Giovenale, Decimo Giunio (lat. D. Iunius Iuvenalis). - Poeta satirico latino (n. Aquino55 d. C. - m. tra 135 e 140 d. C.). A Roma studiò retorica ed esercitò l'eloquenza sotto Domiziano, Nerva e Traiano fino a non molto dopo il 100. La notizia dell'esilio, conservata nella tradizione biografica, appare di difficile collocazione cronologica ed è da alcuni riferita al periodo di Domiziano, come è in un ramo di quella tradizione, da altri al periodo di Adriano, da altri poi è respinta del tutto; a Roma comunque egli dovette trovarsi dal 130 almeno. Alla vita politica attiva G. sembra essere rimasto estraneo. Compose 16 satire, divise (forse dall'autore stesso) in cinque libri: il secondo è costituito dalla sola lunga satira 6a, contro le donne. A questa 6a satira apparterrebbero anche i frammenti scoperti nel 1899 nella biblioteca Bodleiana di Oxford, la cui autenticità è però messa in dubbio da alcuni studiosi. Le satire non poterono certo essere pubblicate finché visse Domiziano, cioè fino all'anno 90: videro probabilmente la luce fra il 101 e il 132. In esse si riflette soprattutto la vita di Roma del periodo della sua giovinezza, quella dei tempi di Domiziano. L'avversione di G. a ogni forma di tirannia e ingiustizia lo portò a rivolgere la sua satira soprattutto contro gli aristocratici e i ricchi, contro i liberti saliti in potenza e contro tutti gli stranieri in genere, specialmente contro i Greci e gli Orientali. Ma i personaggi di qualche importanza contro i quali lanciò i suoi strali erano morti quando egli scrisse. I caratteri della satira di G. sono la violenza, l'invettiva e la declamazione. Egli dice di aver preso a modello Lucilio, ma in lui c'è (e non in Lucilio) esuberanza d'immaginazione, calore di sentimento, passione traboccante. G. ha spiccata tendenza all'iperbole, ma l'esagerazione e la declamazione, che egli deve anche allo studio della retorica, non soffocano una certa sincerità ed efficacia d'espressione (nella I satira, di prologo rispetto alle altre, al v. 78, G. dice infatti: si natura negat, facit indignatio versum) né manca a G. la capacità di cogliere e ritrarre il ridicolo nelle persone e nelle cose, in quadretti talvolta pieni di arguzia e di effetto comico; talvolta anche vibra nei suoi versi una nota soave. Oltre Lucilio, anche Virgilio, Orazio e Marziale, suo contemporaneo e amico, esercitarono notevole influsso sull'arte di Giovenale. La lingua è ricca d'immagini, con un certo colorito arcaico, con largo uso di grecismi e di citazioni greche. Nello stile vi è contrasto fra la ridondanza delle amplificazioni e digressioni e la concisione nelle frasi e nei costrutti, che talora è a scapito della limpidezza. Nella metrica non si discosta, nell'esametro, dall'uso di Orazio delle Epistole, specie per la frequenza di monosillabi in clausola. Non ebbe molti ammiratori nei secc. 2º e 3º, per il gusto dell'arcaismo dominante sotto gli Antonini, per il progressivo oscurarsi della coscienza morale pagana; riebbe voga nell'ultimo periodo dell'Impero, quando la poesia latina ritornò ai suoi grandi modelli. Durante il Medioevo fu tra i più letti, anche nelle scuole, specialmente per le sue sentenze morali (alcune frasi divennero modi di dire abituali: panem et circenses; hoc volo, sic iubeo; quis custodiet ipsos custodes?). Dante lo mise nel Limbo coi poeti più grandi; il Petrarca lo cita assai spesso; l'Umanesimo ne divulgò ampiamente l'opera. Nel sec. 17º i poeti satirici italiani si ispirarono alla sua veemenza, e così poi anche Alfieri nelle sue Satire. Successivamente V. Hugo si ispirò a lui negli Châtiments e Carducci nei Giambi ed Epodi lo citò a modello.
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)
Nacque a Torino il 3 dicembre 1799 da Pietro Vegezzi e da Delfina Cottolengo.
Il padre fu intendente del Tesoro imperiale durante il periodo francese e, con la caduta dell’Impero napoleonico, le condizioni economiche della famiglia peggiorarono.
Dopo una prima fase di formazione in una scuola di lingua ...
Poeta satirico latino, nato ad Aquino nel 55 d.C. circa e morto a Roma dopo il 127. Amato nel Medioevo cristiano per il suo ruvido moralismo, Giovenale, Decimo Giunio, autore di sedici satire sarcastiche e aggressive, conosce un nuovo interesse in età umanistica: all’editio princeps di Ulrich Han (Roma, ...
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)
Nacque presumibilmente a Roma alla fine del XII secolo.
Nel Duecento il MANNETTI, Giovenale fu l'esponente di maggior spicco della sua famiglia. I Mannetti, famiglia romana tanto importante quanto poco nota, costruirono la loro fortuna all'interno del processo di profondo rinnovamento dell'élite cittadina, ...
(Iuvenale). - Sulla base di quanto molti ritengono per Persio (cioè una conoscenza indiretta attraverso citazioni del poeta satirico esistenti in testi molto più tardi e sicuramente noti a D.), uguale sospetto si potrebbe avanzare per Giovenale, anche lui poeta satirico e non molto posteriore a Persio, ...
(D. Iunius Iuvenalis). - Poeta satirico latino del I-II secolo d. C. Nacque ad Aquino tra il 55 e il 60 d. C. Dopo la prima educazione in patria, dove il padre possedeva casa e un podere, e dopo il servizio militare, in cui - se un'iscrizione trovata nel 1846 (Corp. Inscr. lat., X, 5382) si riferisce ...
dècimo agg. num. ord. e s. m. [dal lat. decĭmus, der. di decem «dieci»]. – 1. agg. Che in una serie, in una progressione, viene dopo nove altri (in scrittura numerica 10°, in numeri romani X): il decimo giorno del mese; nel decimo anno della sua vita;...
decimare1 v. tr. [dal lat. decimare, der. di decĭmus «decimo»] (io dècimo, ecc.). – In senso storico, punire i soldati colpevoli di gravi mancanze uccidendone uno ogni dieci (v. decimazione). Oggi solo con sign. estens., ridurre grandemente di numero...