ELIOGABALO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

Vedi ELIOGABALO dell'anno: 1960 - 1960

ELIOGABALO (Varius Avitus Bassianus)

V. Scrinari

Imperatore romano. Fu detto Heliogabalus per il culto del Sole da lui professato; nacque da Giulia Soemia, figlia di Giulia Mesa, sorella di Giulia Domna, ad Emesa. Ivi fu nominato sacerdote del Sole; ebbe un breve periodo di potere a Roma alla morte di Caracalla (218-222), potere ottenuto ed esercitato sotto l'influenza della nonna materna (Script. Hist. Aug., Heliogabalus).

Belle e numerose emissioni monetali, ancora molto vicine per gusto e tecnica a quelle di Caracalla, ci testimoniano quasi in prevalenza un unico tipo iconografico, quello dei ritratti migliori e più sicuramente identificati. In esso l'imperatore è effigiato come un adolescente con le guance appena coperte da una leggera barbula, lo sguardo torbido e triste, l'espressione pesante ed ambigua tipicamente orientale. A studiarne le sembianze è un'arte che risente ancora molto del gusto e dello stile dell'età di Caracalla, ma nella quale già si avverte la presenza di quei valori tettonici che prevarranno nell'epoca successiva di Alessandro Severo. Nel volto i piani facciali tendono a comporsi con maggiore uniformità ed a raccogliersi, quasi subordinati alla struttura volumetrica del capo, tendenzialmente sferico; lo sguardo attonito è ancora, come nell'età severiana, rivolto verso l'alto, ma al di sopra la linea delle sopracciglia si distende e non costituisce più un elemento chiaroscurale, così come la peluria delle guance e del labbro superiore ha una funzione puramente descrittiva; la chioma è trattata ancora a singole ciocche, più sentite sulla fronte, più fuse posteriormente, morbide nel rendimento plastico dell'insieme.

Questi caratteri si possono notare nei seguenti ritratti: 1) busto a Roma (Museo Capitolino, sala delle colombe, n. 30); 2) busto a Parigi (Museo del Louvre); 3) testa ad Oslo (coll. privata).

Ad una corrente artistica diversa, che però le monete non testimoniano chiaramente, potrebbero appartenere i seguenti ritratti, per i quali l'identificazione non è molto certa: 1) busto a Roma (Museo Torlonia, 574); 2) statua colossale di Napoli da alcuni ritenuta Alessandro Severo (Museo Naz.). In essi l'espressionismo pittorico severiano è del tutto scomparso, l'artista procede secondo una visione essenziale della struttura, nella quale il gioco dei diversi elementi è sentito a bassissimo rilievo; la chioma si appiattisce e si compone in una calotta compatta in cui le singole ciocche sono date da solchi rettilinei.

Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, 3, pp. 87-91, fig. 5, tavv. XXV-XXVIII; R. Delbrück, Antike Porträts, Bonn 1912, liv, tav. 51; P. Mingazzini, Sulla statua colossale di Alessandro Severo nel Museo di Napoli, in Antike Plastik, Berlino 1928, pp. 146-151, figg. 1-3; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätantiken Porträts, Oslo 1933, pp. 93-94; H. P. L'Orange, Zur Ikonographie des Kaisers Eliogabal, in Symbolae Osloenses, XX, 1940, pp. 152-159.

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