GNOLI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GNOLI, Domenico

Claudio Zambianchi

Nacque a Roma il 3 maggio 1933 da Umberto, storico dell'arte, e da Annie de Garrou, ceramista, primo di due figli (la sorella, Marzia, nacque l'anno successivo).

Iniziò giovanissimo (1949-52) a disegnare le prime scenografie. Frequentò, insieme con la madre, la scuola privata di disegno e incisione di C.A. Petrucci, direttore della Calcografia nazionale di Roma.

Nel 1951 partecipò alla mostra "Art graphique italien contemporain" presso la galleria Giroux di Bruxelles (17 marzo - 3 aprile); era il più giovane degli artisti inclusi, e Petrucci (1951) ne lodò le qualità d'improvvisatore, la "immaginazione fertile" e la "memoria prodigiosa"; le note biografiche in catalogo lo definivano orientato prevalentemente verso l'illustrazione. Nell'agosto di quello stesso anno espose puntesecche e acqueforti alla II Mostra di incisione italiana a Sassari.

Tra il 19 dic. 1951 e il 2 gennaio successivo tenne alla galleria La Cassapanca di Roma la prima personale di disegni, caratterizzati da una forte componente fantastica e neobarocca, che risentiva di una "folata di surrealismo" (Bertelli, 1981, p. 5) diffusasi a Roma in quegli anni.

Nel recensire la mostra, lo scrittore U. Moretti (1952) scriveva: "Immaginate […] una città di torri nane, tutte capitelli barocchissimi dalle colonne tremanti, pendenti, svettanti, rannicchiate, tortili, intersecate da maestose scale che girano e si arrampicano e si sprofondano in accordi di bianco e di nero senza fine".

Nel 1952 si iscrisse al corso di scenografia dell'Accademia di belle arti di Roma, presto abbandonato. Dopo qualche esperienza come attore, iniziò a lavorare in qualità di scenografo teatrale, prima nella compagnia di Vivi Gioi poi in quella di C. Baseggio: per quest'ultima disegnò scenografie e costumi di alcuni spettacoli, tra cui Il mercante di Venezia per lo Shakespeare Festival, rappresentato allo Schauspielhaus di Zurigo nel giugno del 1953, e Il re cervo di C. Gozzi.

Due disegni per i costumi del Re cervo vennero esposti alla I Mostra nazionale di arti figurative tenutasi a palazzo Collicola di Spoleto dal 6 al 26 sett. 1953.

La sua strada sembrava decisa; e Petrucci, nell'introdurlo al catalogo di una Mostra di giovani artisti (oltre allo G., A. Petochi e P. Scarpellini) all'Accademia nazionale di S. Luca (22 aprile - 5 maggio 1953) lo diceva ormai dedito "con passione quasi esclusiva" alla scenografia.

Nel 1954 lo G. si trasferì a Parigi, dove strinse rapporti con alcuni artisti (tra cui F. Hundertwasser), iniziò a dipingere e disegnò le scenografie della Belle au bois dormant di J. Supervielle per J.-L. Barrault (non rappresentata). Barrault indirizzò lo G. ad alcune figure eminenti del teatro inglese, tra cui L. Olivier e J. Gielgud, e l'artista si trasferì a Londra, dove fu invitato dal regista R. Helpmann a disegnare scene e costumi per As you like it di W. Shakespeare, in scena all'Old Vic dal 1° marzo 1955.

Nonostante il successo dello spettacolo, dopo un soggiorno in Italia, lo G. decise di abbandonare gradualmente il teatro, tornare al disegno e cominciare a dipingere seriamente.

Nell'autunno del 1955 si recò per la prima volta a New York, in occasione della mostra "Contemporary Italian painters", inauguratasi il 4 ottobre alla Sagittarius Gallery, dove espose disegni fantastici, ancora di ispirazione teatrale. Nella stessa galleria l'anno successivo allestì una personale di disegni e dipinti.

