DOSSOGRAFI

Enciclopedia Italiana (1932)

DOSSOGRAFI

Ettore Bignone

. Così vengono designati quegli scrittori che raccolsero le dottrine (δόξαι) dei filosofi greci. Già in Platone sono, qua e là, rapidi riferimenti alle soluzioni che i filosofi precedenti avevano date dei principali problemi filosofici. Ma in lui il carattere artistico e rappresentativo e le intenzioni polemiche prevalgono sopra l'interesse storico; quantunque egli sappia talora ritrarre in modo felicissimo la posizione filosofica di alcuno dei suoi predecessori, come Eraclito ed Empedocle. Con Aristotele sempre più si accresce il desiderio di delineare la storia dei problemi, prima di esporre una soluzione personale. Egli si propone di rispondere in modo compiuto e razionale a quelle esigenze che i filosofi precedenti sentivano e di cui tentavano soluzioni che ad Aristotele sembrano provvisorie (v. Metaf., I, 10, 993 a 15). Onde la cura di far precedere alle proprie dottrine, caso per caso, uno sguardo storico sulle trattazioni dei pensatori precedenti. Particolarmente interessante è quello tracciato nei primi capitoli della Metafisica, in cui Aristotele espone e critica la posizione filosofica dei suoi predecessori, da Talete a Platone. Questo metodo, che era del resto il metodo fondamentale della sua scuola, il lavorare cioè su raccolte di materiali e di documenti e costruire una scienza descrittiva su fondamenti d'indagine storica, fu particolarmente continuato dal suo discepolo Teofrasto, che nell'opera in 18 libri Le dottrine fisiche (Φυσικῶν δοξα) raccolse le opinioni dei filosofi precedenti sulla fisica, disponendole secondo rubriche di problemi: gli dei; il mondo; i fenomeni meteorologici; la fisiologia e la psicologia. Di tale opera è giunto fino a noi un ampio frammento dell'ultima parte che tratta della dottrina dei sensi. Altri frammenti si trovano nel commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele. L'opera di Teofrasto fu fondamentale, e ad essa attinsero ampiamente gli scrittori dossografici successivi. Le due raccolte dossografiche plù ampie che noi possediamo sono i Placita philosophorum, che furono falsamente attribuiti a Plutarco, e gli estratti delle dottrine fisiche (Eclogae physicae) di Giovannì Stobeo (circa del 400 d. C.): tra le due raccolte vi è un rapporto strettissimo, sì da parere sostanzialmente identiche, perché entrambe derivano da un'unica fonte da cui attinsero pure il padre della Chiesa Teodoreto (nato circa il 393) e Nemesio di Emesa press'a poco a lui contemporaneo. Teodoreto ebbe cura di lasciarci notizia della fonte da cui attinse (v. Gr. aff. cur., IV, 31), cioè Aezio (circa 100 d. C.), nella sua Raccolta delle opinioni filosofiche, opera che, come mostrò il Diels, è la fonte comune anche dello Pseudo-Plutarco, di Stobeo e di altri scrittori. Per mezzo delle corrispondenze, spesso letterali, di queste varie dossografie, il Diels, nei suoi Doxographi graeci, poté, in qualche modo, ricostruire l'opera di Aezio. Quanto alla fonte di Aezio, pare si possa ritenere che sia non già Teofrasto direttamente, ma un'altra opera, derivata essenzialmente da Teofrasto, cioè la raccolta che fu designata col nome Vetusta placita, risalente, con probabilità, alla prima metà del sec. I d. C., e che il Diels ritiene opera di un discepolo di Posidonio. Allo Pseudo-Plutarco si ricollegano l'operetta falsamente attribuita a Galeno col titolo Storia filosofica (Φιλόσοϕος ἱστορια), come pure essenzialmente Eusebio, Achille nel suo commento ad Arato, Atenagora nella sua difesa dei cristiani (177 d. C.), lo Pseudo-Giustino, Ermia nella sua Satira dei filosofi pagani, Cirillo e Giovanni Lido. Elementi dossografici che tradiscono origine comune sono pure nel De natura deorum di Cicerone e nel trattato Sulla religione dell'epicureo Filodemo. Notevoli documenti dossografici si trovano ancora nel primo libro della Confutazione di tutte le eresie (c. 222 d. C.). Nuovi testi dossografici di carattere meteorologico, risalenti in ultima analisi a Teofrasto, che vi è citato come fonte, furono trovati in un testo arabo di al-Ḥasan ibn Bahlūl (circa sec. X d. C.), il quale a sua volta traduce dal siriaco.

Bibl.: Fondamentale è l'opera di H. Diels, Doxographi graeci, Berlino 1879, ove i testi dossografici sono raccolti, editi con apparato critico e studiati nei loro rapporti reciproci. Il frammento di Teofrasto Sulle sensazioni è ora anche pubblicato, tradotto e commentato da G. M. Stratton, Theophr. and the greek physiology and psychology before Aristotle, New York 1917. Cfr. anche H. Diels, Stobaios und Aëtios, in Rheinisches Museum, XXXVI (1881), p. 343 seg. Per i nuovi testi arabi dossografici risalenti a Teofrasto, v. G. Bergsträsser, Neue meteorologische Fragmente des Theophrast, in Sitzungsber. d. heidelberg. Akad. d. Wiss., Philos.-hist. Klasse, 1918, fascicolo 9; E. Reitzenstein, Theophrast bei Epikur und Lucrez, Heidelberg 1924: particolarmente l'appendice, p. 86 segg., ove i testi sono riportati nella traduzione riveduta dal Bergsträsser, con i riferimenti agli altri testi dossografici greci e latini.

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