ELPENORE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

ELPENORE (᾿Ελπήνωρ)

A. Comotti

Uno dei compagni di Odisseo che furono tramutati da Circe in porci.

Ripresa forma umana, la sera precedente la partenza, E. si addormentò ebbro sul tetto del palazzo. Destandosi al richiamo di Odisseo, si mosse, dimentico di dove si trovava, e precipitò fiaccandosi il collo (Od., x, 550 ss.). La sua ombra fu la prima a farsi incontro a Odisseo nell'Ade e lo supplicò di dare pietosa sepoltura al suo corpo, che nella fretta dei preparativi era stato lasciato insepolto (Od., xi, 51 ss.), cosa che l'eroe fece al suo ritorno nell'isola di Circe (Od., xii, 10 ss.; cfr. Iuv., Sat., XV, 22; 0v., Ibis, 485).

Servio (Ad Aen., vi, 107), dà della sua morte una versione in netto contrasto col racconto omerico, secondo la quale E. sarebbe stato ucciso per la necromanzia.

Polignoto lo rappresentò vestito di una stuoia, secondo l'uso dei marinai, tra le anime che si affollavano intorno a Odisseo, nell'affresco della Nekyia, nella Lesche degli Cnidî a Delfi (Paus., x, 29, 8). È probabile che elementi iconografici della pittura di Polignoto siano passati nella pelìke del museo di Boston, dove Odisseo, accompagnato da Hermes, ha evocato per mezzo del sacrificio di un montone l'ombra di E. che appare tra le canne palustri. È la prima volta che si incontra sulla pittura vascolare un così esplicito accenno di indicazione paesistica. Il vaso è databile a circa il 450 a. C. Accoccolato su una roccia, in disparte, E. è presente al sacrificio dell'ariete anche su una pittura parietale ora nella Biblioteca Vaticana con la discesa di Odisseo agli Inferi.

Bibl.: A. Schultz, in Roscher, I, col. 1241; U. Hoefer, in Pauly-Wissowa, V, 1905, col. 2453. Pelìke di Boston: Am. Journ. Arch., XXXVIII, 1954, tavv. 26-27. Pittura del Vaticano: S. Reinach, Rép. Peint., p. 174; i; G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, Milano 1929, tav. CLXIII.