BUZZI, Elia Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUZZI, Elia Vincenzo

Gabriella Ferri Piccaluga

Figlio di Francesco e di Barbara Giudici, nacque a Viggiù il 5 maggio 1708, in una famiglia di scultori, quadratori, "mercanti ed artefici di marmi" (Viggiù vantava fin dal sec. XVI una tradizione artistica e artigianale veramente particolare, essendo il luogo di origine di molti degli operai, scultori, quadratori, operanti presso la Fabbrica del duomo di Milano). È presumibile che il B. entrasse nella scuola di scultura del Camposanto, a Milano, presso la Fabbrica del duomo, poiché in un documento, senza data ma riferibile al 1728, egli stesso, parlando della sua attività, dice di aver avuto come maestri dapprima Carlo Beretta e in seguito Carlo Francesco Mellone. Il suo ingresso nelnumero degli scultori di Fabbrica avvenne nel giugno 1729, previo esame propostogli da A. Quadrio: il B. presentò un bozzetto, Diana svegliata da Endimione (Museo del duomo di Milano), che, per i suoi caratteri stilistici, lo conferma scolaro di F. Mellone, figura di primo piano nell'ambiente artistico milanese del 1700, legato per formazione culturale e per rapporti continuati durante tutta la sua vita al mondo barocco romano e tramite di diffusione della poetica berniniana in Lombardia. Il B., all'inizio della sua attività, accettò pienamente questa poetica, come traspare da un gruppo di opere che ottenne grazie al successo riscosso con il bozzetto di prova, che gli valse anche il permesso di appoggiarsi per lavorare alla bottega del fratello Giuseppe Maria, quadratore, in Camposanto.

Si tratta di un Angelo (commissionato nel giugno 1729e pagato il 30giugno 1734) posto sopra la guglietta (n. 531, CIX, secondo i grafici del Nebbia, che lo attribuisce a Puricelli, p. 290)della cappella di Nostra Signora dell'Albero, riconoscibile per evidenti parallelismi stilistici con l'Endimione già considerato; di un altro Angelo che regge un ramo di gigli posto sopra la guglietta (n. 529, CVII, ibid.) della medesima cappella, già commissionato allo scultore Giacomo Ciocca, ma di fatto eseguito dal B. e pagato il 7 luglio 1735(Annali, VI, p. 125); di un busto rappresentante San Paolo eseguito nel 1731per la chiesa del Canobiolo a Monza, ora collocato sul portale dell'ex monastero adiacente (Bossaglia).

In seguito alla decisione (1732) della Congregazione di Cassina di destinare i fondi alle opere di struttura, piuttosto che a quelle di decorazione del duomo, anche le commissioni al B. subirono un rallentamento. Il 30 luglio 1735 gli venne assegnata una piccola statua rappresentante la Grazia, da porsi sopra la portina della scala di Santa Caterina (ora dispersa) e il 28 febbraio del 1738 "due delle statuine mancanti sopra i peduzzi della seconda nave verso S. Raffaele", forse identificabili, per le misure e per caratteri stilistici, con due delle Sibille che oggi ornano le guglie esterne della cappella di Nostra Signora dell'Albero. Mentre il lavoro alla Fabbrica del duomo procedeva a rilento, troviamo il B. impegnato alla Fabbrica di S. Maria alla Porta di Milano, assai attiva intorno al 1740; in essa lavoravano infatti maestranze viggiutesi: Antonio Giudici, impegnato alla costruzione dell'altare maggiore, Giuseppe Buzzi e fratelli, impegnati a fare "il novo solo e la balaustra di marmo dell'attigua cappelletta di Nostra Signora, distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale.

Il B. eseguì due modelli di Sibille (ora distrutti) e altri due modelli di soggetto non precisato, ma che potrebbero essere identificati con due statue di Profeti esistenti tuttora nel terzo altare di destra della chiesa. L'attribuzione diventa accettabile quando si considerino questi due Profeti quasi un anello di congiunzione tra le opere del primo decennio della sua attività e le statue decoranti la parte bassa dell'altare maggiore della chiesa di S. Vittore di Varese, caratterizzate da una durezza insolita nelle pieghe trattate a spigoli vivi e taglienti e a piani spezzati, sintomo di una tendenza a superare l'iniziale posizione melloniana per una ricerca di movimento più intenso: tuttavia, tra le altre, le due figure rappresentanti la Fede e la Speranza, per la loro qualità essenzialmente pittorica, superano questa esasperata ricerca di movimento (i docc., dal 1735 al 1743, si trovano nell'Arch. prepositurale della chiesa stessa). È opportuno sottolineare l'influenza che ebbe sul B. la contemporanea pittura non solo di P. A. Magatti, ma anche del Tiepolo che nel 1737 dipingeva la Gloria di s. Bernardo nella sacrestia delle messe in S. Ambrogio a Milano.

