Delfi

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Delfi

Fabrizio Di Marco

La città dell'oracolo ispirato da Apollo

Delfi, città della Grecia peninsulare, è nota soprattutto per il santuario di Apollo, dove si svolgeva la cerimonia dell'oracolo. La storia della Grecia classica fu influenzata profondamente dal responso dell'oracolo di Delfi e, fino alla conquista romana, il luogo venne arricchito e abbellito da monumenti votivi, eretti per ringraziare la divinità

La città-santuario della Grecia classica

Delfi si trova in Grecia, su un'altura ai piedi del monte Parnaso e non distante dal Golfo di Corinto. Il luogo è dominato dal santuario di Apollo, il più importante della Grecia classica insieme a quelli di Delo e di Olimpia. Durante l'età micenea nel luogo vi era un santuario consacrato alla dea Gea (Terra) ma, secondo un racconto di Omero, il dio Apollo prese possesso del santuario, apparendo sotto forma di delfino: da qui deriva il nome Delfi e dall'ultimo millennio avanti Cristo inizia il nuovo culto di Apollo delfico. Il santuario di Delfi ebbe grande influenza nella politica, nelle guerre e quindi nella vita della Grecia classica: le decisioni più importanti che segnarono la storia greca dipesero anche in buona parte dall'autorità religiosa di Apollo delfico, attraverso l'interpretazione dell'oracolo da parte dei sacerdoti.

L'oracolo di Delfi

Per i Greci antichi consultare l'oracolo di Delfi significava porre domande al dio Apollo, che rispondeva attraverso una sacerdotessa, chiamata Pizia. La cerimonia si svolgeva all'interno del tempio di Apollo, in una cella sotterranea: quando la Pizia era ispirata dalla divinità, i sacerdoti interpretavano le sue parole e i suoi gesti, scrivendo le risposte in versi o in prosa. All'inizio queste consultazioni avvenivano una volta all'anno. In età classica, quando l'oracolo aumentò la sua importanza, si tenevano anche una volta al mese, ma non in inverno, perché si credeva che in tale stagione Apollo lasciasse il santuario. L'importanza dell'oracolo e la sua influenza politica favorirono la crescita di Delfi: nella città vennero istituiti anche i giochi pitici o delfici, che si svolgevano ogni quattro anni e comprendevano, tra le altre competizioni, anche corse dei carri con cavalli, come testimonia la statua in bronzo dell'auriga di Delfi. Quest'opera è uno dei capolavori della statuaria greca che lasciò a Delfi anche altre testimonianze, tra cui ben sedici statue in bronzo di Fidia, in seguito perdute.

Gli edifici sacri ad Apollo

Il santuario è il luogo centrale di Delfi: qui avvenivano le consultazioni dell'oracolo e tutti i monumenti presenti nel complesso sacro riguardano il culto di Apollo. Il santuario è delimitato dal tèmenos ("recinto sacro") ed è attraversato dalla via sacra, che sale al tempio di Apollo. Lungo questa via lastricata, nel corso dei secoli, sono stati realizzati piccoli edifici sacri, edicole, colonne e statue, tutti caratterizzati dalla loro funzione votiva, per ringraziare cioè il dio Apollo dei consigli dati attraverso l'oracolo. I monumenti più importanti sono quelli donati dalle città in occasione di vittorie in battaglie: tra questi spicca il cosiddetto Tesoro degli Ateniesi, piccolo tempio dorico eretto a ricordo della battaglia di Maratona (490 a.C.). Al centro del santuario si trova il tempio di Apollo, in stile dorico: nell'àdyton, la "cella sotterranea", era conservata la pietra ritenuta dai Greci il centro del mondo (omphalòs, "ombelico") e il tripode, dove sedeva la Pizia per la cerimonia dell'oracolo.

Gli altri luoghi di Delfi

La zona di Delfi è composta anche da altri luoghi legati al culto. In una gola laterale è posta la fonte Castalia: l'acqua era usata per le purificazioni sacre e, secondo la leggenda, a sua guardia era il dio Pitone, in forma di serpente. A poca distanza vi sono le terrazze di Marmarià, dove si trova il santuario dedicato ad Atena Pronaia. Dei cinque edifici che compongono questo santuario è di particolare importanza, per la sua originalità, la thòlos: si tratta di un tempio rotondo con 20 colonne doriche esterne, alle quali corrispondono 10 colonne interne alla cella. La concezione geometrica di questo tempietto, di cui rimane ignota la divinità, anticipa l'altra celebre ed elegante thòlos di Epidauro; in età romana questa forma circolare verrà ripresa nei tempietti votivi ('sacelli') e continuerà nel Rinascimento, come testimoniato dal tempietto di San Pietro in Montorio, a Roma, realizzato da Bramante.

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