Economia dell'arte

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

economia dell'arte

Sabrina Pedrini

economia dell’arte Aspetto dell’economia politica che ha assunto autonomia istituzionale solo a partire dagli anni 1990 e che studia l’economia legata alla creazione, alla distribuzione e al consumo di opere d’arte (➔ anche economia della cultura).

Nascita e sviluppo della disciplina

Tra i primi economisti a porsi il problema dell’analisi dell’a. da un punto di vista economico, è stato A. Smith che, tra il 1762 e il 1785, scrisse saggi su questo tema. Molto più tardi, J.M. Keynes (fra il 1923 e il 1938) si interessò di pittura e in particolare del balletto. Anche A. Marshall toccò temi realtivi al consumo di a. e all’importanza dell’a. per lo sviluppo di un territorio. J.K. Galbraith si è occupato di e. e a. (The liberal hour, 1960) e L. Robbins del finanziamento pubblico dell’a. (Art and State, 1963), mentre i primi contributi organici in e. dell’a. si fanno risalire ai lavori di W. Baumol e W. Bowen (Performing arts: the economic dilemma, 1966 ) e di M. Blaug (The economics of the arts, 1976), ai problemi di evoluzione del gusto e di cultural addiction («dipendenza culturale») sviluppati da G. Becker, fino all’articolo di D. Throsby (The production and consuption of the arts: a view of cultural economics, «Journal of Economic Literature», 1994, 32,1).

Tra gli storici e i critici dell’arte che si sono avvicinati ai temi dell’economia politica, occupa sicuramente un posto di rilievo il critico d’arte e pittore inglese J. Ruskin, che in Economic policy of arts del 1857 ha affrontato i problemi dell’impiego, dell’accumulazione, della distribuzione e quindi del mercato delle opere d’arte. Anche la nota storia dell’arte di E.H. Gombrich, The story of art (1950), in molte pagine cerca il fondamento della creatività artistica nelle trasformazioni economiche e del mercato.

Ambiti e temi dell’economia dell’arte

I temi che tradizionalmente vengono analizzati da questa disciplina riguardano molti e complessi aspetti della cultura, tra cui: la visual art (le diverse forme artistiche legate alla pittura e alla scultura); la performing art (forme di spettacolo dal vivo); il cultural heritage (i beni storici, storico-artistici e architettonici). In tali ambiti, i temi che hanno occupato maggiormente gli economisti riguardano: l’analisi del mercato; il prezzo dei dipinti, pittura e grafica; il tasso di rendimento degli investimenti in opere d’arte. Nel campo delle arti dal vivo si trovano molti contributi di analisi empirica per la stima della funzione di domanda e della funzione di produzione degli spettacoli; ma sono presenti anche analisi teoriche sugli equilibri delle imprese pubbliche, cooperative, profit o non profit, che allestiscono spettacoli e/o gestiscono teatri. I temi economici tipici dei beni culturali sono le politiche e i costi per la loro conservazione e tutela, valorizzazione e fruizione. Negli anni 2000 la disciplina si è integrata con i temi di sviluppo locale e ha affrontato il rapporto, esistente e riconosciuto a livello empirico, tra produzione/consumo di a. e problematiche legate alla sostenibilità e alla coesione sociale, allo sviluppo sostenibile, all’economia della conoscenza e al cosiddetto soft power (la persuasione esercitata, particolarmente nei rapporti internazionali, attraverso il valore della cultura e delle istituzioni politiche).