EGEO

Enciclopedia Italiana (1932)

EGEO (A. T., 75-76, 82-83)

Giovanni Platania

Si dà il nome di Mare Egeo (o semplicemente Egeo) a quel bacino del Mediterraneo che si interpone tra le coste della Grecia a O. e a N., l'Anatolia a E. e l'isola di Creta a S.; esso comunica a NE., attraverso lo stretto dei Dardanelli, con il Mar di Marmara e quindi con il Mar Nero.

Incerta è l'origine del nome Egeo, che fu usato fino dalla più remota antichità. Al Medioevo risale la denominazione di Arcipelago (il mare per eccellenza), che divenne di uso comune nel linguaggio marinaresco veneziano e italiano in genere e perdura fino a oggi, per quanto la parola arcipelago come termine comune abbia un significato diverso (v. arcipelago). La parte meridionale dell'Egeo è denominata talora Mare di Candia, e la parte settentrionale Mare Tracio (Thrakikòn Pélagos).

Le coste, con numerosi e ampî golfi e canali, presentano grande varietà e contrasto di aspetti: ora regioni montuose accanto a estesi tavolati; ora terreni coperti da vigneti, uliveti, foreste, in prossimità di scoscesi precipizî rocciosi.

Le città principali nell'Egeo sono Atene, con il suo porto il Pireo, Salonicco e Smirne. I fiumi della Grecia che si versano in questo mare, celebri per il posto che occupano nella civiltà ellenica, sono in genere brevi di corso e poveri di acque: il Peneo (oggi Salamvriãs) che attraversa la Tessaglia e bagna la celebre vallata di Tempe, tra i Monti Olimpo e Ossa; il Vardar (ant. Axios), lo Struma, (ant. Strymon) e la Marizza (ant. Ebro), che è navigabile fino ad Adrianopoli con battelli di piccola immersione. I fiumi dell'Asia Minore che si versano nell'Egeo hanno anch'essi scarsa importanza.

Il fondo del Mare Egeo è molto irregolare, con avvallamenti profondi separati da dorsali. Gli avvallamenti principali sono tre: il meridionale, più profondo, che si estende ad arco dal Golfo di Nauplia al Golfo della Doride, con massime profondità di 1865 m. a N. di Creta e 2194 m. tra Camilonisi e Capo Spinalonga. Il secondo avvallamento, quello di Scio, comincia a occidente tra Skiato e l'Eubea, e si estende a NE. delle Cicladi fino a Samo, in prossimità della quale raggiunge la profondità massima di 1262 m. Un terzo avvallamento, il settentrionale, con profondità di 1256 m. a N. delle Sporadi, si prolunga verso il Golfo di Saros in forma d'un canale che ha la profondità massima di 842 m. Nell'interno del Golfo di Salonicco e nella parte più settentrionale del Mare Tracio le profondità non superano i 100 metri.

I venti dominanti nell'Egeo sono del primo quadrante. Nei mesi invernali si forma sulla Bulgaria e sulla Macedonia un'area di alta pressione stabile, dalla quale derivano, nell'Egeo settentrionale, venti di N. e NE. Questo regime è interrotto occasionalmente dalle depressioni barometriche, le quali attraversano il Mediterraneo da O. verso E., dando luogo a venti meridionali e, se, come di frequente, il centro della depressione è a S. di Creta, si producono nell'Egeo settentrionale venti di E. e di NE., e infine di N. Nell'Egeo meridionale predominano del pari venti di N., interrotti anch'essi da venti di S. e SO. al passaggio delle depressioni. Di estate i venti da N. e da NO. derivano da un'area stabile di bassa pressione nella parte SO. dell'Asia, e non subiscono variazioni se non di rado, perché in questa stagione le depressioni migratorie del Mediterraneo non sono frequenti. La sola variazione è prodotta, principalmente nelle coste e nei golfi, dalla brezza di mare. Questi venti settentrionali, detti Etesî dai Greci antichi, meltemi (τὸ μελτέμν) dai moderni, raggiungono talvolta velocità considerevoli, sì da diventare burrascosi. L'Egeo è sede di groppi, prodotti da venti violenti che vengono giù dalle elevazioni della terraferma e dànno al mare un'apparenza caratteristica di onde spumeggianti.

Il clima invernale dell'Egeo è mite, particolarmente nelle isole e sulle coste di Creta; i valori estremi della temperatura sono stati −11° a Smirne e a Salonicco, −7° ad Atene. In marzo la temperatura si eleva rapidamente e in aprile comincia a stabilirsi il tempo estivo. L'estate è calda: la temperatura media supera dappertutto 21°. A causa dei venti prevalenti di tramontana le rive esposte a N. soffrono meno il caldo. A Candia, per esempio, la media temperatura mensile non raggiunge mai 27°, laddove ad Atene supera questo valore. Le temperature estreme superano dappertutto 38°, ma sono più elevate sulle coste di terraferma (Atene 41°, Salonicco 40°, Smirne 43°). La piovosità sulle isole e sulle regioni costiere è molto moderata, con medie annue fra 380 e 635 mm. Nella parte meridionale la pioggia nei mesi estivi è scarsissima. La nebbia è frequente in Atene, da novembre a marzo, ma non persiste fino al pomeriggio; meno frequente è sull'Egeo meridionale e a N. di Creta. D'estate non è rara una caligine grigiastra, detta localmente calina. La temperatura delle acque superficiali dell'Egeo varia con le stagioni e comincia ad aumentare in aprile. Di solito essa è più elevata nella parte orientale del bacino che in quella occidentale. Come in generale nel Mediterraneo, la più alta temperatura estiva del mare è limitata a uno strato di piccolo spessore: mentre superficialmente si osservano temperature intorno a 24° (nei golfi e nelle baie anche 26° e 30°), verticalmente verso il basso la temperatura diminuisce fino a raggiungere 13° alla profondità di circa 180 m. e rimane quasi costante da questo punto fino in fondo. Durante l'inverno la temperatura delle acque è quasi uniforme dalla superficie al fondo.

