DOMIZIANO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

DOMIZIANO (T. Flavius Domitianus)

B. M. Felletti Maj

Imperatore romano. Nato nel 51 d. C. da Vespasiano e da Flavia Domitilla, regnò, dopo la morte del fratello Tito, dall'81 al 96, cioè fra i trenta e i quarantacinque anni. Conosciamo molti particolari del suo aspetto da Tacito (Hist., iv, 40), da Giovenale (Sat., iv, 38), da Svetonio (Dom., 18), da Plinio il Giovane (Paneg., 48), da Ausonio (Caesares). Secondo i biografi citati, nessuno dei quali nutriva simpatia per D., egli da giovane era stato di bell'aspetto, ma il rossore gli macchiava spesso il volto, gli occhi grandi erano smorti, ed inoltre era afflitto da calvizie precoce. Fin da quando, nel 70 d. C., egli era divenuto Cesare, erano cominciate le emissioni monetali col suo ritratto, ed erano continuate nel periodo in cui era stato con Tito consors et successor Imperii. In queste effigi sono riconoscibili il grosso collo dei Flavî (ma assai più lungo di quello del padre e del fratello), il naso ricurvo, il mento sporgente, la vasta fronte nuda, la bocca sottile col labbro inferiore più corto. Sulla scorta di questi dati sono state identificate come ritratti di D. numerose sculture, nonostante la damnatio memoriae per cui molte sue immagini dovettero essere distrutte. Però non poche sono le moderne falsificazioni e le identificazioni incerte, fra cui quelle dubbie a causa della somiglianza col fratello, ed anche quelle inaccettabili, sebbene autorevolmente sostenute - come è il caso di un gruppo di opere influenzate da originali greci. D. diciannovenne con la prima barbula, compare nel famoso rilievo della Cancelleria, fregio A, ma si tratta, secondo chi ha pubblicato il rilievo, di un ritratto di ricostruzione, eseguito dopo la elevazione al trono di Domiziano. Invece l'aspetto di D. giovinetto è forse conservato in una testa marmorea del museo di Ostia, ricciuta, con lunghi favoriti. Nelle prime monete un riccio scende davanii all'orecchio, i capelli, ancora abbastanza folti e ondulati, racchiudono la fronte in una cornice rettangolare. A questo tipo corrispondono il bustino bronzeo della Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen (n. 664), e la testa con corona di quercia nel Museo Naz. di Napoli, forse derivata da un originale eseguito subito dopo l'elevazione al trono, sculture ambedue dovute a un indirizzo classicheggiante prossimo alla ritrattistica giulio-claudia. Invece appaiono di indirizzo più realistico il bustino Loeb a Monaco e la testa del museo di Berlino (R. 28), che hanno rade ciocche disposte ordinatamente sulla fronte a coprire la calvizie. Furono forse eseguiti alla fine del periodo in cui D. fu Cesare o all'inizio del suo principato, poiché hanno caratteri giovanili e aderenti alla sua individualità; e il ritratto berlinese in particolare rientra nella corrente del così detto illusionismo flavio. Di tutt'altro indirizzo è la statua loricata dei Musei Vaticani (Braccio Nuovo), una delle più note immagini di D. nella piena virilità; vi si notano la capigliatura folta a ciocche voluminose lavorata con l'aiuto del trapano, il ritmo enfatico, la torsione del collo, evidenti elementi ellenistici. Anche più chiari appaiono questi ultimi nella statua nuda di Monaco, ispirata evidentemente a quella dei diadochi, tipo che sarà ripreso nella iconografia imperiale, sebbene fosse alquanto lontano dalla concezione romana del principe. È stato osservato come nei conî dell'84 compaia una nuova tipologia di Domiziano. Egli adotta dopo il suo primo trionfo germanico (83 d. C.) la pettinatura tipica di Nerone: la corna in gradus formata, la corona di ricci ad onde contrastanti, che tende a disporsi a semicerchio attorno alla fronte e alle tempie. Meglio che sulle monete sono visibili sul bel cammeo della cattedrale di Minden tutti i particolari di tale pettinatura. La tipologia ufficiale di D. è fissata nel grande rilievo della Cancelleria, fregio B (testa del D.-Nerva), databile secondo la maggioranza degli studiosi, all'84 circa (sebbene data e identificazione siano state recentemente messe in dubbio). D'ora in poi il volto di D. apparirà circondato da una corona di riccioli, a somiglianza di un dinasta ellenistico, come aveva voluto Nerone, nella scia del quale D. si collocava politicamente. Il soprannome datogli di "calvo Nerone" significava probabilmente un accostamento psicologico, politico, iconografico. In rapporto al suo indirizzo dinastico, l'iconografia di D. segna una reazione al realismo e allo "spirito borghese" dei ritratti paterni. Il migliore esempio di tale linguaggio figurativo, aristocratico ed ellenizzante, è rappresentato dalla bella testa del Museo Nuovo dei Conservatori, tuttavia ancorata all'arte iconografica romana dal substrato vivacemente individuale. Oltre questa, si possono assegnare al periodo dall'84 in poi una testa di Minturno, una collocata su statua di togato, a Villa Borghese, una proveniente dal Museo Kircheriano nel Museo Naz. Romano. Agli anni più tardi pare che si debbano ascrivere i ritratti in cui va sparendo il ricciolo davanti all'orecchio e rade ciocche a semicerchio coprono appena la fronte nuda: così le teste del Museo di Costantina, del Museo Naz. Romano, proveniente da Latina, del Museo Naz. di Atene e il busto Farnese a Napoli, notevole opera della corrente classicheggiante, in cui tuttavia è resa realisticamente la pinguedine di Domiziano. Alcuni dei ritratti sopra citati presentano una particolare disposizione delle ciocche dei capelli, volte sulla fronte e sulla tempia sinistra uniformemente dalla stessa parte; provengono però da originali diversi e non si può trarne un rigido criterio cronologico. Sta a sé, per il rendimento della chioma a fitti riccioletti, la testa su statua atletica nel Vestibolo del Museo Vaticano. Infine vanno segnalati i due ritratti di Pergamo e di Smirne. Nel primo è rielaborato un tipo posteriore all'84, con qualche variante nella disposizione dei capelli, che appaiono folti e mossi; nobilitato nell'espressione, richiama per la torsione del collo ritratti ellenistici. La colossale testa marmorea da Efeso (nel museo di Smirne), un acrolito che certo apparteneva a una statua di culto imperiale, è del tutto indipendente dalla tipologia ufficiale romana: una scultura ispirata a un'eccezionale enfasi "barocca".

Bibl.: J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, II, 2, Stoccarda 1891, p. 52 ss.; L. Curtius, in Pantheon, 1934, p. 73 ss.; F. Matz, Ein Kameo mit dem Bildnis Domitians, in Röm. Mitt., LIV, 1939, p. 145 ss.; R. West, Römische Porträt-Plastik, Monaco 1941, II, p. 18 ss.; E. Strong, Testa di un'erma bifronte, in Roma, XVI, 1938, p. 360 ss.; F. Magi, I rilievi flavi del Palazzo della Cancelleria, Firenze 1941, p. 62 ss.; H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 63 ss. Monete: Coins of Roman Empire in the British Museum, II, p. 297 ss.; C. Lehmann, recensione di B. G. Hamberg, Studies in Roman Imperial Art, in Art Bulletin, XXIX, 1947, p. 137; A. J. B. Wace, Notes on Roman Sculptures, in Mélange Picard, II, 1949, p. 1091 ss.; F. Magi, in Bonner Jahrb., 1955-1956, p. 309 ss.