PURIFICATO, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PURIFICATO, Domenico

Francesco Santaniello

PURIFICATO, Domenico. – Nacque il 14 marzo 1915 a Fondi (Latina), settimo figlio di Luigi, commerciante, e di Giulia Santella (Daniele, 2002, p. 24).

Giovanissimo, sul finire degli anni Venti, dimostrò una particolare predisposizione all’arte sia realizzando una serie di dipinti aventi come soggetto alcuni paesaggi fondani (Barcaiolo sul lago, 1929, ripr. in Purificato, 1986, p. 163), sia attraverso l’esperienza di scenografo e attore che svolse nella filodrammatica del liceo classico Vitruvio Pollione di Formia, dove ebbe come compagni di studi Pietro Ingrao e Giuseppe De Santis. Nel 1931 iniziò a collaborare in qualità di corrispondente locale con il quotidiano Il Messaggero. Nel 1934, conseguita la maturità, si trasferì a Roma per iscriversi alla facoltà di legge. Nella capitale conobbe il poeta Libero De Libero, suo conterraneo, ed entrò in contatto con gli artisti e gli intellettuali che gravitavano intorno alla galleria La Cometa diretta dallo stesso De Libero, stringendo rapporti di profonda amicizia soprattutto con Corrado Cagli e Mario Mafai. In un simile ambiente Purificato maturò la decisione di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi alla ricerca artistica. Nel 1936 espose alla galleria La Cometa insieme al pittore Giovanni D’Aroma e allo scultore Carlo Tocchi, proponendo una serie di nature morte, tra le quali Natura morta con mandolino (1935, ripr. in Daniele, 2002, fig. 5).

Nei dipinti degli anni Trenta Purificato dimostrò la piena adesione ai modi della Scuola romana. Le opere di questo periodo risentono dell’influenza di Cagli per la struttura compositiva e il gusto ‘arcaico’, mentre per le scelte cromatiche richiamano la tavolozza di Mafai. Nel 1936 realizzò I tre cavalieri (ripr. in Domenico Purificato. Ricordando il maestro..., 2005, p. 23) che espose nella personale alla galleria La Cometa, forse il dipinto più rappresentativo del momento, nel quale l’aura di classicità è accentuata dagli espliciti riferimenti all’opera di Piero della Francesca, percepibile nelle iconografie e nella fissità atemporale dei soggetti (figure ieratiche dai tratti severi e descritte con colori chiari), ma anche dall’impianto strutturale e materico che richiama la pittura parietale quattrocentesca. Ne I penitenti (1938-39, ripr. in Domenico Purificato. Ricordando il maestro..., 2005, p. 24), invece, l’uso espressionista del colore rosso e la pennellata veloce tesa a sfaldare in parte le forme rinviano all’esperienza di Gino Bonichi (in arte Scipione).

Nel 1938 entrò nella redazione della rivista Cinema in qualità di pubblicista e critico cinematografico, e fu solito firmare i suoi articoli con lo pseudonimo di Nèmico.

Nel 1941 a Milano (Palazzo dell’arte) prese parte alla III Mostra del Sindacato nazionale delle belle arti. Nel febbraio del 1942 sposò Antonietta Fiorentini, dalla quale ebbe due figli (Teresa e Pino); nello stesso anno divenne redattore capo di Cinema ed espose alla Galleria di Roma. Nel 1943 tre suoi dipinti (Composizione, Paesaggio e Giulia) furono accettati alla IV Quadriennale di Roma e, sempre nella capitale, tenne una personale presso la galleria del Secolo.

Nella medesima galleria, nell’agosto dell’anno seguente, presentò il dipinto La barricata (1944, ripr. in Domenico Purificato. Ricordando il maestro..., 2005, p. 27) nell’ambito della mostra «L’arte contro le barbarie». Sul finire del 1944 aderì alla Libera associazione arti figurative, presieduta da Gino Severini. Purificato si occupò spesso di scenografia sia teatrale sia cinematografica e, oltre alla pittura, praticò sempre con assiduità e costanza anche l’arte della scrittura. Nel 1944 pubblicò Orofino (Roma, Apollon Editore): un testo per ragazzi che illustrò con una serie di disegni. Nel 1945 eseguì i costumi e le scenografie per la commedia Capriccio in La minore di Leopoldo Trieste; inoltre dette alle stampe I racconti del solleone (Roma, Gismondi Editore).