La pittura lo interessava con forza sempre maggiore: guardando retrospettivamente alla prima fase della sua carriera, lo G. dichiarò infatti che la vita della persona di teatro gli costava fatica e che le sue preferenze andavano, per influsso del padre, alla pittura; e sebbene avesse presto reagito al gusto del genitore per il Rinascimento italiano, non ne dimenticava il lascito nello stile e nel mestiere. Nello stesso tempo, lo G. sentì che la propria inclinazione verso la tradizione era molto distante dalle tendenze artistiche egemoni degli anni Cinquanta, specialmente l'informale (Daval, 1965); ciò non gli impedì tuttavia di compiere, tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli inizi del decennio successivo, qualche esperimento in chiave astratta e anche informale. La difficoltà di essere pittore si sciolse man mano nella seconda metà degli anni Cinquanta: alla pittura si affiancarono i disegni di illustrazione, sempre più numerosi a partire da quel momento.

Pittura e illustrazione sono i due volti distinti della produzione dello G.: quanto la prima nasce silenziosa, antinarrativa, centrata sugli oggetti, tanto la seconda è spiritosa, ricca di episodi, di racconto fantastico, di personaggi.

L'artista espose 24 disegni e 17 dipinti in una mostra personale alla galleria Arthur Jeffress di Londra, dal 22 gennaio al 15 febbr. 1957, e disegnò le scene per lo spettacolo romano The Lily of Toledo del Jenny Becker Puppet Theatre (aprile 1957).

Dopo aver trascorso gran parte del 1957 e i primi mesi dell'anno successivo a New York, frequentando intellettuali e artisti, tornò in Italia, dove dal 21 apr. 1958 si tenne presso la galleria romana L'Obelisco la prima personale dedicata esclusivamente alla pittura, comprendente 16 dipinti recenti eseguiti a tempera su una preparazione di sabbia.

La recensione di L. Trucchi (1958) disegnava sinteticamente le fonti della pittura dello G., che mescolava "metafisici, Klee e primitivi italiani", e sottolineava l'attenzione dell'artista per una materia "raffinatissima ed espressiva", da alcuni critici collegata anche a influssi di F. Gentilini, M. Campigli e J. Dubuffet.

Nel giugno fu uno degli scenografi dello spettacolo Four Chamber Ballets, allestito al I Festival dei Due Mondi di Spoleto dalla compagnia di John Butler; suoi disegni illustrarono un testo di R. Giani, La vocazione dell'automobile, ovvero Il ritmo del treno per il numero di luglio-ottobre della rivista Wagon Lits.

Tornato negli Stati Uniti, dove sposò (1959) la modella Luisa Gilardenghi, lavorò intensamente come illustratore per riviste americane e il 29 apr. 1959 inaugurò, introdotto al catalogo da N. Tucci, una personale alla galleria Bianchini di New York.

Protrattasi sino al 26 maggio, la mostra comprendeva 24 disegni, appartenenti prevalentemente ad alcune serie concepite come illustrazioni: una riguardava le navi degli emigranti napoletani; un'altra New Orleans; un'altra ancora era dedicata a una Roma minore e silenziosa (vicina, nelle atmosfere sospese, ai climi della pittura successiva), fatta di "un caffè vuoto, un'osteria vuota, cassette da verdura vuote in un mercato vuoto, l'inizio della solitudine, le ore tarde della notte, le ore di mattina presto, prima dell'alba, ma sempre in un mondo discosto dalla grandezza di Roma" (Tucci, D. G., 1959). Tucci sottolineava anche la duplicità dei disegni dello G.: da una parte temi moderni, dall'altra una tecnica legata ai maestri del passato. Il radicamento dello G. alle tradizioni disegnative fu visto in contrasto con la voga corrente dell'espressionismo astratto (Double draftsman, 1959); Sawin (1959, p. 59) riconosceva tuttavia che l'"ordine" e il "conformismo" dei disegni dello G. nascondevano una vena autoironica.

