Deltaplano

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Tipo di aerodina costituita da un’ala (o vela), in speciali fibre sintetiche, sostenuta da una struttura in lega leggera controventata da cavi. Fu ideato attorno al 1960 da F. Rogallo, tecnico della NASA, e fu proposto come alternativa al paracadute per il recupero dei velivoli spaziali. Pur non utilizzato a tale scopo, ha subito una notevole evoluzione, dando luogo a una nuova attività sportiva.

a in fig.

Il d. è schematicamente costituito dall’ala (a in fig.), irrigidita da stecche preformate (centine, b), fissata al telaio c e controventata dai cavi d, ancorati superiormente al pilone centrale o torre e e inferiormente al trapezio f. Nella parte inferiore dell’ala si aggancia una imbracatura, ove si assicura il pilota che, così vincolato e impugnando il trapezio, può fare, rispetto al d., spostamenti di tipo pendolare. La configurazione dell’ala, a freccia e svergolata, conferisce al d. particolari doti di stabilità: per es., all’aumentare dell’incidenza, lo stallo avviene solo sulla porzione centrale anteriore dell’ala, mentre le estremità posteriori, aumentando la loro portanza senza arrivare allo stallo, tendono a far ruotare la prua verso il basso, diminuendo quindi l’incidenza dell’ala e facendo uscire automaticamente il mezzo dallo stallo.

Dal d. deriva il d. a motore: al posto dell’imbracatura è agganciato un carrello (pendolare), sul quale è fissato il motore, con elica spingente, e il seggiolino per uno o due piloti. Il carrello è munito generalmente di tre ruote (carrello triciclo o trike), ma esistono carrelli dotati di galleggianti per ammarare o di sci da neve.

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