DOGLIANI

Enciclopedia Italiana (1932)

DOGLIANI (A. T., 24-25-26)

Giuseppe Gabetti

Cittadina della provincia di Cuneo, situata sulle sponde della Rea, affluente del Tanaro, e collegata da un proprio tronco ferroviario alla linea Torino-Savona. Ha 2831 ab. (cens. 1931); già nel secolo XIV contava più di 3000 ab., ed era il principale centro delle basse Langhe. Il comune conta ora 6087 ab.

Ha origini antiche e vanta memorie storiche notevoli. Prima della conquista romana appartenne alla tribù ligure dei Vagienni; poi fu assegnata dai Romani alla tribù Camilia. Già nel Medioevo consisteva di due borghi - Borgo e Castello - chiusi insieme in un solo circuito di mura: e in Castello sorgeva, munito di torri e di altre opere fortificate, il Castrum vetus, ampliato poi con nuove costruzioni nei secoli XIII e XV, finché nel 1580 fu raso al suolo: solo rare vestigia delle antiche mura restano oggi, specialmente in Castello, presso la porta dei Gabetti, e il Torrione. Feudo dei marchesi di Susa ancora nel 1091, la città fu conquistata poco dopo da Bonifacio del Vasto; e, nella seconda metà del sec. XII, ne fu signore Manfredi I Lancia: suoi figli furono Manfredi II Lancia, vicario generale di Federico II, e Bianca Lancia, amata dall'imperatore, madre di Corrado e di Manfredi. Passata la città ai marchesi di Saluzzo, divenne sede del ramo Saluzzo-Dogliani, ed ebbe un nuovo periodo di splendore con Giovanni il Grande, figura dominante nella storia della regione, in tutta la prima metà del sec. XIV. Più tardi, saccheggiata e incendiata tre volte durante la guerra fra Carlo V e Francesco I, la città perdette in parte la sua importanza: i successivi feudatarì furono i De Gande, il De Rys, i Solaro di Moretta e i Solaro del Borgo. Dimora abituale di famiglie cospicue, già sede di ricche comunità religiose, e in seguito di scuole secondarie con convitto, Dogliani ha avuto, fra le sue personalità, uomini notevoli. Gli edifici della città più interessanti sono, oltre i resti del Castello, la Pieve di S. Maria, anteriore al sec. XI, ma ricostruita alla fine del sec. XVII; la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo, già edificata, pare, coi materiali d'un antico tempio pagano e anch'essa ricostruita, da pochi anni, ma ancora con l'antica severa facciata in pietra di età anteriore al sec. XIV; la chiesa della confraternita dei Disciplinati Bianchi, monumento nazionale, opera dell'architetto Gallo, della metà del sec. XVIII; l'imponente chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo, dell'architetto Schellerio. In S. Lorenzo sono due ben conservate pale d'altare (sec. XVI), e nella chiesa della Confraternita una bella Pietà in legno, di scuola monregalese.

Circondato da ogni parte da vigneti, Dogliani è ora soprattutto un centro agricolo, a cui fanno capo, per mercati e commerci, molti paesi vicini. Assai pregiato, per la qualità delle carni, è il bestiame, di razza langhigiana; e altri prodotti ricercati sono le pere, le mele, le pesche, le rubiole, i tartufi profumatissimi. Ma la ricchezza maggiore del paese è nel dolcetto, vino da pasto di una gradazione media di 11-13 gradi, che è, per ormai lunga tradizione, il preferito sulle mense piemontesi.

V. tavv. XXI e XXII.

Bibl.: A. Fracchia, Appunti per la storia politica e amministrativa di Dogliani, con introduzione di L. Einaudi, Torino 1922.

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