RUSCONI, Edilio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUSCONI, Edilio

Roberta Cesana

– Nacque a Milano l’11 novembre 1916, figlio maggiore di Mario Rusconi e di Maria Venturi. Trascorse l’infanzia a Bruxelles, dove i suoi erano emigrati, insieme al fratello minore, Gerardo.

Nel 1938 partecipò, per la sezione di Milano dei Gruppi universitari fascisti (GUF), ai Littoriali della cultura e dell’arte che si svolsero a Palermo, nelle categorie Composizione narrativa (5° classificato), Radiofonia (8°) e Cinema (10°).

Nel giugno del 1940 si laureò in lettere all’Università cattolica, con una tesi su Alfredo Panzini.

Esordì come critico letterario collaborando a due mensili fiorentini, Il frontespizio di Piero Bargellini e Prospettive di Curzio Malaparte, al mensile milanese Lettere d’oggi di Giambattista Vicari e più assiduamente, dal 1942, al settimanale milanese di attualità Settegiorni (che nel gennaio di quell’anno aveva sostituito Oggi), diretto da Giovanni Mosca e pubblicato dalla casa editrice Rizzoli, sulle cui pagine firmò i primi «profili critici di scrittori, in stile ermetizzante» (Ajello, 1997, p. 39).

Il 12 agosto 1943 sposò Luciana Reatti, dalla quale il 9 giugno 1944 avrebbe avuto il primo e unico figlio, Alberto.

In quegli stessi anni iniziò a collaborare come giornalista e inviato anche con il Corriere della sera e La stampa. Nella primavera del 1944 fu arrestato dai tedeschi, che avevano ordine di dare la caccia ai giovani sospettati di appartenere alle formazioni partigiane (Rusconi collaborava alla Resistenza attraverso il ‘gruppo Franchi’ di Edgardo Sogno: «Come un Don Chisciotte»..., 2016, p. 29). Venne deportato in un campo di prigionia vicino a Echternach, in Lussemburgo, da cui riuscì a fuggire: «nel luglio del 1944 i tedeschi cominciano a usare gli internati come lavoratori; le condizioni non migliorano, ma è possibile uscire dai lager senza scorta ed è in una di queste occasioni, grazie a un salvacondotto fino a Trento, che Rusconi riesce a fuggire» (p. 31); rientrò in Italia nel gennaio del 1945.

Nel 1942 Rusconi aveva pubblicato, presso la casa editrice Lettere d’oggi, un volumetto intitolato Giorni sul fiume e altri racconti, e negli anni successivi la Rizzoli pubblicò tre suoi libri: Casamento 84 (1944), un romanzo ambientato nella periferia milanese, Comune solitudine. Ritratti letterari (1944), un volume di saggi su narratori e poeti italiani nel periodo tra le due guerre, e un altro romanzo, Il cuore è una città (1947), che ricevette il premio Genova.

Nel 1945 Angelo Rizzoli decise di far rinascere Oggi ma, non avendo avuto i necessari permessi dalle autorità di occupazione perché giudicato compromesso con il fascismo, propose a Indro Montanelli l’incarico di direttore; questi gli suggerì il nome di Rusconi, che risultava «“clear” alla commissione alleata, poiché in buoni rapporti con il gruppo partigiano Franchi e reduce da un periodo di prigionia in un campo» («Come un Don Chisciotte»..., 2016, p. 46). Il 21 luglio il giornale riprese le pubblicazioni, e per tre anni figurò giuridicamente diretto da Rusconi.

Nel 1948, quando venne promulgata la nuova legge sulla stampa, la testata fu acquisita interamente dalla Rizzoli e fu tra le più diffuse negli anni Cinquanta, anche grazie all’impronta editoriale conferitale dal direttore, che puntava soprattutto su reportage di scandali e crimini, cronache nuziali, ampi servizi sui regnanti, i divi del cinema e i personaggi televisivi.

