DIOCLEZIANO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

DIOCLEZIANO (C. Aurelius Valerius Diocletianus)

D. Faccenna*

Imperatore romano.

Nato c. il 243 d. C. in Dalmazia. Raggiunse sotto Aureliano e Probo le più alte cariche militari; alla morte di Numeriano fu acclamato imperatore dall'esercito (284). Sconfitto Carino sulla Morava presso Belgrado (285), rimase solo al potere. Nel 286 a Nicomedia elevò ad Augusto Massimiano; a questi dette il cognome di Erculio, a sé quello di Giovio. Nel 292-93 venne costituito il sistema tetrarchico di governo con la nomina di due Cesari (Costanzo e Galerio). Tra le sue riforme è particolarmente da ricordare quella monetaria (295-96). Nel 303 si celebrarono a Roma i vicennalia ed il trionfo. Il 1° marzo 305, a Nicomedia, sua residenza, D. abdicò a favore di Galerio e prese il titolo di Senior Augustus ritirandosi nel suo palazzo di Spalato, presso Salona, dove morì (313, secondo altri 316 d. C.).

La tradizione letteraria, limitata a quanto riferisce Malalas (xii, 306, 10, p. 72, Schenk), non ci fornisce elementi validi per una ricostruzione del ritratto di Diocleziano. La ricerca iconografica sulle monete si basa esclusivamente sulle emissioni delle zecche dipendenti direttamente da D., segnalate per primo dal Maurice (Num. Const., i, p. 4 ss.) e seguite più rigidainente dal L'Orange (Studien, p. 101 e n. 5). Tali zecche (D., dopo la divisione dell'Impero con l'Augusto e i Cesari, comandava sull'Oriente asiatico e sull' Egitto) sono: Antiochia, Cizico, Alessandria e Nicomedia. L'importanza del ruolo delle monete nella iconografia dioclezianea è attenuata dal fenomeno dell'appiattimento dei conî, dal gusto dell'ornamentalismo, dalla stilizzazione del ritratto secondo la concezione astratta orientale del sovrano e della sua divina maiestas, palese particolarmente nell'ultimo periodo di regno. Alle monete scelte dal L'Orange, tarde, si può aggiungere, per meglio seguire l'evoluzione fisionomica dei ritratti di D., un medaglione bronzeo, sicuramente di zecca orientale, emesso dopo il 293 e prima del 305. Su questo l'effigie, personale malgrado un'eco di quella di Probo, mostra tratti forti, asciutti; sulle altre monete le linee sono già pesanti, larghe e grasse, di persona invecchiata. Nelle gemme ricompaiono i tipi che ci sono noti dalle monete (si ricordino: una corniola della Collezione Cades; un diaspro rosso con D. e la figlia Galeria Valeria [?] e infine un'altra gemma della Collezione Cades, di cui esiste un calco a Bonn, con la raffigurazione di D. e la figlia [?]; in particolare la corniola è molto vicina al medaglione bronzeo).

Il ritratto di D. è stato identificato con certezza nel busto entro corona di alloro, sostenuta da eroti, nel fregio interno del mausoleo di D., a Spalato dove l'imperatore è rappresentato in età avanzata: la testa, costruita largamente, ha ampie guance, forti mascelle, naso breve e lievemente curvo; sotto gli occhi le caratteristiche pieghe della pelle. La mancanza della barba nel busto di Spalato di contro alla presenza di essa sulle monete è indice del diffondersi di tale moda alla fine dell'età tetrarchica. Per il cattivo stato di conservazione è di poco giovamento il ritratto scolpito sul lato S-E del pilastro S-O dell'arco di Galerio a Salonicco (c. 300 d. C.): del volto non rimangono che parte delle borse sotto gli occhi e la forte mascella. Attraverso una convincente analisi di elementi estrinseci e stilistici si è voluto riconoscere D. nei gruppi in porfido degli Augusti a S. Marco a Venezia e nella Biblioteca Vaticana. In essi il ritratto di D. sembra adoperato anche per il suo collega, salvo lievi differenze, con un processo di sostituzione di effigie analogo a quello conosciuto per le monete (L'Orange, Studien, p. 102). Questa ipotesi è rafforzata dalla doppia erma di Solin (Salona), la quale presenta evidenti somiglianze con il busto del mausoleo.

