EDOARDO, conte di Savoia, detto il Liberale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 42 (1993)

EDOARDO, conte di Savoia, detto il Liberale

Cristina La Rocca

Figlio primogenito del conte di Savoia Amedeo V e di Sibilla di Bâgé, nacque a Bâgé nella Bresse (Francia) l'8 febbr. 1284- Iniziò la sua carriera militare nel 1304, partecipando, in aiuto delle truppe francesi, alla guerra contro i Fiamminghi, e venne creato cavaliere in seguito alla battaglia di Mons-en-Pévèle. A partire dal 1307 prese attivamente parte al conflitto che oppose per più di un ventennio le forze sabaude a quelle dei signori del Delfinato. Dal 1310 e per tutto il periodo in cui Amedeo V fu in Italia al seguito dell'imperatore Enrico VII E. rimase in Savoia ed esercitò la reggenza in nome del padre, acquisendo cosi una certa esperienza di governo.

Nel 1307 si uni in matrimonio con Bianca di Borgogna, figlia di Roberto II, duca di Borgogna, e di Agnese, figlia del re di Francia Luigi IX. Poiché da questa unione non nacquero figli maschi - E. ebbe soltanto una figlia, Giovanna, che in seguito avrebbe sposato Giovanni III, duca di Bretagna - Amedeo V stabili nel proprio testamento che, qualora E. fosse morto senza un erede maschio, gli dovesse succedere il fratello minore Aimone, inaugurando e sancendo la prassi della successione in linea maschile, che fu costantemente osservata in seguito, in luogo di quella della primogenitura.

Alla morte di Amedeo V, avvenuta il 16 ott. 1323, E. ricevette il titolo comitale. Il 7 novembre gli prestarono giuramento di fedeltà i membri del "Consilium cuin domino residens", allora unico organo politico sabaudo: Stefano Balma, decano della Chiesa di Lione, Odone di Chardieu balivo di Savoia, Iacopo di Boscorel balivo di Voyron, Antonio di Barge "iurisperitus et miles" eletto successivamente balivo di Savoia, Umberto de Sala miles, e infine i chierici Pietro di Chiaramonte, Giovanni Bonivard e Pietro Francisci. L'anno successivo giurò, insieme con il fratello Aimone, di osservare la volontà paterna per la successione.

Il breve periodo di soli cinque anni in cui E. esercitò la funzione comitale non presenta vere e proprie innovazioni sia per quanto riguarda la strategia politica sabauda, sia per l'incremento territoriale del comitato, ma si configura come la sostanziale prosecuzione delle attività e dei conflitti già intrapresi da Amedo V.

Come si è detto, E. prese parte attiva al conflitto contro Umberto II signore del Delfinato, che si protrasse con alterne vicende ed effetti devastanti per le finanze sabaude, fino al 1328. La guerra contro Umberto II, causata da dissidi circa la proprietà e la giurisdizione dei territori confinanti tra i due Stati, sembrò aver trovato, grazie alla mediazione del papa Giovanni XXII, una risoluzione pacifica nel 1323, ma la morte di Amedeo V favori il risorgere di timori e precauzioni sia.da parte sabauda, sia da parte degli Acaia, a quel tempo impegnati nel conflitto contro gli Angiò. A un'intensa attività diplomatica, con scambio di messi e di ambasciatori tra le corti di Savoia, di Acaia e di Francia, protrattasi per tutto il 1324, si affiancò, l'anno successivo, il trattato tra il re di Francia Carlo IV e il re di Boemia, Giovanni, con cui al refrancese veniva offerto il territorio di Arles in cambio dei suo sostegno alla candidatura di Giovanni al titolo imperiale. Questo accordo stimolò la decisa ripresa delle ostilità da parte del conte Umberto II e dei suoi alleati, Ugo di Faucigny, Amedeo III di Ginevra e Ugo d'Authon.

