EBNER ESCHENBACH, Marie, baronessa von

Enciclopedia Italiana (1932)

EBNER ESCHENBACH, Marie, baronessa von (nata contessa Dubsky)

Giuseppe Gabetti

Scrittrice austriaca, nata il 13 settembre 1830 nel castello di Zdislavice, in Moravia, morta a Vienna il 12 marzo 1916. Sposò nel 1848 il barone Moritz von E., allora ufficiale del genio, più tardi maresciallo d'esercito; e visse alternativamente fra Vienna e il paese natio, senza figli, "riempiendo il silenzio della vita con lo studio e la poesia". Scrittrice di razza, per dono di natura, educata fin dalla giovinezza al gusto dei classici, rimasta sempre al difuori e al disopra di tutti i cenacoli letterarî, s'avvicinò bensì al naturalismo ma superandolo in una sua costante personalità di atteggiamenti e linearità di stile. La stessa così personale esperienza di vita, da cui germogliò la saggezza incastonata nei suoi arguti e delicati aforismi (Aphorismen, 1880; e cfr. anche Parabeln Märchen und Gedichte, 1892) è anche, con la stessa immediatezza di emozioni e interiore armonia, in fondo alla tersa prosa dei suoi racconti: Grillparzer, Halm, Laube, E. Devrient la spinsero dapprima al teatro (Maria Stuart von Schottland, 1860; Marie Roland, 1867; Doktor Ritter, 1872); ma la forma naturale della sua arte era la novella (Erzählungen, 1875; Neue Erzählungen, 1881; Dorf-und Schlossgeschichten, 1883; Neue Dorf und Schlossgeschichten, 1886; Miterlebtes, 1889; Drei Novellen, 1892; Alte Schule, 1897; Aus Spätherbsttagen, 1901); e lunghe novelle sono essenzialmente anche i più ampî racconti e romanzi (Božena, 1885; Zwei Komtessen, 1884; Das Gemeindekind, 1887; Unsühnbar, 1890; Margarethe, 1891; Glaubenlos?, 1891; Das Schädliche con Die Totenwacht, 1894; Rittmeister Brand con Bertram Vogelweid, 1896; Agave, 1903; Die arme Kleine, 1903; Die unbesiegbare Macht, 1905). Non possedeva l'ampio respiro: istintivamente il suo cuore di donna si raccoglieva e chiudeva in un angolo di mondo, con un piccolo gruppo di figure intorno a una sola vicenda. Era l'aristocratica dama austriaca di fine Ottocento, intimamente estranea alle ansie e ai travagli delle medie classi intellettuali, divisa nel suo interesse tra il raffìnato ceto elevato a cui apparteneva e il semplice mondo degli umili per cui s'inteneriva: non indifferente ai problemi del proprio tempo, ma attenta essenzialmente ai riflessi che questi potevano avere nell'anima degl'individui, sensibile soprattutto ai bisogni del cuore, in cui tutte le distanze sociali si annullano. E il costante motivo della sua poesia è il graduale ascendere delle sue creature verso quella serena interiorità che era il tono naturale dello spirito della stessa scrittrice.

Opere: Sämtliche Werke, voll. 12, Lipsia 1928. Numerose sono le ristampe a parte di singole opere: anche di alcune fra le novelle già comprese nelle varie raccolte, come Ein kleiner Roman, Die Freiherren von Gemperlein, Lotti die Uhrmacherin, Der Kreisphysikus, Die Poesie des Unbewussten, Die Unverstandene auf dem Dorf, la fiaba Krambambuli, ecc. Interessanti sono anche i ricordi: Meine Kinderjahre, Lipsia 1906; Meine Erinnerungen an Grillparzer, Lipsia 1916; Letzte Worte, a cura di H. Bücher, Vienna 1923.

Bibl.: A. Bettelheim, M. v. E., Berlino 1900; id., M. v. E.s Wirken und Vermächtnis, Lipsia 1920; G. Reuter, M. v. E., Berlino 1905; K. Offergeld, M. v. E. Untersuchungen über ihre Erzählungstechnik, Münster 1917; M. F. Radke, Das Tragische in den Erzählungen von M. v. E., Marburgo 1918; H. A. Koller, Studien zu M. v. E., Zurigo 1920. Cfr. inoltre i saggi di E. Schmidt, in Charakteristiken und Kritiken, II, 2ª ed., Berlino 1912; O. F. Walzel, in Von Geisterleben desl XVIII. u. XIX. Jahrhunderts, Lipsia 1920; A. Sauer, in Sudetendeutsche Lebensbilder, I (1926).

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