DIGA

Enciclopedia Italiana (1931)

DIGA (dal fiammingo dijk; fr. barrage, digue; sp. dique e presa de embalse; ted. Damm, Stauwerk, Talsperre; ingl. dam, weir)

Ettore SCIMEMI
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Per molto tempo questo termine fu più specialmente assegnato agli argini che difendono dalle acque del mare; oggi però esso si riferisce a qualunque opera atta a formare, in modo permanente o temporaneo, sbarramenti nei fiumi. Per le opere marine v. porto.

Le dighe lungo il mare, tipiche delle grandi bonifiche olandesi del litorale (Schorr), e costruite in terra, provvedono a difendere il terreno dalle acque alte sia di marea sia di mareggiata. Sono perciò atte a resistere non solo alla spinta idrostatica, ma anche all'urto dei flutti. Le dimensioni e il profilo della sezione trasversale sono fissati con criterî pratici dettati dall'esperienza secolare.

Tali dighe, o argini di difesa, sono provviste di chiaviche chiuse da porte a ventola o da cateratte attraverso le quali si effettua il deflusso delle acque di bonifica che si raccolgono in un grandissimo collettore disposto lungo la diga e verso terra. Le acque di bonifica raccolte nel collettore si scaricano attraverso le chiaviche che si aprono in periodo di bassa marea e quando si raggiunge un dislivello di 2 0 3 metri fra il pelo morto nel collettore e il livello marino. Dighe simili sono poste per cintura dei comprensorî di bonifica lungo mare e per difendere il terreno dalle acque dei terreni contigui. Lungo i fiumi e i laghi si hanno talvolta dighe simili insommergibili dalle piene estive.

Le dighe o argini di cintura delle bonifiche olandesi lungo mare, alte 8 ÷ 10 m., impediscono l'entrata nella bonifica delle acque di esondazione dei fiumi che invadono i terreni circostanti.

Nella bonifica dello Zuiderzee si trova in costruzione una diga lungo mare lunga 30 km. e larga m. 81 sul livello del mare, con 25 chiuse di evacuazione lunghe m. 12; 2 chiuse di navigazione per natanti da 2000 tonn. e una per natanti da 600 tonn. Questa diga chiuderà lo specchio d'acqua di ettari 360.000 dell'attuale golfo, in cui sbocca l'Ijssel.

Dighe particolari disposte a corona chiuderanno vastissime estensioni di terreno denominate polders, la cui superficie complessiva sarà di ettari 216.000.

Dighe per sistemazioni fluviali. - Uno dei più potenti mezzi di sistemazione dei torrenti consiste nell'impedire il trasporto dei materiali solidi (strappati dal fondo o dalle sponde per la violenza delle acque) mediante traverse, serre o briglie, le quali, sbarrando l'alveo in punti prestabiliti, diminuiscono la pendenza di fondo dei tratti compresi fra serra e serra: con che diminuisce la velocità dell'acqua e insieme il trasporto dei solidi, che era provocato dall'eccessivo valore di quella. La fig. 1 indica l'applicazione di queste serre, necessarie a far passare la pendenza naturale AB di un torrente alla nuova artificiale AB′. La zona inferiore alla AB′ dopo le prime piene viene completamente riempita di materiale, il quale resta poi stabilmente in quella sede.

Nelle sistemazioni fluviali si ricorre però anche alle dighe per formare i cosiddetti serbatoi di piena. Si formano cioè grandi laghi artificiali, i quali (come i naturali), a seconda della propria capacità, hanno una certa azione moderatrice di piena; questa azione consiste nell'invaso momentaneo di un'enorme quantità d'acqua, che al momento delle piene si trattiene nel lago artificiale e che si lascia poi defluire lentamente e in modo innocuo.

Un altro importantissimo scopo cui vengono destinate le dighe nelle regolarizzazioni fluviali riguarda la navigazione sui fiumi. Quando un fiume abbia così piccola profondità d'acqua da non permettere il passaggio dei battelli o quando la corrente sia così rapida che per rimontarla si dovrebbe vincere una resistenza eccessiva, si ricorre ai sostegni (fissi o mobili) di canalizzazione, che sbarrando il corso d'acqua lo dividono in un certo numero di tronchi, dove resta assicurato un minimo fondale d'acqua e un massimo di velocità. Fra tronco e tronco la comunicazione è poi effettuata con opere appropriate (v. conca).

Dighe per derivazioni, acquedotti, irrigazioni. - Uso assai più largo hanno le dighe che servono alle derivazioni o alla formazione dei laghi artificiali, d'uso generalmente industriale. Sbarrando un corso d'acqua si viene a formare a monte della diga una ritenuta, o un invaso, che si sfrutta allo scopo richiesto.

Talora è sufficiente stabilire, fisso nell'alveo, un ostacolo permanente di piccola altezza (tav. CLXXXII, n. 1), che viene anche facilmente sormontato dalle acque di piena, così che nessun danno ne venga ai rivieraschi; talora invece il fiume ha vicissitudini di deflusso tali che non è possibile stabilirvi sbarramenti fissi senza gravi pericoli: si ricorre allora agli sbarramenti o dighe mobili (v. appresso) che hanno il pregio di trattenere l'acqua a una data quota per la maggior parte dell'anno, ma che al momento opportuno si rialzano e lasciano inalterato il deflusso delle piene. Se l'acqua scarseggia molto, ma si presentano convenienti condizioni topografiche, si ricorre alle dighe per formare grandi serbatoi che vengono riempiti nella stagione delle piogge abbondanti e utilizzati nella stagione delle magre.

Per la maggior parte le dighe odierne sono a servizio delle industrie, delle quali hanno anzi seguito il rapido progresso; ma anche per altri usi si trovano convenienti applicazioni. A procacciare l'acqua potabile per le città di Cagliari e Sassari sono destinate le vecchie dighe e i serbatoi di Corongiu e Bunnari; la città di Genova è alimentata quasi completamente dai grandi serbatoi artificiali sorti già nel secolo passato sul Gorzente e oggi anche in Valle Noci (Scrivia). Esempî più grandiosi ci sono forniti dalle dighe del servizio idraulico delle grandi metropoli americane S. Francisco, Los Angeles, ecc. La città di New York ha un gruppo di serbatoi formati da alte dighe (tav. CLXXXII, n. 2) che raccolgono insieme più di settecento milioni di mc. d'acqua e che dànno al consumo in città una portata continua di 15 mc. al secondo.

