DORTU

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)

DORTU

Silvana Pettenati

Famiglia di ceramisti operosi tra Germania, Svizzera e Italia nei secoli XVII-XIX (se non altrimenti specificato per le notizie sull'attività dei D. cfr. De Molin, 1904, e Brosio, 1972).

Il capostipite della famiglia fu Jean, originario di Vieux-Dompierre in Champagne, carpentiere, il quale, a causa delle persecuzioni degli ugonotti dopo la revoca (1685) dell'editto di Nantes si rifugiò a Berlino. Iniziatore dell'attività della famiglia nel campo della ceramica fu il pronipote Jacob, nato a Charlottenburg (Berlino) il 23 maggio 1749. Dal 1764 al 1768 Jacob, lavorando presso la manifattura reale di Berlino come pittore, vi apprese anche il metodo della fabbricazione della porcellana; dal 1773 al 1777 fu a Marsiglia, presso la fabbrica di J.-G. Robert, e iniziò la produzione della porcellana in pasta dura; nel 1777-1778 è documentato a Marieberg in Svezia. Nel 1781 Jacob "et ses gens" presero domicilio a Nyon in Svizzera, dove installarono un primo laboratorio per la fabbricazione della porcellana in rue de la Colombière; nel 1788, in società con Moyse Bonnard e Bernard-Henry Véret, acquistò un nuovo edificio a Le Croizet. rue de la Porcelaine.

Degli otto figli di Jacob solo la primogenita Louise, che sposerà B.-H. Véret, era nata prima della sistemazione a Nyon; tutti gli altri nacquero a Nyon. Nella manifattura paterna risultano attivi come pittori Ferdinand dal 1800, Frédéric (si firmava "Fredrich Dortu") come tornitore dal 1805, il quintogenito Antoine dal 1802 al 1806. Il De Molin (1904, p. 81) cita un documento del 3 apr. 1809, con il quale il Municipio di Nyon accordava un certificato di nascita e di buona condotta ai cittadini Frédéric e Jacob D., fratelli, che si proponevano di viaggiare. Risulta anche che nel 1812 due figli cadetti di Jacob partirono per la spedizione di Russia. Dato che i figli maschi di Jacob, ad eccezione di Ferdinand, Frédéric e Antoine, risultano morti infanti, deve essere avvenuta una confusione nei nomi: è probabile che a partecipare alla campagna di Russia fossero Ferdinand e Frédéric.

Dalla Russia tornò solo Frédéric, che seguì il padre a Carouge nel 1813. Jacob infatti aveva lasciato la fabbrica di Nyon, cedendo, oltre agli edifici, le installazioni, le porcellane e altre mercanzie, la formula di fabbricazione della "terra da pipa", cioè la terraglia di tipo inglese. La fabbrica di Nyon aveva avuto fin dal 1793 come attività collaterale il deposito e la vendita di prodotti di Wedgwood; con il blocco continentale del 1806, diventò impellente l'esigenza di produrre oggetti di terraglia di tipo inglese e quindi Jacob ne fabbricò in proprio, impiegando già il metodo della decorazione impressa. Nel 1813 si recò a Carouge, con il figlio Frédéric e il genero B.-H. Véret, per dirigere la fabbrica che il ceramista Herpin aveva fondato nel 1803, diretta da J.-A. Baylon, e che aveva tra le piazze più importanti di smercio Torino. Fino alla morte, avvenuta a Carouge nel 1819, produsse vasellame di uso corrente marcato "Dortu Véret et C.", con decorazioni impresse aventi per soggetto costumi svizzeri, vedute, la serie dei Mesi.

Nonostante l'annessione di Carouge al Cantone di Ginevra (1815), i legami della città con il Regno di Sardegna erano rimasti molto stretti. In mancanza di una valida produzione ceramica negli Stati sabaudi, fu assai agevole per Frédéric, César Prelaz e Jacques-François Richard ottenere risposta favorevole dal re Carlo Felice a una loro supplica del 1823 per impiantare, a Torino, una fabbrica di "vasellame in terra da pipa", con esclusiva per dieci anni, esenzione di dazio e dogana (consuete garanzie delle fabbriche regie), oltre alle facilitazioni per l'esportazione e l'aumento delle tariffe doganali per i prodotti d'importazione. Nel 1824 vennero emanate le regie patenti e poco dopo la concessione fu estesa anche alla fabbricazione della porcellana. Come sede fu rilevata l'antica manifattura Rossetti sulla strada di villa della Regina, insieme con i mulini siti in regione Valdocco. Nel 1825 fu presentato un prezzario e furono smerciati i primi prodotti. La marca usata fu "Dortu & C.", impressa fino al 1829: da questo momento fu usata anche la marca "Dortu Richard & C." a semicerchio intorno ad un'ancora.

