DE ANGELIS, Deiva

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE ANGELIS, Deiva

Mario Quesada

Nacque a Gubbio (Perugia), probabilmente nel 1885.

Rappresenta un caso particolare nella storia della pittura italiana di questo secolo per il valore assoluto delle opere da lei lasciate, per l'esiguo numero di dipinti e disegni conosciuti, per le scarse notizie biografiche, per l'avara bibliografia, per le vicende della sua vita, trascorsa in modo originale e doloroso e finita in modo tragico.

Venuta da una famiglia poverissima, Deiva Terradura si trasferì a Roma, dove per vivere vendette violette a piazza di Spagna e poi diventò modella. Conosciuto quindi, l'acquarellista di lingua inglese William Walcot (nato a Odessa nel 1871), a Roma dal 1903, ne fu amata e condotta in un lungo viaggio a Londra e a Parigi, dove completò la propria istruzione (Bragaglia, 1935; Cremonese, 1960), avviandosi alla pittura. Rientrata a Roma sposò l'avvocato pugliese De Angelis dal quale si separò molto presto; prese a frequentare l'ambiente artistico più avanzato della capitale e incontrò in questo modo Cipriano Efisio Oppo, pittore, disegnatore, illustratore satirico già affermato e in contatto con gli artisti secessionisti residenti nella villa Strohl-Fem, dove egli stesso aveva lo studio. La D. intrecciò con il futuro organizzatore delle attività artistiche della Roma fascista una appassionata relazione sentimentale.

Nel 1913, alla prima Esposizione internazionale d'arte della Secessione, tenutasi nel palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, a Roma, presentò un Ritratto nella sala n. 9 insieme con Pietro Marussig, Elisabeth Chaplin, C. E. Oppo, N. Bertoletti, N. D'Antino e G. Prini.

La D. non figura nella II Secessione romana (1914)., mentre partecipò alla III (1915) con il dipinto Contadino (ripr. in L'Idea nazionale, 21 apr. 1915), esposto nella sala n. 8 insieme con le opere di Pasquarosa (Marcelli Bertoletti), N. Bertoletti, Maria Mancuso, L. Cecchi Pieraccini.

Nell'archivio di F. Ferrazzi è stato rintracciato il catalogo della mostra, appartenuto all'artista Francesco Randone il quale, fra le sue annotazioni, commentava con favore il dipinto della De Angelis. Emilio Cecchi, in un articolo dedicato a C. E. Oppo (in Dedalo, VIII [1927-1928], pp. 696-717),ne sottolineava i modi comuni a quelli della D.: "con nervosa incisività, attizzando e tormentando i contorni, esprimeva uno stato d'animo distaccato e direi quasi stonato...".

Alla IV Secessione romana la D. espose, nella sala n. 9, il maggior numero di dipmti mostrati in pubblico: "... un fascio di Fiori che veramente, per i loro accordi cromatici, sono una simpatica visione, come pure un gruppo di Case ed una Toletta in cui tenta con grande semplicità di mezzi pittorici, di rendere il volume delle cose" (Lancellotti, 1917). Il dipinto Case, datato 1915 (Roma, collez. priv.), è apparso all'esposizione Segni di donna (1984) con il titolo apocrifo Paesaggio urbano.

Questi dipinti, uniti a Bottiglia tonda e bricco, 1915 (Roma, coll. privata), testimoniano "di una personalità d'eccezione e assolutamente in anticipo sulla cultura romana e italiana dell'epoca, caratterizzata da un espressionismo stralunato, elettrico nel colore come nel segno guizzante..." (Vivaldi, 1976).I fermenti polemici e innovativi sui quali s'era sviluppata la Secessione romana, con le sue quattro importanti mostre, venivano raccolti dal critico Carlo Tridenti e dall'architetto Marcello Piacentini, i quali continuavano la polemica nei confronti della tradizionale Società degli amatori e cultori di belle arti; nel giugno del 1918, infatti, presa in affitto la Casina del Pincio, inaugurarono una mostra (la prima di una serie subito interrotta) che vedeva riuniti i nuovi talenti romani: Oppo, la D., Pasquarosa, C. Socrate, A. Spadini, F. Ferrazzi, L. Cecchi Pieraccini, gli scultori A. Selva e A. Biagini, lo xilografo Giorgio Marino e Matilde Festa Piacentini, già presente alle Secessioni e qui autrice di stoffe dipinte.