Né meno grandiose sono le dighe costruite a servizio delle irrigazioni; il più grande lago artificiale d'Italia, quello del Tirso in Sardegna, è sbarrato da una diga (Tav. CLXXXIII, n. 1) alta 61 m., e può tenere circa 400 milioni di mc., destinati all'irrigazione di 30 mila ettari nel Campidano. Ad uso simile serve la grande diga di Assuan sul Nilo, che ha la lunghezza di circa 2600 m. e che forma un lago artificiale di più di 2 miliardi e mezzo di mc. d'acqua; e pure all'irrigazione è destinata la diga che forma oggi uno dei più vasti laghi artificiali del mondo, quello di Elephant Butte (sul Río Grande, Nuovo Messico) di circa 4 miliardi di mc.

Un numero piuttosto ristretto di dighe è poi destinato alla fornitura dei canali navigabili. Il canale Marna-Saône è alimentato dai serbato-di Liez, Mouche, Vingeanne e Charmes, tutti formati da sbarramenti di terra di notevole altezza; il grande canale di Panama ha il suo valico a 26 m. s. m., ed è alimentato da un grande lago, sostenuto a Gatun con una diga di terra alta 35 m.

Dighe di legno. - Si usano quasi esclusivamente per opere provvisorie e per le sistemazioni fluviali in montagna, dove il legno è abbondante o dove il prezzo del materiale murario è proibitivo. La loro altezza non supera mai una decina di metri, e, ricorrendo a esse, si spera che le pietre e il fango trasportati dal corso d'acqua abbiano a riempire rapidamente le commessure o i vuoti fra i legni; ciò assicura la tenuta d'acqua e consolida la costruzione, perché il legname di per se non ha durata lunga. Frequentemente alla struttura di legname si associa quella di pietrame: l'ossatura della briglia si fa di legno, nell'interno s'incassano delle pietre che poi naturalmente si consolidano. L'opera in ogni caso deve essere molto robusta, perché sulla cresta della diga passano materiali pesanti, tronchi galleggianti o sassi, ecc., convogliati dalle acque di piena. La forma della briglia si fa perciò leggermente a svaso, e spesso la cresta ha struttura indipendente. Ciò però è più facile a ottenersi nelle piccole briglie di muratura a secco sormontate da una cresta di muratura a malta (fig. 2).

Dighe di terra. - La diga di terra è il più vecchio tipo di diga che esista e prende origine dalla difesa dei terreni coltivati dalle inondazioni dei fiumi in piena. Sono di epoca più recente le applicazioni agli sbarramenti nelle valli, per creare laghi artificiali.

La diga di terra generalmente chiude ampie valli, perché così le acque di piena non raggiungono lo sbarramento con grande violenza; tanto più che il deflusso sovrabbondante non può farsi passare sopra la cresta della diga senza il pericolo della perdita della diga stessa. Resta famosa la caduta della diga Johnstown (Pennsylvania), che fu tracimata da una lama d'acqua di circa 50 cm. di spessore e che dopo poche ore fu abbattuta (31 maggio 1889).

Al terreno di fondazione per una diga di terra non si richiedono eccezionali requisiti di resistenza; è invece necessaria la impermeabilità. Quest'ultimo requisito si può ottenere da condizioni naturali favorevoli; altrimenti si raggiunge artificialmente (p. es., con iniezioni di cemento o di argilla, ecc.). L'appoggio della diga avviene su suolo terroso, preventivamente pulito da materiale grossolano e da ogni corpo vegetale; alcuni scavi alternati servono per l'ammorsamento. Quando il suolo impermeabile non è a fior di terra, s'incastra un grosso sperone di muratura o di argilla sotto l'unghia a monte, o nel corpo stesso della diga: lo sperone raggiunge gli strati più tenaci e impermeabili.

Non esiste una teoria statica da tutti accettata e facilmente applicabile alla stabilità delle dighe di terra; una lunga esperienza stabilisce però le dimensioni approssimative e i metodi di costruzione.

Dighe di terra del tipo francese. - L'altezza di queste dighe (fig. 3) generalmente non supera i 20-25 m.; il materiale costruttivo più appropriato è la terra argillo-sabbiosa (piccolissima percentuale di materiale vegetale), con cui si possono ottenere i requisiti indispensabili di omogeneità, incompressibilità e impermeabilità. La sabbia deve prevalere, mentre l'argilla deve essere appena sufficiente per cementare i granelli di sabbia; la proporzione che sembra migliore è di ⅔ di sabbia e ⅓ di argilla. Un eccesso di argilla è dannoso per varî motivi: slittamenti tra parti imbevute di acqua, fessurazioni durante le stagioni asciutte o nelle parti che di volta in volta restano scoperte dall'acqua. L'argilla però non può essere neppure in difetto, perché, mancando la sua azione, il corpo della diga resta troppo permeabile ed esposto al dilavamento. È certo che con un materiale di buona costituzione e ben costipato si riesce a formare un riempimento assolutamente impermeabile e talmente duro che poi è necessario il piccone per intaccarlo.

Di un eccesso di argilla ebbe a risentire la diga di Charmes (Langres) che subì un vasto sfiancamento sette anni dopo la sua costruzione (1902). Lo sfiancamento avvenne dalla parte a monte in un'epoca in cui il lago artificiale era quasi vuoto; il movimento durò due mesi, interessando circa 20.000 mc. di terra. I lavori di riparazione furono iniziati prima ancora che finisse il moto di sfiancamento, e consistettero in contrafforti di muratura, spinti verso l'interno della diga e che rinserrarono fra muri fissi tutta la zona inferiore della diga. Nel rifacimento si adottò la stessa terra naturale, con l'aggiunta però del 20% di materiale grossolano (ghiaia, sabbia). Dallo studio delle vicende subite da questa diga, e da altre francesi della stessa epoca, risultò che per ogni tipo di materiale adatto alla costruzione di una diga di terra esiste un'altezza limite oltre la quale sono a temersi gli sfiancamenti.

La costruzione di una diga di terra richiede un'ingente quantità di materiale e insieme mezzi d'opera imponenti. Per il costipamento della terra, che viene sovrapposta in strati umidi e di piccolo spessore (10-20 cm.) detti cordoli, si ricorreva un tempo all'azione diretta dell'uomo: in India venivano fatte emigrare intere popolazioni sul luogo dell'opera: uomini, donne e ragazzi portavano la terra entro piccole corbe e col loro passaggio costipavano il riempimento. Oggi si ricorre ai grandi mezzi meccanici tanto per il trasporto del materiale, quanto per il costipamento; per questo generalmente si usano rulli compressori a scanalature mossi da meccanismi autonomi.

