BONSI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BONSI, Domenico

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Nacque a Firenze nel 1430 da Baldassarre di Bernardo, della ragguardevole famiglia dei Bonsi della Ruota, che fu presente con ben tre gonfalonieri e ventisei priori nella vita politica fiorentina.

Il padre di Bernardo, Ugolino di Bonso, fu il primo rappresentante della famiglia a far parte della Signoria nel 1364, e da allora i Bonsi furono regolarmente membri delle principali magistrature fiorentine. Nel corso del sec. XV essi costituivano una delle più ricche e autorevoli tra le famiglie della "nova gente" fiorentina; il loro stemma presentava una ruota dai raggi d'oro su campo blu incorniciato da un serto di foglie verdi. Anche la madre del B. apparteneva a una delle ricche e potenti nuove famiglie fiorentine, quella dei Martelli. Nel 1468 il B. sposò Bartolomea di Piero Nasi; rimasto vedovo, nel 1497 sposò Lucrezia di Cristofano Spinelli.

Laureatosi in utroque iure, il B. dette inizio a Firenze all'attività legale, raggiungendo in tal campo una ragguardevole posizione, tanto da essere chiamato dallo Studio di Bologna, per l'anno 1465-66, in qualità di professore di diritto civile e canonico. Tornato a Firenze, nel novembre 1466 siscrisse all'arte dei Giudici e dei Notai, divenendone una delle personalità più eminenti, e fu nello stesso periodo membro attivo nell'arte dei Medici e degli Speziali. Contemporaneamente cominciò a ricoprire pubblici uffici con notevole frequenza. Intorno al 1480 fu eletto membro dell'oligarchico Consiglio dei settanta: risulta evidente quindi che nel frattempo, egli era divenuto uno dei maggiori esponenti della oligarchia medicea e che godeva del favore di Lorenzo il Magnifico. Nel 1469 fu uno dei Dodici Buonuomini, nel 1470 dei Sedici gonfalonieri, nel 1479-80 degli Otto di guardia, nel 1483 e poi ancora nel 1493 e nel 1497 fece parte della Signoria; nel 1484 fu nominato governatore di Pisa e la stessa carica rivestì a Pistoia, Prato e Pescia; nel 1488, inoltre, fu gonfaloniere di giustizia per il, consueto periodo di due mesi, rivestendo così il più alto ufficio esecutivo del Comune. Grande era il suo impegno negli affari politici fiorentini, come le Consulte e pratiche (fonte non uniforme delle discussioni di carattere esecutivo svoltesi a Firenze) testimoniano ampiamente per il periodo 1494-1501. A questa attività politica non va disgiunta quella legale, di cui rimane come testimonianza il rogito del 1482 per la divisione dei terreni tra la comunità delle monache di Santa Croce e Castelfranco. Durante gli ultimi venti o venticinque anni di vita egli fu uno dei più brillanti avvocati fiorentini. I suoi clienti venivano da ogni parte: a lui ricorrevano pubblici funzionari per affari di governo, istituti religiosi, corporazioni di mercanti. Comuni appartenenti al dominio fiorentino, privati cittadini. Il suo successo professionale era dovuto sia alla sua preminenza nel campo politico, sia alla sua abilità di avvocato.

Molti suoi consilia legalia e allegátiones sitrovano sparsi in archivi e biblioteche; la maggior raccolta è a Firenze. Sebbene un elenco completo sia troppo lungo, sembra opportuno ricordare alcuni dei suoi lavori. Nell'Archivio di Stato di Firenze, Conventi Soppressi, 98, i voll. 237-240, 252, 257, passim, costituiscono parte dell'eredità Bonsi del soppresso monastero di S. Maria Monticelli. Questa collezione, certamente iniziata dallo stesso B., comprende più di trenta volumi di pareri legali e include i consilia di molti giuristi dei secoli XV e XVI. Altra ricca fonte che comprende molti pareri del B. è la collezione iniziata da un suo contemporaneo, Antonio di Vanni Strozzi (Carte Strozziane, s. 3, 41, voll. 1-15, passim). Nella Biblioteca Nazionale di Firenze cfr.: Fondo Principale, II, II, 374, ff.464 ss.; II, II, 378, passim;cod. Panciatichiano, 139, ff.143, 255, 287, 346;cod. Magl., XXIX, 173, ff. 205, 207, 211 s., 215 s., 288, 353;nella Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. Lat. 8067, 2ªparte, ff. 174, 191 s.; Urb. Lat., 1132, ff. 436-438.

