FORTINI, Davide

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FORTINI, Davide

Giuseppe La Tosa

Non si conosce la data di nascita di questo architetto, originario di San Casciano in Val di Pesa (Lamberini, 1990), esperto di ingegneria idraulica, attivo in Toscana dal quinto decennio del Cinquecento alla fine del secolo. Figlio di un Raffaello, fu genero del Tribolo (Niccolò Pericoli), di cui sposò la figlia maggiore Dianora, e iniziò la sua carriera lavorando sotto la guida del suocero.

Con il Tribolo collaborò, a partire dal 1450 circa, alla costruzione per Cosimo I de' Medici della villa di Castello, dove continuò a lavorare anche dopo la morte del Tribolo avvenuta nel settembre 1550, dirigendo il cantiere fino al 1554 quando subentrò G. Vasari. Nel 1549, sempre con il suocero, aveva lavorato alle scuderie della villa di Poggio a Caiano. Molto probabilmente il progetto della villa è del Tribolo, ma fu il F. a portare avanti il cantiere e a prendere le decisioni sui materiali e i metodi costruttivi.

Intorno al 1550 entrò nella magistratura dei Capitani di parte guelfa come capomastro, svolgendo prevalentemente la funzione di difensore degli interessi ducali nelle controversie (Borsi, 1993, p. 32). Nella magistratura rimase per oltre trent'anni, fatta eccezione per un periodo tra il 1581 e il gennaio 1582, quando fu licenziato per un errore e fu riammesso dopo una supplica a Francesco I de' Medici.

Dal 1550 al 1560 fu ufficialmente responsabile dei lavori che si andavano attuando nel giardino di Boboli. Architetto di quelli alla Grotticina di Madama a Boboli, dal 1554 al 1556, a lui si devono attribuire le varie fasi di costruzione e la scelta dei materiali, se non il progetto vero e proprio, poiché le decisioni venivano prese "dacordo con mastro Davitte" (Baldini Giusti, 1979). Nel 1552, inoltre, aveva eseguito i mezzanini del nucleo centrale di palazzo Pitti (Capecchi, 1993). A partire da questi anni il F. fu più volte impegnato, in qualità di capomastro, a controllare i fiumi del territorio toscano, come conferma Vasari (1568, p. 99). Tra il 1555 e il 1561 è documentato infatti come ingegnere idraulico di Cosimo I (Migliaccio, 1990, p. 68).

Tra il 1555 e il 1556 il F. venne inviato a Prato a verificare le fortificazioni della città e a progettare alcuni bastioni. Suo è il progetto del baluardo di S. Giusto e il restauro degli altri bastioni: S. Chiara, S. Margherita, S. Trinità, quello delle Forche, oltre a quelli del Giudeo e del Bacchiele. Durante uno dei suoi ultimi sopralluoghi alle fortificazioni pratesi decise di abbattere una torre della "fortezza nuova" che si trovava fuori le mura.

Verso la fine del 1559 il F. si occupò del restauro del palazzo di Lari e tra il 1561 e il 1563 lavorò a Serravezza alla costruzione della nuova villa medicea con un ruolo di primo piano anche se non di progettista: si occupò soprattutto delle condotte delle acque, della pescaia, del vivaio.

Nel 1564 il Vasari, incaricato di progettare la chiesa di S. Stefano dei Cavalieri a Pisa, affidò la direzione dei lavori al F., già attivo nella città dal 1562, dove, per ordine del granduca, sovrintendeva a lavori di idraulica e al nuovo arsenale (Migliaccio, 1990, p. 68). Negli stessi anni l'Ordine di S. Stefano gli affidò anche la progettazione del palazzo del Carovana, del palazzetto del Buonomo e della canonica, nonché la sistemazione dell'intera piazza. Alla morte del Vasari il F. continuò da solo a dirigere i lavori a Pisa. Nel 1575 mandò due disegni a Pisa per la costruzione di un sepolcreto per i cavalieri militi e sacerdoti in prossimità della chiesa.

Vicino Pisa, a Caprona, il F. progettò con tutta probabilità, intorno al 1574, la grotta della villa di Appiano (ora Grassi-Mariani). L'opera, che si ispira alla grotticina di Madama a Boboli, esprime esemplarmente le capacità del F. nel raccordare l'ingegneria idraulica e la decorazione plastica.

Nel 1570 iniziò per il F. un periodo di più assiduo lavoro per conto della magistratura dei Fiumi; fu impegnato a verificare, per una piena dell'Arno, i danni subiti al callone di Castelfranco; il suo intervento prevedeva il ripristino del letto del fiume. Nel 1575 su incarico del cardinale Ferdinando de' Medici lavorò al progetto per il prosciugamento della Val di Chiana e per risolvere l'annoso problema della valle propose di nominare un unico provveditore.

Tra il settimo e il nono decennio del Cinquecento fece numerosi interventi nelle maggiori ville medicee.

In particolare a partire dal 1566 diresse i lavori del giardino della villa di Petraia (Acidini, 1992, p. 164). Sempre come capomastro lavorò alla villa di Pratolino, di cui era progettista B. Buontalenti. Nel 1579 venne incaricato insieme con l'agente della strade G. Franciosi di stimare la spesa che occorreva per la messa in opera del lastrico pavimentale intorno al giardino della villa di Poggio a Caiano. Ancora con Buontalenti collaborò alla creazione del lago della villa della Màgia e nel 1587 alla costruzione della villa di Coltano (Pisa; Fara, 1988, pp. 200, 207).

