Educazione

Universo del Corpo (1999)

Educazione

Franco Cambi
Duccio Demetrio

L'educazione (dal latino educare, forma intensiva di educere, "trar fuori, allevare") è un insieme di processi volto a favorire e orientare la crescita della persona verso l'autonomia, la responsabilità personale e la completa socializzazione. Ogni società cura questi processi mediante specifiche istituzioni, le quali perpetuano sé stesse, le proprie tradizioni, le proprie ideologie, si trasformano, si rinnovano e si ristrutturano costantemente. La nozione di educazione trova un'ulteriore articolazione in quelle di educazione permanente ed educazione degli adulti, finalizzate, rispettivamente, alla valorizzazione delle particolari esigenze di formazione e affermazione psicofisica dell'individuo nel corso dell'intera esistenza e dell''età di mezzo'.

Percorsi educativi

di Franco Cambi

I.

Un concetto articolato e complesso

Il concetto di educazione presenta un carattere polivalente; va infatti interpretato come 'famiglia di concetti'. Con educazione si intendono attività e processi tra loro diversi, quali crescita e allevamento, socializzazione e apprendimento, inculturazione e formazione, sia umana sia professionale, tra loro simili per certi aspetti ma irriducibili l'uno all'altro. La polivalenza del concetto è stata più volte indicata come testimonianza di un suo statuto di debolezza, di genericità, di non rigorosità, mentre in realtà sottolinea la centralità e la pervasività dell'attività educativa in tutta la vita sociale, il suo collocarsi, anzi, a un livello addirittura costitutivo di ogni società, poiché non c'è vita sociale senza trasmissione culturale (di comportamenti, di saperi, di valori) e non c'è società che non abbia, sia pure in modi diversi, organizzato e istituzionalizzato la trasmissione culturale. Ciò è accaduto nelle società arcaiche e in quelle cosiddette tradizionali (antico-medievali), come in quelle moderne e attuali. In tutti questi modelli di società l'educazione, promossa da molte agenzie (dalla famiglia allo Stato, alle diverse istituzioni culturali), investe i soggetti, i gruppi sociali, ma anche le istituzioni stesse; essa è, quindi, un'attività insieme individuale e sociale, spontanea e intenzionale, che attraversa capillarmente tutta la società attivandovi processi assai articolati che hanno quale carattere comune, oltre al pluralismo delle forme, il dinamismo della struttura. Quanto appena esposto mette in evidenza come, con la ricchezza e la problematicità, il connotato della complessità - sociale, storica e teorica - sia connaturato all'educazione e, a un tempo, lo sia la necessità di analizzarla attraverso molte scienze e secondo metodologie diverse. Per quanto attiene all'aspetto soggettivo o individuale dell'educazione, cioè al processo che fa di ogni soggetto un 'uomo', ovvero un soggetto che ha acquisito i caratteri completi della propria specie, è opportuno sottolineare che esso ingloba (in forma dialettica, cioè tensionale e integrata insieme) almeno quattro momenti: la crescita biologica, l'inculturazione, l'apprendimento, la formazione. La crescita biologica è relativa allo sviluppo dell'organismo e delle sue potenzialità; segue tempi e forme fissi e universali, in quanto biologici. È regolata da leggi pressoché invarianti e costituisce la base di ogni processo educativo: un punto di partenza e un condizionamento in relazione all'azione educativa. Essa riguarda sia il corpo sia la psiche, che maturano secondo loro ritmi e modalità (di cui ci informano la biologia umana, l'antropologia fisica, la medicina) e che devono essere attentamente studiati dalla pedagogia (biopedagogia e psicopedagogia). Il lavoro svolto da J. Piaget in merito alle tappe evolutive della mente infantile collegate allo sviluppo del corpo costituisce una brillante illustrazione di questa correlazione fra educazione e crescita psicofisica del soggetto umano. Anche l'etologia, in quanto studio del comportamento animale, fornisce utili informazioni intorno alla crescita del 'cucciolo d'uomo', per es., sul gioco o sull'aggressività; e anche lo studio della struttura del cervello, in particolare delle aree che coordinano emozione e razionalità. L'inculturazione è un processo sociale volto a favorire la socializzazione dell'individuo attraverso l'assimilazione di comportamenti, credenze, pratiche di vita, 'pre-giudizi' che danno al soggetto una visione di sé, della società, del mondo e, al contempo, una precisa e determinata identità. Tale processo avviene attraverso l'esempio e l'abitudine: si assorbono forme di vita presenti nell'ambiente in cui il soggetto cresce e si vengono a formare abiti mentali, strutture della personalità di base, modelli interiorizzati. Esso è legato a un particolare momento storico, è relativo alla Kultur nella quale il soggetto è collocato, al popolo a cui appartiene, al tempo in cui si trova a vivere. I processi di inculturazione sono stati chiariti soprattutto dall'antropologia culturale, mettendo in rilievo proprio la loro particolarità geostorica, anche se si considerano regolati da elementi universali, come l'assimilazione del linguaggio e del suo status sociale, che si esprime a livello soprattutto semantico, per il cui tramite si assorbe anche una visione del mondo e si interiorizza un intero universo culturale. Con l'apprendimento siamo invece al livello di assimilazione di saperi e di tecniche, di linguaggi specifici, di codici determinati, di conoscenze e pratiche formalizzate.