La sua attività aveva fatto del B. una delle figure di più ragguardevole prestigio nella vita politica fiorentina, nella quale andava assumendo sempre maggiore importanza e sempre crescente seguito la figura del Savonarola. Ciò non mancò di preoccupare Lorenzo il Magnifico, che pensò di attirare il frate nella sua orbita, per neutralizzarne l'influenza. A questo scopo, ed anche per invitare il Savonarola ad astenersi dal toccare nelle sue prediche questioni delicate nei confronti della S. Sede, il Magnifico mandò al frate cinque fra i suoi più fidati ed esperti uomini: il B., Giovanni Vespucci, Guido Antonio Soderini, Francesco Valori e Bernardo Rucellai. Non sappiamo se già in questo periodo, ma è certo che il B. ben presto iniziò a frequentare il convento di S. Marco e in breve, pur restando sostanzialmente un moderato, divenne un sostenitore del Savonarola; dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, prese posizione contro i Medici, tanto che, deposto Piero di Lorenzo (9 nov. 1494), egli fu fra i quattro commissari incaricati di svolgere un'inchiesta su di lui. E già poco prima, quando le truppe francesi, unitesi a quelle del duca di Milano, avevano sferrato l'offensiva in Romagna ed erano entrate in Lunigiana, Firenze, sentendosi irrimediabilmente perduta e non fidando dell'operato di Piero de' Medici, aveva designato il 2 novembre sette ambasciatori che dovevano unirsi a lui, sorvegliarlo e limitarne i poteri, tra questi era il Bonsi. Essi inoltre dovevano presentare a Carlo VIII i sensi di simpatia e di devozione del popolo di Firenze e accompagnarlo nella sua entrata in città; il 17 novembre Carlo VIII fece il suo solenne ingresso e il 25 firmò un trattato con la città, in virtù del quale avrebbe ricevuto il titolo di patrono e restauratore della libertà fiorentina, oltre a 120.000 fiorini d'oro; si impegnava ad occupare le fortezze di Sarzana, Pietrasanta, Livorno e Pisa soltanto per due anni, e a ribadire il bando contro i Medici. Tra i firmatari, in rappresentanza del Comune, era il B., in quanto aveva attivamente partecipato alla stesura dell'accordo.

Dopo che Carlo VIII lasciò Firenze, per l'attività del B. si aprì un nuovo importante periodo. I Fiorentini si accinsero immediatamente alla riforma costituzionale della Signoria, logica conseguenza della caduta dei Medici, ed egli prese parte a questi lavori nella sua qualità di giurista: venne deciso di abolire i consigli dei Cento e dei Settanta, gli Otto di Pratica e i due procuratori e di ordinare un nuovo squittinio. Il B. fu eletto, per il quartiere di S. Spirito, fra gli Accoppiatori che iniziarono subito il loro lavoro per rinnovare la struttura dello Stato fiorentino.

Nel giugno del 1495, tornando Carlo VIII da Napoli, il B. fece parte, insieme con Giuliano Salviati e Andrea de' Pazzi, di un'ambasceria al re. L'incontro avvenne a Viterbo: gli ambasciatori avevano istruzioni di felicitarsi con Carlo VIII per le sue conquiste, garantendogli che Firenze non avrebbe mai aderito alla lega antifrancese costituita da Ludovico il Moro, i Veneziani, il papa, il re di Spagna e Massimiliano, ma dovevano anche chiedergli la restituzione delle fortezze, soprattutto di quella di Pisa.

