DELLALA Di Beinasco, Francesco Valeriano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)

DELLALA Di Beinasco, Francesco Valeriano

Bruno Signorelli

Nacque a Torino, nella parrocchia di S. Teresa, il 31 ag. 1731 da Emanuele Filiberto e da Maddalena Cavalleri (Schede Vesme, p. 404). Non si hanno notizie sulla sua giovinezza e sugli eventuali studi compiuti: è noto che nel 1765 si recò a Roma per perfezionarsi in architettura, raccomandato dal re di Sardegna Carlo Emanuele III al ministro sardo G. B. Balbo Simeone di Rivera ed al cardinale Alessandro Albani, affinché con il loro appoggio "giungesse all'acquisto di quella perfezione nell'architettura che egli desidera" (cfr. Arch. di Stato di Torino, Corte, Lettere Ministri Roma, mz. 255, 3 nov. 1765). Questo viaggio a Roma era anche un premio per i rilevanti servizi forniti dalla famiglia del D. ai Savoia, elemento messo in rilievo dalle lettere sopracitate.

Il Claretta (1893, pp. 189 s.) ritenne di poter individuare l'origine di queste raccomandazioni anche nella posizione a corte della madre del D. "figlia di camera della Regina" e nella parentela della stessa con il potente governatore dei regi palazzi (e lui pure mdilettante di architettura") conte Carlo Emanuele Cavalleri di Groscavallo. L'affermazione del Claretta non è però dimostrata neppure dal documentato Manno (alla voce Cavalleri). Un elemento favorevole alla tesi del Claretta si ritrova nell'atto di matrimonio dei genitori del D. (Torino, Arch. della Metropolitana di S. Giov. Battista, Registro dei matrimoni, 1691-1724, 26maggio 1715). Da esso si rileva come fra i testimoni di queste nozze vi fosse F. A. Lanfranchi, segretario del re, parente del più noto ingegnere Carlo Emanuele e del citato conte di Groscavallo. Viene così evidenziato il milieu in cui lavorò il D. ed in cui operavano i personaggi che contavano a corte.

Sulla attività del D. a Roma esiste una lettera del ministro Rivera (cfr. Arch. di Stato di Torino, Corte, Lettere Ministri Roma, mz. 255, 25-28 dic. 1765), in cui si dà notizia a Torino d'un "bellissimo progetto" di teatro, cavallerizza e cappella di corte (commissionato dal granduca di Toscana), da aggiungere al palazzo Pitti. Non è nota la durata della permanenza romana del D.: il Brayda (1970) parla di sei anni. Nel 1770 era nel Veneto con l'architetto E. Arnoldi a visitare le opere del Palladio (cfr. Bianchi). Al 1771 risale il progetto firmato con L. M. Barberis e T. Beria per la facciata dell'abitazione del marchese di Osasco a Torino (cfr. Brayda-Coli-Sesia, 1963, p. 96); inoltre, la patente di nomina a regio architetto civile, del 15 giugno 1772 (cfr. Arch. di Stato di Torino, Sez. Riunite, Patenti Controllo Finanze, 1772, Reg. 45, f. 176), segnalava che Carlo Emanuele III desiderava "dimostrare ... soddisfazione per l'esattezza con cui egli ha adempiuto le incumbenze che gli abbiamo tempo a tempo appoggiato, quanto anche il giusto concetto da Noi formato della sua abilità e perizia delle cose riguardanti l'architettura". Si deduce quindi che il D. da tempo era al servizio regio, con una positiva valutazione del suo operato. Nello stesso anno Carlo Emanuele III approvò il progetto di sopraelevazione per le case di via Po e di porta Nuova (Torino), firmato dal D. (cfr. Duboin, 1846). Nel 1773 il D. progettò l'apparato funebre per le esequie di Carlo Emanuele III, celebrate nel duomo di Torino il 1° aprile (cfr. Arch. di Stato di Torino, Corte, Cerimoniale e Cariche di Corte, Funerali, mz. 3, n. 1), dando nel contempo le istruzioni per l'allestimento.