Si entra nel campo di un'educazione formale, definita e programmata, che si impone nelle società complesse (a partire dalle grandi civiltà 'idrauliche' - nate attorno ai grandi fiumi, agricole, statalizzate, burocratizzate, come quella dell'antico Egitto - che si organizzano gerarchicamente attraverso una più capillare divisione del lavoro e creano saperi specializzati) e che occupa un suo preciso spazio sociale, la scuola, il quale si organizza secondo proprie finalità e si fa sempre più un momento cruciale dell'educazione, fino a divenire, nella società moderna e contemporanea, la forma guida dei processi di educazione. Nella scuola si apprendono saperi con lessici, regole, tecniche specifici, allenandosi sia a distinguerli sia a intrecciarli, secondo una serie di tappe che si fanno via via più ricche e complesse e coinvolgono saperi sempre più specializzati e formalizzati. La formazione si pone come punto di arrivo dell'inculturazione e dell'apprendimento, e come superamento della loro nuda strumentalità. Essa, in senso stretto, è la maturazione culturale e umana dell'individuo che si compie attraverso una sintesi organica (e funzionale) dei saperi, delle tecniche ecc., e un'assimilazione libera (critica) della cultura di un gruppo, di un popolo, di una società, rendendo così l'individuo il protagonista attivo e responsabile, quindi anche autoregolato, di tale processo. Tale nozione educativa è legata storicamente all'emergere di una pedagogia teorica, alla riflessione intorno all'educazione e al riconoscimento che di essa si compie tramite un itinerario di idealizzazione, caratteristico di ogni soggetto capace di scegliere la propria sintesi personale della cultura e di fissarla come traguardo. È stata la Grecia classica, con la nozione di παιδεία, a determinare questa svolta nell'educazione, raccolta poi dai romani e dal cristianesimo con la nozione di humanitas (rilanciata nella cultura dell'Umanesimo e del Rinascimento), e in seguito dagli intellettuali tedeschi (soprattutto a partire dal Settecento) con quella di Bildung. In questi concetti è presente il principio secondo il quale ci si fa autenticamente e completamente uomini e donne solo quando la cultura e i saperi sono rivissuti e organizzati in una dimensione personale, che di questi rappresenta un'interpretazione e una sintesi attiva e vitale. I quattro processi appena esaminati sono tra loro integrati, spesso compresenti e a volte in tensione reciproca, ma tutti strutturano la nozione di educazione, la quale viene a perdere il suo connotato univoco e si trascrive secondo un'identità più articolata e complessa, che ne pone in luce sia la dimensione individuale, sia quella sociale. L'educazione è connotata a livello sociale da un insieme di istituzioni che ne gestiscono i processi e ne controllano la continuità storica, si fanno depositari delle pratiche e dei saperi che regolano gli interventi rivolti alla conformazione, all'apprendimento e alla formazione, in funzione della riproduzione di una società nel suo complesso, con le sue pratiche, i suoi saperi, le sue ideologie. L'aspetto sociale e istituzionale dell'educazione - studiato, in particolare, dalla sociologia dell'educazione - è un po' la faccia complementare rispetto alla visione individuale dell'educazione, che la completa, ma anche entra con essa in tensione, in quanto la limita e la condiziona. Tale connotazione individuale, però, a sua volta si oppone e sfida ogni visione di educazione come conformazione e riproduzione sociale, sottolineando come siano, alla fine, solo i soggetti i veri destinatari (e attori) di questi processi. Nelle diverse istituzioni i soggetti si conformano a valori e a regole, acquisiscono abitudini e mentalità, socializzano anche attraverso l'appropriazione di visioni del mondo e di ideologie. Tale conformazione avviene per rispondere ai bisogni della società, in particolare alla riproduzione della sua organizzazione e dei valori cui si ispira. In questo processo si manifestano anche rotture, inversioni, salti, specialmente nei periodi di forte trasformazione sociale, culturale e politica, nei quali si viene a lacerare il tessuto stesso delle istituzioni e si presentano mutamenti anche molto radicali, che vengono a creare discontinuità, spesso assai sensibili e profonde. La nozione di educazione accoglie quindi in sé processi e prospettive di lettura diversi; è sempre relativa (storicamente e culturalmente) e mai assoluta; può essere letta secondo diversi punti di vista e, proprio per questo pluralismo intrinseco, si delinea, per alcuni, come una nozione addirittura ipercomplessa, anche e proprio in quanto radicalmente, costitutivamente problematica.