Contro l'azione erosiva delle acque si protegge il paramento a monte per mezzo di opportuni rivestimenti, formati a gradinata di muratura a secco o in malta.

Dighe di terra del tipo inglese. - La differenza essenziale fra questo tipo di diga e il precedente consiste in questo: mentre nel tipo francese l'impermeabilità della diga viene assicurata dalle proprietà fisiche del materiale che ne costituisce tutto il corpo, nel tipo inglese la tenuta della diga è soltanto assicurata da un nocciolo interno (fig. 4), che è di natura assolutamente impermeabile, come argilla e muratura. Il nocciolo si trova al centro del corpo della diga ed è convenientemente protetto ai fianchi da due ampî mantelli di materiale meno scelto.

Un altro carattere di differenziazione fra questo tipo di diga e il precedente riguarda le fondazioni, perché col tipo inglese soltanto il nocciolo raggiunge gli strati impermeabili, che possono quindi trovarsi a considerevole profondità rispetto al suolo naturale (anche 20÷30 m.) senza che il resto dell'opera si approfondisca oltre il suolo naturale. In tal modo è possibile raggiungere un forte vantaggio economico.

Quando manchi il materiale opportuno per costituire un buon nucleo di argilla, si può sostituire all'argilla la muratura; si ottiene così un tipo di diga che ha avuto maggior applicazione in America che in Europa. Però qualche obiezione vien fatta a questa modificazione per la rigidità e fragilità del nucleo murario rispetto alla flessibilità e impermeabilità del nucleo argilloso; ma non si ricordano disastri che possano imputarsi a questi difetti. Peraltro assai spesso in queste dighe con nocciolo di muratura si prepara una rete di drenaggio dalla parte a valle del nocciolo, cosicché ogni trapelazione che dovesse attraversare il nucleo è convogliata fuori dell'opera, in luogo opportuno, per osservarne la quantità, e per vigilare quindi se l'opera è in pericolo.

Dighe a rinterro idraulico. - Queste dighe si differenziano dal tipo inglese a nucleo d'argilla più per metodo di costruzione che per intima struttura. In una località non molto distante dalla sede della diga, e dove si trovi un terreno capace di dare i componenti necessarî di argilla e sabbia per formare una diga di tipo inglese, si lanciano alcuni getti d'acqua in pressione. La terra naturale viene così disgregata dall'acqua, si fo ma una miscela fluida che è convogliata in canaletti, o in tubi, nella località in cui deve sorgere la diga. Qui il materiale mescolato vien fatto decantare; le particelle solide più minute restano al centro (nucleo) e le grossolane all'esterno, mentre l'acqua sovrabbondante sfiora i margini. Continuando l'operazione per il tempo necessario, il deposito va sempre più elevandosi e restringendosi: così è possibile costruire la diga, in tutto analoga al tipo inglese, ma con mezzi quasi esclusivamente fluidi e meccanici. Questo metodo, quando sia favorito dalle condizioni locali, e per dighe che importino grande quantità di terra, può riuscire assai vantaggioso, in quanto elimina quasi completamente l'opera umana.

Quando tutte le operazioni prima descritte vengono eseguite soltanto dall'acqua di trasporto, si dice che la diga è a rinterro idraulico; in tutti gli altri casi, in cui solo la distribuzione del materiale nella diga è fatta per azione dell'acqua corrente, si dice che il rinterro è semi-idraulico. Le dighe di Germantown, Englewood, Lockington, Taylorsville, Huflman, del Miami Conservancy (Ohio), sono tutte a rinterro idraulico; le dighe di Gatun, Necaxa, Calaveras, tutte in America, sono a rinterro semi-idraulico.

Non tutte le dighe a rinterro idraulico hanno dato buon esito, perché alcune di esse, e fra le più importanti, diedero luogo a gravi sfiancamenti, che ne abbassarono la cresta e che provocarono costosissime riparazioni. La diga Calaveras (S. Francisco), quando fu costruita (1905), ebbe un'altezza di m. 55, ma nel 1909 si sfiancò, e la ricostruzione durò fino al 1926. Pare che il maggiore inconveniente dipendesse dal fatto che il nucleo argilloso era ancora molle, o non aveva ancora raggiunto la necessaria stabilità, quando fu posto in carico il-serbatoio; difatti fu riscontrato che non tutta l'acqua d'imbibizione aveva abbandonato il nucleo, perché gli elementi di cui esso era formato erano minutissimi e impedivano la regolare fuoruscita dell'acqua. Questi elementi di sabbia avevano il diametro dell'ordine del centesimo di millimetro. Oggi si prendono le opportune precauzioni contro questo gravissimo pericolo, impedendo che tali minutissimi elementi restino nel nucleo: si riescono così a costruire dighe a rinterro idraulico delle maggiori altezze: la diga di Springfield (Massachusetts) è alta metri 74,70.

Dighe di scogliera e di muratura a secco. - Dighe di scogliera. Queste dighe sono formate da un grosso banco o argine di pietrame, gettato alla rinfusa e protetto a monte da un opportuno schermo impermeabile (fig. 5). La scogliera è lasciata cadere da benne o da carrelli ferroviarî ribaltabili; la gettata assume una sagoma simile a quella di un argine e si attende che il materiale si assesti, per quanto è possibile, di per sé.

Le fondazioni della diga di scogliera debbono essere impermeabili; non è però indispensabile che siano rocciose, anzi il tipo a scogliera è fra tutti quello che meglio si adatta a fondazioni di varia natura e consistenza. Lo schermo sul paramento a monte è di calcestruzzo, armato rigidamente, e appoggia su uno strato di pietrame aggiustato a mano, sicché i cedimenti sono molto limitati e la rigidità dello schermo deve permettere di resistervi incondizionatamente. Anche per queste dighe si è costretti talvolta ad approfondire molto le fondazioni prima di trovare il terreno consistente; per es., nella diga di Morena (California) uno sperone di muratura dello spessore costante di m. 10 raggiunge la profondità di m. 10,34 sotto il livello del terreno naturale.

