BENEŠ, Edvard

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

BENEŠ, Edvard (VI, p. 627 e App. I, p. 262)


In occasione della crisi sudetica dell'estate 1938, fece, come presidente della repubblica cecoslovacca, tentativi che però riuscirono vani, per addivenire a un compromesso con il capo del partito nazionalsocialista tedesco K. Henlein. Uguale atteggiamento conciliante tenne nei riguardi delle pretese polacche sul territorio di Těšin (Cieszyn). Fallito ogni tentativo di negoziati, di fronte al pericolo di una guerra disastrosa, si piegò alle pressioni dei diplomatici francesi e inglesi. Dopo Monaco, il 5 ottobre 1938, rassegnò le dimissioni e partì in volontario esilio (22 ottobre 1938). Da Chicago, dove si trovava per un giro di conferenze mentre il governo germanico ordinava l'occupazione delle terre boeme e morave, elevò una vibrata protesta e un appello ai popoli d'America e del mondo affinché opponessero una barriera all'espansione violenta dei Tedeschi (19 marzo 1939). Scoppiata la seconda Guerra mondiale si trasferì in Francia, dove creò il "Comitato nazionale cecoslovacco" (13 novembre 1939), subito riconosciuto dai governi francese e inglese come unico rappresentante del popolo cecoslovacco. Tra l'altro questo comitato organizzò le prime unità armate, costituite in maggioranza da esuli slovacchi, che a lato degli Alleati fornirono il loro contributo di sangue nella battaglia di Francia. Dopo la disfatta dell'esercito francese si rifugiò a Londra dove costituì il governo cecoslovacco in esilio, affidandone la presidenza a mons. Šrámek (20 luglio 1940). Verso la fine del 1943 visitò Mosca, dove il 12 dicembre firmò il patto d'amicizia, mutua assistenza e collaborazione postbellica tra URSS e Cecoslovacchia. Nel febbraio 1945, in seguito alla liberazione della Slovacchia da parte delle truppe sovietiche, lasciò Londra e, dopo una sosta a Mosca, rientrò nel territorio nazionale. Il 4 aprile 1945 affidò all'ex-ambasciatore a Mosca Zdeněk Fierlinger l'incarico di formare il primo ministero della terza repubblica cecoslovacca. Il 16 maggio 1945, liberata Praga per opera delle truppe sovietiche, vi rientrò accolto trionfalmente dalla popolazione. Nel febbraio 1948, di fronte al colpo di stato del presidente del consiglio K. Gottwald tenne un atteggiamento incerto. I retroscena della crisi non sono ancora ben noti: in un primo tempo Beneš sembrò disposto a tollerare quell'atto. Pochi mesi più tardi, al contrario, rassegnò le dimissioni dalla presidenza della repubblica (7 giugno 1948). Nell'alta carica gli subentrò lo stesso Gottwald. Morì a Sezimovo Ustí il 3 settembre 1948.

È autore di alcune pubblicazioni di carattere politico, tra le quali: Demokracie dnes a zítra (La democrazia oggi e domani), Londra 1941; Úvahy o Slovanství (Considerazioni sull'idea slava), Londra 1944; Šest let exilu a druhé světové valky (I sei anni di esilio e della seconda guerra mondiale) Praga 1945; Pamětí (Ricordi), Praga 1947.

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