E., che nel 1324 aveva trattato la pace con Roberto d'Angiò, nonostante la revoca delle promesse fatte da quest'ultimo ad Amedeo V di concessioni di feudi in Sicilia e di esenzioni dai pedaggi per le merci provenienti dal Regno di Napoli, si trovò dunque direttamente implicato nel conflitto con Umberto II, conflitto che si presentava molto pericoloso anche per l'integrità dei domini sabaudi in arca subalpina. La documentazione scritta attesta infatti che la stessa Susa era allora teatro di congiure interne e che truppe delfinali si trovavano nella valle della Dora e "se congregabant versus Exilles et Bardoneschiani et dubitabatur de prodicione ville Secusie". Lo stato di tensione interna perdurò fino alla battaglia di Varey (7 ag. 1325), quando E. attaccò un castello di Umberto II con un esercito formato da molti nobili subalpini, tra cui anche Lantelmo, figlio illegittimo di Filippo d'Acaia. Lo scontro si concluse con la sconfitta delle forze sabaude, ed ebbe anche notevoli conseguenze economiche, date le ingenti somme necessarie a riscattare i numerosi prigionieri illustri. Nonostante gli assalti vittoriosi condotti dai Sabaudi nelle terre sottoposte ad Umberto II tra il Delfinato e il Faucigny, contro i castelli di Balon, nella valle di Chézery, di Gran-Confort, di Hérmance e di Bésinens, il contraccolpo finanziario seguito alla sconfitta di Varey e alle ingenti spese belliche costrinse in questo periodo E. a contrarre debiti per somme ingenti: i suoi ambasciatori appaiono costantemente impegnati "eundo et redeundo a Sabaudia pro negociis dominis et pro instrumentis de debito faciendis".

Nei due anni successivi il conflitto con Umberto II restò in ombra per l'insorgere di nuove difficoltà interne. Nel 1325 la sorellastra di E., Giovanna, era andata infatti sposa ad Andronico III, imperatore d'Oriente e nipote di Teodoro Paleologo: lo stesso E. aveva scortato il corteo nuziale da Chambéry per la Moriana e la Val di Susa fino a Villafranca. Il matrimonio, teso a rinsaldare i legami tra i Savoia e i Paleologhi, non incontrò però il favore degli Angiò, in lotta con i Paleologhi sia per i possessi imperiali in Grecia e in Albania, sia perché alleati dei Visconti e degli Acaia. A questi nuovi dissapori si aggiunsero aperte ribellioni antisabaude in Val d'Aosta, rivolte che vennero represse con grande spiegamento di forze.

Nel 1327 la discesa in Italia di Ludovico il Bavaro riaccese i rapporti tra gli Acaia e le fazioni ghibelline: E., proseguendo il proprio tentativo di destreggiarsi politicamente tra guelfi e parte imperiale, intraprese strette relazioni diplomatiche con la corte torinese degli Acaia e con i Visconti. Risultato di queste trattative fu l'inizio di nuovi negoziati di pace tra Umberto II e i Savoia, che si tennero a Pinerolo con la mediazione di Filippo d'Acaia ed erano volti ad evitare un'eventuale alleanza del Delfino con gli Angiò e con il Papato. Nel 1329 si stabili infine la cessazione delle ostilità con la consegna da parte di E. del castello di Saint-Germain e, da parte di Umberto II, dei centri di Fossigny, Montluel, Saint-Laurent-du-Pont e Givy.

Nel 1328 E. si recò in Fiandra per combattere a fianco del re di Francia Filippo VI di Valois contro i Fiamminghi e partecipò alla vittoriosa battaglia di Cassel, che determinò la fine del conflitto. Accompagnò quindi il re nel suo viaggio di ritorno in Francia e si stabili nella propria residenza di Gentilly, presso Parigi. Di li a poco mori, il 4 nov. 1329, lasciando la successione al fratello Aimone e una situazione finanziaria molto compromessa. Il suo corpo, portato in Savoia, fu seppellito nella chiesa di Hautecombe (Altacomba).

L'attività di E. non si esplicò solo nel campo militare. La sua politica si estrinsecò anche nel consolidamento dei legami istituzionali con le Comunità rurali, riconoscendone le "consuetudines" e concedendo franchigie, secondo la tendenza già pienamente in atto durante il regno di Amedeo V. Nel 1323 confermò infatti le franchigie a Côte-Saint-André e a Saint-George d'Espérance; nel 1324, quelle di Chautelard en Bauges, di Saint-Laurent-du-Pont, di Thonon, di Saint-Maurice; nel 1325 riconobbe le consuetudini di Gignod e di Valdigne in Val d'Aosta; nel 1326, quelle di Valsavaranche, confermando quelle concesse da Filippo I a Villeneuve de Châtelargent.