Intorno a queste, altre sculture si riuniscono per somiglianza, tenuto debito conto della loro appartenenza alle diverse aree artistiche. Esse sono: una piccola testa di alabastro in Oslo, Galleria Naz. (secondo L'Orange, ritratto della prima età imperiale rilavorato e, secondo V. Poulsen, di dubbia autenticità); una testa nel museo municipale di Autun, da Lione; una statua nella villa Doria Pamphilj, a Roma; un ritratto ad Atene; una testa bronzea da Sabratha identificata però preferibilmente con Licinio (v. Arch. Anz., 1941); un ritratto a Solin (Salona) molto danneggiato. Il busto dell'imperatore e quello di Massimiano, contrassegnati da iscrizioni, sono rappresentati in una gemma, proveniente dalla Francia ed ora conservata nella collezione di Dumbarton Oaks (v.) presso Washington. Poco sicura è l'identificazione con D. del ritratto della doppia erma Jerichau, conservatoci per disegni, e ancor meno di quello di Nicomedia, rifiutato dal Curtius e da V. Poulsen, per quanto possa essere seducente un simile ritrovamento in tale località. E ancora si aggiungano la testa Ny Carlsberg 771 b e la testa a Monaco, collezione privata, che secondo V. Poulsen, insieme con l'erma Jerichau, discenderebbero dal tipo della statua Doria Pamphilj. Invece probabilmente non identificabili con D. sono: la testa Ny Carlsberg 771 a; il busto da Athribis al Cairo; una testa da Antiochia, che per V. Poulsen rappresenterebbero il ritratto ufficiale dell'imperatore nell'interpretazione orientale. Sicuramente non identificabile con D. è poi la testa Ny Carlsberg 769 a.

Si ricordano anche le statue di D. e dei correggenti innalzate su colonne al Foro Romano per i vicennalia (anno 303), raffigurate nel rilievo con scena dell'orazione sui rostri nell'arco di Costantino; il frammento, ora perduto, della statua loricata posta sulla colonna cosiddetta di Pompeo ad Alessandria; una statua di porfido togata, in trono, acefala, nel museo di Alessandria, considerata di D. per somiglianze stilistiche con il gruppo veneziano; un torso di porfido nel museo di Costantinopoli da Adrianopoli, replica della statua alessandrina.

Una statua di D. si trovava nella chiesa di S. Sofia in Costantinopoli.

Stilisticamente il ritratto di D. rientra nel quadro molto complesso dell'arte dell'età tetrarchica. Parallelamente al frazionamento dell'Impero, si determinano aree nelle quali la ritrattistica si sviluppa con proprie caratteristiche sotto l'impulso di tradizioni locali: in Oriente gli elementi organici individuali del volto sono semplificati, mentre gli occhi si ingrandiscono, in una composizione ornamentale, in un impietrimento iconico (notevoli sono i rapporti di somiglianza con le sculture palmirene); in Occidente la riduzione delle forme non è ugualmente forte, e l'effigie conserva i suoi elementi naturali ed individuali; in Grecia la trattazione della barba e dei capelli è a ciocche più lunghe, il modellato è fine e morbido, proseguendo lo sviluppo della tradizione gallienica o in genere classica. Comune a queste differenze è la tendenza alla costruzione massiccia, serrata, angolare o cubica, della testa, come di un blocco su cui si proiettano, con un sagomare deciso, le membrature ridotte a funzione costruttiva e decorativa (prima età tetrarchica 293-305). Una evoluzione verso forme rotonde o ellittiche si avverte nella seconda età tetrarchica (305-312), con la quale la successiva arte costantiniana si trova in stretto rapporto.