Nell'estate del 1959 lo G. partecipò a una collettiva alla galleria del Duomo di Spoleto. Nel luglio comparve sulla rivista Horizon una scelta dei disegni esposti da Bianchini (premiata l'anno successivo dalla Society of American Illustrators) introdotta ancora una volta da un testo di N. Tucci.

Lo G. in America visse principalmente facendo l'illustratore.

Il catalogo della seconda personale da Bianchini (1960) elencava lavori per Time, Horizon, Charm, Harper's Bazaar, The Paris Review, Queen, Mademoiselle, eseguiti a partire dal giugno del 1959. Un suo disegno, inoltre, illustrò la sovraccoperta dell'edizione inglese del Barone rampante (London, Collins, 1959) di I. Calvino; la stessa immagine fu usata nel 1961 per l'edizione norvegese (Oslo) del libro; altre illustrazioni esistenti, eseguite per questo romanzo, sono verosimilmente parte di un progetto per una edizione illustrata mai condotta a termine (Roma, Archivio M. Gnoli, lettera di I. Calvino ad A. de Garrou, 12 maggio 1983).

Nel 1960 lo G. allestì tre personali: dall'8 marzo al 1° aprile alla galleria Arthur Jeffress di Londra (dipinti e disegni); dal 12 aprile all'11 maggio alla galleria Bianchini di New York (16 dipinti) e dal 30 ottobre al 13 novembre alla Art Gallery di Dallas.

Nei quadri fecero la loro comparsa alcuni dei temi che sarebbero stati ricorrenti nella pittura dello G. a partire dal 1964 (camicie stirate, tavoli, letti): gli oggetti (talora già presenti come dettagli nelle illustrazioni) vennero isolati e dipinti con una materia molto spessa, vicina alle hautes pâtes dell'informale, senza tuttavia una rinuncia alla rappresentazione (Melville, 1960).

Ancora nel 1960 illustrò per il numero di agosto di Sports illustrated uno scritto di R. Graves sui giochi nell'antica Roma, The gaudy games of Rome, e nell'autunno inoltrato espose in una collettiva, "Eight Young Europeans", itinerante tra la Bianchini e la Closson Gallery di Cincinnati.

Nel 1961 trascorse un periodo in Italia, dove lavorò ad alcune incisioni, tra cui Man with fish, un ritratto di B. Shahn, omaggio al grande artista incontrato a New York, della cui influenza lo G. risentì molto.

Alla fine dell'anno uscì un libro scritto e illustrato dallo G.: Orestes or the art of smiling (London-New York 1961), la storia di Oreste, principe di Terramafiusa, che a venti anni non ha imparato a sorridere e deve essere istruito a farlo. Le tavole originali furono presentate dal 20 novembre al 12 dic. 1961 alla galleria Bianchini, e nell'ottobre dell'anno successivo alla Hazlitt Gallery di Londra.

Nel giugno del 1962 lo G., separatosi dalla moglie, si stabilì prima a Roma, poi, nell'autunno, a Parigi continuando a creare illustrazioni per le riviste americane attraverso il suo agente T. Riley, col quale era in rapporto dal 1960.

Nel 1962 lavorò per Show, per Fortune, per Sports illustrated: si tratta spesso di illustrazioni di reportage creativo., come per esempio le tavole per un articolo di R.A. Smith (Fortune, giugno) sulla base spaziale di Cape Canaveral, suggerite da una visita alla base compiuta nell'aprile di quell'anno. Sono immagini strutturate e complesse, caratterizzate dalla prospettiva verticale e dall'abbondanza di particolari e di narrazione spiritosa, come le rampe di lancio, la sala dei computer, le postazioni televisive, o come le tavole dedicate a giochi praticati in America Latina (Sports illustrated, 12 nov. 1962) legati al passato precolombiano, frutto di un viaggio compiuto nell'estate del 1960.