Nel 1954 Rusconi acquistò, insieme allo stampatore Pietro Paolazzi e con il consenso di Rizzoli, le testate femminili Gioia e Rakam dall’imprenditore Giuseppe Vismara (proprietario del quotidiano La gazzetta dello sport). Due anni dopo, avendo accumulato un proprio capitale dalle percentuali che percepiva sulle vendite di Oggi, si staccò definitivamente da Rizzoli (il 29 novembre 1956 firmò l’ultimo editoriale) e fondò Gente – il cui primo numero uscì nel settembre del 1957 – destinato a diventare, con una formula ancora più popolare, il diretto concorrente di Oggi, fino a superarlo nelle vendite.

Nello stesso 1956 Rusconi fondò, sempre con Paolazzi, la casa editrice Rusconi & Paolazzi, nella quale si aprì «una curiosa quanto netta divaricazione sul piano dei contenuti e delle vendite, tra periodici e libri, tra un giornalismo popolare nel senso peggiore e una produzione letteraria d’avanguardia» (Ferretti, 2003, pp. 141 s.); quest’ultima era riconducibile soprattutto al giovane Leo Paolazzi, figlio di Pietro – e futuro alfiere del Gruppo 63 con lo pseudonimo di Antonio Porta –, chiamato allora a dirigere la parte libri della Rusconi & Paolazzi.

La prima pubblicazione della Rusconi & Paolazzi fu il mensile La lettura, in edicola dal febbraio 1957. Dal numero 2 dell’agosto 1958 e fino al 1962 (quando subentrò come editore la Feltrinelli), la Rusconi & Paolazzi pubblicò anche la rivista Il Verri, diretta da Luciano Anceschi, e dal 1959 al 1961 due collane librarie del Verri stesso (Biblioteca del Verri e Quaderni del Verri), in cui esordì Giuseppe Pontiggia con La morte in banca (1959).

Rusconi fu dal 1947 nella giuria del premio Bagutta, mentre nel 1962 fondò, con Mario Valeri Manera, il premio Campiello a Venezia.

A partire dal 1964 il figlio Alberto affiancò il padre nell’azienda che, intanto, andava ulteriormente espandendosi. Prima nel settore dei periodici, rilevando nel 1964 dalla società Vitaliano il settimanale Eva, che divenne Eva express. Poi anche nel campo dell’editoria libraria, con la nascita della Rusconi editore nel 1966 (quando Rusconi si mise in proprio, subentrando a Paolazzi), che dal 1968 diventò Rusconi editore spa, mentre la Divisione libri (fondata nel 1969) fu scorporata nel 1975 con la denominazione Rusconi libri srl.

Primo direttore editoriale della Rusconi libri, dal 1969 al 1978, fu Alfredo Cattabiani, artefice del grande successo rappresentato dalla pubblicazione (1970) della trilogia Il signore degli anelli di John Ronald Reuel Tolkien.

I primi titoli Rusconi uscirono nella Collana di poesia (dal 1969), che ospitò anche due prove di Biagio Marin (A sol calao, 1974, e Stele cagiue, 1977). La Biblioteca Rusconi ospitò opere di Carlo Alianello, Giuseppe Berto, Giorgio Saviane, Piero Bargellini; mentre la Narrativa Rusconi ebbe il merito di proporre Aquilegia di Guido Ceronetti (1973) e di introdurre, per la prima volta in Italia, Patrick Modiano – futuro premio Nobel per la letteratura (2014) –, di cui negli anni Settanta furono tradotti tre romanzi (I viali di circonvallazione, 1973; Villa triste, 1976; Via delle Botteghe oscure, 1979). Il bestseller della collana fu Il quinto evangelio di Mario Pomilio (1975), che fece registrare nove edizioni in un anno.