La diga di scogliera non ha ispirato grande fiducia in Europa perché si dubita che materiale gettato alla rinfusa possa resistere convenientemente a tutte le sollecitazioni e alle intemperie cui è soggetta una diga. Queste obiezioni hanno minor valore quando si tratti di sbarrare valli disabitate, dove il pericolo per le vite umane, in caso di disastro, è molto limitato. Uno dei più importanti esempî delle dighe di scogliera è fornito dalla diga sul fiume Dix nel Kentucky, che ha l'altezza di m. 83,80 sul terreno naturale. Tale altezza è oggi sorpassata solo dalle dighe di muratura o calcestruzzo, e verosimilmente rappresenterà ancora per molti anni un limite difficilmente superabile per il tipo a scogliera. Il volume di pietrame occorso per tale diga è stato di ben 1,5 milioni di metri cubi; la costruzione durò poco meno di 2 anni (1923-1925).

Dighe di muratura a secco. - Abbiamo già accennato alle dighe di muratura a secco, usate nelle sistemazioni fluviali. Si tratta di opere di modeste proporzioni, che si costruiscono dove non si presenta l'eventualità di violente piene con trasporto di materiali pesanti, ché la muratura a secco difficilmente resisterebbe all'urto e alla tracimazione (sfioro).

La diga di muratura a secco ha però più importanti applicazioni negli sbarramenti per laghi artificiali; si possono allora raggiungere anche grandi altezze (35÷50 m.), quando sia opportunamente provveduto allo scarico delle piene, in luogo indipendente dalla diga. Questo tipo di diga è naturalmente derivato da quello a scogliera, ma, mentre con la scogliera, dalle ampie falde, si richiede un grande volume di blocchi gettati alla rinfusa, formando una massa poco uniforme e con vuoti di grande volume, nella diga di muratura a secco, assestando i blocchi uno per uno e adattando quelli di volume minore nei vuoti lasciati dai maggiori, si forma una struttura che presenta assai più compattezza e stabilità della diga a scogliera, e può anche riuscire più economica, perché richiede una massa assai minore di materiale.

Questo tipo di diga ha avuto molte applicazioni in Italia, dove anche si trovano gli esempî maggiori. La fig. 6 riproduce la diga al lago Vargno (Lys), la cui altezza è di m. 21.

È sempre prescritto che le opere di presa d'acqua, tubi e gallerie, siano in sede indipendente dalla diga; con tutto ciò nell'esempio citato il tubo di presa attraversa la scogliera; è però assai ben protetto da un grosso rivestimento di calcestruzzo.

La parte più delicata di una diga di muratura a secco, come sempre in dighe di materiale congenere, è rappresentata dallo schermo impermeabile appoggiato al paramento a monte. Questo schermo è in ogni caso prolungato nel terreno naturale da tutti i lati dalla parte scoperta, e si approfondisce alle sponde e alla base formando come un lenzuolo impermeabile che tiene al sicuro tutta la massa di pietrame su cui è appoggiato. Dietro lo schermo si può disporre una rete di canali drenanti che raccolgono ogni eventuale perdita d'acqua. Dalla misura delle perdite si ha l'indice di tenuta della diga e si avvertono i casi in cui è necessario intervenire per eventuali provvedimenti di difesa.

La tav. CLXXXI, n. 1 illustra l'aspetto a lavori ultimati della diga bellissima sul torrente Hône a Piana dei Greci (Palermo), la cui altezza è di m. 36 fuori terra.

Dighe di muratura. - Gli esempî maggiori di dighe sono oggi presentati dalle dighe di muratura. Si dividono in tre principali categorie: dighe a gravità; dighe a vòlta; dighe a vòlte multiple e di calcestruzzo armato.

Dighe a gravità. - Sono dighe di pietrame e malta o di calcestruzzo, in cui il solo peso resiste all'azione delle forze esterne.

Al tipo di gravità appartengono le più importanti e più alte dighe del mondo, fra cui quelle di Grimsel (alta m. 115) e Camarasa (alta m. 95) in Europa e le dighe di Arrow Rock (alta m. 99) e O' Shaughnessy (alta m. 100, fig. 7), in America. L'importanza di tali opere, tracciate con grande ardimento e costruite con tutta l'accuratezza che esige un così delicato problema, è meglio messa in vista quando si tenga conto dell'enorme capacità d'invaso dei laghi artificiali da esse creati (anche parecchi miliardi di mc.).

Affinché la diga in muratura possa opporre un'efficace resistenza all'azione dell'acqua che agisce dalla parte a monte, è indispensabile che le fondazioni dell'opera appoggino su roccia sana, resistente e impermeabile. Questi requisiti vengono controllati da un accurato esame geologico, il quale non viene esteso alla sola superficie del terreno, ma si spinge molto in profondità. Le ricerche si fanno con procedimenti diversi; se la roccia sana si riscontra a profondità non eccessive, possono essere sufficienti gli sbancamenti o i cunicoli trasversali, coi quali si ottiene un saggio per ogni strato che si attraversa. Dall'esame delle fondazioni si può decidere l'impostazione o no della diga nella località scelta. La maggior parte dei disastri avvenuti nelle dighe a gravità è dovuta a difetto di fondazione: caddero così le dighe di Puentes (Spagna), di Bouzey (Francia), di Austin (sul fiume Colorado nel Texas) e anche la recente diga di St Francis. La diga di Puentes era appoggiata su una palificata di legname, la quale peraltro non raggiungeva neanche in tutti i punti la roccia in posto. A poco a poco l'acqua trasportò il materiale terroso tenuto fra i pali e dopo un decennio di vita la diga si abbatté. In modo simile, per quanto non altrettanto evidente, è avvenuta la caduta delle dighe di Bouzey e di St Francis (California), caduta quest'ultima nel 1928.

Quando non si trovino nelle fondazioni condizioni ineccepibili, si può ricorrere a qualche mezzo che suggerisce la tecnica, per rimediare a lievi inconvenienti. Interessanti saldature nelle parti di roccia avariate si ottengono mediante iniezioni di cemento. La diga sul Sagittario (Abruzzi), per es., fu impostata su una alluvione della profondità di m. 30 circa; ad evitare i pericoli del dilavamento, fu fatto un grandissimo numero d'iniezioni di cemento che riuscirono a consolidare la ghiaia di fondazione trasformandola in un muro profondo e compatto di m. 9 di spessore. In molti casi le iniezioni hanno semplice carattere precauzionale e perciò vi si ricorre spessissimo.

