DOHA

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

DOHA

Livio Sacchi

Dalla pesca delle perle alla ricchezza del petrolio. La trasformazione urbanistica e architettonica: le torri e le isole artificiali. La ricerca dell’identità: tra passato e futuro. Bibliografia

La capitale del Qaṭar si è imposta di recente all’attenzione internazionale come una delle città più evolute e in crescita del Medio Oriente in generale e del Golfo Persico in particolare.

Dalla pesca delle perle alla ricchezza del petrolio. – Piccolo villaggio costiero di cui si hanno notizie sin dalla fine del 18° sec., nel 1883 fu resa indipendente dall’impero ottomano dallo sceicco Qassim bin Mohammed Āl Thānī, capostipite della dinastia ancora oggi regnante. Nel 1916 il Qaṭar divenne un protettorato inglese: D., che contava allora poco più di 12.000 abitanti, assunse il ruolo di capitale. L’economia del Paese si reggeva tradizionalmente e pressoché esclusivamente sulla pesca e, in particolare, su quella delle perle. Negli anni Trenta del 20° sec., a D. come in altre città costiere della penisola arabica, l’introduzione da parte dei giapponesi delle perle coltivate sui mercati internazionali provocò una forte crisi nel settore, innescando un periodo di notevole povertà. Il petrolio fu scoperto più o meno in quegli stessi anni, ma lo sfruttamento dei pozzi non fu significativo fino a oltre la conclusione della Seconda guerra mondiale, quando iniziò anche quello dei giacimenti di gas, destinati a costituire la principale, futura risorsa economica del Paese. Pochissimo resta degli interessanti insediamenti residenziali storici, per lo più costituiti da piccole case a uno o due livelli in pietra, blocchi corallini e fango. Il porto, che pure aveva una sua rilevanza locale, dati i bassi fondali non era adeguato al traffico delle grandi navi: il problema fu risolto solo negli anni Settanta, grazie a imponenti opere d’ingegneria. Nel 1973 fu aperta la University of Qaṭar; nel 1975 venne inaugurato il Qaṭar National Museum, ospitato nel vecchio palazzo del governatore risalente al 1912; nel 1996 la televisione satellitare al-Jazeera iniziò da D. le sue trasmissioni, divenendo in pochi anni una delle più autorevoli e ascoltate, non solo nel mondo arabo.

Con oltre 1.300.000 abitanti, D. ospita attualmente la gran parte della popolazione del Qaṭar. In grande espansione dal punto di vista demografico, è interessante osservare che la maggioranza dei suoi abitanti è costituita da stranieri, per lo più provenienti da Paesi come il Pakistan, l’India, lo Srī Laṅkā, il Nepal, le Filippine e il Bangla Desh. Molti anche gli immigrati giunti dai vicini Paesi mediorientali; non mancano europei, nordamericani, sudafricani e australiani. Grazie alle favorevoli condizioni economiche e non diversamente da altre grandi città del Golfo e in particolare da quelle degli Emirati Arabi Uniti come Abū Dhābi e Dubai, D. ha subito una lunga serie di eccezionali trasformazioni sia sul piano urbanistico sia su quello architettonico, spesso anche molto significative per la qualità raggiunta. In primo luogo va segnalato che la geografia delle coste è stata e continua a essere ridisegnata, a cominciare dalla Corniche, la strada panoramica lungo il mare che racchiude, con la sua scenografica mezzaluna, la West Bay. Nel Downtown o CBD (Central Business District), una penisola circondata dalle acque, è sorto un gran numero di altissime e trasparenti torri dalle forme più varie e imprevedibili. Lo skyline che ne è derivato, sia da terra sia da mare sia dall’aereo, si presenta dunque oggi molto diverso da quello di solo qualche decennio fa, apparendo simile ad alcuni fra i più noti e celebrati del mondo, da Vancouver a Toronto, da Singapore a Pudong. Il ridisegno geografico è proseguito in aree quali West Bay Lagoon, Qaṭar Pearl e Lusail City, fra i pochi distretti speciali dove gli stranieri possono acquistare proprietà immobiliari. La prima è un’area residenziale costiera all’interno della quale sono stati aperti numerosi canali collegati al mare: l’acqua – elemento sempre molto apprezzato in un Paese desertico – artificialmente portata all’interno del quartiere con straordinarie opere di ingegneria idraulica, moltiplica gli affacci panoramici, contribuendo in maniera decisiva alla crescita dei valori degli immobili e all’appetibilità residenziale e commerciale della zona.