In campo saggistico – con Elémire Zolla, Augusto del Noce, Rodolfo Quadrelli, Quirino Principe e Vanni Scheiwiller come consulenti della casa editrice – si segnalò la collana Cultura nuova, che pubblicò la prima opera saggistica di Guido Ceronetti, Difesa della luna e altri argomenti di miseria terrestre (1971); Il flauto e il tappeto (1971) di Cristina Campo; Attesa di Dio (1972) di Simone Weil; Autorità spirituale e potere temporale (1972) e Il simbolismo della croce (1973) di René Guénon, fino a Miti sogni e misteri (1975) di Mircea Eliade. Nella collana Problemi attuali fu avviata la pubblicazione delle opere di Giuseppe Prezzolini (con Cristo e/o Machiavelli, 1971), che continuò fino al 1999; ma fu dato spazio anche a prove di segno e di valore totalmente opposto, come Filosofia della reazione (1971) e Quel che non ha capito Carlo Marx (1972) di Armando Plebe, titoli che segnarono «una pesante caduta rispetto al valore e alla dignità delle altre firme» (Ferretti, 2003, p. 264).

Nel 1970, su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri, venne conferito a Rusconi il titolo di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

L’espansione delle attività di Rusconi continuò per tutti gli anni seguenti anche nel settore dei periodici, dove nel 1970 furono lanciati Gente motori, Tuttomoto, Scienza e vita e Gente viaggi, e si estese a nuovi mercati, in particolare quello cinematografico.

Nel 1970 fondò la Rusconi elettronica audiovisual system e nel 1973 la Rusconi film, che produsse quattro film. Tre nel 1974: Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, diretto da Luciano Salce e interpretato da Paolo Villaggio, Lyla Kedrova ed Eleonora Giorgi; Anno uno, diretto da Roberto Rossellini e interpretato da Luigi Vannucchi; Gruppo di famiglia in un interno, diretto da Luchino Visconti e interpretato da Burt Lancaster, Helmut Berger e Silvana Mangano (il film ricevette due premi David di Donatello, all’attore protagonista, Lancaster, e alla produzione). Nel 1975 il quarto e ultimo film, Bianchi cavalli d’agosto, diretto da Raimondo Del Balzo e interpretato da Jean Seberg e Frederick Stafford.

Nel 1973 Rusconi tentò l’ingresso nella stampa quotidiana, acquistando il 50% del Messaggero, ma fu un tentativo fallito perché la redazione rifiutò il direttore da lui scelto, Luigi Barzini junior (Ajello, 1999, p. 38). Non arrise successo nemmeno a Il settimanale. Politica, cultura, economia, attualità che, fondato nel 1974, chiuse già nel 1981.

Nel 1976 iniziò per Rusconi anche l’avventura in un settore da poco accessibile ai privati, quello televisivo: fondò Antenna nord a Milano e Quinta rete a Roma, con una programmazione (Piazzoni, 2014, p. 141) fortemente orientata a catturare l’attenzione dei più piccoli, tra cartoni animati giapponesi (Candy Candy, Lady Oscar, King Arthur) e telefilm americani, e quella del pubblico delle soap opera (General Hospital e Da qui all’eternità).

Il 1° gennaio 1982 le due emittenti furono unificate, assieme ad altre due di Rusconi e a quattordici affiliate, nel network Italia 1, costituito da Rusconi e da Publikompass (la concessionaria di pubblicità di proprietà della FIAT), che però venne ceduto, già nell’agosto dello stesso anno, al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi per la cifra di ventotto miliardi di lire. La cessione fu perfezionata nel gennaio 1983 (Murialdi - Tranfaglia, 1994, p. 33).

Intanto in casa editrice, dal 1978 al 1980, Raffaele Crovi prese il posto di direttore editoriale che era stato di Cattabiani, il quale rimase come direttore letterario.

Crovi così scrisse (2001, p. 89): «Ho imparato molto da Rusconi, anche se l’editore, in quegli anni, ha continuato a dichiarare, con amabile civetteria, nelle interviste: “Io sono il primo collaboratore di Crovi”. Ci si incontrava spesso e, in ogni caso, ogni giorno mi inviava messaggi autografi (in calligrafia ordinata, puntuta, aggressiva) con opinioni, proposte, avvertenze». E ancora: «Quand’ero all’Einaudi pensavo che l’editoria fosse essenzialmente cultura. Passato alla Mondadori, mi parve che essa coincidesse con l’organizzazione imprenditoriale. Con Rusconi ho capito che è anche una forma di giornalismo» (cit. in Ajello, 1999, p. 38).