Nel gennaio del 1946 aderì all’Art club prendendo parte all’annuale mostra dell’associazione allestita presso la sede di via del Babuino a Roma. Pochi mesi dopo ricevette dall’Accademia d’arte drammatica l’incarico di realizzare i costumi e le scene per le Nozze di sangue, dramma teatrale in tre atti scritto da Federico García Lorca. Il 28 maggio, approssimandosi la data del referendum istituzionale Repubblica/Monarchia, Purificato firmò insieme ad altri artisti e intellettuali un appello agli elettori a favore della scelta repubblicana. Il suo fattivo impegno in ambito sociale e politico fu suggellato poi con l’iscrizione al Partito comunista italiano (PCI). Nell’ottobre del 1946 partecipò alla Mostra dei pittori italiani allestita a Varsavia dal governo polacco, e sul finire dell’anno entrò a far parte del Fronte nuovo delle arti.

L’adesione a questo gruppo, che fu vicino alle tendenze neorealiste, segnò un significativo cambiamento della maniera di Purificato: abbandonati gli stilemi e il tonalismo propri della Scuola romana, l’autore adottò una tavolozza di colori chiari e vivaci, sottoponendo forme e figure a un certo schematismo d’ascendenza postcubista (Torello bianco, 1946, ripr. in Purificato, 1986, p. 190).

Nel 1947 fu invitato alla mostra «Contemporary Roman painters» allestita presso la Whyte Gallery di Washington; inoltre, su richiesta di Palmiro Togliatti, realizzò una serie di disegni sulla vita di Antonio Gramsci che vennero raccolti in volume e diffusi in migliaia di copie su tutto il territorio nazionale mediante i circoli del PCI. Nel 1948 partecipò alla V Quadriennale di Roma, venne ammesso alla XXIV Biennale di Venezia ed entrò a far parte del cosiddetto Gruppo dei dieci, un sodalizio di artisti costituitosi presso l’Istituto grafico tiberino su iniziativa dell’editore Luigi De Luca.

Nel 1950 fu invitato alla Biennale di Venezia (Ragazza in riposo) e nel corso dell’estate scrisse una serie di brevi racconti per ragazzi che furono pubblicati sulle pagine del periodico Vie Nuove.

Nel 1951 eseguì le illustrazioni per il Lunario di Cesare Vivaldi e il dipinto I ragazzi di Tormarancio (ripr. in Purificato, 1986, p. 199), una delle più importanti espressioni del suo realismo socialmente impegnato, con il quale ottenne il Premio della pace organizzato a Roma (galleria La Conchiglia) dalle riviste Vie nuove e Rinascita.

Anche alla VI Quadriennale d’arte di Roma (1951) l’artista presentò un quadro dai contenuti di forte denuncia sociale: Il trasporto del contadino ferito (1951, ripr. in Purificato, 1986, p. 85), nel quale, senza ricorrere a forzature propagandistiche o ideologiche, trattò il tema della ribellione contadina che precedette la riforma agraria nel Meridione d’Italia. Data l’importanza del dipinto l’autore lo presentò anche alla XXVI Biennale di Venezia del 1952, insieme ad altri quadri raffiguranti contadini e paesaggi ciociari.

Nel corso degli anni Cinquanta collaborò con La fiera letteraria in qualità di disegnatore e articolista; inoltre fornì con una certa frequenza disegni e illustrazioni ai quotidiani l’Unità e l’Avanti!. Nel 1954 l’amico regista Giuseppe De Santis gli affidò la direzione del colore e l’esecuzione delle scenografie e dei costumi del film Giorni d’amore.

Nel 1954 Purificato fu di nuovo invitato alla Biennale di Venezia (Le donne di Sperlonga, Ragazza di Fondi, Uomo di campagna, Ragazzo appoggiato, Ragazzo con le ceste) e nel 1956 ottenne una sala personale alla VII Quadriennale nazionale di Roma. Come molti della sua generazione che si iscrissero al PCI, Purificato ne uscì nel 1956 in seguito agli eventi che si verificarono in Ungheria dopo la violenta repressione sovietica.

Nel 1957 si presentò per la prima volta al pubblico milanese con una personale alla galleria Il Grattacielo, alla quale fece seguito quella del 1958 alla galleria L’Indiano di Firenze. Nel 1959 venne invitato all’VIII Quadriennale di Roma e, nell’ambito della collana intitolata Collezione d’arte, edita da Salvatore Sciascia (Caltanissetta-Roma) pubblicò il volumetto La pittura nell’Ottocento italiano.

In questo lungo scritto Purificato, dopo avere delineato le vicende storico-critiche della pittura italiana del XIX secolo, espose una serie di tesi secondo le quali per contribuire alla rinascita della pittura figurativa gli artisti avrebbero dovuto fare riferimento costante alla maniera di Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis e alla Scuola di Portici, senza cedere alle avanguardie o alle derive astrattiste.