Le risposte di Carlo VIII non lasciarono adito a grandi speranze, tanto che il Savonarola stesso fu costretto a incontrarsi successivamente a Siena col re di Francia, per ricordargli quanto pattuito con Firenze. D'altra parte, mentre il papa cercava di riunire in una lega santa tutti gli Stati italiani avversi a Carlo VIII, il Savonarola era un instancabile patrocinatore di un'intesa con la Francia, sia perché vedeva in Carlo VIII il riformatore della Chiesa, sia per non danneggiare i redditizi commerci fiorentini in Francia. Ma la situazione dei piagnoni in Firenze non era tra le più sicure, e sintomo chiaro del malcontento della città fu la loro sconfitta nelle elezioni per il consiglio degli Ottanta e gli Statuti della Mercanzia. Fallita l'invasione di Carlo VIII, Alessandro VI invitò il Savonarola a Roma; al rifiuto del frate fece seguire il divieto di predicare. Ma, incalzando i pericoli per Firenze da parte di Piero de' Medici ed essendo l'animo dei cittadini inasprito dalla vendita che i Francesi avevano fatto della cittadella di Pisa ai Pisani e di Sarzana ai Genovesi, il Savonarola nell'ottobre riprese la predicazione.

Fu in questo clima che il B. venne inviato a Roma nel gennaio 1498, ufficialmente per trattare la restituzione di Pisa, ma ufficiosamente per cercare di risolvere la posizione del frate presso il pontefice. Fin dall'inizio l'ambasceria ottenne scarsi risultati: solo il cardinale di Perugia promise di adoperarsi in favore del Savonarola presso il papa, che da parte sua subordinava la sua assoluzione all'ingresso di Firenze nella lega antifrancese. Alle richieste del papa, d'altra parte, Firenze rispondeva soltanto con belle parole a difesa del Savonarola, mentre Alessandro VI insisteva perché il frate si impegnasse a sospendere la predicatone pena l'interdetto sulla città. Tutte le istruzioni dei Dieci al B. nonché le sue risposte testimoniano la difficoltà della posizione dell'inviato fiorentino, che si venne a complicare quando l'11 febbraio il Savonarola riprese di nuovo a predicare, difendendo apertamente la sua disubbidienza alla S. Sede. Il B. cercò di tenere testa alle rimostranze del pontefice, ma scrisse immediatamente ai Dieci consigliandoli di inviare una lettera di scuse ad Alessandro VI, che da parte sua inviò a Firenze due brevi, uno ai canonici del duomo, l'altro alla Signoria, chiedendo che il frate fosse arrestato e condotto a Roma (28 febbraio). Di fronte a tali richieste la Signoria dava al B. istruzione di rispondere che la dottrina del Savonarola era conforme ai voleri di Roma; ma tali spiegazioni non rabbonivano certo Alessandro VI, né l'animo dei Romani, che si andava sempre più esacerbando contro la Firenze savonaroliana, come dimostrò l'assalto notturno alla casa romana del B., che egli stesso comunicherà ai Dieci nel dispaccio del 22 febbraio. In esso, conscio dell'inutilità della sua missione fino a quando entrambe le parti fossero rimaste arroccate su posizioni intransigenti, chiese anche di essere richiamato a Firenze. I suoi dispacci di questo periodo mostrano con evidenza una chiara acrimonia nei confronti del Savonarola. Finalmente il 18 marzo la Signoria avvisò il B. che era stato proibito al Savonarola di predicare; il B. rispose che Alessandro VI non era ancora soddisfatto, pretendendo la consegna del frate. Quando poi questi fu arrestato, dopo l'assalto al convento di S. Marco, il papa espresse nuovamente al B. il desiderio di avere il Savonarola nelle sue mani, ma la Signoria fiorentina ritenne di non poter accedere a questo desiderio senza grave offesa alla propria dignità. Questa divergenza è attestata nei dispacci del B. del 25 aprile e nei seguenti, e si risolse quando il papa, convintosi che la fazione antisavonaroliana era ormai fortissima in Firenze, riconobbe alla Signoria il diritto a giudicare il frate.

Ai primi di luglio finalmente il B. poté, tornare a Firenze; gli ultimi suoi dispacci dimostrano come ormai anch'egli si stesse rapidamente avvicinando a quei Fiorentini che volevano eliminare il Savonarola dalla scena cittadina. A Firenze riprese la sua consueta attività politica e legale, tanto che ancora nel febbraio-marzo 1501 fece parte della commissione costituita per studiare le richieste avanzate alla Signoria da due inviati dell'imperatore Massimiliano. Costoro, infatti, come appoggio nella guerra contro i Turchi, avevano chiesto 40.000 fiorini e cento fanti, facendo intravvedere la speranza della risoluzione della questione di Pisa. La commissione temporeggiò, aspettando istruzioni dalla corte francese, nel frattempo avvertita; dopodiché Firenze rispose agli ambasciatori imperiali di poter partecipare alla guerra contro i Turchi solo con l'invio di 100 lance. Questa fu l'ultima azione pubblica del B.: morì infatti in quello stesso anno 1501 a Firenze.