Fra il 1963 e il 1964 continuò a pubblicare illustrazioni sulle riviste (Show e Glamour); ma dalla fine del 1962 fu sempre più assorbito dalla pittura, nella quale mescolava immagini figurative con un linguaggio di derivazione informale: figure e oggetti, dipinti con un gusto grottesco e caricaturale, disseminati di macchie di colore disposte casualmente.

Poi, a partire dal 1964, il mutamento decisivo, testimoniato dai 12 dipinti esposti dal 20 novembre alla galleria Schoeller di Parigi, tra cui per esempio il dittico Homme de dos. Homme de face (1964: Colonia, Museum Ludwig).

Con questi lavori lo G. approdava a quel mondo di dettagli di oggetti, di particolari di vestiario, di capigliature umane, visti da molto vicino e ingigantiti in tele monumentali, dipinti secondo una tecnica accurata, ad acrilico mischiato con sabbia, che non lascia in evidenza il segno delle pennellate. È un modo di dipingere nuovo e senza riscontri diretti nelle esperienze contemporanee, frutto di una riflessione originale e profonda sulle proprie radici nazionali lontane e recenti e sugli sviluppi attuali dell'arte pop. I complessi rapporti dello G. con la metafisica, la pop art e, successivamente, con l'iperrealismo, sono i luoghi classici nella storia critica dello Gnoli.

Dopo la mostra da Schoeller, J. Krugier, con galleria a Ginevra, e M. Tazzoli, con la galleria Galatea a Torino, misero lo G. sotto contratto. Nel maggio del 1965, partecipò presso la galleria Krugier alla collettiva dal titolo "De Metaphysica", introdotta da G. Marchiori e riproposta alla galleria Albert Loeb & Krugier di New York l'anno dopo.

Marchiori (1965) sottolineava che, nonostante l'interesse per l'oggetto fosse collegato all'arte pop americana, lo G., come altri giovani artisti italiani, risentiva di una "costante metafisica" propria della cultura italiana, testimoniata in mostra dalla presenza di artisti come G. De Chirico, C. Carrà o G. Morandi.

Dal 3 al 23 maggio del 1965 partecipò con un'opera al XXI Salon de mai, a Parigi. Nello stesso anno sposò Yannick Vu.

L'attività di G. si muoveva sempre sul doppio binario della pittura e dell'illustrazione: tra il 1965 e il 1966 lavorò per Holiday e Life; nel 1965 firmò le tavole per il libro di N. Juster, Alberic the Wise (selezionato nel 1966 come uno dei cinquanta più bei libri dell'anno precedente dall'American Institute of graphic arts), presentate in una doppia personale (con M. Micossi) alla Kovler Gallery di Chicago dal 2 al 31 dic. 1965, occasione di una visita negli Stati Uniti.

Nel 1966 ottenne il maggiore riconoscimento della American Society of Illustrators; nel maggio di quell'anno espose un dipinto al XXII Salon de mai a Parigi; successivamente, portato dalla galleria Krugier, partecipò con 6 quadri al II Salon international de galeries pilotes di Losanna (12 giugno - 2 ottobre). Fu inoltre invitato, insieme con altri diciannove artisti - tra cui F. Angeli, Arman, Christo, R. Hains, D. Hockney, A. Jones e J. Tilson - a partecipare al premio Marzotto 1966-67 con 5 dipinti, tra cui Assenza del 1966 (Bruxelles, Musées royaux des beaux-arts de Belgique).

La mostra si proponeva un bilancio della situazione artistica europea dopo la chiusura dell'esperienza dell'informale e l'avvento della pop art e del nouveau réalisme. Fra gli invitati lo G. fu, secondo P. Restany (1966), uno di coloro che cercavano di ridare un senso all'immagine tradizionale, senza tuttavia "rinunciare alla rivoluzione dello sguardo" introdotta dalla pittura moderna.

