DANEO, Edoardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)

DANEO, Edoardo

Laura Pisano

Nacque a Torino il 13 ott. 1851 da Domenico e Felicita Perazzo, discendente di antica e liberale famiglia piemontese. Compì studi di giurisprudenza e conseguì la laurea nell'università di Torino l'8 ag. 1872. Nel 1873, seguendo la consuetudine sempre più diffusa tra i giovani liberali dell'ambiente torinese, compì un lungo viaggio all'estero (percorse a piedi l'intera Svizzera), accompagnato da un amico medico. Nel 1883 si unì in matrimonio con Guglielmina Serazzi, da cui ebbe sei figli, dei quali due, Giulio e Silvio, si distingueranno nella carriera diplomatica.

Esercitò per qualche tempo, e con successo, la professione di avvocato, che in seguito abbandonò per l'attività politica. Ricoprì ancora giovane cariche pubbliche nelle amministrazioni provinciale e comunale di Torino: nel 1878 venne eletto consigliere e assessore provinciale, e successivamente consigliere comunale e presidente della deputazione provinciale. In qualità di segretario del comitato per la Esposizione generale di Torino del 1884, predispose la Relazione generale sulla Esposizione (Torino 1886). Eletto deputato per i collegi I e II di Torino nel 1890, esercitò il mandato parlamentare per otto legislature, dalla XVII alla XXIV, schierandosi nelle file della Sinistra costituzionale. Nel terzo gabinetto Crispi (1893-1896) fu nominato sottosegretario di Stato nel ministero di Grazia e Giustizia.

Molto vicino al Brin e poi al Crispi, in un momento peraltro assai critico per il gruppo dirigente liberale scosso dallo scandalo della Banca romana, il D. divenne uno dei nuovi leaders della Destra crispina conquistando il seggio elettorale di Torino nelle elezioni del maggio 1895. Nel dicembre 1894, al culmine dello scandalo del "plico Giolitti" in cui rimasero coinvolti il Crispi e sua moglie Lina, il D. difese il governo ed esercitò insistenti pressioni sugli organi di stampa antiministeriali affinché moderassero la loro ostilità.

La sua attività parlamentare fu sempre intensissima, nella giunta delle elezioni, nella giunta del bilancio, nella commissione per i trattati di commercio, nella commissione reale per le tariffe doganali. Attraverso questa attività egli manifestò sempre una forte preoccupazione per le tensioni sociali crescenti nel paese, ma anche, come si vedrà, il disegno di intervenire con intenti riformatori nella società italiana. Eloquente oratore, tenne numerosi discorsi nelle assemblee parlamentari, manifestando sentimenti laici e liberali e richiamandosi agli ideali della generazione risorgimentale. Iscritto alla massoneria (negli anni 1889-1891 fu "maestro venerabile" della loggia massonica "Pietro Micca" di Torino), si mantenne tuttavia indipendente dalla sua influenza. Nel 1906, in occasione delle elezioni amministrative torinesi, non esitò infatti a stabilire un accordo elettorale con i clerico-moderati nell'intento di ostacolare l'avvento di una maggioranza "popolare", pur sapendo di andare incontro, con questa decisione, alla condanna irrevocabile da parte della massoneria: dopo lunghe discussioni all'interno della giunta centrale, il gran maestro decise di espellerlo con gli altri fratelli torinesi propensi alla alleanza elettorale con i cattolici. Tuttavia la sua attività legislativa rimase sempre fondamentalmente laica: lo testimonia anche l'opera riformatrice svolta nel settore dell'istruzione scolastica.