Monumenti considerati. - Monete tarde: I. Maurice, i, tav. i, nn. 9 e 10; in particolare per il n. 10: R. Delbrück, Ant. Porphyrw., p. 124, tav. 57, 3; p. 111, tav. 4, n. 1; tav. 6, n. 1; tav. 9, nn. 1, 9, 10. Medaglione bronzeo del 293-305: J. Maurice, i, tav. 1, n. 6, Cab. de France; R. Delbrück, op. cit., p. 123 s., tav. 57, 2. Gemme: R. Delbrück, op. cit., pp. 121 e 124; corniola della Coll. Cades, 41 a, n. 625: R. Delbrück, op. cit., tav. 57 a; diaspro rosso: ibid., tav. 57 b; altra gemma Cades (41, n. 615): ibid., tav. 57 c. Busto sul mausoleo di Spalato: R. Delbrück, op. cit., fig. 49, tav. 61; Acta Arch., ii, 1931, tav. ii; H. P. L'Orange, Studien, fig. 39. Arco di Galerio a Salonicco: K. F. Kinch, L'arc de triomphe de S., Parigi 1890, p. 36, tav. v S. Porfidi di Venezia e del Vaticano: H. P. L'Orange, op. cit., p. 16 ss., figg. 32-35; R. Delbrück, op. cit., p. 84 ss., tavv. 31-37. Doppia erma di Solin (Salona): H. P. L'Orange, op. cit., p. 18 ss., figg. 36-38. Testa di Oslo in alabastro: H. P. L'Orange, op. cit., pp. 102-103, fig. 247; id., in Symb. Osloens., viii, 1929, p. 100 ss., figg. 1-2. Testa di Autun: E. Espérandieu, Rec. Gén., ix, p. 270, n. 758. Statua nella villa Doria Pamphilj: H. P. L'Orange, op. cit., p. 30, n. 5, figg. 68, 71, Kat., n. 27; id., in Röm. Mitt., xxxiv, 1929, p. 180 ss., tavv. 3742 (le tavv. 37-39 presentano l'opera dopo la rilavoraz. subita; le tavv. 40-42 nel suo stato primitivo); R. Delbrück, op. cit., p. 124. Ritratto nel Museo Naz. di Atene: H. P. L'Orange, op. cit., p. 38, n. 1, figg. 98-99, Kat., n. 534. Bronzo da Sabratha: H. P. L'Orange, op. cit., p. 30, n. 6, p. 103, Kat., n. 28; Catal. della mostra d'arte antica, Gall. Naz. di Valle Giulia, Roma 1932, p. 58, n. 13. Ritratto di Solin (Salona): H. P. L'Orange, Studien, p. 102, n. 1, fig. 246. Erma Jerichau: H. Fuhrmann, in Röm. Mitt., liii, 1938, p. 35, figg. 1-2. Ritratto di Nicomedia: F. K. Dörner, in Die Antike, xvii, 1941, p. 139, figg. 2, 4, 6, 7. Ritratto di Monaco (coll. privata): F. W. Deichmann, in Röm. Mitt., lv, 1940, t. 28. Testa a Copenaghen, Ny Carlsberg 771 b: H. P. L'Orange, Studien, p. 114, n. 25. Testa a Copenaghen, Ny Carlsberg, 771 a: H. P. L'Orange, Studien, p. 113, n. 18; S. Stucchi, in Arch. Class., vi, 1954, p. 164 ss., che la identifica con Massenzio. Testa a Copenaghen, Ny Carlsberg, 769 a: L. Curtius, in Journ. Hell. Studies, lxxi, 1951, p. 48. Ritratto da Antiochia: Amer. Journ. Arch., 1936, p. 10. Tazza vitrea dell'Antiquarium Comunale di Roma: L. Bruzza, in Bull. Com., 1882, p. 180 ss., tav. 20; H. Fuhrmann, in Röm. Mitt., liv, 1939, p. 161 ss. Gemma con D. e Massimiano: G. M. A. Richter, in Catalogue of Greek and Roman Antiquities in The Dumbarton Oaks Collection, Cambridge Mass. 1957, p. 15, n. 11. Raffigurazione delle colonne dei Vicennalia: H. P. L'Orange, in Röm. Mitt., liii, 1938, p. 155. Statua loricata di Alessandria: R. Delbrück, op. cit., p. 100 s. Statua di porfido nel museo della stessa città: ibid., p. 96 ss., tavv. 40-41. Statua di porfido del museo di Costantinopoli: ibid., p. 98, fig. 36. Statua di porfido a S. Sofia: Antiquitates Constantinopolitanae dell'Anonimus p. A. Banduri, i, 1711, p. 14.

Bibl.: V. innanzitutto le voci: Diocletianus, in De Ruggiero, Diz., II, parte III, 1922 (G. Costa) e in Pauly-Wissowa, VIIA, 1948, c. 2419 ss., s. v. Valerius Diocletianus, n. 142 (W. Ensslin). Sull'iconografia di D.: J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., II, 3, Stoccarda 1894, p. 193 ss., Münztael, VII, 4-6; J. Maurice, Numismatique Constantinienne, I, Parigi 1908, p. 1 ss., p. 10 ss.; H. P. L'Orange, Ritratti romani ad Oslo. I. Un ritratto dei tetrarchi, in Symb. Osloens., VIII, 1929, p. 100 ss.; id., Ein Porträt des Kaisers Diocletian, in Röm. Mitt., XLIV, 1929, p. 180 ss.; id., Die Bildnisse der Tetrarchen, in Acta Archaeologica, II, 1931, p. 29 ss.; K. Pink, Die Goldprägung des Diocletianus und seiner Mitregenten (284 bis 305), in Numismat. Zeitschr., N. S., 1932, p. 84 ss., p. 119 ss., p. 123 s.; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätantiken Porträtas, Oslo 1933, p. 15 s., p. 100 ss.; G. Castelfranco, L'arte della moneta nel tardo impero, in La Critica d'Arte, II, 1937, p. 11; H. P. L'Orange, Ein tetrarchisches Ehrendenkmal auf den Forum ROmanum, in Röm. Mitt., LII, 1938, p. 1 ss.; H. Fuhrmann, Zum Bildnis des Kaisers Diocletian, in Röm. Mitt., LIII, 1938, p. 35 ss.; F. K. Dörner, Ein neuer Porträtkopf des Kaisers Diocletian, in Die Antike, XVII, 1941, p. 139 ss.; L. Curtius, in Journ. Hell. Studies, LXXI, 1951, p. 48 ss.; V. Poulsen, Vjesnik (Bull. d'arch. hist. dalmate) - Mélanges Abramic, LVI-KIX, 1954-1957, p. 188 ss.; R. Heidenreich, Festschr. z. 60 Geburtstag. v. B. Schweitzer, Stoccarda 1954, p. 367 ss.