Inciso da M. L. Quarini (Biblioteca reale, Torino, Incisioni U 54/1-2-3: "Apparato e catafalco delle solenni esequie celebrate il primo aprile 1773 nella Chiesa Metropolitana di Torino per la morte seguita il 20 feb. della Gloriosa memoria di Carlo Emanuele III Re di Sardegna. D'invenzione e disegno del Conte Dellala di Beinasco Architetto di S. M."), si trattava di un grande "apparecchio" che oscillava tra gli ultimi bagliori del rococò e l'inizio del neoclassicismo, rappresentato quest'ultimo dall'altissima piramide su cui venne posto il catafalco. Nel 1774 progettava l'edificio dei Mulini in borgo Dora a Torino.

Altri apparati furono allestiti dal D.: nel 1775 il progetto di illuminazione per la sala da ballo per le nozze del principe di Piemonte (Brayda-Coli-Sesia, 1963, p. 31) e l'arco trionfale a Porta Susa (cfr. Signorelli), nel 1791 il progetto decorativo per il ballo a palazzo Trucchi Levaldigi (Viale Ferrero, 1980, p. 309), nel 1796 il disegno del catafalco per i funerali (nel duomo di Torino) dell'arcivescovo V. G. Costa d'Arignano (Brayda-Coli-Sesia, 1963, p. 31).

Nella venticinquennale attività del D. si possono riconoscere due elementi qualificanti: uno di progettazione (o meglio in molti casi si tratta di interventi di completamento e di ristrutturazione del costruito) ed uno di direzione urbanistica nella formazione della Torino di fine Settecento. Quest'ultima attività derivò da uno dei primi atti di governo del nuovo re Vittorio Amedeo III: la fondazione del Consiglio degli edili, organismo nato con l'incarico di verificare che le nuove costruzioni, le sopraelevazioni e gli allineamenti in Torino fossero "conformi alle regole della soda architettura". Esso tenne le sue sedute dal 5 ag. 1773 al 10 maggio 1798 (cfr. Torino, Arch. stor. del Comune, Coll. X, Verbali del Consiglio, I, passim). Alle stesse partecipò sistematicamente il D. (le ultime sedute avvennero nella sua abitazione, in palazzo Graneri).

Il contributo del D., unitamente a quello degli altri membri di questo organismo, è stato messo in rilievo dal Cavallari Murat (1968), dal Brayda (1970) e dal Bertagna (1980). L'opera dei componenti il Consiglio degli edili fu fondamentale per l'evoluzione edile ed urbanistica della Torino dell'epoca. Ricordiamo una memoria del 1791 (copia in Arch. di Stato di Torino, Corte, Paesi per A e B, Torino, mz. 10, n. 7) in cui si evidenziavano le opere da eseguire e gli interventi normativi da emanare; veniva inoltre indicata nella sopraelevazione indiscriminata degli edifici e nella erosione del verde interno una delle pause del peggioramento della situazione igienico-sanitaria cittadina. Per ovviare all'inconveniente si proponeva di obbligare i richiedenti nuovi interventi edili a presentare oltre che al disegno della facciata anche le sezioni e le piante, per individuare aumenti di cubature non consentiti.

Per la produzione più propriamente architettonica del D. occorre notare che in parte non esiste più perché demolita, mentre, per altra, non ce ne è pervenuta documentazione grafica, cosa che rende difficile esprimere giudizi. Alcune opere sono poi da eliminare dal regesto o quanto meno da inserire in forma molto dubitativa, per carenze di elementi probanti.

È il caso dell'abside e del coro della parrocchiale di Grugliasco (Torino) attribuiti dal Grossi (1790, I, p. 78), seguito da Chevalley, 1912, e Thieme-Becker, mentre lo stesso Grossi l'anno dopo (II, p. 184) la restituisce correttamente al Quarini. Sono attribuiti al D., ma senza elementi probanti: il completamento della parrocchia di Riva di Chieri (1792; cfr. E. Olivero, La parrocchia di Riva di Chieri, in Boll. della Soc. piem. di archeol. e belle arti, IX[1925], p. 20); la scalinata ed il colonnato della parrocchiale di Montemagno del 1776 (Casalis, 1843, p. 248); il palazzo Barbavara in Novara (ibid., p. 125); i restauri all'eremo dei camaldolesi di Busca del 1780 (cfr. Brayda-Coli-Sesia, 1963, p. 31). Un discorso a parte merita poi l'attribuzione della villa del Carpeneto (La Loggia, Torino), attribuita al D. da G. Rodolfo (L'architettura barocca in Carignano, in Atti e mem. del Secondo Congresso della Soc. piem. di arch. e belle arti, Torino 1937, pp. 142 s.), su basi totalmente insicure (un introvabile opuscolo, citato dal Rodolfo stesso), mentre appaiono più sicure le affermazioni del Pedrini (1965) che antedata la villa e ne attribuisce al D. le decorazioni neoclassiche.