Il D. proseguì l'opera iniziata dal ministro Nasi, che nel 1903 aveva promosso la legge sullo stato giuridico degli insegnanti, rafforzando in tal modo l'indipendenza dei maestri elementari nei confronti delle amministrazioni clerico-moderate, e ponendo al tempo stesso le premesse per un rinnovato impegno del governo a favore della scuola primaria. Per suo merito, nel 1906 fu istituito l'ufficio del patronato scolastico. Nominato ministro della Istruzione Pubblica nel gabinetto Sonnino (dicembre 1909-marzo 1910), il D. poté con maggiore chiarezza esprimere i suoi orientamenti liberali e laici affrontando le questioni più dibattute dell'istruzione prescolastica nelle province meridionali, dove si erano fatte insostenibili le condizioni di lavoro degli insegnanti (Sul bilancio dell'istruzione pubblica. Discorsi dell'on. E. Daneo ministro dell'Istruzione Pubblica, pronunziati davanti alla Camera dei deputati nelle tornate del 17, 18e 19 febbraio 1910, Roma 1910). In questa fase della sua attività politica e di governo, il nome del D. si lega all'importante disegno di legge sulla istruzione primaria, da lui elaborato in tempi sorprendentemente brevi e poi trasformato in legge durante il ministero del suo successore, L. Credaro (legge Daneo-Credaro del 4 giugno 1911, n. 487).

La legge, che esprime tutto l'impegno posto dai liberali dell'età giolittiana nell'affrontare in termini più ampi il problema dell'istruzione elementare e popolare, provvide a mutare radicalmente l'ordinamento amministrativo della scuola: gran parte dell'istruzione elementare veniva infatti avocata allo Stato; il provveditore diveniva il capo di tutta l'amministrazione scolastica ed acquistava indipendenza nei confronti del prefetto. I comuni perdevano l'amministrazione finanziaria delle scuole elementari che passavano alla gestione del consiglio provinciale scolastico; solo ai comuni capoluoghi di provincia venne lasciato l'onere di provvedere, a loro totale carico, alla scuola elementare. A. Torre, relatore del disegno di legge Daneo, affermò che la riforma costituiva lo sforzo più poderoso che si fosse fatto dal 1860 per diffondere l'istruzione elementare nel paese, e indubbiamente ciò rispondeva a verità. Il disegno di legge Daneo, che si colloca nel periodo di più intensa azione riformatrice dell'età giolittiana, non si basa sulla assoluta avocazione della scuola allo Stato (pur attribuendo ad esso numerosi compiti), ma adotta piuttosto una soluzione intermedia in quanto crea un consorzio provinciale, termine medio fra gli enti locali e lo Stato, al governo del quale partecipano rappresentanti così dell'uno come degli altri e da cui sono esclusi i capoluoghi di provincia e di circondario.

Il vivo interesse sempre mostrato dal D. per i problemi della scuola (che gli valse la rielezione a ministro dell'Istruzione Pubblica nel primo gabinetto Salandra, dal marzo al novembre 1914) si accompagnava a quello, altrettanto vivo, per le vicende riguardanti la politica estera e in particolare per la questione coloniale: membro della commissione di inchiesta sulla situazione della Somalia (il cui governo si era fatto per l'Italia molto difficile), nominata il 25 gennaio 1906 dal ministro di San Giuliano, curerà in seguito per l'Istituto coloniale italiano gli studi relativi al Progetto di una mostra generale del lavoro degli italiani all'estero da tenersi nel 1911 (Roma 1908), ove egli manifesta sentimenti nazionalisti che diverranno, alla vigilia della guerra, dichiaratamente interventisti. Se ne può trarre conferma anche dal saggio che curò per l'ampia monografia sul cinquantenario dell'Unità d'Italia, ove peraltro appare, oltre che attento conoscitore dei problemi coloniali italiani, ansioso che l'Italia "possa raccogliere frutti più abbondanti dalle terre d'Africa", perché queste "possano pagare un giorno, come quelle di altre più fortunate nazioni già fanno, il debito delle anticipazioni fatte per loro" (Le colonie, in Mezzo secolo di vita italiana. 1861-1911, Milano 1911, p. 65).

L'accentuarsi delle posizioni liberal-nazionaliste del D. è evidente in occasione delle elezioni del 1913, quando gli industriali torinesi lo elessero per farne il portavoce dei loro orientamenti interventisti; nel gennaio 1914 egli fu il promotore delle entusiastiche manifestazioni organizzate dalle associazioni patriottiche in occasione della visita compiuta per accompagnare il capo del governo, il Salandra, a Torino.

