Elitropia

Enciclopedia Dantesca (1970)

elitropia

Vincenzo Valente

S'incontra una sola volta, in If XXIV 93 sanza sperar pertugio o elitropia. Della pietra e. discorsero variamente gli antichi, muovendo quasi tutti da Plinio, che ne dà queste notizie: " Heliotropium nascitur in Aethiopia, Africa, Cypro, porraceo colore, sanguineis venis distincta. Causa nominis, quoniam deiecta in vas aquae, fulgorem solis accidentem repercussu sanguineo mutat, maxime Aethiopica. Eadem extra aquam speculi modo solem accipit, deprenditque defectus, subeuntem lunam ostendens. Magorum impudentiae vel manifestissimum in hac quoque exemplum est, quoniam admixta herba heliotropio, quibusdam additis precationibus, gerentem conspici negent " (Nat. hist. XXXVII LX 1).

Solino (Collect. rerum memorab. XXVII), Isidoro (Etym. XVI VII 12), Alberto Magno (Mineral. II 2) ripetono più o meno le stesse cose con le stesse parole e con l'autorità del loro nome. Da queste fonti prende corso una serie di leggende sulla pietra e. variamente elaborate e ripetute dai trattatisti di scienza lapidaria per tutto il Medioevo, fino all'autore dell'Intelligenza (XXXIX), a Cecco d'Ascoli (III XVIII 3162), a Fazio degli Uberti (V XVII 63 ss.) e fin quasi al Rinascimento. Essa è propriamente il diaspro sanguigno, al quale furono attribuite, non senza qualche confusione tra la pietra e l'erba omonima, varie virtù, tra cui il potere di rendere invisibile, e immune dai morsi dei serpenti, chi la portava addosso. V. anche RITROPIA.

Tra le gemme di cui parla D. questa è l'unica di cui il poeta ricordi una virtù miracolosa, ma non come proprio giudizio; c'è anzi una specie d'ironico contrappasso nella sorte dei ladri che in vita poterono trovare furtivi nascondigli e in Inferno fuggono allo scoperto senza sperare salvezza alcuna dall'assalto dei serpenti. Le due virtù della pietra e. detta dall'Anonimo " pietra da ladri ", vanno supposte insieme per il passo dantesco, dato che proprio i serpenti sono gli esecutori del castigo dei ladri.

Bibl.- C. Cioffari, A D. note: " Heliotropium ", in " Romanic Review " XXVIII (1937) 59-62.

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