La trasformazione urbanistica e architettonica: le torri e le isole artificiali. – Posta a circa 350 m al largo di West Bay è poi The Pearl, ambiziosa e frastagliata isola artificiale che conforma scenograficamente tre baie pressoché circolari, al cui centro sono poste altrettante isolette: il tutto – 4 milioni di m2 di superficie per 32 km di coste affacciate sulle acque del Golfo – con destinazione prevalentemente residenziale: per il 2015 vi sono previsti 45.000 abitanti. Insieme a molte torri di gusto neomodernista, alcuni complessi residenziali replicano, più o meno fedelmente, l’immagine di Venezia con i suoi canali. Lusail City, promossa dalla Qatari real estate investment company, si colloca infine a circa 23 km dal centro di D., nella muncipalità di Al Daayen, a nord della West Bay Lagoon. Progettata per 260.000 abitanti, occupa un’estesa area costiera e alcune isole artificiali collegate da ponti, offrendo quartieri residenziali, porti turistici, due campi da golf, un giardino zoologico dedicato alle giraffe, diverse zone commerciali oltre a uno dei tanti stadi in costruzione per i Mondiali di calcio del 2022, in particolare quello per 80.000 spettatori che ospiterà l’apertura e la finale: progettato da Foster+Partners, sarà climatizzato ricorrendo esclusivamente all’energia solare. Un altro interessante stadio, destinato a rivoluzionarne la stessa tipologia, è il Wall Stadium, attualmente in costruzione su progetto di MZ Architects/MZ & Partners, studio con sedi ad Abū Dhābi e in Libano, oltre che nello stesso Qaṭar: parzialmente sotterraneo, il profilo della sua tribuna inclinata emerge da una verdeggiante duna. Il terreno del campo è sospeso e rinfrescato mediante un sistema di ventilazione sottostante, rendendo così possibile giocarvi senza problemi anche nella stagione calda; l’illuminazione è integrata nell’architettura in maniera innovativa.

L’attenzione all’architettura ha prodotto un gran numero di altri edifici significativi. Fra le molte torri che si affacciano sulla West Bay spicca la Doha Tower (o Burj Doha, 2004-12), progettata da Jean Nouvel (v.): particolarmente innovativa dal punto di vista strutturale, ha una facciata composta da diversi strati metallici che riprendono le geometrie decorative della tradizione islamica, minimizzando al tempo stesso il calore provocato dall’irraggiamento solare. Notevole, se non altro per la sua insolita forma, è anche la Tornado Tower, progettata da CICO Consulting e dallo studio tedesco JSK SIAT Architekten (2006-08).