Per quanto molte dighe a gravità siano state costruite già alcuni secoli addietro, appena dalla metà del secolo passato il calcolo delle loro dimensioni si fa con metodi razionali.

M. De Sazilly, nel 1853 (Annales des Ponts et Chaussées), appoggiandosi alle ipotesi del Navier, impose talune condizioni che tuttora si ritengono necessarie per la stabilità delle dighe a gravità. Tali condizioni non risultarono però sufficienti, e anche gli accidenti verificatisi in taluni casi obbligarono a fare un calcolo più accurato delle sollecitazioni che si sviluppano nell'interno delle grandi masse murarie che costituiscono le dighe: calcolo compiuto in modo definitivo da Maurizio Lévy (Comptes rendus de l'Académmie des Sciences, 1895). Nel 1908 il Mohr diede una trattazione assolutamente completa ed esauriente sull'argomento.

Fra le azioni che sollecitano le dighe, la spinta dei ghiacci e la sottopressione idrostatica possono avere considerevoli effetti sulla stabilità. Quanto alla spinta dei ghiacci, si tratta dell'effetto dovuto alla rapida formazione del ghiaccio alla superficie del lago: l'aumento di volume, per la trasformazione dell'acqua in ghiaccio, può dar luogo ad azioni rilevantissime che si scaricano sulla diga (oltre che sulle sponde del lago). In pratica si ammette che l'azione del ghiaccio salga fino ad alcune decine di tonnellate per metro corrente di cresta della diga, in funzione dello spessore che può assumere il ghiaccio invernale sullo specchio del lago. Quando lo spessore del ghiaccio non raggiunge i 15 ÷ 20 cm., non si suole tener conto di tale azione.

Quanto alla sottopressione idrostatica, essa è stata oggetto di grandi studî e di appassionate discussioni fra i tecnici. Molti dolorosi disastri sono avvenuti in dighe che non presentavano segni palesi di debolezza, ma che filtravano quantità più o meno piccole d'acqua verso valle. Tali trapelazioni non sembra che debbano dare soverchia preoccupazione finché sono assai circoscritte; ma giustamente ci si è preoccupati dell'eventualità che non una piccola trapelazione, ma addirittura un sottilissimo velo d'acqua possa penetrare dalla parte a monte ed estendersi nel muro con andamento più o meno piano, fino al paramento a valle. In tali condizioni s'intende subito che, mancando la base d'appoggio, la stabilità del muro riesca gravemente compromessa. Sebbene gli studî sperimentali al riguardo non siano ancor oggi esaurienti, sono stati provati tutti i mezzi per allontanare un cosi grave pericolo. Dal punto di vista pratico si ricorre più generalmente ai cosiddetti drenaggi (v. appresso). Dal punto di vista teorico si può imporre che il muro debba avere tali pressioni interne verso il paramento a monte da scacciare o impedire l'ingresso dell'acqua in qualunque eventuale fessura che possa provocarsi tanto alle fondazioni quanto nel corpo stesso della diga. Tali norme vengono sempre seguite quando si tratti di sbarramenti di notevole importanza e altezza (superiore ai 10 m.); ma per sbarramenti di modesta altezza e che poggiano su ghiaie o sabbie non è possibile ottenere un'impermeabilità assoluta alle fondazioni. Una corrente d'acqua passa sempre al piede di queste dighe, però essa si rende innocua riducendo di molto la sua velocità, e ciò si ottiene dando una grande estensione alla platea di fondazione oppure mediante tramezzi impermeabili che vengono infissi al piede a monte della diga. Con questi mezzi si allunga considerevolmente il percorso delle trapelazioni, se ne diminuisce la velocità e insieme, quindi, il pericolo del trascinamento del materiale sciolto di fondazione.

L'enorme quantità di materiale necessario per l'edificazione di una diga a gravità impone l'apprestamento di grandi mezzi d'opera; si tratta talvolta di gettare alcune centinaia di migliaia di metri cubi di muratura. Quando sia disponibile il pietrame adatto, la muratura di pietrame risponde ottimamente alla costruzione delle basse e delle alte dighe (dighe sul Gorzente in Italia, dighe per l'acquedotto di New York, ecc.); il pietrame ha anche migliori requisiti di resistenza. Dove però non si possa trovare il pietrame adatto, o nella quantità richiesta, si ricorre al calcestruzzo, il quale ha pure buoni requisiti di resistenza e si presta ad essere preparato rapidamente in grande quantità, sicché rende in definitiva una grande economia.

I cantieri da costruzione assumono talvolta dimensioni veramente grandiose; è necessario l'impianto d'una rilevante forza motrice per azionare tutti gli apparecchi atti alla preparazione e alla distribuzione del calcestruzzo. Per la distribuzione si ricorre spesso a torri di ferro, sottili ed elevate, dove viene portato il calcestruzzo prima della distribuzione. Dall'alto di queste torri (tav. CLXXXI, n. 2) si può poi distribuire con delle gorne il calcestruzzo (colato). Altra volta il calcestruzzo viene condotto su un ponte orizzontale sufficientemente elevato. Il ponte è sostenuto da montanti a traliccio di ferro, i quali poi restano annegati nel calcestruzzo via via che l'opera va elevandosi. Infine la distribuzione del calcestruzzo si può fare con teleferiche e carrelli tipo blondin.

Un tipo speciale di calcestruzzo che si è adottato con successo nelle grandi masse murarie delle dighe è il cosiddetto calcestruzzo ciclopico, che consiste in calcestruzzo comune colato, nel cui interno si annegano grossi blocchi di pietrame (anche di alcune tonnellate di peso). Un particolare delicato delle dighe di muratura consiste nel rivestimento esterno che, specialmente dalla parte a monte, deve essere per quanto è possibile inintaccabile dall'acqua. Se la diga è di muratura di pietrame, si appresta il paramento con un rivestimento di conci, scelti, squadrati e ben stuccati (tav. CLXXXII, n. 3); se la diga è di calcestruzzo, si pone al paramento a monte un grosso strato di calcestruzzo, grasso di cemento e poi l'intonaco a più strati; talvolta si ricorre a intonachi impermeabilizzanti o a veri rivestimenti di asfalto.