Con la morte dello scultore Francesco Zarabatta, avvenuta nel 1741, il B. ottenne finalmente una bottega tutta per sé e insieme l'incarico di ultimare opere già assegnate allo scultore defunto, tra le quali un bassorilievo rappresentante S.Michele, posto sopra una portina della seconda navata verso S. Raffaele (Annali, VI, p. 137). Solo nel 1747 (ibid., p. 149) si ha notizia del pagamento di una statua importante, un S.Biagio, posta sul lato meridionale esterno del duomo, verso palazzo reale; quattro anni più tardi venne stimato un acquedotto in forma di serpente cavalcato da un puttino che gli tiene aperta la bocca. Il 1º ag. 1753 il B. venne nominato protostatuario del duomo con il compito di insegnare la scultura a quattro fanciulli (Annali, VI, p. 161). Eseguì in questo periodo due Profeti, "unocon libro nelle mani, l'altro con cartello svolazzante", pagati nel 1755 (ibid., p. 167), e due Sibille, pagate nel 1756 (ibid., p. 169), posti sopra le porte del tiburio del duomo. Mentre il lavoro si trascinava piuttosto fiaccamente alla Fabbrica del duomo, il B. era impegnato alla realizzazione delle parti scultoree che decorano il tabernacolo dell'altare maggiore della chiesa di S. Vittore in Milano, nelle quali ci sembra di vedere ampio intervento della bottega (Piccaluga Ferri, pp. 216 e nota 25, 423), e nel 1755 insieme con i fratelli lavorava all'altare per la basilica di S. Giov. Battista di Busto Arsizio su disegno di Biagio Bellotti (sull'argomento, vedi: G. Nicodemi, Il canonico Biagio Bellotti, s.l. 1914, p. 16).

Da una lettera del 20 sett. 1758 si ha notizia della proposta fatta da Cesare Ligari al B. per una statua rappresentante un S. Giovanni Nepomuceno, da collocare sul ponte del Mallero in sostituzione di un'altra di medesimo soggetto distrutta da una piena del fiume. Allo stato attuale delle ricerche però non si ha conoscenza né dell'avvenuta esecuzione né dell'esistenza in Sondrio di detta statua.

Nell'anno 1756 il B. lavorava al modello per la statua di S.Giovanni Buono da porsi nella cappella omonima nel duomo, con il quale vincerà il concorso indetto dalla Congregazione di Cassina e che negli anni successivi trasporrà in marmo (cfr. Annali, VI, pp. 169, 179). Il movimento non è più dato, qui, dallo scomposto agitarsi delle membra (la figura anzi è plasticamente costruita su un asse rigidamente verticale), ma dalla luce, che posandosi su tutta la superficie e correndo su di essa in ogni direzione la rende vibrante e viva. Seguì nel 1760 l'Angelo custode per la stessa cappella di S. Giovanni Buono (Annali, VI, p. 180).

Nel 1763 ritroviamo il B. operoso, insieme con tutta la famiglia, nella chiesa di S. Giuseppe in Milano: per quanto lo riguarda esegue la statua di S.Giuseppe con il Bambino in braccio, quattro Puttini per ornamento dell'ancona, teste di Cherubini da porre sopra i fianchi dell'altare (cfr. Cattaneo, Piccaluga Ferri). L'elegante figura del S.Giuseppe, pur ripetendo il modulo compositivo del S.Giovanni Buono, appare meno viva ed efficace. Il 16 luglio 1765 il capitolo della Fabbrica del duomo decide di costruire la guglia grande su disegno dell'arch. F. Croce; al B. vengono affidate sculture per la sua decorazione (poste in opera nel 1772): due peduzzi per reggere statue, due figure (la Religione e la Giustizia)e uno degli Angeli che fanno corona alla guglia.

La Vergine con il Bambino sull'altare della cappella della Madonna dell'Albero, nonostante rechi incisa sul basamento una iscrizione con la data 1768 e l'attribuzione al B., per motivi stilistici e per mancanza di documenti d'archivio, fa supporre che sia stata da lui eseguita, su modelli che sin dal 1662 il Bussola aveva preparato. Dal 1775, anno in cui il B., in data 18 settembre, rinuncia alla carica di protostatuario, non si ha più notizia di alcuna assegnazione di opere da parte della Fabbrica. Gli succederà nell'incarico Giuseppe Perego (G. Piccaluga Ferri, Notizie,opere e documenti... dello scult. G. Perego..., in Atti del Congr. intern. sul duomo..., Milano 1969, adIndicem).

Secondo F. Bartoli (Notizia delle pitture... d'Italia, Venezia 1776, p. 157), nel 1772 il B. lavorava all'altare di S. Alessandro Sauli nel duomo di Pavia ma il carattere decorativo degli Angeli farebbe pensare a una datazione anteriore. Forse la salute malferma, forse le nuove tendenze che si venivano affermando nell'ambito della Fabbrica del duomo e più ampiamente in Lombardia, furono, in quegli anni, le cause della sua inattività. Egli rimase fino all'ultimo coerente nelle sue ricerche e fedele, senza cedimenti di qualità, alla sua poetica.

Morì a Viggiù il 14 sett. 1780.

Fonti e Bibl.: Per le fonti, quando non è diversamente cit., si rimanda a G. Piccaluga Ferri, E. V. B., in Commentari, XVIII(1959), pp. 209-223; ma vedi anche: Annali delle Fabbrica del duomo..., VI, Milano 1885, pp. 113-197 (passim);U. Nebbia, La scultura nel duomo..., Milano 1908, ad Indicem;A. M. Romanini, La scultura milanese nel XVIII secolo, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 787 ss.; Storia di Monza..., R. Bossaglia, L'arte dal Manierismo…, Milano 1971, ad Indicem.

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