Dopo la brevissima crisi di governo dell'ottobre 1914, ottenuto il Salandra il reincarico di presidente, al D. fu affidata la guida del ministero delle Finanze, che mantenne su posizioni "sonniniane" e "antigiolittiane" dal novembre del 1914 al giugno 1916. Nel 1917 fu tra i fondatori dell'Alleanza nazionale, una associazione sorta quale strumento di propaganda degli interventisti per fronteggiare le azioni pacifiste del proletariato torinese durante la guerra. Come ministro delle Finanze, il D. concluse la sua attività di governo. Lasciato questo incarico, continuò la sua opera di parlamentare, ma ancor più di studioso. Sono di questi anni alcuni saggi in materia finanziaria e tributaria pubblicati sulla rivista di M. Ferraris (al quale fu legatissimo), la Nuova Antologia.

Nelle elezioni politiche del 1919 il D. non fu rieletto, e così pure in quelle amministrative dell'anno seguente. Da allora non si presentò più agli elettori. La sua attività di uomo pubblico si esplicò, negli ultimi anni di vita, prevalentemente a Torino, in cariche di carattere amministrativo e tecnico, quali le presidenze di vari enti e istituti pubblici, e in uffici di carattere essenzialmente politico.

Morì a Torino il 17 luglio 1922.

Numerosi i discorsi pronunciati dal D. nelle assemblee parlamentari o in occasione di pubbliche cerimonie, tra i quali, oltre al citati, ricordiamo: Da Novara alla guerra del 1859. Conferenza letta dall'on. D. nel teatro Rossini di Venezia il 3 di maggio del 1909, in Riv. di Roma, XIII (1909), pp. 337-349; Discorso pronunciato il1º febbr. 1916dal ministro delle Finanze on. Daneo per l'inaugurazione del palazzo degli uffici finanziari di Torino, Roma 1916; Sulla politica delle esportazioni dopo l'agosto 1914. Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 24.IV.1918, Roma 1918. Due saggi in materia di politica tributaria furono pubblicati sulla Nuova Antologia: Guerra e finanza: note di politica tributaria (1º dic. 1916, pp. 339-359); Problemi vecchi e necessità nuove. Note sulla riforma amministrativa e sui tributi locali (16 febbr. 1921, pp. 358-366).

Fonti e Bibl.: S. Sonnino, Diario 1866-1912, I, a cura di B. F. Brown, Bari 1972, pp. 172, 490, 493 s.; Cimone [E. Faelli], I 508di Montecitorio, Roma 1906, s. v.; G. Biagi, Chi è? Annuario biografico italiano, Roma 1908, p. 89; C. Musacchio, Come li ho visti: ritratti di contemporanei disegnati da C. M., prefaz. di D. Angeli, Roma 1913-1914, p. LXXXIV; R. Murray, La necessità di una grande banca per il finanziamento dei lavori pubblici, Roma 1917 (lett. del D. in app.); F. Ruffini, E. D. Discorso commemorativo letto al teatro Alfieri di Torino il10 febbr. 1924, Torino 1924; G. Foddai, Ritorni: A. G. Barrilli, G. Gozzano, E. D. ..., Torino 1940, pp. 22 ss.; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1849 al 1922, Roma 1940-41, s. v.; L. Albertini, Venti anni di vita politica, Bologna 1950, pp. 30, 40-41; O. Malagodi, Conversazioni della guerra, Milano-Napoli 1960, p. 45; D. Farini, Diario di fine secolo (1891-1895), a cura di E. Morelli, Roma 1961, II, p. 597; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, l'Italia neutrale, Milano-Napoli 1966, pp. 121, 196 e passim; J. A. Thayer, L'Italia e la grande guerra. Politica e cultura dal 1870 al 1915, Firenze 1969, p. 154; G. Fazio, La legislazione sulla scuola, Milano 1971, pp. 30 s.; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista, Torino 1972, pp. 105, 128, 331, 444-445; A. A. Mola, Storia della Massoneria italianadall'Unità alla Repubblica, Milano 1976, pp. 233, 257-258, 262, 263; Storia delle regioni italiane dall'Unità a oggi, I, V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, pp. 130, 268; G. Canestri-G. Ricuperati, La scuola in Italia dalla legge Casati a oggi, Torino 1977, p. 127; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, VIII, La prima guerra mondiale, il dopoguerra e l'avvento del fascismo, 1914-1922, Milano 1978, pp. 67 s.

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