Una prima scelta di Crovi fu quella di arricchire il catalogo della collana Rusconi storia «attraverso nuove edizioni di classici, monografie su periodi e cicli storici, biografie di protagonisti della vita pubblica e di protagonisti del costume culturale e resoconti di avvenimenti sociali e politici»; nella nuova collana Popoli e civiltà uscirono «testi di archeologia e di antropologia di grande respiro rievocativo», mentre nella collana Dimensione religiosa – dedicata agli interrogativi culturali ed esistenziali – furono pubblicate «più opere di spiritualità che opere teologiche», una su tutte La forza della fede (1978) di Jean Guitton (Crovi, 2001, p. 90). Tra i titoli di maggior successo, nella collana Problemi attuali, si segnalarano Il suicidio della rivoluzione (1978) di Augusto del Noce e Techne: le radici della violenza (1979) di Emanuele Severino.

Sul versante letterario, la collana Narrativa fu programmata da Crovi con un’impostazione da lui stesso definita «a spettro aperto», che si proponeva di offrire ai lettori «una campionatura della narrativa di tutto il mondo, accogliendo opere italiane e straniere anche di genere popolare» e pubblicando «accanto a romanzi che privilegiavano problematiche religiose o il dibattito ideologico» anche «romanzi gialli e di fantascienza» (p. 90). Tra i narratori italiani, un’attenzione particolare fu riservata a Elio Bartolini, di cui furono pubblicati otto romanzi tra il 1978 e il 1986. Tra le novità straniere, arrise particolare successo ai romanzi della giallista inglese P.D. (Phyllis Dorothy) James, allora quasi del tutto sconosciuta in Italia.

Nel 1978 Crovi riprese e rilanciò per Rusconi anche il fortunato filone delle biografie: «Quando proposi a Edilio Rusconi di avviare la collana delle biografie con La contessa di Castiglione di Massimo Grillandi, l’editore commentò divertito: “Eccellente idea, le cortigiane sono sempre state dei portafortuna”. Difatti La contessa di Castiglione diventò un bestseller e vinse il Premio Bancarella» (p. 96).

Nel 1981 Ferruccio Viviani prese il posto di Crovi come direttore editoriale. Egli varò la collana Classici italiani per l’uomo del nostro tempo e ne affidò la cura a Vittore Branca; continuò a sviluppare la ricca sezione di biografie; portò avanti le collane già esistenti, accogliendo nuovi autori sia nel campo della saggistica (Nicola Abbagnano, Ludovico Geymonat, Erich Fromm, Karl Popper) sia in quello della narrativa (Dario Bellezza, Libero Biagiaretti, Giuseppe D’Agata, Alberto Vigevani).

Nel 1978 Rusconi fondò la Eurolibri, per operare nel settore pubblicitario e della distribuzione, e continuò l’espansione nel settore dei periodici con il lancio di Musica jazz nel 1981 e di Auto & fuoristrada, Gioia Salute & bellezza e Gioia casa nel 1982. Nel 1984 acquisì il 70% della Edimoda dalla Rizzoli e iniziò la pubblicazione di Donna e Mondo uomo. Nello stesso 1984, dalla moda Rusconi passò finalmente al quotidiano, rilevando dalla Italmobiliare le aziende Quotidiano La notte srl e SIEM (Società Imprese Editoriali Milanesi), rispettivamente proprietaria ed editrice dell’unica testata del pomeriggio sulla piazza di Milano.

Nel 1985 Rusconi venne insignito dal presidente della Repubblica Sandro Pertini del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Nello stesso 1985 si ritirò, mantenendo la carica di presidente onorario, a favore del figlio Alberto, che diventò presidente del gruppo, immediatamente proiettato verso ulteriori espansioni: nel 1986 furono lanciati Gente money, Gente mese e Spazio casa e fu acquisita la piccola casa editrice Idealibri.