Con tutto ciò non è sempre possibile evitare che qualche travelazione d'acqua avvenga nel muro, e poiché ciò potrebbe essere di grave pregiudizio alla sicurezza dell'opera, si ricorre oggi a speciali mezzi protettivi. O si dispone al paramento a monte una serie di piccole voltine verticali in muratura (tav. CLXXXII, n. 4), il cui scopo è di proteggere il paramento a ridosso dalla spinta idrostatica; oppure nell'interno del corpo della diga, ma dalla parte verso monte, si fa una rete di drenaggi verticali e orizzontali nei quali si raccolgono le acque di permeazione che poi si smaltiscono a valle. Quando sia necessario, i drenaggi si spingono anche alle fondazioni, dove anzi è generalmente più facile che si verifichino trapelazioni.

Un altro particolare di grandissimo interesse nella costruzione delle dighe in muratura riguarda le disposizioni precauzionali contro gli effetti delle variazioni di temperatura; queste variazioni, agendo sui volumi di muratura enormi, dànno luogo a deformazioni sensibili, e per evitare quindi che in qualche parte il muro possa lesionarsi si ricorre ai giunti artificiali. Questi dividono di tratto in tratto la diga in tronchi isolati ai quali è permesso qualche piccolo movimento. Ad evitare poi che lungo i giunti possano verificarsi perdite d'acqua si fanno i piani di contatto a risega e debitamente asfaltati.

Dighe a vòlta. - Una grande economia si è potuta raggiungere nella costruzione delle dighe in muratura formandole a vòlta, con la convessità rivolta verso monte (tav. CLXXXIII, n. 1). Difatti in tali circostanze il muro si comporta prevalentemente come arco e non come mensola, e si può quindi realizzare una graude economia di materiale (fino a ⅓) rispetto a una diga a gravità. Questo effetto però si raggiunge facendo resistere il muro in modo affatto differente da come resisterebbe a gravità, e a ciò deve essere opportunamente provveduto. Inoltre le azioni d'imposta che si scaricano sulle sponde della gola, in cui s'incastra la vòlta, sono sempre di rilevante entità e quindi richiedono nelle pareti grande resistenza e assoluta inamovibilità. Siccome poi lo spessore della vòlta, come sarà detto in seguito, dipende direttamente dal raggio di curvatura della vòlta stessa, ne risulta che nelle ampie vallate (con corda superiore, per es., ai 200 m.) l'adozione della diga a vòlta non è più economica perché l'opera riuscirebbe di grande sviluppo e rilevante spessore; è quindi preferibile ricorrere al tipo di diga ad archi multipli in cui, potendo avere le vòlte piccoli raggi di curvatura possono anche gli spessori mantenersi economicamente esili.

Dighe a vòlte multiple e di cemento armato. - La diga a vòlta unica ha avuto moltissime applicazioni in pratica, perché, ove sia possibile sostituirla a quella a gravità, essa riesce assai più economica. Ma nelle vallate molto ampie, dove l'effetto dell'arco è eluso, si può ricorrere alla diga a vòlte multiple, la quale sommariamente è così costituita: una serie di voltine (per lo più di spessore sottile) a generatrici verticali o inclinate appoggia su contrafforti verticali di muratura, convenientemente spaziati attraverso la valle da sbarrare (tav. CLXXXIII, n. 2). Talora le vòlte non sono a generatrici rettilinee, bensì hanno forma di cupole: ne risulta una struttura che si dice diga a cupole multiple (tav. CLXXXIII, n. 3). La parte muraria della diga di questo genere è quasi tutta di calcestruzzo armato e dato l'alto prezzo e la maggior cura che richiede tale materiale, non sarebbe possibile realizzare un'economia nelle dighe a vòlte multiple, se il loro volume complessivo non risultasse di molto minore di quello richiesto da un'ordinaria diga a gravità. Data poi la delicatezza della struttura, è naturale che i costruttori evitino di superare certi limiti nell'altezza; onde, se sono ardite già in Italia le dighe di Val Tidone e del Tirso (Sardegna), riveste tutti i caratteri di eccezionalità la diga di Pleasant Lake che è alta m. 78. Quest'ultima diga presenta anche la particolarità che i contrafforti sono a struttura cava invece che massiccia e ciò tende a dare una migliore elasticità alla costruzione. Lo studio statico delle dighe a vòlte multiple di per sé non differisce dallo studio delle dighe a una sola vòlta naturalmente, trattandosi di pareti a spessore sottile e soggette a grandi pressioni, è necessario tener conto di tutte le sollecitazioni prevedibili, e poi costruire con ogni cura.

Altre dighe di calcestruzzo armato sono quelle a lastroni: sui contrafforti appoggia un mantello formato di lastroni accostati che col loro estradosso formano il paramento a monte della diga. Poiché lo spessore di queste dighe è minimo, mentre la pressione idrostatica verso il fondo è rilevante, sul paramento a contatto dell'acqua vengono disposti speciali intonachi di cemento o speciali miscele idrofughe; nei punti di contatto fra parti staccate si collocano giunti di dilatazione o di contrazione, cosicché i movimenti delle singole parti (per quanto piccole sempre sensibili) avvengano senza fessurare il manufatto e senza che si perda l'impermeabilità. È sempre difficile ottenere l'impermeabilità perfetta e, più o meno, quasi tutte le dighe hanno perdite; queste però, quando siano molto piccole, non costituiscono alcun pericolo per la stabilità.

Opere di derivazione b di scarico. - Di queste opere è data esauriente illustrazione nella voce derivazione; qui si accenna soltanto a quanto è connesso alla diga o fa corpo con essa.

Quanto alle prese, è frequente per piccole portate la derivazione diretta di un tubo metallico, o di cemento armato, che si diparte normalmeute alla diga e che è collocato presso il suo piede. Opportune saracinesche regolano la portata di derivazione.

Quanto agli scarichi di piena, le dighe debbono spesso di per sé darvi esito completo. Allora si ricorre a varî mezzi: o le piene passano sul ciglio della diga stessa, che si presenta talvolta come un maestoso sfioratore (tav. CLXXXI, n. 3); oppure sulla cresta della diga trovano posto alcune paratoie di regolazione che, manovrate a tempo, o automaticamente, provvedono allo scarico (tav. CLXXXIV, n. 2); o si ricavano gallerie laterali nella roccia, su una delle sponde, in cui con opportune saracinesche d'ingresso passa il sovrappiù di piena; infine un altro mezzo consiste nel sovrapporre alla cresta della diga una serie (o batteria) di sifoni autolivellatori (tav. CLXXXI, n. 4). Questi si adescano da sé, e completamente, appena il livello dell'acqua nel serbatoio si alzi oltre una certa quota, ma quando questo livello, passata la piena, torna ad abbassarsi, i sifoni si disadescano automaticamente e lo scarico è interrotto.