Il 19 novembre si apriva a Torino, alla galleria Galatea, la più ricca personale dell'artista sin lì tenutasi in patria: presentati al catalogo da L. Carluccio, furono esposti 20 dipinti eseguiti fra il 1964 e il 1966, tra cui Vasca da bagno (1966: Sonja Henie - Niels Onstad Foundations, Høvikodden, Norvegia).

Per comprendere la pittura dello G. Carluccio, che escludeva ogni serio collegamento con la pop art, riteneva fondamentale rifarsi alla sua attività di illustratore: l'abitudine a concentrare in un foglio il succo di un evento complesso spingeva l'artista a farsi, nei dipinti, "illustratore di se stesso. Non tanto degli avvenimenti straordinari della propria vita, quanto, piuttosto, del suo modo di stare tra le consuete cose banali che costituiscono la struttura fatta di certezze e, al tempo stesso di sorprese dell'abito di ogni giorno". Lo G. "è incantato dalla vitalità degli oggetti, dalla personalità che essi assumono non appena sono estrapolati dal contesto storico o ambientale in cui la loro presenza è sempre condizionata dalle circostanze".

Gli stessi dipinti esposti a Torino, con due esclusioni, vennero presentati in una personale alla Galleria Il Centro di Napoli (13 gennaio - 2 febbr. 1967) introdotti al catalogo da R. Barilli, il quale inseriva il lavoro dello G. in un clima di contemporanea "nuova oggettività": nel porsi di fronte alle cose a una "distanza "inutile", sbagliata" simile a quella di un fotografo che sbaglia inquadratura, lo G. riscopriva le cose "secondo angolazioni inedite" e recuperava "l'autenticità di rapporto con i vari aspetti del mondo".

Lo stesso testo introduceva il catalogo per la terza tappa della mostra, alla galleria Odyssia di Roma (18 febbraio - 6 marzo 1967). L. Trucchi, nella sua recensione (1967), notava come non andasse trascurata nel lavoro dello G. una componente ironica, presente anche nelle fonti dell'artista (metafisica e Valori plastici), specie nella pittura metafisica di Carrà, che Trucchi considerava "la più vicina a Gnoli".

Sempre a Roma, nel 1967 lo G. partecipava a due collettive: "Tutto l'amore" alla galleria Il Girasole, dal 3 marzo, con il dipinto Inverno (couple au lit), ora in collezione privata a Bruxelles (Sgarbi, Gnoli, p. 129); e "Stampe di due mondi", alle gallerie di Temple Abroad, Tyler School of art in Rome (dal 13 aprile) con l'incisione The pressed shirt.

Dal 29 aprile al 27 maggio del 1967 si tenne alla galleria de' Foscherari di Bologna una personale (introdotta dal già noto scritto di Barilli) comprendente 14 dipinti, alcuni già esposti nelle precedenti mostre italiane, altri più recenti, del 1967. Trascorse gran parte del suo tempo a Deyá, nell'isola di Maiorca.

Nell'estate partecipò alla II Internationale der Zeichnung tenutasi alla Matildenhöhe di Darmstadt con 5 tavole di un Bestiario, per le quali lo G. chiese a R. Graves di scrivere un testo, pubblicato l'anno dopo su Horizon insieme con i disegni.

Meno ricchi di incidenti narrativi dei precedenti, questi segnarono una svolta nella carriera di illustratore dello G., verso una maggiore concentrazione e lo sviluppo di un singolo tema. La cupa fantasia del Bestiario trovava riscontro nelle tavole eseguite ancora nel 1967 per illustrare una edizione di lusso di A journal of the plague year di D. Defoe, pubblicata l'anno successivo (New York 1968).

Nel dicembre del 1967 pubblicò su Holiday 5 tavole per l'articolo di H. Gold, Jerusalem. The holiest city, eseguite durante un soggiorno in Israele nell'estate di quell'anno.