2.

Figure e aree dell'educazione

Il processo educativo/formativo si attiva, in genere, attraverso l'azione di figure esterne al soggetto, le quali promuovono, indirizzano e sostengono il processo stesso. Tali figure sono sia altri soggetti (genitori, maestri, guide spirituali, amici) sia istituzioni, più o meno esplicitamente delegate a questa azione (dalla famiglia alla scuola, dallo Stato alla Chiesa). La prima tappa dell'educazione si compie nella famiglia, e tale processo avviene in modo diverso a seconda dell'identità storica e sociale dell'istituzione familiare (se a struttura patriarcale o nucleare, se aristocratica, borghese o proletaria), ma in esso giocano un ruolo essenziale le figure del padre e della madre a cui vengono, in genere, assegnate funzioni diverse: di identificazione sociale nel caso del padre, di sicurezza e di comunicazione affettiva nel caso della madre. Entrambe, tuttavia, esercitano un ruolo di sostegno e, al contempo, di graduale integrazione nella vita sociale, attraverso la trasmissione di regole, di comportamenti, di credenze. Successivamente il bambino entra nella scuola dove, sotto la guida di maestri, compie la sua formazione intellettuale e la sua integrazione definitiva nella vita sociale. Il maestro è una figura chiave del processo educativo in quanto, con un atteggiamento ancora di cura e coltivazione del soggetto, lo introduce nel mondo della cultura, dei saperi formalizzati, delle regole sociali, guardando in particolare allo svolgersi armonico e integrale della crescita individuale. Quindi, a contatto con altre istituzioni e associazioni della società civile, dalla Chiesa alle libere associazioni presenti nel territorio in cui vive, il bambino e poi il ragazzo e l'adolescente attuano un ulteriore sviluppo della loro socializzazione o integrazione sociale, anche in questo caso, in genere, sotto la guida di figure preposte a valorizzare e controllare il processo (dal parroco all'istruttore). L'educazione, pertanto, include la compresenza, la collaborazione ed, eventualmente, l'integrazione di diverse figure-guida, le quali hanno una funzione determinante nel favorire od ostacolare il percorso di crescita del soggetto e la conquista di un suo equilibrio e di una sua identità. Tali figure non sono però mai neutre: sono collegate a istituzioni a forte connotazione ideologica, vivono quindi il loro ruolo con altrettanto forti condizionamenti ideologici, assumendo così atteggiamenti educativi non liberi bensì limitati dall'identità istituzionale della loro funzione. Nella famiglia e nella scuola, in particolare, si possono verificare processi di emancipazione da queste guide anche aspri e violenti da parte dei soggetti 'in educazione' (come è avvenuto nella contestazione giovanile del 1968, con le sue rivolte contro il padre o contro l'istituzione scolastica). L'educazione è sì un processo unitario, ma si produce dall'integrazione di molte 'educazioni', ognuna indirizzata ad aspetti diversi del soggetto e a diverse forme di attività sociale. In relazione allo sviluppo dell'individuo, l'educazione viene ad articolarsi nelle seguenti grandi aree: educazione corporea, o fisica, volta alla cura del corpo, alla vigilanza sulla crescita e a uno sviluppo che ponga al centro la completa funzionalità del corpo stesso, riconoscendolo come base di ogni altro iter formativo (quindi, da curare in modo particolare nell'età infantile); educazione affettiva, connessa alla capacità di manifestare e vivere le proprie emozioni, di valorizzare i sentimenti in quanto capaci di potenziare sia la comunicazione sia lo sviluppo cognitivo; educazione intellettuale, relativa alla formazione di una mente capace di pensare in proprio e secondo stili cognitivi diversi, criticamente integrati e in grado di confrontarsi attraverso la valorizzazione della creatività; educazione ludico-estetica, legata alla fruizione e alla capacità contemplativa del soggetto, anch'essa strettamente connessa allo sviluppo della fantasia e quindi alla creatività; educazione etica, tesa all'autoregolazione del soggetto secondo ragionate ma libere opzioni assiologiche, alle quali il soggetto stesso si impegna a essere fedele (fino a che le ritiene valide) e rispetto alle quali deve agire secondo responsabilità; educazione sessuale, relativa alla gestione del proprio impulso erotico di cui il soggetto deve salvaguardare l'integrità e la genuinità, ma nel rispetto per l'altro coinvolto nel rapporto erotico-amoroso; educazione sociale, connessa all'integrazione del soggetto nella società, senza conformazioni vincolanti, e indirizzata a favorire il dissenso, la critica, il cambiamento. Anche in ambito sociale e istituzionale sono diverse le aree coinvolte nel processo educativo, che ne riconfermano, ancora una volta, il carattere polivalente e problematico; sono quelle dell'educazione civica, che tende a formare la coscienza del cittadino e la sua conoscenza delle leggi fondamentali dello Stato e della sua organizzazione; dell'educazione professionale, diretta a formare i tecnici e i dirigenti, nonché i lavoratori (operai, artigiani) necessari alla vita sociale, che si articola a sua volta in molte specializzazioni connesse alle esigenze del mercato del lavoro in un dato momento del suo sviluppo storico; dell'educazione religiosa (che è anche, però, un aspetto della formazione del soggetto), indirizzata a rendere partecipe l'individuo di una fede e di una chiesa; infine, dell'educazione interculturale, rivolta a favorire l'incontro e il dialogo tra soggetti o gruppi di diverse chiese, religioni e culture.