Per costruire una diga è anche necessario preparare opere provvisorie le quali allontanino, per tutto il tempo della costruzione, l'acqua del fiume dalla sede in cui sorge la diga. A tale scopo servono le cosiddette dighe provvisorie di deviazione. L'acqua deviata può immettersi in speciali canali che attraversano la diga, oppure si fa scorrere in gallerie laterali che circondano tutta la sede della diga e vanno a sboccare a valle del cantiere.

Le resorgive d'acqua che s'incontrano durante gli scavi per le fondazioni vengono raccolte con pompe e smaltite anch'esse fuori della sede di cantiere.

Dighe mobili. - Le dighe mobili si adoperano per far variare il livello dell'acqua in un serbatoio, o il deflusso di un fiume, nel momento e per il tempo in cui ciò sia opportuno. Negl'impianti a piccola portata i requisiti principali di uno sbarramento mobile consistono nella tenuta della chiusura; negl'impianti su grandi fiumi è invece indispensabile assicurare una pronta apertura delle paratoie non appena se ne presenti la necessità, senza che per questo i requisiti principali di tenuta vengano a mancare.

Paratoie piane. - Se di piccole dimensioni, esse sono di legno, formate a tavoloni; altrimenti sono metalliche (fig. 8). La pressione dell'acqua viene sopportata dalla lamiera che forma la vista a monte della paratoia; a sua volta la lamiera è sostenuta (inchiodata) su traverse orizzontali, anch'esse di ferro. La sezione di queste traverse è uniforme per paratoie di piccole dimensioni, è a travatura reticolare quando la larghezza e il carico della luce esposta lo richiedano.

La manovra delle paratoie piane si fa con aste rigide o con catene di Galle. Gli argani delle paratoie sono azionati da motori elettrici, i quali vengono opportunamente accoppiati a riduzioni elicoidali per ridurre la velocità di rotazione degli assi portanti; l'asse della ruota elicoidale corre lungo tutto il ponte di manovra e così può agire contemporaneamente su tutti gli argani.

Nelle luci molto grandi la pressione dell'acqua renderebbe assai difficili le manovre se non si provvedesse a qualche espediente per ridurre l'attrito di strisciamento lungo i bordi della paratoia. Il mezzo che ha avuto miglior successo è quello che ricorre all'appoggio su rulli (tipo detto Stoney), tenuti insieme da un carrello indipendente. In tal modo l'attrito di strisciamento viene ridotto ad attrito volvente. Resta però sempre il piccolo attrito provocato dai margini o lamierini striscianti, che formano tenuta lungo i bordi della paratoia. Con le paratoie del tipo Stoney si riescono a costituire grandiosi sbarramenti anche sui fiumi di primaria importanza (Reno, Tamigi, ecc.).

Un tipo di paratoia di recente applicazione e che offre singolari vantaggi è quello piano in due parti (paratoie piane spezzate). Le manovre più frequenti si fanno con la sola paratoia superiore, che s'abbassa e s'innalza con tutta facilità; mentre la paratoia inferiore, che è più pesante e su cui grava il maggior carico idrostatico, si alza nei soli casi di necessità, cioè nei periodi di piena. Oltre a tali particolari vantaggi, questo tipo offre anche quello di far passare l'acqua sovrabbondante sulla cresta della diga anziché rasente al fondo, sicché si evitano le forti erosioni di fondo che tanto deteriorano le soglie murarie, anche se guarnite di pietrame durissimo. Le paratoie piane tipo Stoney sono talora provviste di contrappesi allo scopo di favorire le manovre.

Paratoie cilindriche. - La ritenuta o la sopraelevazione del pelo d'acqua in uno sbarramento possono ottenersi anche a mezzo di corpi cilindrici cavi, metallici, come nella tav. CLXXXIII, n. 4. All'estremità del cilindro sono rigidamente fissate due corone dentate che ingranano in due dentiere fisse alle pile in muratura. Due catene di Galle, avvolte presso le corone dentate tirano in su il cilindro (il quale altrimenti per proprio peso appoggia sul fondo); si obbligano così le corone dentate a ingranare nelle dentiere, il cilindro si alza dalla sua sede e lascia libera la luce che prima sbarrava.

La tenuta d'una diga di questo tipo non è mai perfetta, ma la diga cilindrica non si adopera dove sia grande scarsezza d'acqua, ma piuttosto sui grandi fiumi, dove le perdite hanno un valore molto relativo. Per ridurre però al minimo queste perdite, si applica sulla generatrice più bassa del cilindro un tavolone di legno, il quale viene compresso dal peso del cilindro sul fondo, e così s'impediscono le fughe da questo lato, per i margini alle estremità del cilindro si ricorre invece a bordini sporgenti di cuoio, i quali strisciando sul muro delle pile vi aderiscono e assicurano una perfetta tenuta.

Dighe a settore. - Un tipo derivato dal precedente è quello costituito soltanto da un settore metallico che ruota intorno a un asse orizzontale; soltanto quando è abbassato il settore impedisce il deflusso dell'acqua (tav. CLXXXIV, n. 1).

Numerose applicazioni ha avuto questo tipo di diga anche come rapido e sicuro organo di regolazione (fig. 9). Secondo tale dispositivo il settore a viene alzato o abbassato solo della quantità necessaria richiesta; la manovra si fa da una camera inferiore b dove attraverso il tubo C s'introduce dell'acqua la cui pressione viene regolata variando l'altezza del tubo cannocchiale d che funziona da sfioratore. Questi tipi di regolatori si fanno anche in calcestruzzo armato (per es., nell'impianto del Tirso); è però sempre necessario che trovino collocazione su corsi d'acqua non carichi di materiale di trasporto, o, anche meglio, presso laghi artificiali, dove non sono da temere gl'interrimenti almeno per gli strati più alti.

Paratoie a ventola. - La forma originaria (Louché-Desfontaines) di questo tipo di paratoie consiste di una culatta d e di una volata c metalliche e solidali, girevoli intorno a un asse orizzontale A (fig. 10). Nella camera E sono ricavate due aperture a e b che si possono mettere in comunicazione ora col carico a monte ora col carico a valle (tutta la camera E resta a tenuta); con tali manovre la diga ruota intorno a A, onde essa si alza o si abbassa. Un'applicazione assai recente di questo tipo si trova nell'impianto di Èguzon (Francia).

