ISORELLI, Dorisio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

ISORELLI, Dorisio (Doritio, Duritio, Odorisio)

Rossella Pelagalli

Nato a Parma intorno al 1544, non si hanno notizie dei primi anni di vita, né della sua formazione artistica. Si sa solo che si fece apprezzare per le sue qualità di compositore, cantore, e suonatore di viola da gamba. In quest'ultimo ruolo conquistò, a Firenze, la stima e il favore della corte medicea, presso la quale divenne uno dei più apprezzati musicisti del suo tempo.

La carriera dell'I. fu senza dubbio favorita dallo stretto rapporto che lo legò a Emilio de' Cavalieri. Il nome dell'I. compare, infatti, per la prima volta nel 1584, fra i musicisti pagati per le cerimonie della settimana santa dall'Arciconfraternita del Ss. Crocifisso di S. Marcello a Roma, negli anni in cui Emilio de' Cavalieri soprintendeva alla musica di questa istituzione. Quando Cavalieri divenne soprintendente degli artisti e dei musicisti della corte granducale di Firenze, l'I. fu il primo musicista a entrare nei ruoli della corte medicea, a partire dal 1° sett. 1588. In una lettera al segretario granducale Marcello Accolti del 27 nov. 1593, Cavalieri definisce l'I. "uno de' più grandi amici che abbia in questo mondo" (Kirkendale, 1993, p. 281); sappiamo inoltre che l'I. svolse talvolta mansioni di segretario per lui: diverse lettere di Cavalieri sono infatti di mano dell'I. (Id., 2001, p. 315).

Nel 1589, l'I. partecipò agli spettacoli allestiti per le nozze di Ferdinando de' Medici con Cristina di Lorena: è ricordato tra gli interpreti del quarto dei celebri intermedi della commedia La pellegrina di G. Bargagli, messo in musica da Cristoforo Malvezzi (Venezia, G. Vincenti, 1591), come suonatore di "basso di viola bastarda […] in tale strumento eccellente" (Bibliografia della musica italiana vocale profana).

Che l'I. fosse tenuto in grande considerazione presso la corte granducale, lo si apprende da Le vite de' padri e fratelli della Congregatione dell'oratorio di Roma di Paolo Aringhi (Roma, Biblioteca Vallicelliana, Mss., O.60, t. III, cc. 294-295v), in cui si legge che "essendo […] molto versato nella musica, fu chiamato alla corte del Seren.mo di Medici, havendole quivi assegnato parte ed honorato stipendio", servendo altresì "con universal satisfatione di tutti, et havendo egli molte bone parti, che lo rendevano riguardevole, si rese a tutti amabile" (cit. in Alaleona, p. 62).

Il 18 nov. 1598 l'I. ottenne dal granduca di Toscana Ferdinando de' Medici la "gratia di andarsene a casa et che resti al ruolo, e che possa tornare al servizio a suo comodo con il medesimo stipendio di prima". In effetti continuò a percepire dalla corte medicea lo stipendio di 8 ducati al mese fino al 1606 (Kirkendale, 1993, pp. 280 s.). Caduto in uno stato di "umor malinconico", come scrive Cavalieri in una lettera alla corte fiorentina, l'I. si recò a Roma, ove chiese di entrare nella Congregazione dell'oratorio di S. Maria in Vallicella, venendo accettato come "fratello di casa" il 27 apr. 1599 (Morelli, p. 113).

L'I. mise al servizio della Congregazione oratoriana le sue competenze musicali; negli anni 1599-1604 fu più volte incaricato di distribuire mance e salari ai cantanti in servizio nella chiesa e nell'oratorio di S. Maria in Vallicella; negli anni 1611-26 fu "coadiutore" del prefetto della musica, trovandosi "sempre la mattina e 'l giorno delle feste in coro per aiutare il padre maestro di cappella ove avesse bisognato", come riferisce il citato biografo Aringhi (ibid., p. 177), e insegnando il canto fermo ai giovani della Congregazione. Sempre secondo l'Aringhi, l'I. "fu uomo di gran carità in insegnare e promuovere i giovinetti nella professione della musica, i quali avendo abilità non potevano per loro povertà tener mastri"; fra i suoi allievi è ricordato Domenico Tombaldini, che fu al servizio del cardinale Alessandro Peretti Montalto e in seguito cantore pontificio (ibid., pp. 177 s.).