Il corpo e l'educazione permanente

di Duccio Demetrio

I.

Educazione permanente ed educazione degli adulti

Nella nozione di educazione permanente - introdotta nella seconda metà del 20° secolo in Europa e negli Stati Uniti da istanze di sviluppo civile, socioculturale ed economico, nonché di emancipazione umana - si sintetizzano, al contempo, motivi pedagogici (l'educazione non è riducibile ai soli primi decenni della vita), ragioni socioantropologiche (i cambiamenti individuali e collettivi generano ulteriore, continua, domanda di conoscenza), bisogni psicologici (in ogni età della vita si ha la necessità di apprendere, anche per affermare e mantenere la propria identità individuale). La nozione di educazione degli adulti, che della precedente idea è articolazione costitutiva, comprende invece l'insieme delle esplicite, o potenziali, esigenze educative della fase adulta, le pratiche e le metodiche più funzionali all'acquisizione dei saperi, dei 'saper fare' e dei comportamenti necessari alla migliore gestione delle responsabilità femminili e maschili nell'esercizio della cittadinanza, della professione, dei compiti genitoriali e del tempo libero. L'educazione permanente può pertanto ritenersi l'insieme - storicamente e socialmente mutevole - dei principi atti a valorizzare lungo tutto il corso dell'esistenza (secondo l'appropriata dizione anglosassone lifelong education) le risorse individuali, intellettuali e psicofisiche, in funzione della dignità, del benessere, del prestigio, del successo personale; mentre l'educazione degli adulti raggruppa, in rapporto ai diversi ambiti educazionali (cultura, informazione, spettacolo, istruzione, tecnologie, svago, relazioni umane, impegno civile, partecipazione ecc.) le indicazioni necessarie a realizzare al meglio i diversi obiettivi della prima, tenendo conto delle caratteristiche psicosociali dell'età di mezzo. L'educazione permanente sta quindi all'educazione degli adulti come la riflessione pedagogica generale sta alle singole aree e specializzazioni educative, perseguendo strategie di sollecitazione, orientamento, trasformazione, critica, nei confronti dei luoghi, dei mondi organizzativi, delle singole vite (oltre che dei contesti familiari e lato sensu relazionali), delle società, affinché la dimensione educativa venga garantita, difesa, promossa e portata là dove più povere sono le risorse e i consumi culturali. Inoltre, l'educazione permanente, pur nel suo stretto e privilegiato rapporto con i problemi affrontati dall'educazione degli adulti, qualora ispiri le politiche e le sedi preposte all'educazione infantile o giovanile, mette in discussione ogni concezione pedagogica eccessivamente circoscritta alle esigenze di quelle età: invita infatti a studiarne i comportamenti e a indirizzarli oltre i bisogni immediati; suggerisce agli educatori quali contenuti privilegiare (cognitivi, corporei, funzionali ecc.) per la loro prolungata risonanza nelle fasi successive della vita (alfabeti, metacognizioni, abilità ecc.), quali basi sicure garantire affinché su queste, successivamente, si possano innestare nuove domande di formazione. Al contempo, ispira gli interventi che sono rivolti alla terza età, affinché anche gli anziani, nell'ultima parte della vita, possano trovare motivi per sentirsi attivi e partecipi.

