GEIBEL, Emanuel

Enciclopedia Italiana (1932)

GEIBEL, Emanuel

Giuseppe Gabetti

Poeta tedesco, nato il 17 ottobre 1815 a Lubecca ove morì il 6 aprile 1884. Fu alla metà del secolo l'interprete della reazione del gusto classico contro le prosaicità della poesia di carattere politico e sociale del Jungdeutschland. Al culto dei classici si era educato, oltreché su Platen, direttamente in Grecia, ad Atene, dove era stato precettore in casa dell'ambasciatore russo e aveva studiato con Ernst Curtius (v. E. Curtius e E. Geibel, Klassische Studien, I, Bonn 1840); le liriche della raccolta Gedichte (1840), pubblicata al ritorno in patria, segnarono subito, fin dagli inizî - per la lineare melodicità del verso e per la sicurezza del senso formale - quella che doveva essere la sua posizione nella letteratura del secolo: "das einfach Schöne", "das geheiligte Mass" restarono per tutta la sua vita le sue mete d'arte; perciò non poté rimanere a lungo al fianco di Freiligrath, al quale aveva dedicato il volume delle sue prime traduzioni di romanze spagnole (Volkslieder und Romanzen der Spanier, 1843). Le stesse liriche che direttamente scaturirono dalla sua partecipazione alle vicende politiche del tempo: le Zeitstimmen (1841), il Ruf von der Trave (1845), i robusti Zwölf Sonette für Schlesswig-Holstein (1846) hanno nella nitidezza del ritmo e nella sorvegliata sobrietà il principale accento: non diversamente dalle altre liriche d'amore e d'ispirazione varia, riunite, con queste, nel volume Juniuslieder (1847), che - con due altri successivi volumi Neue Gedichte (1852) e Gedichte und Gedenkblätter (1864) - contiene la sua opera migliore. Gli spunti e non di rado i singoli frammenti e, in generale, gl'inizî sono felici - qualche più breve Lied, come Der Mai ist gekommen, Die Bäume schlagen aus è diventato popolare -; la melodia verbale è di limpida vena, la lingua è fluente e pura, solo gli mancano troppo spesso qualità che pure alla poesia sono essenziali: l'abbandono lirico, la necessità interiore della parola, il canto. Tuttavia questo culto della bellezza, come affermazione di un orientamento spirituale ebbe un'importanza storica, perché segnò il rinnovarsi di quella tradizione neoclassica e accademica che - accanto al romanticismo - costituì una delle essenziali correnti della letteratura tedesca moderna. Prima pensionato da Federico Guglielmo IV, poi chiamato nel 1842 a Monaco da Massimiliano II, professore dí letteratura e metrica all'università, il G. divenne a Monaco il centro di tutta una scuola di poeti. Nella società del Coccodrillo, a cui appartennero P. Heyse, H. Leuthold, A. F. von Schack, J. V von Scheffel, W. Herz, F. Dahn, H. Lingg, ecc., il G. fu per tutti il maestro della "bella e ornata forma". E alcuni di essi ebbe il G. anche a diretti collaboratori: con Heyse pubblicò lo Spanisches Liederbuch, dallo spagnolo (1852); con Schack il Romanzero der Spanier und Portugiesen (1860); con Leuthold Fünf Bücher französischer Lyrik vom Zeitalter der Revolution bis auf unsere Tage (1862), inserendo - con eclettico estetismo - nel gusto classicheggiante della scuola l'amore per le letterature romanze, ereditato dall'età romantica. Fu così nel suo tempo un trionfatore. Solo l'avvento di Wagner, con la morte di Massimiliano e l'ascensione al trono di Luigi II, scosse a Monaco il suo dominio. Quando apparve Bismarck, divenne sostenitore dell'unità dell'Impero, in contrasto col particolarismo bavarese. Lasciata Monaco per la sua città nativa, raccolse ancora negli Herolds rufe (1871) le espressioni di questo suo sentimento patrio. Il Klassisches Liederbuch (1875), traduzioni di lirica classica, e gli Spähterbstblätter (1877) furono l'ultima sua fatica.

Il resto della sua opera (Meister Andreas, commedia; König Roderich, dramma, 1844; Brünhild, tragedia 1858; Sophonisbe, 1868) è di più scarso interesse. Della poesia narrativa (frammento di poema comico Julian; novella in versi Morgenländischer Mythus, 1865, poema di tono uhlandiano König Sigurds Brautfahrt, 1846), il meglio è rappresentato dalle ballate, le quali si rifanno talvolta direttamente alla ballata popolare, ma nei momenti più personali e più efficaci (Der Tod des Tiberius, Der Tod des Pericles) riprendono la forma descrittivo-riflessiva cara al Platen. L'importanza vera del G. è tutta nella sua lirica, la quale sola è in singoli momenti vitale, e - per la stessa ricchezza delle risorse formali - costituì una feconda esperienza formatrice per molti poeti venuti dopo di lui da Heyse a Storm a Liliencron.

Opere: Gesammelte Werke, 1ª ed., voll. 8, Lipsia 1883-84. Edizioni moderne di scelte: di M. Mendheim, voll. 2, Lipsia 1915; di R. Schacht, Lipsia 1915; di F. Dusel, voll. 2, Berlino 1920, e, particolarmente, di W. Stammler, voll. 3, Lipsia 1920. Per l'epistolario v. Jugendbriefe, Berlino 1909; Briefwechsel mit P. Heyse, Monaco 1922.

Bibl.: K. Goedeke, E. G. Stoccarda 1869; Th. Litzmann, E. G., Lipsia 1887; W. Scherer, E. G., in Deutsche Rundschau, XL (1884); A. Holz, E. G., ein Gedenkbuch, Berlino 1884; E. Leimbach, E. G., 2ª ed., Wolfenbüttel 1894; K. Th. Gaertz, E. G., Lipsia 1897; E. Curtius, E. G., Berlino 1915; A. Kohut, E. G., Berlino 1915; M. Mendheim, E. G., Berlino 1915. Sulla lirica v. J. Weigle, G.s Jugendlyrik, Marburgo 1910; F. Stichternath, E. G.s Lyrik auf seine Vorbilder geprüft, Münster 1911; A. Hildebrand, G. als religiöser Dichter, in Theologische Studien und Kritiken, 1914. Sulle traduzioni v. M. D. Pradels, G. und die französische Lyrik, Münster 1905; H. Wolkenborn, G. als Übersetzer und Nachahmer englischer Dichtungen, Münster 1910; S. Hallermann, Freiligraths Einfluss auf die Lyriker der Münchner Dichterschule, Münster 1917.