DRAGUT

Enciclopedia Italiana (1932)

DRAGUT

Camillo MANFRONI
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. Con questo nome (anche Dargut, Dorgutte), corruzione del turco Dorghut, fu conosciuto nelle marine di Ponente un audacissimo corsaro del sec. XVI. Nato in Asia Minore, fin da giovanetto si diede a correre i mari. Cominciò a essere noto nel 1533 tra i corsari che assalivano le navi di Venezia nell'Egeo; dopo l'infausta giornata (1538) della Prevesa, a cui partecipò con alcune galeotte, i danni da lui causati furono così gravi, che Carlo V ordinò ad Andrea Doria di catturarlo. Il nipote di Andrea, Giannettino, lo colse nella baia di Giralata (Corsica) e lo condusse a Genova (giugno 1540). Dopo pochi anni però egli ottenne la libertà, si dice per interposizione del Barbarossa. Certo è che, appena liberato, riprese a correre i mari, e dopo la morte del Barbarossa divenne il più potente corsaro tra gl'infedeli, specialmente dopo che si fu segretamente alleato con Enrico II di Francia e lo ebbe aiutato più volte contro la Spagna e gli stati italiani a essa aderenti. Egli aveva posto il suo quartier generale a el-Mahdiyyah (Mehedia dei nostri marinai), e spesso invano Andrea Doria tentò di catturarlo. Nel 1550 fu fatta una spedizione collettiva contro quella sua forte base navale; ma il predone era fuggito e, mentre i cristiani assediavano el-Nahdiyyah, metteva a ferro e fuoco le coste di Spagna e d'Italia. Nel 1551, con abilissima mossa, sfuggì all'accerchiamento preparatogli alle Gerbe. Entrò poi al servizio diretto del sultano Solimano e partecipò alla conquista turca di Tripoli nell'agosto 1551, ma non ottenne il governo dl quella città, cui aspirava, se non alla morte di Murād Āghā (1556). Dal 1551 al 1560 l'Elba, Bonifacio, la Calabria, la Maremma, le Baleari furono da lui ripetutamente saccheggiate e spopolate. Durante il govemo di Tripoli (1556-1565), Dragut estese la sua autorità anche su Gerba, condusse spedizioni nell'interno della Tunisia fino ad al-Qairawān, e rinforzò le difese di Tripoli. Dopo la pace di Cateau Cambrésis, il viceré di Sicilia ordinò una grande impresa contro Tripoli, chiamando a parteciparvi molti stati marinari italiani, ma l'armata alleata fu sconfitta presso l'isola delle Gerbe dall'armata turca, il cui aiuto D. aveva invocato (1560). Tripoli fu salva e D. continuò a dominare di lì il Mediterraneo. Egli partecipò alla spedizione turca contro Malta nel 1565; ma perì durante l'assedio dell'isola il 25 giugno di quell'anno. Fu sepolto a Tripoli vicino alla moschea tuttora designata con il suo nome; è ancora ricordato dai Tripolini e più dai Turchi come valoroso capitano di mare (re'is).

Bibl.: A. Guglielmotti, La guerra dei pirati, Firenze 1876; C. Manfroni, Storia della marina italiana dalla caduta di Costantinopoli alla battaglia di Lepanto, Roma 1896, pp. 305-420; C. Fernández Duro, Armada Española, I, Madrid 1895, pp. 236-290; II, Madrid 1896, pp. 10-78; 'Alī Riẓā Seifī, Dorghūt Re'īs 2ª ed., Costantinopoli 1910; articoli varî di Ch. Monchicourt nella Revue tunisienne.

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