Divieto

Enciclopedia Dantesca (1970)

divieto

Calogero Colicchi

Nel significato di " proibizione ", " impedimento ", è adoperato da D. due volte, con riferimento a disposizioni divine: in Pg III 144 è riferito alla prescrizione, per le anime degli scomunicati, di sostare nell'Antipurgatorio trenta volte il tempo che rimasero fuori della comunione della Chiesa; in X 36 al decreto di chiusura del Paradiso dopo il peccato originale. In Pg XIV 87 o gente umana, perché poni 'l core / là 'v'è mestier di consorte divieto?, e XV 45 e ‛ divieto ' e ‛ consorte ' menzionando, ha invece il significato di " esclusione ", " allontanamento ", poiché tutta l'espressione è tratta dal linguaggio statutale e, come notò il Landino, " è translazione da magistrati, che si distribuiscono nelle repubbliche; dove, quando un consorte, idest della medesima famiglia, ha un magistrato, gli altri hanno divieto, idest sono proibiti potervi essere, essendovi il consorto " (vedi la chiosa del Del Lungo e poi del Mattalia).

Il significato di " sbandire ", " mandare in esilio ", ha poi la locuzione ‛ mettere in d. ', che si trova adoperata solo in Fiore XCII 13.

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