Tra il 1986 e il 1987 la partecipazione del gruppo Rusconi nella Rotocalcografica internazionale passò dal 10 al 49% e portò alla firma di un accordo con la spagnola Información y publicaciones per la creazione della joint venture paritetica Cambio y Rusconi (poi ceduta nel 1993), che esportava nella penisola iberica i periodici Rusconi.

Nel 1988 il Gruppo Rusconi acquistò il 60% di Secondamano, il più diffuso giornale di annunci gratuiti, mentre l’anno seguente si assistette al lancio del settimanale Vitality.

Nel 1991 cominciarono le dismissioni: prima quella del quotidiano La notte che, dopo alterne fortune, fu chiuso definitivamente e poi ceduto a un gruppo capeggiato da Paolo Berlusconi. Nel 1994 passarono a Rusconi libri le partecipazioni in Idealibri ed Eurolibri; mentre Secondamano passò, all’inizio del 1995, al gruppo canadese Hebdo mag.

Nelle elezioni europee del 1994 Rusconi si candidò nelle liste del Partito popolare italiano per la circoscrizione nord-occidentale, ma circa tre settimane prima della consultazione annunciò il proprio ritiro.

Nel 1995 ricevette dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti la medaglia d’oro per i suoi cinquant’anni di attività nel giornalismo e nell’editoria.

Morì il 10 luglio 1996 a Milano, nella clinica Pio X. I funerali furono celebrati il 12 luglio 1996 nella chiesa di S. Babila a Milano.

Nel 1999 la Rusconi editore fu ceduta alla francese Hachette Filipacchi.

Fonti e Bibl.: L’archivio della casa editrice è custodito da Alberto Rusconi nella sua villa di Monticello Brianza.

L’editore, V, 1982, inchiesta sulle case editrici a cura di G. Rizzoni, Rusconi (n. 54); G. Pansa, Edilio il nostalgico ha voglia di “Corriere”, in La Repubblica, 20 settembre 1984; M. Monicelli, R.: i libri mon amour, in Millelibri, III, n. 22, settembre 1989, pp. 81-85; P. Murialdi - N. Tranfaglia, I quotidiani negli ultimi vent’anni, in Storia della stampa italiana, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, VII, La stampa italiana nell’età della TV. Dagli anni Settanta a oggi, Roma-Bari 1994, pp. 5-62; G. Mandel, R., in Storia dell’editoria d’Europa, dir. da L. Bonolis - S. Givone - A. Mainardi et al., II, Italia, dir. da A. Mainardi, Firenze 1995, pp. 761-764; N. Ajello, Bocciava gli articoli. «Si piange poco», in la Repubblica, 13 giugno 1997; N. Ajello, R. Quando c’era al timone il vecchio Edilio, in la Repubblica, 5 febbraio 1999; G. Vergani, Quando Rizzoli lo eliminò per «mezza lira», in Il corriere della sera, 4 febbraio 1999; R. Crovi, L’immaginazione editoriale, Torino 2001; F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia. Costume, società e politica, Venezia 2001, pp. 384 s., 430-439, 450 s.; G.C. Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Torino 2003, pp. 11, 19, 88, 139, 141 s., 165, 262, 264-266, 394; E. Marcucci, Giornalisti grandi firme: l’età del mito, Soveria Mannelli 2005, passim; N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani. Dall’Unità alla fine degli anni Sessanta, Roma-Bari 2007, pp. 323, 414-417; G. Ciofalo, Infiniti anni Ottanta. Tv, cultura e società alle origini del nostro presente, Milano 2011, pp. 84-87, 122-125; G. Gozzini, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione, 1954-2011, Roma-Bari 2011, pp. 84 s., 134 s.; I. Piazzoni, Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv, Roma 2014, pp. 58 s., 140-143, 150-153; «Come un Don Chisciotte»: E. R. tra letteratura, editoria e rotocalchi, a cura di V. La Mendola, Milano 2016.

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