ACCIAIUOLI, Donato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ACCIAIUOLI, Donato

Arnaldo D'Addario

Figlio di Iacopo di Donato e di Bartolomea di Bindaccio da Ricasoli, visse da giovane all'ombra del gran siniscalco Niccolò, da cui sembra sia stato nominato governatore di Corinto (1365;il suo nome, però, non figura nei due testamenti di Niccolò, né nella vita di quest'ultimo scritta da Matteo Palmieri). Tornato in patria, fu ambasciatore a Pistoia (1373) ed ebbe parte negli avvenimenti del tumulto dei Ciompi; fu armato cavaliere dalla plebe, il 20 luglio 1378, ed escluso nel 1379 dagli uffici per tre anni. Rifugiatosi a Verona, ne divenne podestà (1379). Tornato a Firenze nel 1381, contribuì alla caduta dei Ciompi, dei quali, come aggiunto al Collegio della Signoria, fece annullare le leggi. Nel 1383 fu ambasciatore presso Carlo III di Durazzo, re di Napoli, poi nel 1384 vicario di Pescia ed ambasciatore a Perugia. Nello stesso anno prese possesso, in nome di Firenze, delle città di Arezzo e di Castiglion Fiorentino e, nel 1385, inviato a Napoli, tentò di riconciliare il re con il papa Urbano VI. Fu incaricato di missioni presso Francesco Novello da Carrara, che incitò, per conto di Firenze, contro Gian Galeazzo Visconti (1389), e fu destinato a sorvegliaregli Ubaldini suoi alleati. Nel settembre 1389 fu inviato da Firenze a Venezia per chiedere il passaggio attraverso il Trevisano delle truppe del Novello; cosa che i Veneziani rifiutarono di concedere. Ma l'A. ottenne che la Repubblica di Venezia intervenisse in favore di suo fratello, Neri Acciaiuoli, signore di Atene, che i Catalani di Grecia avevano appunto nel settembre 1389 preso prigioniero (cfr. la lettera che gli scrisse in questa occasione la cognata Agnese, comunicandogli la prigionia di Neri, in Diplomatari, pp. 655 ss.). Commissario della Repubblica in Val d'Elsa (1390), fu eletto gonfaloniere nel 1391.

Secondo il Litta (ma così anche il Miller, p. 139), l'A. sarebbe stato senatore di Roma nel 1392 ma nell'elenco del Salimei il suo nome non risulta affatto (cfr. A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel medioevo. I Senatori,Roma 1935, p. 151).

Ladislao di Napoli il 10 ott. 1392 lo creò barone di Cassano e del Castagno, in riconoscimento dell'opera svolta a favore del padre nel 1385. Il 24 ott. 1393 l'A. impedì al popolo di sollevarsi contro gli Albizzi, a favore di Vieri de' Medici e, come gonfaloniere (1394), migliorò le condizioni dei parroci, riordinò gli Statuti ed istitui la banca della Condotta Militare, per il pagamento dei condottieri. All'inizio del 1395 fu inviato con Giovanni de' Ricci e Guido di Tommaso di Neri presso Gian Galeazzo Visconti a studiare la possibilità di un accordo, I tre ambasciatori tornarono a Firenze con alcuni capitoli di un trattato, ma nel novembre dello stesso anno il Visconti respinse le proposte che Firenze aveva concordate, in vista di un accordo, con i propri alleati.

L'A., da molti ormai ritenuto il più influente cittadino di Firenze e ostile ai tentativi di signoria, cercò di impedire anche quella di Maso degli Albizzi, chiedendo la soppressione del bando, arma politica contro gli avversari, e, fallito il tentativo, congiurò con Agnolo Ricoveri, preparando trecento uomini armati per impadronirsi del potere (gennaio 1396). Arrestato ed interrogato, confessò, chiedendo perdono, e fu confinato a Barletta per venti anni. Vi restò fino al 1400, protestando la sua innocenza, poi passò a Roma, dove morì. Fu sepolto nella certosa di Firenze.

Ricco mercante, edificò un palazzo a Monte Gufoni. Ebbe molti figli da Onesta Strozzi e dalla seconda moglie, Tecca di Gaggio Giacomini Tebalducci, bella e tenace, che ne salvò i beni dalla confisca, facendoli apparire del cardinale Angelo, fratello di lui.

Fonti e Bibl.: Galeazzo e Bartolomeo Gatari, Cronaca Carrarese,in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XVII, 1, a cura di A. Medin e G. Tolomei, pp. 378, 379, 382, 386, 401, 471; Il tumulto dei Ciompi. Cronache e memorie, ibid.,2 ediz., XVIII, 3, a cura di G. Scaramella, pp. 99, 109, 145; Cronica volgare di anonimo fiorentino dall'anno 1385 al 1409, ibid.,2 ediz., XXVII, 2, a cura di E. Belloni, pp. 180, 194, 200-202; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, ibid.,2 ediz., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, pp. 324, 363, 393, 396, 403, 410, 412, 431, 436; Diplomatari de l'orient català (1301-1409),a cura di A. Rubiò i Lluch, Barcelona 1947, pp. 652, 655, 659, 673; P. Litta, Fam. cel. ital., Acciaiuoli di Firenze,tav. V; R. Cessi, La politica veneziana di terraferma dalla caduta dei Carraresi al lodo di Genova,in Mem. stor. forogiuliesi,V (1909), p. 1; W. Miller, Essays on the Latin Orient,Cambridge 1921, pp. 138, 139; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò-Durazzo,II, Milano 1936, p. 46.

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