Alla fine dell'anno era a Roma; e nello studio da ceramista della madre iniziò a lavorare a un gruppo di sculture, da fondere in bronzo, in cui i motivi dei quadri - il colletto della camicia, la cravatta, un "busto" (un torso in giacca e cravatta, senza testa né braccia), i pantaloni stirati, la scarpa da donna - venivano declinati nelle tre dimensioni, con un trattamento liscio, privo di asperità: un doppio del reale tradotto in una delle materie classiche della scultura.

Nel febbraio del 1968 compì un viaggio a Praga, Varsavia, Mosca e Leningrado; nello stesso anno pubblicò illustrazioni su Holiday e Playboy.

Il 21 marzo 1968 si aprì al Palais des beaux-arts di Bruxelles una grande personale dell'artista, comprendente 37 dipinti, realizzati tra il 1964 e il 1967 (tra cui Fauteuil, 1967: Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza), e 4 sculture del 1968, introdotta da uno scritto di A. Pieyre de Mandiargues (1968), che sottolineava la fascinazione dello G. per il vasto e meraviglioso catalogo delle banalità della vita quotidiana. Nell'aprile si trasferì nuovamente a Maiorca.

Nel maggio la mostra di Bruxelles, arricchita di alcuni dipinti, una scultura e una scelta di disegni, fu trasferita alla Kestner-Gesellschaft di Hannover; nel catalogo W. Schmied (1968, p. 9) sottolineava l'inquietudine e il senso di minaccia che trapelano dagli oggetti dipinti dall'artista.

Il 27 giugno si aprì a Kassel la quarta edizione di "Documenta", cui lo G. partecipò con 5 quadri del 1966 e 1967. In quello stesso anno ruppe il contratto che lo legava a Krugier e strinse rapporti col gallerista newyorkese S. Janis, in vista di una personale l'anno successivo, per la quale lavorò nel 1968 e nel 1969 tra Maiorca e Roma, dove si occupò della fusione delle sculture.

Nel maggio 1969 due sue opere furono esposte nella mostra "Heutige Kunst", allestita al Suermondt-Museum di Aquisgrana.

La personale da Janis, ripetutamente posposta e dedicata, secondo un desiderio del gallerista condiviso dallo G., all'"oggetto comune" (lettera dello G. a Riley, febbraio 1969, in Y. Vu, Rome,3rd of May, 1933 - New York, 17th of April 1970, in D. G., 1990, p. 72), si tenne dal 3 al 27 dic. 1969: raccoglieva 5 sculture in bronzo, le uniche prodotte dall'artista, e 40 dipinti recenti, come Lady's shoe (1968: Rotterdam, Museo Boymans - Van Beuningen).

Nel febbraio 3 dipinti di recente esecuzione furono esposti nella collettiva "1. Klischee+Antiklischee. Bildformen der Gegenwart", alla Neue Galerie im alten Kurhaus di Aquisgrana. Dal 14 febbraio al 3 marzo si tenne presso la galleria Schmela di Düsseldorf la sua ultima personale.

Lo G. morì a New York per un cancro il 17 apr. 1970.

Uscirono postume su Playboy (gennaio 1971) le illustrazioni per The four seasons, un racconto in quattro parti di A. Moravia.

Nel primo quinquennio degli anni Settanta furono organizzate numerose retrospettive dell'opera dello G., all'estero (Ginevra, Darmstadt, Rotterdam, Parigi, Bruxelles, Francoforte) e in Italia (X Quadriennale). Negli stessi anni, lo G. fu visto spesso come anticipatore dell'iperrealismo, un'ipotesi tuttavia respinta, tra gli altri, da Carluccio (1974, pp. 11 s.). Il cospicuo risveglio d'interesse per l'arte dello G. negli anni Ottanta fu posto in relazione da B. Mantura (1987, p. 9 n. 1) con "un momento di ripresa della figurazione e di approfondimento della pittura metafisica".

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