DISGRAFIA

Enciclopedia Italiana (1932)

DISGRAFIA (dal gr. δυς- "male" e γραϕή "scrittura")

Giovanni Mingazzini

Incapacità di trasformare nei corrispondenti segni scritti i suoni verbali risvegliati internamente. Qualunque causa tendente a sopprimere i componenti motori, acustici o visivi delle parole, o le vie associative congiungenti i varî centri, produce un disturbo della scrittura. Molti hanno ammesso un centro grafico-motore, distinto dal centro dei movimenti della mano, per quanto quest'ipotesi non sia sempre sostenibile, né sempre sia necessario invocare l'esistenza d'un centro autonomo. Come nei disturbi del linguaggio, le disgrafie possono presentarsi in diverse forme: a volte la scrittura è assolutamente impossibile (agrafia); altre volte è perduta la possibilità di scrivere spontaneamente e sotto dettato, mentre è conservata la capacità di copiare lo scritto o lo stampato; oppure è possibile in qualche modo anche la scrittura spontanea, in quanto non è perduto il ricordo dei movimenti necessarî per tracciare le singole lettere, ma queste vengono scambiate in vario modo, a seconda della loro somiglianza (paragrafie). Disgrafie si possono avere anche in varie malattie mentali o nervose indipendentemente da disturbi afasici: nella paralisi progressiva è caratteristica la scrittura tremula, e le ripetizioni, elisioni, posposizioni sillabiche; nell'epilessia, soprattutto dopo le crisi, sono state notate le ripetizioni innumerevoli di lettere e sillabe; nel parkinsonismo postencefalitico le scritture sono esageratamente grandi o minutissime.

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