Dalle ricerche della spedizione oceanografica danese nel Mediterraneo (1907-10) risultò che lo strato profondo non è precisamente omotermico, ma, dopo raggiunto un minimo, a profondità che nel Mediterraneo orientale sono intorno a 1000 e 1500 metri, la temperatura cresce lievemente da questo punto verso il basso. Nell'Egeo, a causa del complicato sistema di avvallamenti e di dorsali, la variabilità di temperatura da un posto all'altro, derivante da condizioni locali, si manifesta anche negli strati profondi. Le ricerche danesi nel Golfo di Egina, per es., mostrano che questa regione è in parte indipendente, nei suoi fattori idrografici, dal resto dell'Egeo, e ciò per l'influenza dello strato superficiale meno denso proveniente dal Mar Nero. Il moto verticale verso il basso, nel Mare Egeo, rivelato dalla distribuzione della salsedine, è causa di rimescolamento e di ventilazione degli strati profondi; ciò viene anche indicato dalla percentuale di ossigeno più elevata che in ogni altra parte del Mediterraneo, con eccezione dell'Adriatico. Le correnti marine dell'Arcipelago sono irregolari tanto per velocità quanto per direzione. In generale corrono verso S. nel lato occidentale e verso N. nel lato orientale; ma sono grandemente influenzate dai venti. Con venti del primo quadrante la rapida corrente superficiale dei Dardanelli passa dai due lati di Lemno dirigendosi verso O. attraverso il Canale Doro con velocità considerevole: continua il suo percorso attraverso il canale di Steno, fra le isole Andro e Tino, e per il largo canale che divide Nicaria da Micono, e diminuisce di velocità nel canale che divide Micono da Tino. Entrando nella parte SO. dell'Arcipelago con velocità ridotta, tra capo Malea e Creta si unisce con la corrente generale verso O. I venti burrascosi di S., specialmente in autunno, quando la portata dei fiumi decresce, modificano l'andamento di queste correnti, fino a invertirne il senso. Secondo le ricerche della spedizione danese, il moto delle acque dello strato intermedio è verso sud, raggiungendo, attraverso lo stretto tra Creta e Caso, la corrente inferiore diretta verso O. del Mediterraneo. Nella parte settentrionale dell'Egeo lo strato intermedio corre verso N. e NE. La doppia corrente superficiale e profonda, nello Stretto dei Dardanelli, è stata meglio studiata: la corrente superficiale verso SO., che ha spessore limitato (10-30 metri, maggiore in inverno), corre dal Mare di Marmara verso l'Egeo, versando in questo l'acqua meno densa del Mar Nero. Sulla controcorrente inferiore verso NE., che fu conosciuta già dal conte Marsili (1681), fecero numerose indagini il Magnaghi (1884), W. J. L. Wharton (1886) e poi J. Spindler (1894) e J. Schmidt, direttore della spedizione danese (1908-1912).

La salsedine delle acque dell'Egeo ha, nel lato orientale, un valore elevato (circa 39‰); è quasi costante fino alle adiacenze dell'ingresso dei Dardanelli, laddove nel lato occidentale è bassa, crescendo dal 22-23‰ nei Dardanelli, fino al 37,5‰ all'imboccatura del Golfo di Atene, elevandosi ancora più a S. fino al 38‰. Sulle maree dell'Egeo, che hanno ampiezze piccolissime, esistevano scarse informazioni desunte dalle osservazioni di Corinto, di Volo e di Candia. Dal 1924 sono state eseguite nel Dodecaneso, durante i lavori idrografici ivi compiuti dalle navi della R. Marina, numerose osservazioni. Dall'analisi di queste Mario Tenani ha potuto desumere che il movimento di marea dell'Egeo consiste in una oscillazione intorno a una linea nodale passante a N. di Coo, con andamento da SO. a NE.; così, mentre a N. di questa nodale si ha alta marea 4 ore dopo il passaggio della luna al 30° meridiano, a S. si ha contemporaneamente bassa marea: l'alta marea a S. avviene 10 ore dopo lo stesso passaggio, mentre a N. si ha la bassa marea. Determinando le linee cotidali, il Tenani mostra che intorno alla linea nodale la marea presenta un'anfidromia sinistrorsa, cioè che l'alta marea si produce, in vicinanza della suddetta linea nodale, con ritardi che crescono via via che si percorre la costa nel senso contrario agl'indici dell'orologio: ciò è dovuto all'influenza della rotazione terrestre sulle concorrenti alterne di marea che attraversano la linea nodale. Precedentemente si riteneva per contro che esistesse un'anfidromia destrorsa, avente per centro Candia il cui senso non poteva conciliarsi con il moto di rotazione della Terra. Un fenomeno caratteristico, conosciuto da tempi antichissimi, è quello delle maree dell'Euripo (v.), il canale che separa l'Eubea dal continente.

Bibl.: J. Schmidt, Report on the Danish oceanogr. expeditions 1908-1910 to the Medit., Copenaghen 1912; Mediterranean Pilot, IV, 6ª ed., Londra 1929; M. Tenani, in Atti XI Congresso Geografico Italiano, Napoli 1930.

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