Nel 1580 fu chiamato dai domenicani di S. Maria Novella per la costruzione di un nuovo convento in via della Scala a Firenze.

In quegli anni insieme con il Buontalenti il F. studiò un piano organico dettagliato per il risanamento dell'Arno. Il progetto, presentato al granduca nel 1581, prevedeva la sistemazione di tutti gli argini e periodici saggi e rilievi da porta S. Niccolò, dentro Firenze, fino all'Incisa e alla valle dell'Inferno. Inoltre sotto la revisione e il coordinamento del Buontalenti il F. dovette essere presente negli anni Ottanta nel cantiere del palazzo ducale a Pisa (Fara, 1988, p. 199).

Nel 1586 visitò il Bisenzio sopra Prato per approntare un progetto di restauro per la pescaia del Cavalciotti, che riforniva tutti i mulini e gli edifici industriali pratesi, proponendo un riassetto generale per la valle dell'Ombrone pistoiese, per il Bisenzio di Prato e per la Val di Marina. Il progetto non venne realizzato per la opposizione del Buontalenti. In questi ultimi sopralluoghi lo seguiva il figlio Niccolò.

Non si ha più notizia di suoi interventi a partire dall'ultimo decennio del secolo XVI, periodo cui si suppone debba risalire la morte.

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori scultori ed architettori… (1568), a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, p. 99; G. Guasti, Bibliogr. pratese, Prato 1844, p. 171; M. D'Ayala, Degl'ingegneri militari italiani, in Rivista enciclopedica italiana, IV (1855), p. 113; G. Giani, Prato e la sua fortezza. Dal sec. XI sino ai nostri giorni, Prato 1908, p. 150; K. Frey, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, I, München 1923, ad Indicem; II, ibid. 1930, ad Indicem; B.H. Wiles, Tribolo in his Michelangioles vein, in The Art Bulletin, XIV (1932), p. 69; G. Gentile, Il palazzo e la piazza dei Cavalieri, Bologna 1932, pp. 20, 37 s.; F. Buselli, Palazzo Mediceo a Serravezza, Empoli 1965, pp. 28, 34, 69-71, 175 s., 182-184, 188-190, 247, 249; R. Lugli, Il bastione delle Forche, in Prato. Storia e arte, XII (1971), 32, p. 19; Il castello dell'imperatore a Prato, a cura di F. Gurrieri, Prato 1975, p. 32; Architettura e politica da Cosimo I a Ferdinando I, a cura di G. Spini, Firenze 1976, ad Indicem; L. Baldini Giusti, Grotticina di Madama, in Boll. d'arte, s. 6, LXIV (1979), pp. 93, 96; G. Nuti, Prato nel principato mediceo…, in Storia di Prato, II, Prato 1980, p. 342; G. Pampaloni, Prato nel Cinquecento, in Prato e i Medici nel Cinquecento. Società e cultura (catal.), Roma 1980, p. 24; M.T. Pistorio, Le fortificazioni, ibid., p. 54; P. Ruschi, Prato nel '500: città e mura nell'iconografia, ibid., p. 92; F. Borsi, L'architettura del principe, Firenze 1980, p. 146; G. Salvagnini, G. Mechini architetto di Sua Altezza. Architettura e territorio in Toscana (1580-1620), Firenze 1983, ad Indicem; Prato: storia di una città, a cura di E. Fasano Guerrini, Prato 1986, pp. 14, 694; R.P. Ciardi, Il Cinquecento in scultura a Pisa tra Quattro e Seicento, Pisa 1987, ad Indicem; A. Fara, B. Buontalenti…, Genova 1988, ad Indicem; C. Vasić Vatover, La residenza dei Medici a Pisa nel Cinquecento, in L'architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII Congresso di Storia dell'architettura, Roma…(1988), a cura di G. Spagnesi, Roma 1989, p. 23; E. Karwacka Codini, Piazza dei Cavalieri, Firenze 1989, ad Indicem; L. Migliaccio, Ercole in riva all'Arno: la grotta di villa Grassi…, in Antichità viva, XXIX (1990), 2-3, pp. 68 s.; D. Lamberini, Il principe difeso. Vita e opere di B. Puccini, Firenze 1990, ad Indicem; L. Zangheri, Vasari e la grotta grande, in Boboli '90, Atti del Convegno Internaz. di studi per la salvaguardia e la valorizzazione del giardino, Firenze 1991, p. 398; D. Lamberini, Boboli e l'ingegneria idraulica, ibid., p. 468; A. Rinaldi, Quattro pitaffi sanza le lettere…, ibid., pp. 24, 27; P. Pagliaga - S. Renzoni, Le chiese di…, Pisa 1991, p. 109; E. Tolaini, Pisa, Bari 1992, p. 181; C. Acidini Luchinat - G. Galletti, Le ville e i giardini di Castello e Petraia a Firenze, Pisa 1992, ad Indicem; F. Borsi, Firenze del Cinquecento, Roma 1993, ad Indicem; G. Capecchi, Il giardino di Boboli…, Firenze 1993, pp. 22, 25; C. Conforti, G.Vasari architetto, Milano 1993, pp. 74, 193.

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