Parallelamente E. consolidò la propria autorità nei confronti delle famiglie eminenti gravitanti sul territorio sabaudo, proponendosi quindi come potere coordinatore e protettore della nobiltà locale. Nel 1325 ricevette l'omaggio di Giovanni di Forés con i luoghi di Châtelet, Fontaney, Foulose, Saint-Victor, Cornillon, Cusy, Montrond, Roche-la-Molière, Boteon e Vélerie; nel 1326 l'omaggio di venticinque famiglie valdostane e l'omaggio ligio dei procuratores del Comune di Aosta; in quell'occasione si stabili che chiunque risiedesse in Aosta per un anno dovesse considerarsi suddito del conte. Nel 1327 ricevette l'omaggio di Rodolfò di Neuchátel per il castello di Sarraz e quello di Riccardo di Villette, di Guglielmo Alamand signore di Richelmont, di Ribaldo di Rivalba per il luogo di Orbassano.

Intensi furono anche i suoi rapporti con le autorità ecclesiastiche locali: nel 1327 E. fu chiamato a dirimere la contesa tra le Comunità di Saint-Martin e di Saint-Jean-Arve contro il vescovo di Moriana, Aimone (II) de Miolans, per l'estensione della giurisdizione temporale del vescovo stesso. E., prese le parti vescovili, contrattò però di associarsi in tale giurisdizione. Lo stesso anno, E. e il vescovo di Sion si scambiarono vicendevole omaggio: il vescovo, per la strada pubblica e per il luogo di Morgex; il conte, per il castello di Chillon. Infine, nel 1329, E. donò al capitolo di Losanna una rendita annuale di 10 "solidi". La sua fu, insomma, una politica di affermazione dell'autorità comitale prevalentemente volta verso il versante transalpino, che era anche il più minacciato dal conflitto in atto con Umberto II. In questa stessa prospettiva è da vedersi l'accordo del 1324 con il Comune di Friburgo, in forza del quale E., che veniva riconosciuto legittimo cittadino del centro, ma era esentato dai normali obblighi fiscali cui erano tenuti gli altri abitanti, prometteva l'alleanza sabauda alla città, mentre Friburgo si impegnava a non concedere la propria cittadinanza a sudditi del conte e a non ospitare banditi né esiliati dalle terre sabaude, proteggendo militarmente il conte da Ginevra fino a Saint-Maurice.

Sono infine attribuite ad E. alcune riforme di carattere amministrativo, quale l'istituzione di un Consiglio residente in permanenza a Chambéry, da affiancare al consilium itinerante, che si muoveva al seguito del conte durante i suoi spostamenti. Tuttavia, all'epoca di E., non erano ancora precisati i ruoli e le cariche dei singoli consiglieri, mentre l'istituzionalizzazione del cancellarius èfatto in genere attribuito al fratello di E., Aimone. Ugualmente attribuito a E. è il tentativo di emettere norme giuridiche valide per tutto il territorio sabaudo, quali quelle relative alla concessione ai sudditi delle lettere di salvaguardia e gli accordi sulle cause criminali, la regolamentazione delle pene per gli ufficiali pubblici inadempienti ai loro doveri.

Definito dal Cibrario (1869) "valoroso, prodigo, avventato", E. rappresenta, in un certo senso, la situazione ambigua e precaria dei suoi tempi, pur con le sostanziali premesse alla razionalizzazione e all'organizzazione dei domini sabaudi in un vero e proprio Stato.

Bibl.: Extraits de documents rélatifs à l'histoire de Vevey depuis son origine jusquà l'an 1565, a cura di A. de Montet, in Miscell. di storia ital., XXII (1884), pp. 379-635 passim; L. Cibrario, Delle finanze della monarchia di Savoia nei secc. XIII e XIV, in Opuscoli, Torino 1841, pp. 161-352 passim; Id., Storia della monarchia di Savoia, III, Torino 1844, pp. 25.32; Id., Origine e progressi della monarchia di Savoia, Firenze 1869, pp. 185-189; F. Gabotto, Asti e la politica sabauda in Italia, Pinerolo 1903, pp. 410-422; M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930; F. Hayward, Histoire de la maison de Savoie, Paris 1941, pp. 172-180; J. B. De Tillier, Le franchigie delle Comunità del ducato di Aosta, a cura di M. C. Daviso di Charvensod -M. A. Benedetto, Torino 1965, pp. 262-266.

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