La ricerca dell’identità: tra passato e futuro. – Fra i molti edifici dedicati all’istruzione superiore, tutti per lo più concentrati all’interno della Education City, grande parco tematico che si estende per oltre 1000 ha, si ricordano il riuscito Liberal arts and science college, costruito nel 2004 dai giapponesi Kazuhiro Kojima+Kazuko Akamatsu/CAt, e il più prevedibile Texas A&M engineering college, realizzato nel 2007 dallo studio messicano Legorreta+Legorreta. Ieoh Ming Pei ha progettato il nuovo Museum of Islamic art, completato nel 2006 e inaugurato nel 2008, che dimostra come sia possibile coniugare, non senza qualche perdonabile ambiguità, tradizione autoctona islamica e modernità. Lo studio di Pei – maestro dei musei par excellence, dalla East Wing della National Gallery di Washington al Grand Louvre di Parigi – ha disegnato un edificio straordinariamente riuscito: i volumi appaiono arcaici e contemporanei al tempo stesso; gli allestimenti interni, di altissima qualità, sono stati progettati dallo studio francese di Jean-Michel Wilmotte: giocano sul contrasto fra una generalizzata, riposante penombra e la puntiforme illuminazione dei preziosi manufatti esposti; l’atrio principale d’accesso, con i suoi oltre 50 m di altezza, non manca di spettacolarità; ma è soprattutto la sua collocazione, su un’isoletta artificiale posta fra il Golfo e la West Bay, che fa sì che la fabbrica emerga letteralmente dal le acque, peraltro in dialettica contrapposizione visiva con il verticale downtown della città dall’altro lato della baia, rendendo l’edificio altamente iconico, fino a trasformarlo nell’immagine architettonica forse più emblematica dell’intera città. Lungo la parte meridionale della Corniche sorge inoltre la nuova sede del National Museum of Qaṭar, un gigantesco e spettacolare complesso culturale progettato da Jean Nouvel, la cui apertura è prevista nel 2016. Il crescente interesse per l’arte contemporanea, senza dubbio frutto del coinvolgimento della famiglia dell’emiro (alcuni dei suoi membri sono considerati fra i principali collezionisti del mondo), è testimoniato anche dal MATHAF, Arab Museum of modern art, inaugurato nel 2010, oltre che da un gran numero di gallerie private. Ma anche il passato architettonico della città riscuote grande interesse: fra le maggiori attrazioni turistiche si segnala l’Heritage Village all’interno del Rumeila Park, lungo la Corniche. Non è che la ricostruzione ex novo di un villaggio storico del Qaṭar, realizzata a fini prevalentemente commerciali; tuttavia testimonia come sia sentita l’esigenza di preservare un patrimonio storico andato per lo più perduto, alla ricerca di un’identità architettonica  in crescita nonostante il fatto che D. sia una delle città più proiettate verso il futuro che sia dato immaginare.

Significativo è stato anche il recente sviluppo delle infrastrutture, con un gran numero di nuove autostrade e una linea metropolitana attualmente in costruzione. Intenso è il traffico aereo: D. funziona come hub della Qaṭar Airways, compagnia di Stato fondata nel 1993 che, negli ultimi anni, si è sempre collocata ai primi posti delle classifiche mondiali. In tale ambito si segnala il nuovo Hamad international airport, già in parte inaugurato nel 2014 e disegnato dallo studio statunitense HOK Engineering, che sorge in un’area immediatamente a est del vecchio scalo: inizialmente pensato per servire 29 milioni di passeggeri l’anno, una volta completato occuperà una superficie pari a due terzi di quella urbana di D. e riuscirà agevolmente a servirne fino a 50 milioni, ponendosi come il maggiore scalo del Golfo dopo quello di Dubai. Il gigantesco terminal passeggeri riporta al tema delle oasi: una ricchissima vegetazione desertica viene costantemente irrigata da acqua opportunamente riciclata; il vicino Golfo sembra invece ispirare le grandi coperture ondulate. Tra il nuovo aeroporto e la città, con un masterplan redatto dal gruppo olandese OMA approvato nel 2013, sorgerà la Airport City Doha, esteso quartiere polifunzionale il cui completamento è previsto per il 2022 in occasione dei Mondiali di calcio.

Interessante è infine ciò che sta avvenendo nel campo della sostenibilità. I recenti investimenti nel settore delle energie rinnovabili in generale e, in particolare, di quella solare (risorsa che evidentemente non manca in Qaṭar), sono, ancora una volta, senza precedenti: D. resta saldamente all’avanguardia nel settore, dimostrando crescente attenzione alle questioni ecologiche e al trattamento dell’acqua e dei rifiuti.

Bibliografia: L. Sacchi, Architettura e identità islamica, Milano 2014, pp. 39-42.

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