Piero Scarpa dalle pagine de Il Messaggero (5 giugno 1918) sottolineava la capacità della D. di costruire solidamente un nudo, per masse pittoriche disposte in modo sapiente, con attenzione particolare a sfruttare il colore nelle sue Virtù intrinseche, con rispetto per il tracciato del disegno.

Lasciato Oppo, forse prima del 1918 (Sprovieri, 1983). la D. si legò al pittoreillustratore Giuseppe (Bepi) Fabiano, che sposò poco prima di morire.

Nel 1920 espose alla Famiglia artistica di Milano con il Gruppo romano (Spadini, Oppo, Socrate, N. Pazzini, S. Penagini, E. Luppi e Selva), mostrandovi - secondo il negativo giudizio di Giorgio De Chirico (Il meccanismo del pensiero, Torino 1985, pp. 207 S.) - "alcune tele cataclismiche... sregolate e confuse...". Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921, con due Campagne romane, partecipò all'Esposizione internazionale d'arte moderna di Ginevra in cui figuravano anche Balla, Boccioni, De Chirico, P. Conti, F. Depero, J. Evola, Benvenuto e Ferruccio Ferrazzi, R. Paresce e E. Prampolini. Al Circolo artistico di Roma, nel 1921, espose nella Mostra del ritratto. Nel medesimo anno partecipò alla I Biennale romana dove espose - tra l'altro - l'Autoritratto, Miamadre e Paesaggio, un dipinto, quest'ultimo, arido e rapidamente abbozzato, riprodotto sul numero di aprile del 1921 di Cronache d'attualità.

Fin dal 1918 la D. aveva frequentato la Casa d'arte Bragaglia e il gruppo di artisti, scrittori, poeti riuniti intorno alla galleria che, con quella di E. Prampolini, dominava l'attenzione dell'ambiente romano. Per la rivista pubblicata da A. G. Bragaglia, Cronache d'attualità, la D. disegnò un cospicuo numero di caricature (ad es. quella di Corrado Alvaro sul numero di ottobre del 1922), ritratti, vedute, scene di animali ripresi dal vero. Particolarmente intensa fu questa attività tra il 1921 e il 1922.

Nel 1921, su Cronache d'attualità, la D. pubblicava ventuno disegni per illustrare, sui numeri di aprile e di maggio, un gruppo di liriche e di poesie di Arturo Onofri, gli stessi, poi riuniti nel Volume dello scrittore, Arioso, edito nel giugno 1921 sempre dalla Casa d'arte Bragaglia.

Con esiti di tipo espressionista, la D., usando la matita e la penna con segni spessi, non solo esercitava una esasperazione della linea liberty, ma consumava cognizioni dirette di futurismo (si veda il bellissimo disegno Armature sulnumero di agosto del 1921), cubismo e realismo tedesco, peraltro in sintonia con le scelte della galleria.

Dallo spoglio della rivista è stato possibile dedurre che la D. tenne presso Bragaglia due esposizioni personali: la numero 42, tenutasi nel 1920, e la numero 79 nella prima metà del 1922. A seguito della prima, Aldo Di Lea pubblicò sul numero di gennaio del 1921 di Cronache d'attualità un articolo monografico con la riproduzione dell'Autoritratto, il dipinto forse più famoso tra i pochi noti, ora nella collezione G. Sprovieri di Roma, per il quale si propone quindi una data anteriore alla sua prima pubblicazione (cioè il 1920 almeno).