Nel maggio del 1960 firmò l’editoriale del primo numero della rivista Figura, di cui fu nominato direttore e attraverso la quale divulgò le sue teorie sull’importanza del realismo nell’arte contemporanea e il conseguente impegno civile degli artisti. Il periodico tuttavia ebbe vita breve e nel giro di un anno cessò le pubblicazioni.

Nel novembre successivo divenne titolare della cattedra di pittura all’Accademia di belle arti di Firenze.

Nel 1962 eseguì gli oltre duecento disegni ispirati alle poesie di Giuseppe Gioachino Belli che furono pubblicati nel volume edito in occasione del centenario dei Sonetti (Firenze, Sansoni Editore). Nel 1963 terminò le due pale d’altare (Le nozze di Cana, Gesù fra i dottori) commissionategli dall’arcivescovo di Frosinone per la collegiata di S. Maria Assunta. Sempre nel 1963 allestì diverse personali a Milano (galleria Il Grattacielo), Cagliari (Bottega d’arte), Bari (galleria La Vernice), Salsomaggiore (Salone delle Terme).

Nel gennaio del 1965 partecipò alla IX Quadriennale di Roma e pubblicò I colori di Roma (Bari, Adriatica Editrice): un volume di memorie sulla Scuola romana e contenente un’attenta analisi storico-critica delle vicende inerenti alla pittura nella capitale nel periodo tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta.

A partire dagli anni Sessanta Purificato incentrò la sua ricerca sulla rappresentazione di alcune immagini legate al mondo agreste ciociaro, proponendo frequentemente soggetti come la donna con il gallo (Donna col gallo su sfondo scuro, 1965, ripr. in Purificato, 1986, p. 222), paesaggi con animali (Gabbiani, 1971, ripr. ibid., p. 235), contadini a riposo (Contadini del meridione, 1966, ripr. in Domenico Purificato 1915-1984, 2005, p. 22), vedute costiere o nature morte (Testa di ariete fra i cardi, 1969, ripr. ibid., p. 32), che egli descrisse mediante uno stile narrativo di matrice ottocentesca, non di rado dalle intonazioni fiabesche o mitiche, volto alla definizione di atmosfere rarefatte e atemporali.

Nel 1970, a Roma, per il teatro dell’Opera disegnò costumi e scene del balletto Petruška di Igor′ Stravinskij; inoltre, a margine della personale presso la galleria La Barcaccia presentò il libro Callimaco, una pittura per l’uomo (Roma, Trevi Editore).

In questo ennesimo volume scritto a difesa dell’arte figurativa italiana, Purificato analizzò i problemi posti dall’alienazione e dalla snaturalizzazione della realtà operata dalla macchina e dalle tecnologie, delle quali ogni forma d’arte astratta, così come le sperimentazioni avanguardistiche volte a rinnegare l’immagine realisticamente descritta, erano, secondo il suo parere, una diretta e deplorevole conseguenza.

Nel gennaio del 1971 realizzò, in occasione del centenario di Roma capitale, una cartella di litografie, e regalò la prima al presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Qualche mese dopo eseguì le scenografie e i costumi per la commedia Molto rumore per nulla di William Shakespeare, che fu rappresentata nel cortile La Rocchetta del castello Sforzesco di Milano. Nel 1972, anno in cui fu nominato direttore dell’Accademia di Brera a Milano, realizzò nella piazza Alcide De Gasperi di Fondi il Monumento ai caduti. Inoltre, fu incaricato dalla prima rete RAI di ideare le scenografie e i costumi per la riduzione televisiva di Bertoldo e il suo re di Benedetto Croce; in agosto, per il teatro di San Carlo di Napoli seguì la messa in scena della Tosca di Giacomo Puccini.

Per la commedia La sentenza di Ciro Fontana, proposta al teatro Nuovo di Milano in occasione delle manifestazioni manzoniane del 1973, Purificato eseguì i bozzetti delle scenografie e dei costumi. Durante l’estate, nella sua casa-studio di Fondi, detta La Pastora, inaugurò un teatro all’aperto con il Don Giovanni di Molière, occupandosi della messa in scena.

Nel 1974 il Comune di Milano gli dedicò l’importante mostra antologica allestita nelle sale di Palazzo Reale.

Nel 1975 Purificato pubblicò la commedia È arrivato Voszer (la lingua del potere) (Roma, Edizioni del Baccelliere), istituì il premio nazionale di teatro Fondi La Pastora per un’opera inedita e terminò il dipinto La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta (ripr. in Purificato, 1986, p. 249).