Tra le opere certe abbiamo la ristrutturazione del palazzo del principe Dal Pozzo della Cisterna, con interventi di sistemazione e nuove decorazioni (1772-74) e di ristrutturazione e rifacimento alla facciata (1782-83). Nel 1775-77 il D. progettò due cimiteri, e relative cappelle, fuori città, a porta Dora ed a porta Po (quest'ultimo oggi non esiste più). Il D. seguì attentamente la fase progettuale e di direzione lavori (come risulta dalla documentazione nell'Arch. di St. di Torino, Economato dei Benefici vacanti, Cimiteri di Porta Po e Borgo Dora, mss. 1 s.). Sempre nel 1775 il D. si dedicò, con l'aiuto del giovane di studio Gioacchino Butturini, alla ristrutturazione della chiesa della Beata Vergine delle Grazie di Villafranca Piemonte, di cui è interessante la movimentata facciata; si tratta di una delle poche opere pervenuteci integre (cfr. Monetti-Cifani, 1985). Anche la progettazione del grande contenitore della caserma delle guardie del corpo (situato in via della Zecca, Torino) tra il 1778 ed il 1780 è opera estremamente interessante e dettagliata, anche se oggi non esiste più. Le istruzioni date dal D. (Arch. di Stato di Torino, Arch. Savoia Carignano [ex Quirinale], Contratti fabbriche, 1776-78, vol. 23) dimostrano una grande capacità tecnica e progettuale. Nel 1780 il D. interveniva per la costruzione di quattro cappelle (oggi distrutte) e del campanile per l'eremo dei camaldolesi sulla collina torinese. Nello stesso anno preparava il progetto di ristrutturazione per il palazzo Rombelli (Torino), acquistato dal marchese Carron di San Tommaso per essere trasformato da palazzo signorile in casa d'affitto con più appartamenti (Rebaudengo, 1976, pp. 50 ss.); è invece da eliminare l'attribuito intervento al vicino palazzo. Lascaris, dove un progetto di nuovo salone rimase allo stato grafico. Al 1783 è attribuito il disegno per il pavimento del presbiterio del santuario di Moretta (Cuneo), a cui avrebbe anche lavorato il citato C. E. Cavalleri di Groscavallo (cfr. Brayda-ColiSesia, 1963, p. 90). Dopo questa data la produzione del D. si ridusse a poche cose, mentre proseguì intensamente l'attività nel Consiglio degli edili. L'ultima opera fu l'intervento sul palazzo Avogadro di Casanova (1802).

Il D. morì il 2 agosto 1805 a Vercelli, e venne seppellito a Casanova Elvo vercellese (cfr. Manno, alla voce Dellala).

Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti cit. all'interno della voce si veda: Arch. di Stato di Torino, Paesi per A e B, Torino, mz. 9, n. 18-19, 37; Torino, Bibl. reale, Z-XVIII (100), Torre del Palazzo di Città di Torino; Ibid., A. Manno, Il Patriziato subalpino (ms.), alle voci Cavalleri di Groscavallo e Dellala di Beinasco; Arch. di Stato di Vercelli, Sezione di Archivio di Stato di Biella, Arch. Dal Pozzo della Cisterna, serie Tipi e disegni diversi: Disegni del Palazzo della Cisterna; Arch. di Stato di Vercelli, Elenco dei disegni del palazzo Avogadro di Casanova, vol. 46; R. Derossi, Nuova guida per la città di Torino, Torino 1781, pp. III, 146, 149 s., 194 ss.; Id., Almanacco reale per l'anno 1781, Torino 1781, I, pp. 204, 221; II, p. 81; A. Grossi, Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e contorni, I,Torino 1790, pp. 78, 86 s.; II, Torino 1791, p. 184 (ed. anast. Torino 1968); M. Paroletti, Turin et ses curiosités, Turin 1819, p. 84; L. Cibrario, Storia di Torino, II,Torino 1846, pp. 65, 97 s., 535, 541, 722; G. Casalis, Diz. stor. geografico, statistico..., VI,Torino 1840, p. 378; XI, ibid. 1843, p. 248; XII, ibid. 1843, p. 125; XXI, ibid. 1851, pp. 196, 204, 215, 390, 408, 410 s.; XXII, ibid. 1852, p.996; E.A. Duboin, Raccolta delle leggi..., XIII, 15, Torino 1846, pp. 975 ss.; G.F. Baruffi, Passeggiate nei dintorni di Torino, Torino 1858, p. 43; C. Rovere, Descrizione del Reale Palazzo di Torino, Torino 1858, p. 47; L. Arcozzi Masino, Le necropoli torinesi. Guida storica e descrittiva, Torino 1874, p. 15; A. Bosio, Iscrizioni torinesi (sec. XIX), a cura di L. Tamburini, Torino s. d. [ma 1969], pp. 39, 130, 144, 204; G. Claretta, I Reali di Savoia, munifici fautori delle arti, in Misc. di storia ital. di storia patria, XXX (1893), pp. 1895, 215, 219; G. Chevalley, Gli architetti, l'arch. e la decorazione delle ville piemontesi del XVIII secolo. Contributo alla storia dell'architettura piemontese, Torino 1912, pp. 55 s.; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino s. d. [ma 1961], ad Indicem; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Ingegneri ed archit. del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, pp. 31 s., 90, 96; N. Carboneri, Architettura, in Mostra del Barocco piemontese, I,Torino 1963, p. 85; A. Pedrini, Ville dei secoli XVII e XVIII in Piemonte, Torino 1965, p. 311; A. Peyrot, Torino nei secoli, Torino 1965, pp. 103, 320 s., 398; Schede Vesme, II,Torino 1966, pp. 404 s. (ad vocem);A. Griseri, Le metamorfosi del Barocco, Torino 1967, p. 362; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino s. d. [ma 1968], pp. 169, 373, 427 s.; A. Cavallari Murat, in Forma urbana ed archit. nella Torino barocca, Torino 1968, I, 1, pp. 909 s., 912; I, 2, pp. 1103, 1361, 1364 s., 1368; C. Brayda, Urbanisti torinesi 1770-1800, in Edilizia, 8 e 15 maggio 1970, p. 9; A. Cicotero, Palazzo Cisterna a Torino, Torino 1970, ad Indicem;D. Rebaudengo, L'isola S. Francesco, Torino 1976, pp. 15, 50 ss.; S. Annone, Cronistoria di Carignano, in Carignano, appunti per una lettura della città, Pinerolo 1873-80, II, p. 190; V. Comolli Mandracci-C. Roggero Bardelli, in Pal. Lascaris, analisi e metodi di un restauro, Torino 1979, pp. 16 s., 21; G. Biraghi-D. Garbarino-M. L. Tibone, Palazzo Lascaris. Tre secoli di vita torinese, Torino 1979, pp. 49 s., 98 s., 234; Storia del Teatro regio, III,M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, pp. 293 s., 309; M. Viale Ferrero-M. Di Macco, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna (1773-1861) (catal.), II, Torino 1980, pp. 801 s.; U. Bertagna, Torino. Archit. ed urbanistica, il regno di Vittorio Amedeo III e Carlo Emanuele IV, ibid., III,pp.1016-19, 1024-31, 1033-37, 1039 s., 1043-1053, 1057-1060, 1062, 1067, 1071, 1075-79; C. Bianchi, L'architetto D. di B., in Edilizia, 17, 15 sett. 1981; R. Roccia, Isolenni funerali di Carlo Emanuele III (da un diario inedito),in Studi piemontesi, XI (1982), 2, p. 432; S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati italiani, in Storia dell'arte italiana, II,p. II,Torino 1982, ad Ind.; F. Monetti-A. Cifani, Percorsi periferici. Studi e ricerche di storia dell'arte in Piemonte (sec. XV-XVIII), Torino 1985, ad Indicem; B. Signorelli, Un progetto di arco e relativa colorazione per la Torino settecentesca, in Edilizia n. 13, 15 luglio 1986; Acque, ruote e mulini di Torino, Torino 1987, I, p. 346; II, pp. 160 s., U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX,pp. 24 s.

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