L'I. rimase nella Congregazione dell'oratorio fino alla morte, avvenuta a Roma il 21 apr. 1632.

Cantore, suonatore di viola da gamba e compositore, l'I. fu stretto collaboratore di Emilio de' Cavalieri, condividendone le sperimentazioni musicali e teatrali prima presso la corte medicea di Firenze e poi presso l'oratorio della Vallicella a Roma. Secondo quanto riporta l'Alaleona, l'I. avrebbe avuto parte attiva, se non nella stesura, almeno nell'esecuzione della Rappresentatione di anima, et di corpo di Emilio de' Cavalieri, lavoro andato in scena presso l'oratorio filippino di S. Maria in Vallicella per il giubileo del 1600. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non è possibile valutare in quale misura l'I. abbia contribuito alla realizzazione dell'opera (su testo di A. Manni). Tuttavia, in favore di una sua partecipazione all'evento rimangono le testimonianze dell'Aringhi che, nel già citato ms. O.60 della Biblioteca Vallicelliana, ricorda come il celebre lavoro del Cavalieri "fu rappresentato in scena cogl'habiti nell'oratorio nostro da due volte, con l'intervento quasi di tutto il Sacro Collegio dei cardinali, e ve ne furono da quindici e venti per ciascuna volta […]. Vi intervenne anche il cardinale di Montalto, e ne ricevè estremo conforto e, havendo cognitione di M. Dorisio fin da quando stava alla Corte di Fiorenza, seco se ne congratulò"; viene altresì evidenziato che "fu questa rappresentazione la prima che fosse fatta in Roma in stile recitativo, e di indi in poi cominciò con universale applauso negli oratorij a frequentarsi il detto stile" (Alaleona, p. 64).

Fra i lavori che presumibilmente l'I. compose ci resta qualche frammento di una sua lamentazione per il venerdì santo inserita nella raccolta manoscritta, di mano dello stesso I., delle Lamentationes Hieremiae prophetae cum responsoriis officii hebdomadae maioris di Cavalieri (Roma, Biblioteca Vallicelliana, Mss., O.31; cfr. Kirkendale, 2001, pp. 217-223). Nel Tempio armonico della Beatissima Vergine di G.G. Ancina (Roma, Niccolò Mutij, 1599), sono inoltre contenute due sue laudi a tre voci (Perché così facesti e Mentre a noi vibra); mentre nel Secondo libro de madrigali a 5 voci di C. Malvezzi trovano ospitalità due suoi madrigali.

Fonti e Bibl.: G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, p. 349; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen Vokalmusik Italiens aus den Jahren 1500-1700, Berlin 1892, pp. 334, 384; D. Alaleona, Studi sulla storia dell'oratorio musicale in Italia, Torino 1908, pp. 49 s., 62, 64; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nei secoli XV-XVI, in Note d'archivio, IX (1932), pp. 124 s.; Bibliografia della musica italiana vocale profana (Il nuovo Vogel), II, Roma 1977, p. 976; The Lamentations and responsories of 1599 and 1600, a cura di M. Bradshaw, Neuhausen-Stuttgart 1990, passim; A. Morelli, Il tempio armonico. Musica nell'oratorio dei Filippini in Roma (1575-1705), Laaber 1991, ad ind.; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 280-284; Id., Emilio de' Cavalieri "gentilhuomo romano", Firenze 2001, ad ind.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, V, p. 252; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 740; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, p. 621; Enc. della musica Ricordi, II, p. 481; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 697; The New Grove Dict. of music and musicians, XII (ed. 2001), p. 618.

CATEGORIE