Nel dipinto, ispirato dal romanzo di Carlo Alianello, La conquista del Sud: il Risorgimento nell’Italia meridionale (Milano 1972), volendo descrivere l’assedio e il bombardamento di Gaeta avvenuto durante il Carnevale, per cui la gente morì in maschera, Purificato illustrò allegoricamente il tragico destino dell’uomo e la svolta socio-politica-culturale che interessò il Mezzogiorno, e quindi la sua terra, con il passaggio dal regno borbonico a quello sabaudo.

Nel gennaio del 1976 donò alla cittadinanza di Fondi il mosaico raffigurante Cristo nell’Orto degli Ulivi, che venne collocato nella facciata della chiesa di S. Pietro prospiciente la casa paterna. Nei mesi successivi lavorò alle illustrazioni per un’edizione del Decameron di Giovanni Boccaccio (Roma, Edizioni del Baccelliere) realizzando i capilettera a mo’ di miniature rinascimentali.

Nel 1977 pubblicò, grazie alla galleria Ghelfi di Verona, il volume Le avanguardie appiedate, nel quale Purificato fornì al pubblico un compendio delle sue più recenti tesi e argomentazioni rivolte contro i fautori e i sostenitori dell’arte astratta.

Nel 1979 la prima rete RAI gli affidò la conduzione del programma televisivo L’O di Giotto, in dodici puntate dedicate ai capolavori e ai maestri dell’arte italiana dal Trecento al Settecento.

Nel 1980 allestì una mostra antologica dell’opera grafica alla galleria 9 Colonne di Trento, e per la casa editrice Il Baccelliere di Roma pubblicò In nome della pittura (Gli spazi dell’immagine), nel quale, con il consueto stile caustico e ironico, denunciò il pericolo iconoclasta insito in ogni avanguardia artistica. Purificato approfondì simili questioni nel volume Polemica sul massacro dell’arte, dato alle stampe nel 1981 presso l’editore Pan di Milano.

All’inizio degli anni Ottanta si dedicò con crescente interesse alla produzione di litografie, nelle quali traspose alcuni dei soggetti più ricorrenti nella sua ricerca (Pulcinella che giocano a carte, 1980; Donna col gallo, 1981, Roma, coll. privata; Paesaggio del Sud, 1982, Roma, coll. privata; ripr. tutti in Domenico Purificato. Opera grafica, 2001, pp. 21, 27, 32).

Nel giugno del 1982 allestì contemporaneamente due importanti personali, una a Roma, alla galleria L’Indicatore, e l’altra a Milano presso la galleria Senato. Lo stesso anno gli vennero dedicate due antologiche: la prima a Saint Vincent e la seconda a Montecatini, dove ricevette dall’Accademia d’arte Dino Scalabrini il premio Vita d’artista.

Nel gennaio del 1983 presentò il libro autobiografico La Ballena (Milano, Brixia Editore, 1982). Nel corso dell’anno fu nominato membro effettivo dell’Accademia Vaticana e propose una vasta rassegna antologica a Castel Sant’Angelo a Roma.

Nel 1984 approntò due pale d’altare per la chiesa di S. Croce a Firenze aventi come soggetto il martirio e la canonizzazione di padre Kolbe, ma non riuscì a terminarle. Alla fine dell’anno organizzò la mostra al palazzo dei Diamanti di Ferrara. Colto da un improvviso malore che minò la sua salute, dovette limitare i suoi impegni. Nel corso del 1985 si dedicò soprattutto alla correzione delle bozze del libro Come leggere un quadro, pubblicato postumo dall’editore Rusconi di Milano (1987).

Morì a Roma il 6 novembre 1985.

Fonti e Bibl.: D. P. (catal.) a cura di R. De Grada, Milano 1974; D. Micacchi, D. P.: un pittore italiano della realtà e la flagranza dell’esistere, Roma 1981; Purificato (catal.), con introduzione di D. Purificato, Bari 1984; D. P. Opere 1960-1984 (catal., Latina), testi di U. Attardi - E. Greco - F. Borghese, Roma 1986; Purificato. Atti del Convegno... 1985, a cura di D. Micacchi et al., Roma 1986; B. D’Ettorre, D. P.: dalla pittura al cinema, Roma 1988; M. Santantonio, Leggendo i quadri di Purificato, Roma 1990; Purificato (catal., Roma) a cura di P. Purificato, Roma 1992; D. P. Opera grafica, prefazione di D. Guzzi, Roma 2001; Z. Daniele, D. P. La scuola romana e il realismo magico, Fondi 2002; D. P. 1915-1984 (catal., Medina), a cura di S. Grasso, Roma 2005; D. P. Ricordando il maestro nel ventennale della scomparsa (catal., 2004), a cura di Z. Daniele, Fondi 2005; Purificato: archivio dell’opera grafica, a cura di T. Strinati, Città di Castello 2006.

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