2.

La corporeità: un excursus storico

La corporeità, in quanto destinataria antica di prassi implicanti il ricorso ad apprendimenti progressivi e cure terapeutiche (efficienza fisica, cura estetica e igienica, piacere e benessere psicologico, pulsioni, agonismo ecc.) costituisce uno dei temi peculiari sia dell'educazione permanente sia dell'educazione degli adulti. Per suo tramite, nelle più diverse culture d'Occidente e d'Oriente, individui, comunità, categorie sociali hanno avuto modo di riconoscersi e identificarsi, di esibire materialmente e per simboli, attraverso rituali e abbigliamenti, la loro avvenuta transizione all'età matura o il passaggio da questa alla vecchiaia. Il corpo, in quanto sede di cambiamenti, è stato da sempre oggetto d'attenzione; ora nel tentativo di frenarne la decadenza, ora nell'accettazione del trascorrere del tempo. In entrambi i casi l'educazione in età adulta si è assunta il compito di inventare dispositivi ritardanti o sostitutivi delle capacità in declino. In ogni tempo è stata attribuita importanza alle prestazioni sessuali, al loro prolungamento e affinamento (Kamasutra e tantrismo nelle civiltà indù, ars amatoria nella latinità, autoprescrizioni dietetiche nelle società antiche e moderne), anche in relazione al conseguimento di una più elevata spiritualità; si è attribuito valore all'efficienza e alla destrezza nelle tecniche di combattimento, alla forza fisica esercitata nel corpo a corpo, nella tenzone cavalleresca, nell'iniziazione a riti misterici (per es. il culto per le arti marziali in Giappone e Tibet) o si è affidato alla mente il compito di guidare e armonizzare le esigenze del corpo (discipline espiatorie e catartiche di innumerevoli religioni come, per es., lo yoga o la pratica zen); nonché, viceversa, ha esercitato un ruolo riconosciuto la manualistica scritta, o tramandata oralmente, mirante all'eccitazione dei sensi per scopi orgiastici o mistici (per es. autoeducazioni volte alla ricerca spasmodica, edonistica, dionisiaca dei piaceri e dei godimenti). Questi sono alcuni dei momenti che costituiscono l'oggetto precipuo della storiografia del costume e della quotidianità. Tali studi, fra l'altro, hanno permesso un ampliamento dei paradigmi di cui l'educazione permanente e l'educazione degli adulti si sono a lungo giovate per descrivere la condizione adulta o anziana. Le attenzioni dedicate già alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento esclusivamente agli aspetti cognitivi (e quindi alle campagne di alfabetizzazione, alla diffusione della lettura, alla divulgazione delle tecnologie industriali e agricole rivolte in particolare a classi e ceti sociali privi d'istruzione) o alla diffusione di ideologie e valori (ideali di eguaglianza, giustizia, lotta di classe, emancipazione femminile ecc.) circoscrivevano - riducendone anche l'epistemologia - le premesse teoretiche e operative dell'educazione degli adulti alla sola sfera dei saperi mentalisti. In seguito, tali premesse hanno avuto un grande ampliamento grazie alle ricerche condotte sugli aspetti strutturali della condizione adulta (detta adultità), che appaiono diversi da quelli intellettuali, razionalistici, finanche metafisici, enfatizzati dal puritanesimo, dal perbenismo borghese, dal cattolicesimo. Queste correnti e movimenti erano accomunati dalla sottovalutazione del ruolo pedagogico della corporeità. La supremazia che veniva riconosciuta al pensiero rispetto al corpo, reputato un luogo di impurità, finitudine, disfacimento, ottusità, impediva di leggere nel corpo adulto o senile una domanda di tipo educativo intrecciata a gran parte della storia dell'umanità. Platonismo, agostinismo, cartesianesimo e altre correnti filosofiche, mettendo in luce la necessità della rimozione, della sublimazione, del rifiuto dei diritti della fisicità, fondarono un'educazione degli adulti 'negativa', dotata di regole, procedure, tecniche volte a rimuovere la corporeità nei suoi diversi aspetti.