Il critico, riferendo che la pittrice aveva lo studio a via Angelo Brunetti, dà di lei una descrizione molto colorita: "... nella persona e nei modi, nei pensieri e nel movimento vivido delle frasi ho ritrovato la pittrice con le sue esuberanze e le sue audacie... in questa artista che ha l'aria d'essere l'antesignana di chissà quale bolscevismo pittorico devastatore e sovvertitore, la pioniera d'un avanguardismo erostratico negatore d'ogni e qualsiasi canone d'arte antica e accettata, e bestemmiatore d'ogni catechismo pittorico, c'è invece un religioso quasi feticistico amore per la linea pura del disegno per la salda compagine del dipinto". Tra le opere significative vengono citati l'Autoritratto, appunto, Mia madre, Casina dei carrettieri, Case dall'alto, Carretti e i nudi, opere nelle quali avverte "... sotto quella dovizia di colori, sotto quella ostentazione di s'enfichisme per tutto ciò che potrebbe parere savia norma tradizionalistica, ... una salda impostazione preparativa, il lucido proposito d'una coscienza matura e perspicace che sa distribuire con accorgimento le luminescenze del colore...".

Alla II Biennale romana del 1923 la D. espose nella sala n. 5, con Fabiano, la Cecchi Pieraccini, Bertoletti, Socrate e F. Trombadori, due ritratti di Bambini e un Paesaggio e nella sala n. 32, dedicata a disegni, La sora Lalla e Bambina. Il30 maggio 1924 (Index, n. 85, suppl. di Cronache d'attualità) appariva una caricatura di J. Ruskaja eseguita dalla D.; nello stesso anno (Index, n. 86. 30 giugno 1924) la D. espose alla 116a mostra della Casa d'arte Bragaglia, in collettiva con Leon Zach, D. Ferrazzi, K. Sohn, Oskar Brazda (il pittore boemo che aveva studio a villa Strohl-Fem), M. Cascella e V. Morelli; alla XCIII Mostra degli amatori e cultori di belle arti (1927) le venne dedicata una piccola retrospettiva.

"Aggredita dal cancro, la pittrice... vende o, meglio, svende per poche lire disegni e dipinti per curarsi. Anche... per questo oggi possiamo registrare la grande dispersione della maggior parte delle opere di Deiva De Angelis" (Valeri, 1984). Morì a Roma il 24 febbr. 1925.

Fonti e Bibl.: Oltre ai catal. delle mostre citate all'interno della voce si veda: A. Lancellotti, La IV mostra della Secessione a Roma, in Emporium, XLVI (1917), pp. 290 (ripr.), 296; L'inaugurazione della mostra d'arte al Pincio, in IlMessaggero, 6 giugno 1918; G. Bellonci, Artisti di spiriti e di forme italiani, in IlGiornale d'Italia, 6 giugno 1918; F. Sapori, Mostra d'arte italiana a Roma,Bologna 1921; A. Di Lea, D. D., in Cronache d'attualità, V (1921), pp. 30 s. (dove si annuncia l'uscita di una brochure sulla D., nella collana "Profili di artisti moderni" diretta da A. G. Bragaglia per i tipi dell'editore romano Berlutti, pubblicazione non rintracciata); A.G. Bragaglia, D.D., in Il lavoro fascista, 8 sett. 1935; Id., Vita romana di una pittrice umbra, in Centro Italia, 2 genn. 1953; F. Cremonese, D.D. la pittrice di via Brunetti cominciò colfare la modella, in Il Giornale d'Italia, 15 marzo 1960; A. Mezio, Deiva pittrice, in Il Mondo, 19 luglio 1960; G. Sprovieri, in Arte moderna in Italia 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, p. 118; S. Weller, Il complesso di Michelangelo, Pollenza-Macerata 1976, p. 188; C. Vivaldi, introd., ibid., pp. 12 ss.; L. Vergine, L'altra metà dell'avanguardia 1910-1940 (catal.), Milano 1980, p. 53; F. Benzi, in Gli artisti di villa Strohl-Fern (catal.), Roma 1983, p. 47; G. Sprovieri, ibid., pp. 44 ss.; M. Monteverdi, Donne di quadri, dal 1900 al '950, Milano 1983, pp. 54, 118, 149, 163; M. Valeri, Segni di donna - L'arte al femminile in Umbria 1915-1984 (catal.), Acquasparta 1984, pp. 25-38, 53-56.

CATEGORIE