camussi, e La Ghibellina per la musica di R. Bianchi; e raccolse in tre volumi intitolati Teatrino una serie di leggieri atti unici: Lettera smarrita, Il Poeta, Festa di beneficenza, Fricchi, Le tre Grazie, L'incognita, Scena vuota, La pelliccia, Natale (Milano 1922 e segg.).