Munch, Edvard

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Pittore norvegese (n. Loten 1863 - m. presso Oslo 1944). Nipote dello storico P. A. Munch, è considerato tra i maggiori interpreti della stagione simbolista degli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento, di cui anticipò l'esasperazione e la violenza cromatica. Al sentimento profondo e malinconico della natura M. unì un senso doloroso dell'amore e della morte, in opposizione ai valori borghesi, influenzando grandemente l'espressionismo tedesco.

Vita

Fu provato fin dalla fanciullezza da gravi disgrazie familiari. Diciassettenne, entrò nello studio dello scultore J. O. Middelthun, che lasciò l'anno dopo per studiare con Ch. Krohg. Nel 1885 si recò per breve tempo a Parigi e visitò la Riviera; dal 1889 al 1908 fu quasi sempre all'estero (a Parigi e a Nizza; a Berlino, dove strinse amicizia con A. Strindberg; in Italia e poi in Germania), ma dal 1885 al 1905 era solito lavorare l'estate in una casa a Åsgårdstrand, sul fiordo di Oslo, il cui paesaggio appare in molte sue composizioni in quel tempo (Notte d'estate, a Bergen, Billedgalleri; Mistero della spiaggia e Chiaro di luna, a Oslo, Nasjonalgalleriet). Nel 1908-09 una malattia nervosa lo portò in una clinica di Copenaghen. Guarito, si stabilì a Kragero, dove fino al 1916 lavorò a importanti commissioni pubbliche, come le  grandi composizioni del ciclo pittorico per l'Aula magna dell'univ. di Oslo. Dal 1920 si trasferì a Ekely, dove visse per lo più isolato fino alla morte solitaria.

Opere

Nel 1880  M. si dedicò alla pittura di ritratti; dipinse in seguito, seguendo il gusto dell'epoca, quadri naturalistici, approfondendo soprattutto lo studio della vita spirituale dei soggetti. Nel 1884 il suo dipinto Il mattino (Bergen, Billedgalleri) indicava già una maturità piena nell'uso sapiente della luce e un interesse non convenzionale per la rappresentazione della vita. È però soprattutto dopo il 1890, quando si schiariscono i colori della sua tavolozza e si fa più pesante il contorno della sua figura e prevale l'elemento simbolico, che nascono le opere chiave della sua pittura: Malinconia (1891, Coll. priv.; 1892, Oslo, Nasjonalgalleriet); Il bacio (1892, Oslo, Munch Museet e Nasjonalgalleriet); Disperazione (1892, Stoccolma, Thielska Galleriet). Esposte a Berlino (1892), le sue opere provocarono scandalo ma furono di stimolo per la futura Secessione berlinese e per l'espressionimso tedesco. M. approfondì il discorso così iniziato con una serie di dipinti destinati a comporre un progetto unitario che definì il Fregio della vita: Il grido, 1893; Vampiro, 1893; Cenere, 1894; La donna in tre fasi della vita, 1895 circa; La danza della vita, 1899-1900 (Oslo, Nasjonalgalleriet), in cui ricompare la metafora medievale della vita come danza e i grandi temi ossessivi della solitudine e della morte. Nel 1894 M. incominciò a dedicarsi alla grafica, campo di attività che non abbandonò più e in cui eccelse come uno dei grandi maestri moderni. Lavorò anche per il teatro (fregio per il Kammerspieltheater di Berlino). Tra il 1901 e il 1909 dipinse alcuni monumentali ritratti, di grande intensità psicologica e cromatica. Altri dipinti (Bagnanti, 1907-09, Helsinki, Ateneumin Taidemuseo; Lavoratori che tornano a casa, 1912, Oslo, Munch Museet) dimostrano un interesse e un'aspirazione verso una vita fisica sana, ma altri (Morte di Marat, 1907, Oslo, Munch Museet) sono la spia di una malattia nervosa. Da allora la sua arte non parve avere altro svolgimento e, pur non calando mai di tono (bellissimi i nudi e sempre di altissimo interesse gli autoritratti), fu spesso nostalgica rispetto alle origini impetuose dell'artista. Lasciò alla città di Oslo oltre mille dipinti.

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