Bramante, Donato

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Bramante, Donato

Fabrizio Di Marco

L'architetto del Rinascimento

Donato Bramante, nato da una famiglia povera in un borgo del ducato di Urbino, diventò uno dei maggiori architetti del Rinascimento; con le sue opere influenzò lo sviluppo dell'architettura cinquecentesca, anticipando il cosiddetto manierismo, quella tendenza architettonica che si sviluppò dopo il 1520-25, caratterizzata dall'uso delle forme classiche e rinascimentali in maniera libera e fantasiosa. Fu il primo architetto incaricato di progettare la nuova basilica di S. Pietro, dove le sue scelte furono determinanti anche per Raffaello e Michelangelo.

La formazione urbinate

Di grande importanza è comprendere l'influenza che ebbe sul giovane Bramante la città di Urbino, dove Federico da Montefeltro aveva riunito importanti artisti e architetti per la costruzione del magnifico palazzo ducale. Sicuramente da giovanissimo egli frequentò la corte urbinate, distante pochi chilometri da Fermignano, il paese dove nacque nel 1444. A Urbino egli imparò la tecnica della prospettiva da Piero della Francesca; la rappresentazione dello spazio su un piano (un foglio da disegno o una parete da affrescare) attraverso regole proporzionali sarebbe stato un modo di progettare e procedere che Bramante avrebbe poi applicato anche nella sua carriera di architetto, specialmente durante l'attività a Milano.

Gli inizi della carriera alla corte milanese degli Sforza (1481-99)

Nella città lombarda, dove Bramante si trasferì dal 1480 circa al 1499, alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro, potente signore del ducato milanese, egli conobbe e diventò amico di Leonardo da Vinci, continuando a studiare il rapporto tra pittura prospettica e architettura, il rapporto cioè tra spazio creato in maniera illusionistica (in pittura) e spazio reale (in architettura), sperimentandolo in diverse opere.

L'influenza delle prime esperienze artistiche giovanili si fece sicuramente sentire nelle opere milanesi: già esperto pittore prospettico, mentre seguiva e sviluppava le indicazioni del Brunelleschi e dell'Alberti, a Milano progettò una serie di opere basate sull'illusionismo prospettico. Per esempio, quando venne incaricato di ristrutturare e ampliare la chiesa di S. Maria presso S. Satiro, Bramante si trovò condizionato da uno spazio a disposizione molto piccolo e risolse questo problema ideando un falso coro in prospettiva: non avendo spazio per il coro, ossia la parte terminale dietro l'altare, realizzò sulla parete piatta una struttura a bassorilievo profonda pochi centimetri che dà l'illusione di uno spazio lungo e profondo.

Alla caduta di Ludovico il Moro, nel 1499, Bramante abbandonò Milano e si stabilì a Roma, dove iniziò a studiare e disegnare i monumenti e i sistemi costruttivi degli antichi: sarà proprio l'uso dell'ordine classico a caratterizzare le maggiori opere di architettura che egli realizzerà a Roma per papa Giulio II, prima tra tutte l'impresa del progetto per la nuova basilica di S. Pietro.

Da Milano a Roma: le prime opere nella città dei papi (1499-1502)

La nuova importante esperienza dello studio dall'antico si farà sentire subito nei primi progetti romani. Questo si vede, per esempio, nel chiostro della chiesa di S. Maria della Pace, progettato nel 1500, dove fissò un modulo proporzionale quadrato che regola la planimetria, adottando quattro diversi ordini architettonici nei loggiati a due piani (tuscanico e ionico al piano terra, corinzio e composito al primo piano). Escogitò così una soluzione originale per usare i quattro ordini presenti nel Colosseo: invece della classica successione di quattro ordini in quattro piani, ne accoppiò due per ogni piano.

Gli insegnamenti dell'architettura classica sono chiaramente presenti anche nel tempietto di S. Pietro in Montorio (iniziato nel 1502), situato sul Gianicolo: la tradizione vuole che in questo luogo sia avvenuta la crocifissione di s. Pietro e Bramante venne incaricato di realizzare un piccolo tempio commemorativo, con l'unica funzione di ricordare il martirio dell'apostolo. L'architetto scelse la struttura del tempio rotondo, simbolo della perfezione divina, che doveva sorgere al centro di un cortile anch'esso rotondo, circondato da colonne; Bramante riprese anche la tradizione dei tempietti a forma circolare (detti sacelli) che i Romani costruivano per ricordare i personaggi importanti.

