Diritti Speciali di Prelievo (DSP; Special Drawing Rights, SDR)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

Diritti Speciali di Prelievo (DSP; Special Drawing Rights, SDR)

Ettore Dorrucci

Diritti Speciali di Prelievo (DSP; Special Drawing Rights, SDR)  Componente delle riserve ufficiali gestite dalle banche centrali dei Paesi membri del Fondo Monetario Internazionale (➔ FMI). Sono stati introdotti con gli accordi della Giamaica (➔ Giamaica, accordi della) del 28 luglio 1969. Il FMI alloca i DSP ai suoi Stati membri (187 Paesi nel 2011) quando rinviene un bisogno di incrementare le attività di riserva globali. Ciò è avvenuto nel 2009, all’apice della crisi economica e finanziaria globale. Oltre 204 miliardi di DSP (equivalenti a 313 miliardi di dollari statunitensi e 242 miliardi di euro, al cambio di fine 2011) sono stati allocati presso i Paesi membri del FMI. Questa non è che una frazione minima delle riserve valutarie mondiali, che a fine 2011 ammontavano a oltre 1000 miliardi di dollari.

Utilizzo dei DSP

I DSP non sono una valuta vera e propria, ma piuttosto un diritto di acquisire una o più delle ‘valute liberamente utilizzabili’ (freely usable currencies, nella terminologia del FMI) detenute nelle riserve ufficiali dei Paesi membri. Tali valute sono il dollaro statunitense, l’euro, lo yen giapponese e la sterlina. Il valore dei DSP viene definito sulla base di questo paniere di valute, la cui composizione è rivista ogni 5 anni dal Comitato esecutivo (Executive Board) del FMI, al fine di riflettere l’importanza relativa nel sistema monetario e finanziario internazionale delle valute dei singoli Paesi in un dato momento storico.

I DSP vengono allocati in proporzione alla quota versata da ogni Paese al FMI. Se un Paese ha bisogno di utilizzare i propri DSP, contatta la banca centrale di uno Stato membro che non ne ha bisogno al fine di scambiarli (swap) contro una delle suddette valute liberamente utilizzabili. In questo caso, il Paese richiedente liquidità in valuta paga un interesse in proporzione ai DSP ceduti, mentre quello offerente lo guadagna.

In periodi di crisi, l’utilizzo dei DSP da parte, solitamente, degli Stati membri più piccoli del FMI, mira a rassicurare i mercati finanziari che la loro banca centrale può avere accesso a liquidità in valuta estera senza dover vendere le proprie attività di riserva sui mercati valutari. In aggiunta, i DSP fungono anche da unità di conto per le operazioni del FMI e alcune altre organizzazioni internazionali. Nonostante qualche progresso effettuato dal momento della loro introduzione, i DSP sono ancora lontani non solo dall’avere lo status di una valuta comunemente utilizzabile nelle transazioni internazionali, ma anche dal rivestire il ruolo di una delle componenti più importanti delle attività di riserva mondiali.

Funzione dei DSP

Coloro i quali aspirano a promuovere il ruolo dei DSP da elemento marginale a componente centrale del futuro sistema monetario internazionale argomentano che, essendo tali diritti basati su un paniere delle principali monete mondiali, essi presentano per definizione un tasso di cambio più stabile di quello delle valute costituenti. Pertanto, i DSP potrebbero aiutare – meglio del dollaro, dell’euro e di qualsiasi altra valuta – a far fronte a problemi di volatilità dei tassi di cambio. Gli utilizzi ipotizzabili ricomprenderebbero, per es., la fatturazione del commercio globale, la denominazione di attività finanziarie o di statistiche ufficiali, e la funzione di ancoraggio per altre valute. Tuttavia, anche se il FMI dovesse aumentare la quantità di DSP disponibili presso le banche centrali, sarà difficile per questi affermarsi, anche soltanto come strumento di diversificazione delle riserve ufficiali, fintanto che un mercato privato dei DSP non verrà a svilupparsi.

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