Attorno al corpo - in Occidente già dal 6° e 5° secolo a.C. - si sono venute costruendo conseguentemente due contrapposte concezioni dell'educazione degli adulti. La prima, orientata alla canalizzazione dell'eros (da "sorvegliare e punire" dirà M. Foucault), al controllo delle condotte pulsionali, al dominio delle passioni, ha dato vita al filone 'dualistico' (Platone nel Fedone scrive che ci si educa "nell'adoperarsi in ogni modo a tenere separata l'anima dal corpo") mirante a istruire l'adulto a domare le esigenze del corpo una volta oltrepassata la fase giovanile. La seconda (con gli antesignani Aristotele, Zenone, Crisippo) poneva al centro pratiche autoeducative che sancirono anche il nascere della storia della soggettività attraverso le discipline meditative, introspettive, contemplative e di separazione dal mondo (la ricerca della solitudine, del silenzio, dell'estaticità intellettuale), la liberazione dai desideri in quanto fonte di sofferenza e infelicità, e non di peccato, sensi di colpa o perdizione. L'aristotelismo, lo stoicismo e l'epicureismo, perseguendo la meticolosa conquista di una superiore interiorità (con l'astensione da bevande e cibi, da eccessi sessuali, da dissipazioni d'energia ecc.), più che al rifiuto totale del ruolo dei sensi del corpo e dei suoi diritti, miravano al conseguimento di una compenetrazione tra spirito e materia. L'integrazione indissociabile tra le necessità del corpo e del pensiero, l'equilibrio tra le contrapposte esigenze, diventavano così lo scopo pedagogico del saggio, in tal modo anche terapeuta di sé. La cura sui, che nella latinità avrebbe ispirato il detto di Seneca "Impara a vivere per tutta la vita" (De tranquillitate), designava l'insieme di occupazioni e impegni cui il corpo dell'educando adulto avrebbe dovuto attendere nella vita sia privata sia civile. Gli studi filosofici e le riflessioni sull'autocontrollo, sul contenimento emozionale, sulla mitigazione e l'astinenza erano il primo ambito di cui avvalersi per raggiungere un''etica della padronanza'. Il piacere sessuale faceva parte, con moderazione, di tali programmi e le indicazioni del medico Galeno individuavano negli ἀϕροδίσια, "piaceri dell'amore", in epoca ellenistica una gamma di esercizi utili al mantenimento dell'efficienza mentale, eccitatori, mediante movimenti e ritmi appropriati, di una più efficace δύναμις, "forza", che il cristianesimo avrebbe poi canalizzato nella vita coniugale per quanto concerneva sia le attività erotiche sia il perseguimento di una maggiore padronanza di sé attraverso l'adozione della castità reciproca, una volta che i compiti procreativi fossero stati assolti. Tuttavia l'invito a un'educazione adulta attraverso il corpo giungeva ad ambo i sessi soprattutto per il tramite della 'pedagogia delle terme' prima in Grecia e quindi a Roma, e senza soluzioni, o quasi, di continuità, fino ai nostri giorni. Si inaugurava, in tal modo, una terza via educazionale tra il rigorismo dottrinale della prima e la direttrice narcisistico-civile della seconda. Il culto delle acque termali, in realtà già cretese, connesso ai simboli di rinnovamento e purificazione propri degli elementi liquidi, si diffuse sia per i benefici terapeutici sia come occasione di incontro, di socializzazione, di acculturazione laica e religiosa. Le terme rappresentarono la sintesi felice tra sacralità e mondanità, tra esigenze del corpo e condotte dell'anima. Le opere a noi giunte di Plutarco, Ippocrate, Plinio il Vecchio documentano tali benefici ed esaltano le qualità delle terme come centri di riposo, svago, recupero delle energie in età adulta e anziana, come veri ambiti di educazione degli adulti in quanto opportunità preziose per la riscoperta dell'unità perduta e per il perseguimento dell'armonia interiore. Nel Medioevo - nel fiorire dei miti dell'eterna giovinezza e delle fontane di longevità -, accanto al riproporsi del ginnasio in quanto sede contemporaneamente di esercizi fisici, di lettura, di ascolto musicale, venne ripristinato l'uso degli stabilimenti termali in quel ritrovato edonismo che poi dilagò nel Rinascimento fino alla Controriforma, per riapparire nell'età dell'Illuminismo e del Romanticismo. Alle pratiche di elevazione della corporeità si sostituirono quelle per la conservazione, il più a lungo possibile, della prestanza e dell'aspetto fisico giovanile. Le terme permisero di perseguire, seppure in modo illusorio, il rallentamento dei processi d'invecchiamento mediante la cosmesi e le balneazioni benefiche. Nella modernità borghese l'attenzione a sé stessi ha corrisposto all'accentuarsi progressivo della laicizzazione delle artes vivendi, il cui apprendimento non ha fine, e al bisogno di impadronirsi degli artifici quotidiani atti al ringiovanimento (attraverso la moda, la palestra, la danza ecc.). A ciò si aggiunge la necessità di conoscere profilassi, metodiche erotiche salutiste, prescrizioni igieniche, di saper cercare momenti di relax, luoghi di quiete per ritemprarsi con lo sport non competitivo e terapeutico. La toilette quotidiana, la sauna, la salle de bain, non sono altro, nella contemporaneità consumistica, che il retaggio di un'estetica di sé che si è affermata soprattutto nella nostra cultura nell'ambito della educazione degli adulti e ha diffuso presso la maggioranza della popolazione, nelle società a più elevato benessere, quanto in passato si negava ai più o appena si tollerava per i ceti privilegiati. L'educazione degli adulti come termalismo, come estetismo ed edonismo, come igienismo - nella società della fine del 20° secolo - si associa, inoltre, a quanto raccomandato da talune terapie psicoanalitiche (individuali o di gruppo), definite integrali (terapia della Gestalt), che perseguono la cura dell'adulto facendo appello alla sua disponibilità a lasciarsi coinvolgere dalle emozioni derivanti dalla caduta di ogni freno inibitorio.