La produzione più caratteristica e diffusa fu il servizio di piatti con la serie delle Vedute di Torino, disegnate da Marco Nicolosino ed incise da Giacomo Arghinenti. Il Galer (1986) ritiene che tale serie fosse già prodotta a Carouge, dato che una raccolta di disegni del Nicolosino, incisi da Arghinenti, risale al 1817. Tali modelli vennero usati per decenni, variando solo il fregio dell'orlo del piatto. Altro soggetto è quello dei Mesi, su modelli delle manifatture di Creil così come i fregi dei bordi (palmette, ghirlande, tralci di vàte, fronde di quercia). Intorno al 1840 comparvero soggetti agresti, con bordi a fiori naturalistici. All'Esposizione "dei prodotti dell'industria de' Regi Stati" tenutasi a Torino nel 1829 la ditta ottenne la medaglia d'argento, esponendo anche un assortimento di porcellane decorate e di "capsule" bianche per uso industriale. Nello stesso anno, forse a causa di contrasti con i soci e comunque intendendo rivendicare la perizia tecnica della famiglia, Frédéric depositò presso la tesoreria della città di Torino un plico contenente il "Secret de la Porcellaine et terre de Pippe" (ora presso il Museo civico), che ricalca il segreto già ceduto dal padre Jacob alla società di Nyon. La ditta fu di nuovo premiata alle esposizioni torinesi del 1823 e 1838, in cui presentò una notevole quantità di porcellane di difficile identificazione, dato che raramente erano marcate e corrispondevano come tipo al gusto corrente contemporaneo, italiano e francese.

Andati distrutti i campioni depositati nel 1827 con la lista dei prezzi presso l'Accademia delle scienze di Torino, ad eccezione di un piattino e di una tazza duchesse blu con fregio dorato, ora al Museo Ariana di Ginevra firmati a sanguigna "Dortu & C.", si conoscono pochissimi esempi sicuri: un piatto in porcellana bianca e dorata con le vedute della Basilique Royale de Superga marcato "Manifattura de Dortu Richard et Prelaz à Turin", databile tra il 1823 e il 1829, quando Prelaz si ritirò dalla società, donato nel 1990 al Museo civico di Torino, e alcuni altri pezzi individuati da V. Brosio (D., Tinelli ..., 1972, pp. 31, 50, 59) in collezioni private, quali il calamaio riproducente l'Emanuele Filiberto di C. Marochetti, marcato e databile post 1838, anno dell'inaugurazione del monumento, e un orologio a pendolo con gruppo animalistico. Accanto al pezzi di bravura creati per figurare alle esposizioni, era abbondante la produzione di porcellane d'uso: risulta che nel 1844 la manifattura impegnava 150 operai per una produzione valutata 250.000 lire annue.

Nel 1846 Frédéric si ritirò con un vitalizio di lire 300 annue; cedette tutte le formule con un documento sottoscritto anche da Luigi Richard (che era succeduto al padre Jacques-François). Quest'ultimo si associò agli Imoda, che continuarono a gestire la manifattura fino al 1864.

Si ignora la data di morte di Frédéric: presumibilmente era ancora vivo nel 1860, poiché in quell'anno fu liquidata la borsa francese di Nyon e si cercavano gli aventi diritto: sotto la voce "Jacob Dortu" il De Molin (1904, p. 81) trovò "Reste un fils célibataire à Turin ...".

Fonti e Bibl.: Giudicio della Regia Camera d'agricoltura e di commercio di Torino sui prodotti dell'industria ... esposizione dell'anno 1829 …, Torino 1829, p. 53; Catalogo dei prodotti dell'industria de' R. Stati ... esposizione dell'anno 1832 …, Torino 1832, pp. 35 s.; Catal. de' prodotti dell'industria ..., Torino 1838, pp. 17, 21, 117; IV Esposizione d'industria e di belle arti ... Giudizio della Regia Camera di agr. e di commercio, Torino 1844, pp. 100 ss.; A. Brongniart, Traité des céramiques, Paris 1844, p. 423; G. Casalis, Dizionario geogr. storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il re di Sardegna, XXI, Torino 1851, pp. 956 s.; G. Vignola, Sulle maioliche e porcellane del Piemonte, Torino 1878, pp. 24 ss.; G. Corona, La ceramica. Esposiz. industriale ital. del 1881 in Milano. Relazione dei giurati, Milano 1885, pp. 438s s.; L. De Mauri, L'amatore di majoliche e porcellane, Milano 1899, P. 275; A. De Molin, Histoire documentaire de la manifacture de la porcelaine de Nyon, Lausanne 1904, pp. 70-81; F. C. Bonini, Maioliche, terraglie, porcellane in Piemonte, in Giornale di bibliografia tecnica internaz., maggio 1927, pp. 553 s.; E. Pélichet, Porcelaines de Nyon, Nyon 1957, ad Indicem; H. Jedding, Europäisches Porzellan, München 1971, II, p. 48; III, p. 310; V. Brosio, L'industria ceramica a Torino nell'Ottocento, in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, CVI (1972), 1, pp. 243-269; Id., D., Tinelli, Richard. Porcellane e maioliche dell'Ottocento a Torino e Milano, Milano 1972, ad Indicem; Id., La céramique en Italie au XIX siècle. Les D., Richard et C. e à Turin, in Cahiers de la céramique, 1973, 52, pp. 34-49; E. Pélichet, Merveilleuse porcelaine de Nyon, Lausanne 1973, ad Indicem; S. Pettenati, L'industria ceramica a Torino, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna (catal.), Torino 1980, II, pp. 746-766; III, p. 1436; M.-O. Houriet-J.-M. Houriet, Les faïenciers de Carouge, Génève 1985, pp.79-84; B. Galer, Les premiers faïenciers carougeots: de Turin à Turin, in Bâtir une ville au siècle des lumières. Carouge: modéles et réalités (catal.), Turin 1986, pp. 296-299; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon..., IX, p. 492.

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