Dighe a contrappeso. - Le paratoie sopra descritte possono assumere funzionamento automatico quando il giuoco delle pressioni, fra monte e valle della diga, venga diretto da speciali dispositivi a sifoni che si adescano e si disadescano al momento opportuno; ma i tipi di diga automatici per eccellenza sono costituiti da quelli a contrappeso (fig. 11). Il giuoco è fatto intorno al perno C; fino alla quota regolamentare di ritenuta la diga si mantiene alzata, ma appena le acque superano il livello di ritenuta, cioè sfiorano da D, il momento del contrappeso A è vinto dal momento che agisce sulla paratoia (pressione idrostatica): la diga si abbatte da sé e non si rialza che quando il livello delle acque a monte è tanto calato che torna a prevalere l'azione del contrappeso sulla pressione idrostatica. Nel tipo illustrato dalla fig. 11 il contrappeso trova posto in un locale inferiore alla diga di sbarramento ed è connesso a questa mediante un'asta B e un corpo sagomato girevole intorno all'asse fisso C; ma assai spesso i contrappesi trovano sede al disopra della diga e il loro funzionamento è in vista (tav. CLXXXIV, n. 2).

Dighe a tetto. - Il tipo a tetto, alquanto diffuso in America dove prende il nome di bear-trap "trappola da orsi", è composto (fig. 12) di due ventole AC-DB contrapposte, cui sottostà una camera di manovra E. Quando la diga è abbassata le due ventole giacciono nella posizione punteggiata. Per rialzare la diga si pone in comunicazione la camera E col carico a monte: se esiste un piccolo salto tra monte e valle la pressione idrostatica sotto AC è capace di alzare la diga. Per abbassarla si scarica la pressione interna mediante la stessa bocca E. Quando manchi fra monte e valle il piccolo dislivello necessario a far funzionare la diga, si ricorre ad aria in pressione fornita appositamente da speciali compressori di riserva. La struttura di queste dighe è generalmente di ferro e legno. La pulizia della camera inferiore si effettua con speciali cacciate di acqua in pressione che lava il limo depositato sul fondo o incastrato nelle fessure.

Dighe ad aghi. - Il tipo più vecchio di dighe ad aghi è la cosiddetta diga mariniera (tav. CLXXXIV, n. 3), costituita da tante pile fisse in muratura che servono di sostegno ad altrettanti cavalletti di legno posti fra pila e pila. I cavalletti sono mobili (intorno a cardine verticale) e sostengono gli aghi (o panconcelli). Questi aghi sono generalmente travicelli di legno i quali si mettono ritti e fra loro accostati così da costituire la parete di ritenuta. Naturalmente la tenuta di una diga di questo tipo, formata di tanti elementi separati e giustapposti non puo essere perfetta. Si può migliorarla mediante leggiere materie che restano prese dalla corrente e vanno a chiudere le fessure; ma l'esito non sempre soddisfa.

La diga mariniera ha avuto il migliore perfezionamento dall'ingegnere francese Poirée, cui si deve il tipo illustrato nella fig. 13 che sostanzialmente non differisce molto dal tipo precedente; al posto delle pile fisse si trovano però cavalletti di ferro ribaltabili. A questi cavalletti, mediante un'asta di collegamento a, si appoggiano gli aghi. La manovra per l'alzamento della diga si comincia da una sponda e ad uno ad uno si rialzano i cavalletti. Via via poi che questi sono rialzati si appoggiano contro di essi gli aghi b. Questa operazione non è facile e richiede perizia da parte dei manovratori. Per abbattere la diga si possono invece lasciar cadere i cavalletti quasi tutti in una volta: gli aghi restano liberi in acqua e si ricuperano mediante una funicella, cui sono preventivamente legati.

La diga Poirée verso la metà del secolo passato ebbe numerosissime applicazioni, specialmente sui fiumi navigabili, e la navigazione interna ebbe per suo mezzo un considerevole sviluppo tanto in Europa quanto in America.

Tipo derivato dalla diga Poirée è la diga Boulé (fig. 14), in cui al posto degli aghi sono posti tavoloni o passeoni, che si calano dall'alto e che scorrono in opportune scanalature formate dai cavalletti posti diritti.

Altro interessante tipo derivato è la diga Milano (tav. CLXXXIV n. 4), in cui i cavalletti sono soppressi e in loro vece un ponte metallico sollevabile sostiene i tavoloni a cerniera; i tavoloni quando sono abbassati appoggiano per un'estremità al ponte, per l'altra a un risalto sul fondo del fiume. Per sollevare la diga basta alzare un poco il ponte; con esso vengono sollevati i panconi, i quali, non trovando più sostegno sulla soglia fissa al fondo, restano liberi di girare verso valle e galleggiano in superficie.

La diga Chanoine (fig. 15) è formata di tanti panconi girevoli anch'essi attorno a un asse A, in modo però che, quando l'acqua a monte si alza oltre un certo livello, di per sé la diga si ribalta. Per abbassare completamente la diga è necessario spuntare il puntello P: esso scorre lungo la guida d e la diga si abbatte. Per rialzarla è necessario fare la manovra inversa.

Un altro tipo di diga, anch'esso derivato dai precedenti, è quello Cameré, a cortina.

Sui cavalletti appoggia una cortina rotolabile di stecche orizzontali. Si riesce a ottenere anche una buona tenuta. Le applicazioni di questo tipo di diga sono tuttavia molto poco numerose.

Bibl.: H. Bellet, Barrages en maçonnerie, Grenoble 1907; E. Mattern, Talsperren, in Handb. der Ingenieur-Wiss., Lipsia 1912; Rehbock-Hilgard, Wehre, ibid., W. P. Creager, Engineering for masonry dams, New York 1917; U. Puppini, in Monitore tecnico, 1922, p. 389; P. Ziegler, Talsperrenbau, Berlino 1925-1927; E. Wegmann, The design and constr. of dams, New York 1927; E. Scimeni, Dighe, Milano 1928; C. Guidi, Statica delle dighe per laghi artificiali, Torino 1928; L. Conti, Serbatoi e laghi artificiali, Roma 1922; L. Conti, Sui muri dritti di ritenuta d'acqua, in Annali del Min. dei lav. pubbl., 1924.

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