La nuova basilica di S. Pietro (1503-13)

I grandi progetti per papa Giulio II. Dopo l'elezione di papa Giulio II, la carriera di Bramante subì una svolta: il papa voleva riportare Roma ai fasti della classicità e scelse l'architetto urbinate per realizzare i suoi ambiziosi progetti, primo fra tutti la ricostruzione della basilica di S. Pietro. Di questi ultimi dieci anni di attività ci rimangono ben poche testimonianze costruite, poiché molte opere sono state distrutte nei secoli o fortemente modificate; tuttavia queste costruzioni ebbero un notevole influsso su architetti più giovani (Raffaello, Peruzzi, Antonio da Sangallo), che in varie occasioni assistettero Bramante nei cantieri più importanti.

Il primo grande progetto riguardò la totale ricostruzione della basilica di S. Pietro: come nel tempietto del Gianicolo, Bramante scelse una pianta centrale, non circolare ma impostata a croce greca (cioè con i bracci di lunghezza uguale), con al centro una grande cupola perfettamente posta sopra la tomba di s. Pietro, sorretta da quattro grandi piloni. Il progetto fu avviato ma non venne realizzato in queste forme. La costruzione dei piloni tuttavia influenzò le scelte degli architetti che si alternarono per oltre un secolo nella 'Fabbrica di S. Pietro': per esempio Michelangelo avrebbe voluto riprendere lo schema centrale bramantesco ‒ ma ciò non fu possibile ‒, mentre usò i poderosi piloni per sostenere la cupola da lui disegnata.

Altro progetto grandioso del Bramante, solo parzialmente costruito, fu il cortile del Belvedere in Vaticano: qui egli ripropose la successione classica degli ordini sul modello del Colosseo e, rifacendosi in questo caso ai grandi spazi delle ville romane, creò un cortile a terrazze su diversi livelli, con gradinate e un emiciclo terminale che chiudeva il grande spazio aperto.

Bramante urbanista. Dal punto di vista urbanistico, il programma di rinnovamento della città voluto da Giulio II fu messo in atto con l'apertura di via Giulia: Bramante tracciò un lungo rettifilo che stabilì un rapido collegamento tra il Vaticano e il cuore della città, ancora di struttura medievale; sull'altra sponda del Tevere la via della Lungara, anch'essa in linea retta, venne predisposta dall'architetto con lo scopo di unire il Vaticano con Trastevere e il Porto di Ripa Grande. Bramante perciò diede un importante contributo anche nei progetti a livello urbano, preferendo tracciati rettilinei, con visuali prospettiche centrali: anche in questo campo ritornano e vengono sviluppati gli insegnamenti maturati a Urbino.

Innovatore anche nell'architettura civile: palazzo Caprini

Bramante diede un contributo fondamentale anche nel campo dell'architettura civile, specialmente nei progetti per palazzi signorili: purtroppo sono stati tutti demoliti, ma per fortuna possiamo conoscere questi edifici da disegni e stampe dell'epoca. Il più importante fu il Palazzo Caprini, che sorgeva nel rione Borgo, vicino alla basilica di S. Pietro ed era conosciuto anche come 'casa di Raffaello', perché in seguito fu abitato dal famoso pittore.

Le tradizionali funzioni dei palazzi cittadini (botteghe al piano terra e abitazioni ai piani superiori) sono mantenute dal Bramante differenziate nella facciata: il piano terra era rivestito in pietra rustica, appena sbozzata (il bugnato), che dava l'idea della solidità e della pietra naturale; il piano superiore, invece, presentava coppie di semicolonne di ordine dorico che inquadravano le finestre dell'abitazione e si contrapponeva per la sua eleganza al massiccio blocco del basamento. Con questi pochi elementi ben studiati e proporzionati Bramante riuscì a concepire un nuovo modello di residenza urbana, che sarà seguito nei decenni successivi dai suoi discepoli e collaboratori.

Bramante morì settantenne a Roma nel 1514.

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