Hopper, Edward

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Hopper, Edward

Bettina Mirabile

Uno stile realista per rappresentare l'America della solitudine

Lo statunitense Edward Hopper ripete nei suoi quadri sempre gli stessi soggetti, tutti ispirati alla città e al paesaggio americano: case isolate presso una ferrovia o in riva al mare, pompe di benzina deserte, immagini notturne di città, interni di alberghi con gente immobile e in attesa. Lo stile è profondamente realista, ma lascia una sensazione di mistero

Uno stile fuori del tempo

Nato nel 1882 a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson, Hopper trascorre a New York quasi tutta la vita, fino alla morte nel 1967. Mentre gli artisti a lui contemporanei sviluppano l'arte astratta e informale ben lontana dalle forme e figure del mondo reale, Hopper resta fedele allo stile realista appreso da giovane, quando subisce il fascino della pittura impressionista e delle audaci inquadrature fotografiche di Degas.

A New York dipinge lentamente e, come riflesso di una vita metodica e poco incline al cambiamento, anche la sua arte si mostra ripetitiva. Infatti pochi soggetti accompagnano tutta la sua produzione: paesaggi americani, stanze d'albergo, notturni cittadini.

Un'America insolita

Nonostante il progresso tecnologico stia modificando il paesaggio americano, Hopper non è attratto dai grattacieli, dalle macchine, dalle fabbriche, ma si dedica alla pittura di pompe di benzina deserte, binari arrugginiti che attraversano i prati, fari isolati sulla collina, case affacciate in riva al mare, caffè deserti in cui ogni cliente è assorto nel proprio isolamento. L'America ritratta da Hopper non ha nulla di eroico né di moderno, protagonista delle sue tele è la solitudine che trapela dai soggetti quotidiani: la città sembra disabitata, cinema e caffè appaiono quasi vuoti, le facciate delle case hanno le finestre chiuse, sulle rotaie non corrono treni. Nelle numerose tele che raffigurano interni domestici, con inquadrature quasi cinematografiche, Hopper si diverte anzi a spiare ignari protagonisti mettendo in scena momenti di vita ordinaria.

Figure immobili e in attesa

La stessa immobilità degli oggetti e delle situazioni si adatta infatti anche alle figure, in genere ritratte isolate, come donne assorte nella lettura o con lo sguardo perso a guardare fuori dalla finestra. Quando dipinge più figure in una scena non è mai per ritrarre un gruppo: preferisce invece accostare personaggi che sono vicini nello spazio, ma lontani e distaccati con la mente; fanno colazione in solitudine o guardano in direzioni opposte.

Le figure non comunicano né agiscono: si riposano in albergo, guardano fuori dalla finestra o aspettano alla stazione. Hopper non è interessato a raccontare la loro storia, non si sofferma a descriverne i volti né cerca di coglierne l'espressione o di arricchire i quadri con dettagli narrativi. Per appagare il suo bisogno di stabilità cerca invece l'essenza dell'uomo al di là delle occupazioni quotidiane e la realtà che non cambia con il passare del tempo.

Realismo 'metafisico'

Con risultati vicini alla pittura metafisica dell'italiano De Chirico, anche Hopper dipinge situazioni irreali e vagamente misteriose: tutto appare immobile, silenzioso, anche il tempo sembra essersi fermato. Come De Chirico, anche Hopper dipinge zone d'ombra e di luce abbagliante e gioca sul contrasto tra la luce naturale del Sole che suggerisce un'ora del giorno e le composizioni che rivelano invece un'atmosfera sospesa. A conferma di questa incertezza umana, Hopper costruisce quasi tutti i suoi quadri attorno a una linea di confine tra interno ed esterno o tra spazio naturale e spazio urbano.

La tecnica

Diversamente dagli acquerelli e dalle acqueforti che colpiscono per la loro immediatezza, i suoi quadri pur così realistici non sempre riproducono una scena per come appare: a volte nascono da una ricostruzione mentale che accosta elementi osservati in tempi e luoghi diversi.

Hopper, infatti, dipinge assemblando elementi rimasti impressi nella sua memoria: così in Gas inserisce pompe ritratte dal vero in un insieme creato a fantasia. Dipingere per lui è un processo di creazione mentale più che manuale e per questo anche le sue composizioni hanno una struttura ricorrente: semplici e quasi geometriche, rivelano spesso un'angolatura diagonale che accentua l'impressione di istantanea fotografica ed esalta il soggetto principale e il suo isolamento.

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