Tra i suoi figli ricordiamo Roberto e Alessandra, che sposò nel 1485 Francesco di Filippo del Pugliese, ardente savonaroliano, in favore del quale, dopo la caduta del frate, il B. intervenne, ma inutilmente, presso la Signoria.

Fonti e Bibl.: Le fonti d'archivio sul B. sono numerose, come per ogni importante personalità fiorentina della fine del sec. XV; una lista completa sarebbe troppo lunga. Basti, quindi, citare le più importanti: Archivio di Stato di Firenze, Arte dei giudici e notai, 26, f. 87; 31, f. 110; 197, f. 19; Ibid., Catasto, 834, f. 11; Ibid., Arte dei medici e speziali, 46, ff. 70, 72, 77, 78, 79; 247, f. 167; Ibid., Priorista Mariani, IV, ff.866-869; Ibid., Carte dell'Ancisa, KK, f. 373, BB., f. 386; Ibid., Archivio mediceo avanti il principato, XXXIII, 564, 577, 594 (lettere a Lorenzo il Magnifico); Ibid., Manoscritti, 265, ff. 70-70 bis; Ibid., Tratta, 69 sotto Capitani di Pisa; 81, ff. 59, 62, 63; 82, sotto Officiales conductae,camerarius dei Consoli del Mare,Conservatore legum, ecc.; 83, ff. 26, 124, 195; Ibid., Otto di guardia, 2723 bis, f. 66; Ibid., Carte Strozziane s. 2, 145, ff. 23, 52; Ibid., Signori,Deliberazioni (autorità ordinaria), 96, f. 97; 100, ff. 101 s.; Ibid. Signori-Carteggi,Responsive Originali, 10, ff. 44: 64;Ibid., Signori-Carteggi,Legazioni e Commissarie, 23, f. 16; Ibid., Consulte e pratiche, 61-66, passim; F. Guicciardini, Storie fiorentine, Bari 1931, ad Indicem; M. Sanuto, Diarii, I, Venezia 1879, ad Indicem; I.Nardi, Istorie della città di Firenze, I-II, Firenze 1888, ad Indicem; A.Gherardi, Nuovi docum. e studi intorno a G. Savonarola, Firenze 1887, passim;A. Desjardins, Négociations diplom. de la France avec la Toscane, I, Paris 1859; III, ibid. 1865, ad Indicem; E.Gamurrini, Istoria genealogica..., I, Fiorenza 1668, p. 490; L. Lami, Deliciae eruditorum, XI, Florentiae 1741, p. 578; C. Cipolla, Fra' G. Savonarola e la costituzione veneta, in Arch. stor. ital., VIII (1875), pp. 51 ss.; Id., Storia delle Signorie ital., Milano 1881, pp. 723, 751 ss., 757 s.; P. Villari, La storia di G. Savonarola e de' suoi tempi, I-II, Firenze 1882, passim; A. v. Reumont, Lorenzo de' Medici, Leipzig 1883, p. 395; Quellen und Forsch. zur Geschichte Savonarolas, a cura di J. Schnitzer, III, München 1903, ad Indicem; D. Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, ad Indicem;L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, p. 404; J. Schnitzer, Savonarola, I-II, Milano 1931, ad Indicem;Anonimo, La vita del beato J. Savonarola, a cura di P. Ginori Conti, Firenze 1937, pp. 26, 77; A. Sorbelli, Storia dell'univers. di Bologna, I, Bologna 1940, p. 242; R. Ridolfi, Vita di G. Savonarola, I-II, Roma 1952, ad Indicem;N. Rubinstein, I primi anni del Consiglio Maggiore di Firenze, in Arch. stor. ital., CXII (1954), p. 160 n.

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