Tali percorsi educativi si incontrano con le cosiddette medicine alternative che invitano il paziente, o il soggetto normale che persegua un maggior benessere, a esercitare il Taiji quan (dal cinese "meditazione in movimento"), le arti marziali (Kung Fu, Karate, Judo), il tiro con l'arco, lo yoga, la danzaterapia, il biofeedback, la meditazione zen, il metodo Alexander (una tecnica contro l'affaticamento), la cromoterapia ecc. Si tratta di metodiche di educazione degli adulti, diffusesi a seguito del movimento New age sorto alla fine degli anni Sessanta del 20° secolo negli Stati Uniti, che perseguono, dopo brevi periodi seminariali di addestramento in gruppo o la lettura personale di manuali e guide, l'autogestione della propria fitness. Al contempo, i mass media, i sistemi di autoistruzione, i gruppi di opinione manifestano attraverso i loro consigli - ma anche mediante battaglie ecologiste e per una sana alimentazione biologica (non diversamente da quanto fecero negli anni Sessanta e Settanta il femminismo, il movimento per la liberazione sessuale e per la depenalizzazione dell'aborto) - un'attenzione accentuata per la divulgazione di ogni informazione che migliori la salute, l'aspetto, l'efficienza fisica nelle età di mezzo e nella terza. Tali pratiche mostrano che il corpo e la mente, come opportunità integrata di educazione nel corso della vita, hanno ormai ritrovato una loro reciproca e laica validazione (non esente tuttavia da motivazioni connesse alla ricerca di una superiore intimità con sé stessi e le proprie credenze religiose) grazie alla riscoperta di antichi messaggi filosofici e alle nuove discipline della salute, foriere di conoscenze e di pacificazioni esistenziali. La stessa preparazione alla malattia e alla morte attraverso le campagne di prevenzione, le terapie del dolore o palliative, sono altrettanti percorsi di educazione degli adulti detti di self help ("autoaiuto") medicale che rendono ogni adulto educatore di altri adulti.

Bibliografia

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A. Visalberghi, Pedagogia e scienze dell'educazione, Milano, Mondadori, 1978.

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Plinio il vecchio